IL MUSEO STA CON I GIOVANI


Strategie per attrarre i giovani nei musei: il progetto Junction del Museo di Londra

di Caterina Pisu (pubblicato su ArcheoNews, maggio 2012) 


«Se vivi con i giovani, dovrai diventare anche tu giovane». Chi non ricorda questa frase del famoso discorso di Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo del 2000, pronunciato al campus dell’Università di Tor Vergata? In effetti, ogni ambito della società non può fare a meno dell’apporto delle giovani generazioni, pena il rischio di perdere la capacità di rinnovarsi continuamente, di attingere a nuove idee e, soprattutto, di distaccarsi dal mondo reale. Un’indagine pilota su “I giovani e il Museo”, realizzata nel 1998 dall’Ufficio Studi del Ministero per i Beni e le attività Culturali (condotta su giovani di 19-30 anni di età, residenti in Campania e in Veneto), ha prodotto alcuni dati interessanti anche se, ovviamente, in attesa di ulteriori ricerche, questi non possono essere estesi a tutto il territorio nazionale. Da questa indagine è emerso che, al momento dell’intervista, i giovani che negli ultimi dodici mesi avevano visitato un luogo culturale in Veneto erano il 46% e in Campania, il 42%, mentre i giovani frequentatori sia abituali (cioè da tre a sei volte l’anno o più di sei volte l’anno) che occasionali (da una a tre volte l’anno) superavano di poco il 50% in entrambe le regioni. Certamente le scelte dei giovani sono dettate da vari fattori, culturali, sociali ed economici che condizionano anche la gestione del tempo libero. Quali possono essere, allora, le strategie per attrarre l’interesse dei giovani nei confronti dei musei? Una risposta ci viene da Junction, un progetto per i giovani promosso dal Museo di Londra che non si limita a fare ricerche sui giovani ma dà loro voce affinché siano essi stessi a spiegare quali sono le loro aspettative e le loro esigenze. Secondo i giovani londinesi, gli adulti hanno molti preconcetti su di loro, di conseguenza anche i musei, in quanto specchio della società, possono talvolta essere soggetti a questi stereotipi. In realtà i giovani non vogliono essere “classificati” e l’unico modo per non cadere in questo errore è dialogare. I giovani di Junction, quindi, sono diventati i “consulenti” del museo. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 16 e i 21 anni, cui è affidato il compito di creare progetti, mostre ed eventi per i loro coetanei. I giovani, infatti, amano imparare da soli, a modo loro e con i loro tempi. Il modo migliore per attrarre i giovani verso i musei è quello di far sì che siano altri giovani a portarceli. Per ottenere ciò è necessario che il gruppo che dovrà fare da “traino” sia coinvolto al massimo e che tragga un effettivo beneficio dall’esperienza museale. Nel caso del progetto Junction, il clou sarà la mostra Londinium 2012, un’esposizione la cui inaugurazione è prevista in concomitanza con la prossima apertura dei Giochi olimpici, in cui ai giovani consulenti sarà affidata la rivisitazione di spazi importanti del Museo di Londra, compresa la Galleria di Antichità romane. Secondo gli stessi giovani di Junction, i musei sono spazi in cui si possono cambiare gli stereotipi, ci si può mettere in discussione e si può anche sperimentare. Ecco, allora, come è nata l’idea semplice e, nello stesso tempo, molto intuitiva, che è alla base di Londinium 2012: individuare il significato che ogni oggetto aveva nella società romana cercando di capire se questo, oggi, avrebbe una qualche importanza anche nella vita di un giovane londinese moderno. I musei, infatti, secondo i ragazzi, dovrebbero preoccuparsi non solo del passato ma anche di ciò che sta succedendo ora, cercando di capire quali sono gli argomenti cui i giovani sono realmente interessati. Non ci può essere niente di appassionante da apprendere dal passato se questo non ha nulla a che fare con il nostro presente. Se i musei si sintonizzassero maggiormente sui problemi della società moderna, la gente potrebbe trovare nuove chiavi di lettura per capire il mondo che li circonda. Londinium 2012, per esempio, include alcuni filmati realizzati dai giovani che hanno cercato di capire l'importanza dell’anfiteatro dell’antica Londra e attraverso ciò hanno sviluppato delle riflessioni sulla violenza. Rintracciando le forme di violenza nella cultura romana, i giovani hanno così parlato anche della violenza che essi stessi sperimentano, oggi, nei loro quartieri. Ma i giovani non si sono limitati a mostrare con molta chiarezza il loro modo di concepire il museo, hanno anche fatto conoscere le loro esigenze con altrettanta concretezza: - «c’è un maggiore incentivo a vivere un’esperienza in un museo se non ci sono costi. Le spese per uscire a divertirci sono già abbastanza. Alla fine, se dobbiamo decidere se andare a una mostra o andare a prendere un caffè con un amico, che cosa saremo più propensi a scegliere?». Anche questo è un aspetto importante di cui tenere conto, senza scandalizzarsi se i giovani, posti di fronte a una scelta di questo tipo, probabilmente non preferiranno il museo.

Patrimonio museale da valorizzare

di Antonello Cherchi

tratto da Il Sole 24Ore


Non sarà il 70% rispetto a quello mondiale – dato mai verificato, ma che continua a essere citato – ma di certo l'Italia è tra i Paesi più ricchi di beni storici e artistici. A questa ricchezza non corrisponde, però, la capacità di metterla a frutto, di – ormai si può dirlo tranquillamente senza incorrere nelle ire dei puristi, perché la questione è stata ampiamente sdoganata – produrre reddito.
Ma è una questione più ampia, decisiva, strategica: proprio com'è auspicata nei cinque punti per una "costituente" che riattivi il circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela e occupazione, lanciata dalla Domenica del Sole 24 Ore.
Che abbiamo tesori straordinari nei nostri territori – poco valorizzati - è indubbio. Basta consultare lo studio predisposto da Banca Intesa e università Bocconi, presentato lo scorso autunno e da cui si evince che il fatturato commerciale dei luoghi d'arte italiani vale quello di un solo grande museo Usa. Tradotto in cifre: negli ultimi anni i musei statali nostrani hanno incassato dai servizi aggiuntivi (ristorazione, bookshop, merchandising, strutture di accoglienza) 40 milioni, quanto è riuscito a fatturare da solo il MoMa, quasi la metà di quanto guadagnato dall'altro grande museo di New York, il Metropolitan (72 milioni di euro), e un terzo dei soldi prodotti dallo Smithsonian di Washington (132 milioni).
E non è un problema di visitatori, perché i musei d'oltreoceano raggiungono quelle cifre con numeri assai minori, anche perché relativi a una sola struttura. La questione è che i 5 milioni di visitatori del British museum non "valgono" le stesse presenze del Colosseo, perché a Londra a fine anno si ritrovano con in cassa 21 milioni provenienti dai servizi collaterali, mentre a Roma ne contano solo 6.
È ovvio che la spesa pro-capite dei turisti sia più bassa nei musei italiani rispetto a quanto avviene nei grandi luoghi d'arte stranieri. Ma perché? Uno dei motivi è – come spiega sempre il rapporto di Banca Intesa – di natura strutturale: da una ricerca su 128 musei statunitensi si capisce che la superficie media dei punti vendita è di 145 metri quadrati, mentre in Italia non arriva a 45. È, ovviamente, soltanto un aspetto del divario che ci separa dal resto del mondo. Ma esemplificativo, perché vuol dire che dalle altre parti sulle attività di contorno, in grado (insieme alla vendita dei biglietti) di produrre reddito, ci hanno creduto e investito. Senza nessuna pretesa – elemento anche questo ormai consolidato – di voler finanziare per intero le attività culturali, perché nessun museo riuscirà mai a camminare sulle proprie gambe. Occorrerà sempre un'iniezione di risorse esterne, siano esse di provenienza statale o privata.

Campagna per la presenza dei musei italiani nei social networks.

di Caterina Pisu



Partendo da una ricerca statistica condotta da Jim Richardson (@ sumojim) su Google Docs, Sean Redmond (Litot-es) ha tratto un elenco di musei di tutto il mondo che utilizzano tre importanti social network, Facebook, Twitter e Klout. Ne risulta che tra i primi dodici musei più attivi in rete, ci sono i seguenti:

  1. MoMA The Museum of Modern Art 
  2. The Metropolitan Museum of Art, New York 
  3. Musée du Louvre 
  4. Tate 
  5. Solomon R. Guggenheim Museuem 
  6. Saatchi Gallery 
  7. Centre Pompidou 
  8. Moca Taipei 
  9. British Museum 
  10. MoMA PS1 
  11. Design Museum 
  12. Museo Nacional del Prado


Per i dati rimando a Litot-es. Notiamo che fra i primi 50 non ci sono musei italiani. Bisogna arrivare all'85° posto per trovare Musei in Comune di Roma. E' evidente, quindi, che i musei italiani non utilizzano ancora tutte le potenzialità offerte dai social network e che gli utenti che seguono e partecipano attivamente alla vita dei musei attraverso questi strumenti di comunicazione, sono pochi. E' necessario, allora, da una parte promuovere la presenza dei musei italiani sui social network e, dall'altra, coinvolgere più pubblico possibile, diversificato per età, grado di istruzione, sesso, interessi specifici. Si tratta di un impegno doveroso per essere al passo con i tempi e con il resto del mondo. L'uso dei social network sta cambiando modi e funzioni della comunicazione museale e sta creando nuovi stimoli di ricerca e di studio anche nel campo della museologia. E' importante, allora, dare inizio ad una vera e propria campagna di sensibilizzazione all'uso dei social network da parte dei musei. 
Tali considerazioni hanno spinto l'Associazione Nazionale Piccoli Musei (www.piccolimusei.com) a promuovere una ricerca a livello nazionale che si svolgerà attraverso queste fasi:

  • creazione di un questionario (http://www.scribd.com/doc/96031044/Questionario-musei)
  • invio del questionario ad un campione di musei italiani
  • analisi dei dati raccolti
  • pubblicazione in rete dei risultati
  • presentazione dei risultati durante il 3° Convegno Nazionale dei Piccoli Musei (Amalfi, 5-6 novembre 2012)

La ricerca ha lo scopo non solo di raccogliere dei dati sulla presenza dei musei italiani nei social network, ma anche quello di dare impulso alla presenza dei musei italiani in rete, in particolare dei piccoli musei o dei musei locali in genere.

CALL FOR ENTRIES FOR EMYA 2013







European Museum Forum opens call for Applications for the 2013 European Museum of the Year Award and the Council of Europe Museum Prize.
The EMYA goes to a museum which contributes most directly to attracting audiences and satisfying its visitors with unique atmosphere, imaginative interpretation and presentation, a creative approach to education and social responsibility. 
The EMYA Judging Panel is looking for enterprise and innovation that enhances the public quality of the museum. The judges seek to identify new developments which are likely to have a significant influence in the national and international museum field.



The EMYA 2013 Application Form should be submitted no later than 31 May 2012.

European Museum Forum apre il bando per il premio European Museum of the Year Award – EMYA 2013. 

Il premio EMYA andrà al museo che avrà ottenuto un maggior riscontro tra i visitatori sia per l'originalità, la bellezza e la comprensibilità delle proprie collezioni, sia per la responsabilità educativa e sociale dimostrata.
La scadenza è il 31 maggio 2012. Questi i documenti da scaricare per partecipare alla selezione: 


Cattive notizie dall'Uganda

di Caterina Pisu

Mi sono appena giunte cattive notizie dall'Uganda, riguardo il caso del rischio di abbattimento dell'unico Museo Nazionale del paese, situato a Kampala, a causa di un'incomprensibile decisione del governo ugandese (su questo blog potete trovare altri articoli). Questa è la lettera che mi è giunta dal Dott. Ellady Muyambi, Executive Director dell'Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI):


Dear Caterina,
Just as I had earlier predicted in my last e-mail where I updated you on the Uganda National Museum court case, I do hereby extend to you sad news that the same case has been dismissed. The case has been dismissed on a technical ground that our lawyer did not issue a statutory notice to the government before filing the case. Our lawyer tried to raise some exceptions over this issue but it seems it could not help. He was suggesting of appealing but we believe this may not help us. We are looking at options of filling the case a fresh. We will meet him tomorrow to discuss the way forward.
Best regards,
Ellady Muyambi

Speriamo che si possa trovare presto un'altra soluzione ma a mio parere ci sarebbe bisogno di un maggior supporto internazionale.

Io adotto un museo!

di Caterina Pisu 

Jenni Fuchs


Vorrei presentare l'idea di un blog, denominato Museum140, che sta proponendo molti progetti interessanti sui musei e il settore dei beni culturali, basati sui social media. 
L'idea che è stata lanciata dalla scozzese Jenni Fuchs (museologa professionista, appassionata di media e fotografa dilettante recentemente trasferitasi da Edimburgo a Berlino) si chiama "Adotta un museo". Il nome potrebbe far pensare ad una campagna di adozione finalizzata alla raccolta di fondi o qualcosa di simile. Niente di tutto ciò. In questo caso, nessun esborso, nessun tipo di sponsor.
Solitamente - ha notato l'ideatrice del blog - su internet circolano molte "classifiche" di musei: i più interessanti, i più visitati, i più attivi, ecc. ecc., ma si tratta quasi sempre dei "soliti noti". Di tanti bellissimi ma poco pubblicizzati musei, invece, nessuno ne parla. Jenni Fuchs li definisce "gli eroi non celebrati del mondo dei musei".

L'iniziativa Adotta un Museo consiste, quindi, nell'invitare la gente ad "adottare" un museo, cioè a farlo conoscere affinché altri desiderino visitarlo. Ogni settimana, il blog Adopt-a-Museum presenta una nuova "adozione" proposta dai lettori. L'importante è che la candidatura del museo non sia avanzata da chi ci lavora e che il museo sia stato realmente visitato almeno una volta. I lettori, perciò, rispondono ad un breve questionario che viene inviato loro dagli amministratori del blog ed esprimono liberamente la loro impressione sul museo.  
Un'idea semplice ma molto utile. Sto pensando di proporla anche nel mio blog!

Un manifesto dei musei del premio nobel turco Orhan Pamuk: più piccoli e più umani


I grandi musei non rappresentano i singoli individui. I musei dovrebbero diventare sempre più piccoli e locali.

Riporto, di seguito, il pensiero dello scrittore turco, premio Nobel per la letteratura nel 2006 e fondatore del Museo dell’Innocenza, a Istanbul.

Orhan Pamuk


Amo i musei, e non sono l'unico a pensare che ogni giorno che passa mi fanno più felice. Io prendo i musei sul serio e questo a volte mi porta ad arrabbiarmi, ma io non sono una persona che può parlare con rabbia. Quando ero un bambino, a Istanbul, c’erano pochissimi musei: c’erano monumenti storici che si erano conservati oppure, cosa che è abbastanza rara al di fuori del mondo occidentale, musei che avevano un aspetto da uffici governativi. Più tardi, i piccoli musei che ho incontrato nelle strade delle città europee mi hanno portato a rendermi conto che (così come i romanzi) i musei possono anche parlare delle persone. Questo non significa sminuire l'importanza del Louvre, del Metropolitan, del Palazzo Topkapi, del British Museum o del Prado, che sono tutti veri tesori della specie umana. Ma io sono contro il fatto che queste preziose istituzioni monumentali siano utilizzate come modelli per costruire i futuri musei. I musei devono esplorare e scoprire l'universo ma anche l’uomo nuovo e moderno che emerge soprattutto dalle nazioni non-occidentali, sempre più ricche.
Lo scopo delle grandi sponsorizzazioni degli Stati ai musei, invece, è ottenere la rappresentazione dello stesso Stato. Questo obiettivo non è né buono né innocente. 

Vorrei delineare, ora, i miei pensieri al riguardo in maniera ordinata:

1 I grandi musei nazionali come il Louvre e il Museo dell'Ermitage hanno preso forma e si sono votati a finalità essenzialmente turistiche, quando i palazzi reali e imperiali sono stati aperti al pubblico. Queste istituzioni, ora simboli nazionali, presentano la storia di una nazione (cioè la storia) come qualcosa di molto più importante degli stessi individui. Questo è un peccato: le storie delle persone esprimono molto più profondamente la nostra umanità.

2. È facile vedere che la transizione dal palazzo d'epoca al museo nazionale è un processo parallelo a quello dalla narrazione epica al romanzo. L'epica è paragonabile ai palazzi e parla delle gesta eroiche degli antichi re. I musei nazionali, allora, dovrebbero essere come i romanzi, ma non lo sono.

3. Siamo stanchi di musei che cercano di assemblare le narrazioni storiche di una società, di una comunità, di una squadra, di una nazione, di popoli, società o specie. Sappiamo tutti che le storie di vita quotidiana e quelle ordinarie degli individui, sono più ricche, più umane e molto più gioiose rispetto alle storie delle grandi culture.

4 Dimostrare la ricchezza della storia e della cultura cinese o indiana o messicana o iraniana o turca, non è un problema; è necessario farlo, naturalmente, ma non è una cosa difficile da fare. La vera sfida consiste nell'utilizzare i musei per raccontare le storie dei singoli esseri umani che vivono in quei paesi con la stessa luminosità, profondità e intensità.

5. La misura del successo di un museo non dovrebbe essere la sua capacità di rappresentare uno stato, una nazione, una società o un determinato periodo storico. Dovrebbe essere, piuttosto, la sua capacità di rivelare l'umanità degli individui.

6 E’ un imperativo che i musei divengano più piccoli, più individualisti e meno costosi. Questo è l'unico modo che un giorno ci permetterà di raccontare storie a misura d’uomo. I grandi musei, con le porte ad ala di gabbiano, si dimenticano della nostra umanità per abbracciare, invece, lo Stato e accomunare tutti gli uomini in una massa umana indistinta. Ecco perché milioni di persone, al di fuori del mondo occidentale, hanno paura di entrare nei musei.

7. L'obiettivo dei musei presenti e futuri non dovrebbe essere quello di rappresentare lo Stato, ma quello di ricreare il passato dei singoli esseri umani; gli stessi esseri umani che hanno lottato sotto un’oppressione implacabile per centinaia di anni.

8. Le risorse destinate alla creazione di musei monumentali e simbolici dovrebbero essere piuttosto destinati a musei più piccoli che raccontano la storia degli individui. Quelle risorse dovrebbero essere dedicate anche a incoraggiare e sostenere le persone in modo che esse convertano le loro piccole case in spazi espositivi.

9. Se gli oggetti non vengono sradicati dai loro ambienti e dalle loro strade, ma sono collocati con cura e ingegnosità nella propria casa naturale, essi stanno già esprimendo le proprie storie.

10 Gli edifici monumentali che dominano la città e i quartieri non mettono in evidenza la nostra umanità; al contrario, la soffocano. È più umano essere in grado di immaginare modesti musei che trasformino i quartieri, le strade, le case e i negozi intorno, in elementi che fanno parte di una esposizione.

11. Il futuro dei musei è dentro le nostre case.

Il quadro, in realtà, è semplice:

Epica/Romanzo
Rappresentazione/Espressione
Monumenti/Case
Storia/storie
Nazioni/Persone
Gruppi,società/individui
Grande e costoso/Piccolo ed economico

(traduzione di C. Pisu)

Il museo di Istanbul com'era

Apre il Museo dell'Innocenza del premio Nobel Orhan Pamuk

di Marta Ottaviani

Cari Lettori eccoci qui

La notizia è che Istanbul da sabato ha un nuovo museo in più e per giunta unico al mondo nel suo genere. Si tratta del “Museo dell’Innocenza”, pensato e voluto fortemente dal premio Nobel per la Letteratura, Orhan Pamuk, che lo ha presentato personalmente alla stampa.
Il museo è ispirato all’omonimo romanzo del Nobel, pubblicato in Italia nel 2008, anzi, in un certo senso è proprio la sua incarnazione. Il libro parla della storia d’amore infelice fra Kemal e Fusun, sulla sfondo di una Turchia fra gli anni 50 e 90. Una storia fatta di dolore, gioia e forte erotismo. Nel romanzo, lo scrittore descrive con attenzione gli oggetti che fanno parte della vita quotidiana dei due protagonisti. La sede espositiva li racchiude tutti, inclusi I 4123 mozziconi di sigaretta che Fusun si fuma durante il racconto, dalle scarpe gialle della fanciulla, allo spazzolino da denti di Kemal. Il tutto ovviamente accompagnato da foto d’epoca di Istanbul e da contributi audiovideo.
Il Museo si trova nel quartiere di Cukurcuma, nella parte europea, non lontano dal Bosforo e che da anni è meta di una traformazione continua, che l’ha fatto passare da luogo popolare a zona glamour, abitata da stranieri e nella quale sono sorte anche alcune gallerie d’arte. “Quando ho comprato il palazzo dove sorge il Museo – ha spiegato Pamuk alla stampa – era il 1998 e il quartiere era molto diverso da oggi. Era un posto più popolare e somigliava molto alla Istanbul degli anni ‘60”.
La sede espositiva, che è stata ristrutturata e adattata seguendo le indicazioni fornite dallo stesso scrittore, è formata da tre piani, in cui sono contenuti 83 box e vetrine, tanti quanti I capitoli del libro. All’ultimo piano è riprodotta la stanza del protagonista maschile, Kemal e alcune pagine dal manoscritto originale del libro, iniziato da Pamuk a New-York nel marzo 2002.
“Ho scelto personalmente tutti gli oggetti – spiega ancora Pamuk -. Ci sono voluti anni per collezionarli e in alcuni casi mi ha aiutato anche la popolazione del quartiere, che ha accolto molto bene l’arrivo del museo e hanno seguito tutte le sue fasi con grande curiosità”. Gli oggetti sono stati poi ordinati nelle vetrine con l’aiuto di amici, architetti e artisti e per lo scrittore è stata la parte più dura ma anche bella del lavoro.
Dagli anni ’90, ossia dall’acquisto dell’immobile, l’autore è riuscito a lavorarci solo a fasi alterne, per poi concentrarvisi dopo il 2008, dopo l’uscita del romanzo omonino. “Mi sarebbe piaciuto aprire il Museo all’uscita del romanzo, ma quello era veramente troppo ambizioso” continua lo scrittore, che ha anche chiarito la fine della collaborazione con il Comune di Istanbul, che avrebbe voluto l’apertura del Museo per il 2010, anno in cui la megapoli sul Bosforo è stata Capitale Europea della Cultura. “Non volevo che l’apertura del Museo venisse politicizzata, abbiamo restituito tutti I fondi fino all’ultimo”.
E finalmente eccolo qui, il Museo dell’Innocenza, che parla di una storia d’amore infelice e della vita quotidiana di una famiglia turca altoborghese. Ma anche di una città, Istanbul, cambiata vorticosamente nel corso degli anni. Manca solo una cosa, nell’esposizione: la foto dei protagonisti.

“Non le ho messe volutamente – conclude il Nobel – nemmeno sulla copertina del libro. Penso sia giusto lasciare I loro volti all’immaginazione dei lettori”.

Vi devo dire: il museo è delizioso, merita una visita soprattutto per chi vuole cercare di immaginarsi o ritrovare la vita quotidiana a Istanbul qualche decennio fa, prima che la città cominciasse a cambiare. Pamuk mi è apparso sereno e rilassato. Aveva veramente solo voglia di parlare del suo museo e della sua Istanbul. Tuttavia a una domanda sul giornalista, ha dato anche una sua valutazione sulla situazione turca attuale. La parte positiva è che i militari non sono più al potere e che siano stati avviati procedimenti giudiziari che possano finalmente avviare il Paese a chiudere questa pagina dolorosa. Però nello stesso tempo Pamuk ha auspicato che l'attuale governo non mostri atteggiamenti autoritari, non nascondendo la sua preoccupazione per come sta venendo gestita la questione curda e i giornalisti in carcere. Ma questa è stata solo una breve parentesi. Lo stesso scrittore ha detto di non voler vedere politicizzata l'apertura del museo.

Ps. Per chi non ha letto il libro, una buona notizia: Pamuk in persona ha infatti detto che chi lo visitava senza avere letto il testo prima arrivava alla fine del percorso espositivo con maggiore curiosità.

Tratto da: La Stampa.it

Le nuove aspettative dei piccoli musei





L’Associazione Nazionale Piccoli Musei (APM) ha in preparazione, il 5-6 novembre 2012, ad Amalfi (SA), il Terzo Convegno Nazionale dei Piccoli Musei, un incontro tra professionisti del settore museale, amministratori locali e studiosi, che ha come oggetto l’individuazione di modelli di gestione e la formulazione di una “filosofia” specifica, più conforme alla natura e alle esigenze dei piccoli musei locali, dei loro pubblici e delle loro comunità di appartenenza. Nata in tempi recenti, l’APM, che ha già organizzato altri due convegni negli anni scorsi (a Villanova di Castenaso, in provincia di Bologna, nel 2010, e a Battaglia Terme, in provincia di Padova, nel 2011), si prefigge, nel concreto, di valorizzare le specificità dei piccoli musei incoraggiando un forte legame con i territori e, soprattutto, una particolare cura nel rendere la visita ai musei un momento di conoscenza ma anche di ristoro e di incontro con le tradizioni, la storia e la creatività locale. Rispetto ai grandi musei, infatti, i piccoli musei locali hanno la grande opportunità di poter dedicare tempo e attenzione ad ogni singolo visitatore, rendendo la visita un’esperienza unica. Tutto ciò deve realizzarsi, naturalmente, nell’ambito di un servizio altamente professionale, svolto da personale specializzato, come caldamente raccomandato dall’APM. Confrontando un piccolo con un grande museo, pertanto, non è la qualità del progetto museale o dei servizi offerti che cambia ma le modalità con cui ciò viene attuato. Giancarlo Dall’Ara, fondatore e presidente dell’APM, docente di marketing del turismo presso il Centro Italiano di Studi Superiori sul Turismo e sulla Promozione Turistica (CST) di Assisi, definisce questa nuova prassi, la “filosofia dell’accoglienza”. E’ necessario che i piccoli musei non abbiano più i grandi musei come modelli di riferimento e si liberino, pertanto, di ogni complesso di inferiorità, coinvolgendo le amministrazioni che hanno il potere decisionale affinché si comprenda che i musei rappresentano una leva importante anche nel meccanismo di riqualificazione economica dei territori. Secondo Dall’Ara, «i piccoli musei non sono e non vanno visti come una versione ridotta dei grandi e, anzi, proprio l’idea che i “piccoli” siano dei “grandi incompiuti” è il peccato originale che ha impedito a molti di loro di riuscire ad avere un legame più forte con il territorio di appartenenza, di sviluppare un maggior numero di visitatori e, in ultima analisi, di poter svolgere il proprio ruolo». Nel quadro di rinnovamento della visione di sé che i piccoli musei dovranno acquisire, la comunità di appartenenza avrà un ruolo fondamentale e dovrà essere l’oggetto primario degli interessi e delle funzioni del museo. L’organizzazione dei servizi, pertanto, dovrà riservare alla comunità una porta di accesso privilegiata (G. Dall'Ara), diversa da quella principale, doverosamente gratuita per i residenti, e dovrà curare attività specifiche espressamente dedicate ai locali, che siano ispirate dalla cultura e dalle tradizioni del luogo, rappresentando, nel contempo, le aspirazioni future della collettività.
Il prossimo 3° Convegno Nazionale sarà l’occasione per approfondire questi temi e per illustrare casi studio o esperienze locali particolarmente significative. Il programma prevede tre sessioni:

1. Piccoli Musei e Turismo;
2. Esperienze e buone prassi gestionali e di didattica museale;
3. I Musei fuori dai Musei. Esperienze di Rete tra Piccoli Musei e fonti di finanziamento.

I CARABINIERI RECUPERANO AL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO 7 OPERE D’ARTE


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Washington, USA

Il 26 aprile 2012, alle ore 12.00, locali, presso l’ambasciata italiana a Washington (USA), alla presenza dell’On. Janet Napolitano, ministro dell’Interno USA (Secretary Homeland Security), dell’ambasciatore italiano, dott. Claudio Bisognero, del direttore dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), Mr. John Morton e della stampa italiana ed internazionale, è avvenuta la riconsegna da parte degli Stati Uniti d’America allo Stato italiano, nelle mani del Gen. B. Pasquale Muggeo, C.te del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di sette opere d’arte.
Tutti i beni restituiti quest’oggi erano stati sequestrati e confiscati nel corso di complesse attività investigative condotte dal Comando Carabinieri TPC in stretta collaborazione con l’ICE, poiché giunti illegalmente negli USA con falsa documentazione. L’odierno risultato è il frutto dei proficui e stretti rapporti di cooperazione tra il Comando CC TPC e le Autorità statunitensi.

Nella predetta circostanza sono stati restituiti:
  • un dipinto ad olio su rame, intitolato Leda ed il cigno, del XVI secolo attribuito all’artista Lelio Orsi. L’opera, uscita illegalmente dall’Italia nel 2008, era stata posta all’incanto presso una nota casa d’asta americana per la somma di circa un milione e mezzo di dollari. Le indagini del Comando, avviate già nel 2006, avevano permesso di individuare e disarticolare un sodalizio criminale transnazionale composto da 12 persone;
  • tre pagine miniate su carta pergamenata del 1400 e 1500, trafugate, dalla Chiesa di San Paolo di Pistoia nel 1990 e dall’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore di Asciano (SI) nel 1975. Tutti e tre i capolavori erano stati individuati nell’ambito di controlli eseguiti sulla commercializzazione online e mediante riscontri fotografici comparativi eseguiti nella Banca Dati delle opere d’arte illecitamente sottratte, gestita dal Comando CC TPC.
  • un’erma in marmo gianiforme (Giano bifronte) del I sec. d.C., illecitamente scavata in Italia ed indebitamente esportata all’estero. Il reperto era stato messo all’asta a New York l’11 dicembre 2009 da un cittadino canadese per 20mila dollari. L’opera è stata localizzata in seguito ai riscontri effettuati con la Banca Dati delle opere illecitamente sottratte correlati alle risultanze di altre investigazioni.
  • una pelike attica a figure rosse ed una situla apula, rispettivamente del V e del IV sec a.C., anch’esse illecitamente sottratte al patrimonio storico-artistico italiano, poste in vendita all’asta a NewYork il 3 giugno 2009 e ritrovate in forza di puntuali controlli incrociati fra Banca Dati ed altre indagini in corso.
Comunicato Stampa del Ministero per i Beni e le Attività culturali, 27 aprile 2012

Un piccolo museo per un grande premio



Ecco una notizia che viene dalla Gran Bretagna e che potrebbe dare l'idea per creare qualcosa di simile anche in Italia: un premio al miglior museo che abbia dimostrato attenzione speciale e validi programmi didattici soprattutto per le famiglie e per i bambini. I giudici sono le stesse famiglie che dopo aver visitato i musei candidati al premio, hanno espresso il loro voto. In Gran Bretagna il Telegraph Family Friendly Museum Award è un premio molto prestigioso e quest'anno fra i candidati finalisti è arrivato, inaspettatamente, anche un piccolo museo della regione inglese di Torbay, il Brixham Heritage Museum.

Il museo è piccolo, è vero, ed è gestito da uno staff  ridotto e part-time, ma in compenso vi lavorano circa 65 volontari!
Ha un flusso di circa 9.000 visitatori l’anno.
Inizialmente le famiglie giudicanti lo hanno selezionato da una lista di musei britannici scelti per la loro accessibilità a famiglie e bambini. La lista è stata poi ristretta a una rosa di soli sei finalisti, per cui il piccolo museo è ora in competizione con importanti musei di Londra, Newcastle e Liverpool.
Il curatore, Philip Armitage ha dichiarato:”Siamo veramente onorati di questa candidatura. E’ importante avere questo tipo di riconoscimento nazionale. Questo ci porterà un po’ di fama e, se vinceremo, anche molti più visitatori”. Il curatore ha affermato che ciò che ha fatto del Brixham Museum un museo speciale, è stato l’approccio pratico nei confronti dei bambini e gli scavi archeologici rivolti alle famiglie a Berry Head.
Un portavoce del Premio, gestito dall'Associazione Kids in Museums, ha detto:”È una conquista significativa per un piccolo museo, uno dei più piccoli musei mai arrivato in finale.
Il vincitore sarà selezionato dalle famiglie che hanno visitato anonimamente i musei compresi nella rosa dei candidati, e che poi riferiranno il risultato all’associazione Kids in Museums.
Kids in Museums, in questa fase, sta reclutando le famiglie giudicanti che visiteranno il Brixham Heritage Museum.

Ulteriori informazioni su: http://www.kidsinmuseums.org.uk/awards/

Caterina Pisu

I MUSEI nella RETE MULTIMEDIA E SOCIAL NETWORK

LE PAGELLE ALL' ARTE SICILIANA

di Paola Nicita 

tratto da: La Repubblica - Palermo, 18 aprile 2012

I beni culturali on line della Sicilia navigano a vista: dai grandi siti archeologici ai musei più piccoli, tutti da osservare, conoscere, scoprire insieme al modo stesso di essere presentati in quel mare magno che è la Rete. La cultura nell' era della telematica fa il suo ingresso dalla porta principale, e le possibilità sono davvero di grande rilievo: una full immersion attraverso il piccolo schermo del nostro computer conduce alla finestra globale, e dunque per comprendere la situazione dei musei siciliani on line, ecco il volume "La visibilit@ sul web del patrimonio culturale siciliano - Criticità e prospettive attraverso un survey on - line" di Elisa Bonacini (Giuseppe Maimone Editore, pagine 308, 20 euro). Dai tanti musei analizzati sulla base della loro "bacheca" (presenza su Internet, offerta multimediale, ling sui social network) emergono molte curiositàe una sorta di pagella sulla capacità di promuoversi sul web: si va dal museo del Papiro di Siracusa - ampia visibilità on line ma poca attenzionea dati di fruizione come orari e costi dei biglietti - passando per il Museo etnoantropologico di Sorrentini a Patti, nato per volontà degli abitanti del piccolo centro messinese, che ha un sito web semplice ed elegante ma con poca visibilità. Ancora, nel categoria "Musei misti on line" troviamo il Museo della lava e dei vulcani (MuLa il suo acronimo) di Viagrande, Catania, accessibile anche in inglese, un centro scientifico di primo livello sull' educazione al vulcanesimo e all' astronomia, che offre straordinari percorsi scientifici tridimensionali, con le immagini nel suo cinema 3D, proiettati in fulldome, ovvero sulla superficie curva di una cupola. Altri dati riguardano invece luoghi più celebri, come il Parco della Valle dei Templi di Agrigento, il cui sito web è accessibile in inglese e francese e permette di scaricare brochure in russo, giapponese, tedesco, spagnolo e cinese, ricco di immagini: il portale si presenta come una via di mezzo tra uno showcase e una guida, mentre si nota la mancanza di newslettere presenza sui social network. Il museo archeologico Salinas, invece, il cui sito è stato realizzato nel 2003 in base ad una progettazione realizzata dal museoe dall' Istituto di ricerche economiche e sociali, appare superato ed esclusivamente in italiano: l' autrice auspica che insieme al restauro attualmente in corso, motivo per cui il museo è chiuso, si ponga mano anche alla parte on line del Salinas. Altro fiore all' occhiello dei musei cittadini è Palazzo Abatellis: sito in italiano e inglese, con vari corredi fotografici, ma anche qui è sottolineata la mancanza di contenuti multimediali coinvolgenti per i fruitori. La Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni sono accessibili in cinque lingue, schede descrittive, slide show: ma anche qui vengono bacchettati i responsabili del sito per la scarsa capacità comunicativa e l' assenza di collegamenti ai social network. Con survey on-line si intende una modalità di verifica dei dati attraverso la somministrazione di questionari a campione: il web come agorà contemporanea risulta un "luogo" fisicamente non esistente, ma assolutamente attendibile, vera e propria cartina al tornasole di una fruizione vera, concreta, diretta. Se il web ha una vita tutto sommato recente - le prime "prove" tra utenti risalgono ai primi anni Novanta-i tempi più recenti ci dicono dei passaggi che conducono dal Web 1.0 - quello del modello one-to-many - al Web 3.0, ovvero il web semantico, passaggio importante che conduce ad un' organizzazione della conoscenza basata sul riconoscimento dei concetti e non più delle sole parole, fino al web 4.0, grande piattaforma in grado di ospitare spazi virtuali e tridimensionali e multi - users, in cui gli utenti possono agire e interagire.A queste modifiche, si sono più recentemente aggiunte le piattaforme dei social network come Facebook, Twitter, mentre i contenuti vengono segnati con "tags", ovvero "etichettati" secondo una categorizzazione che, vedremo, nel caso della ricerca dei contenuti si rivela strumento importante per il raggiungimento immediato dell' oggetto - soggetto del nostro interesse. Questa breve digressione "tecnica" è necessaria per comprendere le modalità della ricerca applicata ai beni culturali, e dunque alla comprensione del sistema di ricerca applicato dagli utenti che si affacciano alla finestra telematica per sapere quali siano i musei della nostra Isola, dove siano dislocati, quali tesori custodiscano. Non solo: spesso un viaggio o una visita in un determinato luogo sono pianificati dagli utenti - users proprio in relazione ad una pregressa visita virtuale in rete. Nel volume l' autrice analizza la qualità della comunicazione on line del patrimonio culturale siciliano, attraverso un survey condotto su 14 portali (tra quelli a tema turistico, culturale, museale, istituzionale) e con un personale censimento che coinvolge 442 siti di interesse culturale: la scoperta è la carenza di «forme avanzate della gestione imprenditoriale e manageriale del sistema culturale dei musei siciliani». La seconda parte del libro è dedicata a singole schede dedicate ai musei della Sicilia, che insieme al la scheda "cartacea" propone un accesso differente ai contenuti, da leggersi attraverso una guida multimediale accessibile direttamente con il proprio smartphone tramite appositi Qr codes (Quick responses codes, Codice di pronta risposta, formato da un codice a barre racchiuso all' interno di un quadrato nero, ndr); il volume diventa così un medium cartaceo - multimediale, unendo fruizioni differenti dei dati disponibili. Al di là di una evidente difficoltà di pianificazione globale e della messa a sistema del patrimonio museale, oltre che dei singoli musei, il libro rappresenta l' occasione per scoprire le tante realtà museali siciliane, e le improvvise rivalse dei piccoli musei, o di alcuni straordinari musei virtuali, cioè che solamente in rete esistono rivendicando prepotentemente spazio e visibilità. Si scopre così che il museo di Gesso, dedicato alla cultura e musica popolare dei Peloritani, è piccolo ma di grande visibilità, e oltre a custodire una importante collezione di strumenti e oggetti, restituisce in maniera digitale e multimediale le originali caratteristiche del museo fisico. Nella sezione "Video feste", si trova una vera e propria videoteca on line fruibile, in quella cd-events, una rassegna di cd e videocassette acquistabili su ordinazione. Del castello di Sperlinga, nell' Ennese, abbiamo notizie in inglese e francese: un menu ricco di macrosezioni, sito ricco e multimedialmente attivo, ma ancora poco collegato alle reti più ampie. Ancora da scoprire e valorizzare, il Paese Museo Villapriolo e il Treno Museo dell' arte mineraria a Villarosa, in provincia di Enna, con gallerie fotografiche e visite virtuali, ma i cui contatti e visibilità sono ancora da incentivare; il Museo Jalari a Barcellona Pozzo di Gotto, dedicato al contadino analfabeta Filippo Bentivegna, artista outsider, ha un sito che presta grande attenzione all' aspetto didattico, una certa attenzione ai contenuti ma anche qui è sollecitato un più completo contatto coni maggiori portali culturali e turistici. Esiste solo in rete, invece, il Museo Elettrico virtuale "La luce" di Nino Vadalà, elettricista messinese che a questo progetto ha dedicato il tempo della pensione, proponendo immagini, video e raccolte di ogni materiale elettrico, sezioni dedicate alla bibliografia, cataloghi e libri, e ancora interruttori, fusibili, prese, voltometri. Il sito possiede un traslator in nove lingue (compresi giapponese, catalano, cinese) e un servizio di ranking statistics per valutare la visibilità del sito web. La collezione vera, invece, è stata donata da Nino Vadalà ad un luogo concreto. Quale? Il Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell' Università di Padova; da ammirare on line, naturalmente.

Aggiornamento al programma del 3° Convegno Nazionale Piccoli Musei (Amalfi 5-6 novembre 2012)

Un momento del 2° Convegno Nazionale Piccoli Musei


Il 3° Convegno Nazionale dei Piccoli Musei si svolgerà ad Amalfi il 5-6 novembre prossimi.

Sono previste tre sessioni:

1. Piccoli Musei e Turismo (ore 16.00 del 5 novembre)

2. Esperienze e buone prassi gestionali e di didattica museale (ore 9.30 del 6 novembre)

3. I Musei fuori dai Musei. Esperienze di Rete tra Piccoli Musei e fonti di finanziamento (ore 11.30 del 6 novembre)

Se volete proporvi per testimonianze e relazioni scriveteci subito.

Abbiamo fatto una convenzione con il Consorzio albergatori di Amalfi per chi vuole partecipare al prossimo Convegno Nazionale dei Piccoli Musei. La proposta per il soggiorno è di 2 notti in formula di mezza pensione in hotel 3 stelle.

L'offertrta include:

N. 2 pernottamenti in camera doppia con prima colazione a buffet, 2 pranzi o cene comprensivi di 1 primo, 1 secondo, 1 contorno, 1 dessert (bevande escluse), 2 escursioni guidate, gli ingressi ai 3 Piccoli Musei di Amalfi (Museo della Carta, Museo della Bussola e del Ducato di Amalfi, Museo del Duomo).

Costo del pacchetto per 2 notti: Euro 120 per persona per l'intero soggiorno (supplemento camera doppia uso singola Euro 30).
Possibilità di prolungamento del soggiorno alla tariffa di Euro 55 giornaliere per persona al giorno in mezza pensione (Euro 65 nel caso di doppia ad uso singolo).
Il pacchetto è fruibile a partire dal giorno 4.11.2012.
 
Per prenotare: e.mail amalfi.alberghi@gmail.com

L'Associazione Nazionale Piccoli Musei intende valorizzare i Piccoli Musei e promuovere una cultura gestionale specifica per i Piccoli Musei affinchè essi siano un reale ed efficace strumento per la promozione e la valorizzazione dei territori, sia in senso culturale che economico. Per fare ciò è necessario unire le forze, confrontarsi, far conoscere le idee e i progetti virtuosi. Chi desidera associarsi può visionare lo statuto nel sito web ufficiale www.piccolimusei.com. Il costo dell'iscrizione è di 50 euro annui.

MPs oppose fresh plans to demolish Uganda Museum

 By Mercy Nalugo (extract from Daily Monitor)



Parliament has protested the planned demolition of the Uganda Museum and tasked government to produce a comprehensive report on the matter.Lubaga South MP Ken Lukyamuzi on Friday raised the matter on the floor of the House when he reported that he had received information from credible circles to the effect that government would in two months demolish the country’s most symbolic cultural sites to pave way for the construction of a 60-storey modern mall.
“Mr Speaker, we are saddened by the news that government intends to demolish the museum in order to construct a mall but this we shall not allow and we are ready to die,” said Mr Lukyamuzi, attracting debate.
Govt to explain
Former Vice President Gilbert Bukenya (Busiro North) opposed the demolition of the museum, saying it is one of the country’s major tourist attraction centres that has been preserved for a long time and for a purpose.
The Prime Minister, Mr Amama Mbabazi, said he was not prepared to give an explanation. The Deputy Speaker, Mr Jacob Oulanya, ruled that the Prime Minister produces a statement on the matter on Thursday next week.
Retired Supreme Court Judge George Kanyeihamba, some Members of Parliament and cultural rights activists, last month launched a campaign to save the Uganda National museum , the country’s national heritage centre, from being demolished.

Prof. Kanyeihamba said he will task the Executive on why government, which promised to protect the heritage of the country, is now backtracking on its own pledge.
The Ministry of Tourism in 2010 sanctioned the construction of a trade tower on the site and government intends to save two floors for the museum.
The museum, founded in 1908, has exhibits of traditional culture, archeology, history, science, and natural history.
mnalugo@ug.nationmedia.com

Quanti sono i musei in Italia?


In Italia abbiamo 4.739 musei e istituzioni similari, dei quali:
399 Istituti statali,
198 Musei statali ,
201 Monumenti e aree archeologiche,
4340 Istituti dipendenti da altri soggetti pubblici e privati,
802 monumenti,
129 siti archeologici,
3.409 Musei (il 45% gestito dai Comuni)
(...) Dati Rapporto sul Sistema dei Beni Culturali di Fare Ambiente, 2011.
Personalmente penso che i musei in Italia siano molti di più, più del doppio del numero riportato, che immagino sia ufficiale.
Non vengono infatti rilevati come musei, tanti piccoli musei e collezioni che non rispondono a norme fatte non per loro, ma per i grandi musei.

Giancarlo Dall'Ara (dal blog Piccoli Musei)

News about the campaign to save the Uganda Museum


 

Activists in renewed drive to save museum


In a last minute effort to save Uganda's only national museum, a group of civil society organizations, members of the academia and other stakeholders have renewed the campaign to stop the intended demolition of the Uganda Museum.
The museum faces demolition to pave way for construction of a 60-storey building dubbed the East African Trade Center. Some reports say demolition could be as close as two months away. On Monday, retired Supreme Court judge Prof George Wilson Kanyeihamba, vice chancellor of the International University of East Africa (IUEA), Prof Eric Edroma and maverick Rubaga South MP, John Ken Lukyamuzi, joined the drive to save the museum.
In the renewed campaign, activists plan demonstrations to force government to stop what they describe as "a barbaric demolition" of the museum. They launched car stickers to raise awareness and rally Ugandans to oppose the move. The Save Uganda National Museum campaign is spearheaded by Historic Resources Conservation Initiatives (HRCI), Cross-Cultural Foundation Uganda (CCFU), Jenga Afrika and Historic Buildings Conservation Trust and Heritage.
Launching the stickers on Monday at Ibamba restaurant next to the museum on Kira road in Kampala, Prof Kanyeihamba lambasted government for continuing to harbour intentions of demolishing the museum even when Ugandans have objected to the move.
"How do you demolish our history? It is only primitive and barbaric people that demolish their history" he said.
Kanyeihamba advised government to build the trade centre near Lugogo and spare the museum.
"We have information that government has already awarded two companies tenders to construct [the trade centre]", said Ellady Muyambi, HRCI's executive director.
He said there is suspicion that someone might be trying to grab the 11.5 acre property on which the museum sits. "If there is no foul play, why is the land title missing?" he wondered.
The 2010 Auditor General's report revealed that the museum's land title was missing from the land registry. The Uganda Museum was established to conserve, promote and interpret Ugandaís cultural and natural heritage through research, collections, documentation and imparting knowledge for today and the future. Founded in 1908, the museum is arguably East Africa's oldest. It was first built at Fort Lugard in Old Kampala, where it stayed until 1942 when it was transferred to Makerere University. It was shifted from there to its current site in 1954.
On January 14 last year, the tourism, trade and industry ministry placed an advert in the New Vision for interested bidders to enter into contract with the Government to finance, design and build a proposed 60-storey building on plot 5 Kira road, where the current museum is situated. Construction of the 60-storey skyscraper, whose developer remains anonymous, is planned to take 10 years. It will house the ministry of tourism and two floors will be reserved for the museum, according to government.
In April last year, civil society organizations filed a civil suit in the High Court to stop government's plan to demolish the museum. Although court did not grant the petitioners a temporary injunction, the case is scheduled for hearing on April 18 this year. Several initiatives are already ongoing, including campaigns on social media networks like face book to raise awareness about the matter.

ssekika@observer.ug This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Extract from: The Observer

Nuova sezione dedicata alle tesi su www.piccolimusei.com

Il sito web dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei (www.piccolimusei.com) ha in preparazione una sezione dedicata alle tesi universitarie, di laurea (triennale e magistrale) di specializzazione, di dottorato e di master. Se hai scritto una tesi su temi relativi ai piccoli musei, ai musei degli enti locali o, più nello specifico, sul museo come espressione culturale del territorio, sul museo come leva di sviluppo economico e di crescita di un territorio, o altri argomenti che riguardino questi aspetti della museologia o della “museconomia”, soprattutto in relazione ai piccoli musei, ora puoi inviarcela. E’ possibile inoltrare anche una sintesi della tesi o una parte di essa. Costruiremo così uno spazio dove saranno raccolte e condivise trattazioni scientifiche e ricerche sperimentali su questi temi, preferibilmente inedite, e dove gli autori avranno l’occasione di far conoscere il proprio lavoro. Coloro che fossero interessati possono contattare Caterina Pisu all'indirizzo di posta elettronica caterinapisu@alice.it, specificando nome e cognome, università presso cui è stata discussa la tesi, data e nome del relatore. E' richiesto preventivamente l'invio di un abstract. 

 Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...