Apre il Museo dell'Innocenza del premio Nobel Orhan Pamuk
di Marta Ottaviani
Cari Lettori eccoci qui
La notizia è che Istanbul da sabato ha un nuovo museo in più e per giunta unico
al mondo nel suo genere. Si tratta del “Museo dell’Innocenza”, pensato e voluto
fortemente dal premio Nobel per la Letteratura, Orhan Pamuk, che lo ha
presentato personalmente alla stampa.
Il museo è
ispirato all’omonimo romanzo del Nobel, pubblicato in Italia nel 2008, anzi, in
un certo senso è proprio la sua incarnazione. Il libro parla della storia
d’amore infelice fra Kemal e Fusun, sulla sfondo di una Turchia fra gli anni 50
e 90. Una storia fatta di dolore, gioia e forte erotismo. Nel romanzo, lo
scrittore descrive con attenzione gli oggetti che fanno parte della vita
quotidiana dei due protagonisti. La sede espositiva li racchiude tutti, inclusi
I 4123 mozziconi di sigaretta che Fusun si fuma durante il racconto, dalle
scarpe gialle della fanciulla, allo spazzolino da denti di Kemal. Il tutto
ovviamente accompagnato da foto d’epoca di Istanbul e da contributi audiovideo.
Il Museo si trova nel quartiere di Cukurcuma, nella parte europea, non lontano
dal Bosforo e che da anni è meta di una traformazione continua, che l’ha fatto
passare da luogo popolare a zona glamour, abitata da stranieri e nella quale
sono sorte anche alcune gallerie d’arte. “Quando ho comprato il palazzo dove
sorge il Museo – ha spiegato Pamuk alla stampa – era il 1998 e il quartiere era
molto diverso da oggi. Era un posto più popolare e somigliava molto alla
Istanbul degli anni ‘60”.
La sede espositiva, che è stata ristrutturata e adattata seguendo le indicazioni
fornite dallo stesso scrittore, è formata da
tre piani, in cui sono contenuti 83 box e vetrine, tanti quanti I capitoli del
libro. All’ultimo piano è riprodotta la stanza del protagonista maschile, Kemal
e alcune pagine dal manoscritto originale del libro, iniziato da Pamuk a
New-York nel marzo 2002.
“Ho scelto personalmente tutti gli oggetti – spiega ancora Pamuk -. Ci sono
voluti anni per collezionarli e in alcuni casi mi ha aiutato anche la
popolazione del quartiere, che ha accolto molto bene l’arrivo del museo e hanno
seguito tutte le sue fasi con grande curiosità”. Gli oggetti sono stati poi
ordinati nelle vetrine con l’aiuto di amici, architetti e artisti e per lo
scrittore è stata la parte più dura ma anche bella del lavoro.
Dagli anni ’90, ossia dall’acquisto dell’immobile, l’autore è riuscito a lavorarci solo a fasi alterne, per poi concentrarvisi dopo il 2008, dopo l’uscita del romanzo omonino. “Mi sarebbe piaciuto aprire il Museo all’uscita del romanzo, ma quello era veramente troppo ambizioso” continua lo scrittore, che ha anche chiarito la fine della collaborazione con il Comune di Istanbul, che avrebbe voluto l’apertura del Museo per il 2010, anno in cui la megapoli sul Bosforo è stata Capitale Europea della Cultura. “Non volevo che l’apertura del Museo venisse politicizzata, abbiamo restituito tutti I fondi fino all’ultimo”.
Dagli anni ’90, ossia dall’acquisto dell’immobile, l’autore è riuscito a lavorarci solo a fasi alterne, per poi concentrarvisi dopo il 2008, dopo l’uscita del romanzo omonino. “Mi sarebbe piaciuto aprire il Museo all’uscita del romanzo, ma quello era veramente troppo ambizioso” continua lo scrittore, che ha anche chiarito la fine della collaborazione con il Comune di Istanbul, che avrebbe voluto l’apertura del Museo per il 2010, anno in cui la megapoli sul Bosforo è stata Capitale Europea della Cultura. “Non volevo che l’apertura del Museo venisse politicizzata, abbiamo restituito tutti I fondi fino all’ultimo”.
E finalmente eccolo qui, il Museo dell’Innocenza, che parla di una storia
d’amore infelice e della vita quotidiana di una famiglia turca altoborghese. Ma
anche di una città, Istanbul, cambiata vorticosamente nel corso degli anni.
Manca solo una cosa, nell’esposizione: la foto dei protagonisti.
“Non le ho messe volutamente – conclude il Nobel – nemmeno sulla copertina del libro. Penso sia giusto lasciare I loro volti all’immaginazione dei lettori”.
Vi devo dire: il museo è delizioso, merita una visita soprattutto per chi vuole cercare di immaginarsi o ritrovare la vita quotidiana a Istanbul qualche decennio fa, prima che la città cominciasse a cambiare. Pamuk mi è apparso sereno e rilassato. Aveva veramente solo voglia di parlare del suo museo e della sua Istanbul. Tuttavia a una domanda sul giornalista, ha dato anche una sua valutazione sulla situazione turca attuale. La parte positiva è che i militari non sono più al potere e che siano stati avviati procedimenti giudiziari che possano finalmente avviare il Paese a chiudere questa pagina dolorosa. Però nello stesso tempo Pamuk ha auspicato che l'attuale governo non mostri atteggiamenti autoritari, non nascondendo la sua preoccupazione per come sta venendo gestita la questione curda e i giornalisti in carcere. Ma questa è stata solo una breve parentesi. Lo stesso scrittore ha detto di non voler vedere politicizzata l'apertura del museo.
Ps. Per chi non ha letto il libro, una buona notizia: Pamuk in persona ha infatti detto che chi lo visitava senza avere letto il testo prima arrivava alla fine del percorso espositivo con maggiore curiosità.
“Non le ho messe volutamente – conclude il Nobel – nemmeno sulla copertina del libro. Penso sia giusto lasciare I loro volti all’immaginazione dei lettori”.
Vi devo dire: il museo è delizioso, merita una visita soprattutto per chi vuole cercare di immaginarsi o ritrovare la vita quotidiana a Istanbul qualche decennio fa, prima che la città cominciasse a cambiare. Pamuk mi è apparso sereno e rilassato. Aveva veramente solo voglia di parlare del suo museo e della sua Istanbul. Tuttavia a una domanda sul giornalista, ha dato anche una sua valutazione sulla situazione turca attuale. La parte positiva è che i militari non sono più al potere e che siano stati avviati procedimenti giudiziari che possano finalmente avviare il Paese a chiudere questa pagina dolorosa. Però nello stesso tempo Pamuk ha auspicato che l'attuale governo non mostri atteggiamenti autoritari, non nascondendo la sua preoccupazione per come sta venendo gestita la questione curda e i giornalisti in carcere. Ma questa è stata solo una breve parentesi. Lo stesso scrittore ha detto di non voler vedere politicizzata l'apertura del museo.
Ps. Per chi non ha letto il libro, una buona notizia: Pamuk in persona ha infatti detto che chi lo visitava senza avere letto il testo prima arrivava alla fine del percorso espositivo con maggiore curiosità.
Tratto da: La Stampa.it