Musei e social networks: i diversi livelli dell’engagement
Un interessante articolo di Natalia Grincheva, “How
Far Can We Reach? International Audiences in Online Museums Communities” [1], analizza il metodo per rilevare in che modo
i musei, attraverso i social networks, riescono a ottenere il coinvolgimento
non solo del pubblico più vicino ma anche di quello internazionale.
Nella sua analisi, l’autrice compie una “scomposizione” del concetto di “engagement”
suddividendo questo processo in vari livelli [2]: coinvolgimento,
partecipazione, interazione, intimità, e influenza.
In questa sede si
focalizzerà l’attenzione sulla descrizione di tali livelli.
Coinvolgimento
Il “coinvolgimento” è il livello iniziale del rapporto che il pubblico instaura
con un museo. In questa fase la partecipazione avviene a livello generale e
rappresenta l’interesse che il pubblico esprime riguardo il contenuto, le
attività e le collezioni del museo. Il coinvolgimento può essere monitorato e
controllato in base ai dati quantitativi offerti dal web, ovvero attraverso il
numero delle visite, il numero di pagine viste, il tempo di permanenza su ogni pagina,
la frequenza delle visite e le
connessioni stabilite con il museo sui siti di social network (ad esempio
Facebook, Flickr, YouTube, e Twitter).
Partecipazione
La “partecipazione” rappresenta un livello più alto dell’engagement e si
riferisce a tutte quelle azioni che portano il pubblico a stabilire una
relazione o a connettersi con il museo. Si evidenzia in base agli eventi cui le
stesse persone danno un loro contributo con propri contenuti creativi, scrivendo
commenti o partecipando a sondaggi, richiedendo ulteriori informazioni su
mostre o progetti, iscrivendosi ai feed RSS, via newsletter o e-mail, o acquistando
biglietti per il museo on-line. La misura della partecipazione si ottiene
attraverso la presenza di una serie concreta di azioni che le persone compiono:
per esempio conversazioni che si svolgono sui blog, il caricamento di foto e
video, i contributi sui social media, compresi quelli di propria creazione, i “like”
e i commenti.
Interazione
L'"interazione" è un livello dell’engagement che rappresenta come gli
individui all'interno di una comunità sono collegati tra loro e se questi
collegamenti sono abbastanza forti per sostenere la comunità online che si è
formata intorno al museo. L’ interazione si misura attraverso i dati
qualitativi e quantitativi che indicano se gli individui si scambiano informazioni,
contenuti e opinioni attraverso attività di collaborazione o interattive.
Questi dati si basano sul numero di collaborazioni che si sono create tra i partecipanti,
sul numero di contributi realizzati in collaborazione, sul numero e sui
contenuti dei messaggi che queste persone si scambiano tra loro, e infine sul
numero e sul significato dei commenti lasciati ciascuno sui post degli altri.
Intimità
L'”intimità” rappresenta la componente emotiva dell’engagement ovvero i
sentimenti (positivi o negativi) che gli spettatori hanno verso un dato museo. La
misurazione dell’”intimità”, dunque, va oltre la quantificazione delle
interazioni e misura, piuttosto, lo stato emotivo o il sentimento che il
pubblico mostra verso il museo o nei riguardi di eventi specifici, collezioni e
progetti. Questa misurazione si basa sulla raccolta e sull'analisi di tali dati
qualitativi quali opinioni, sensazioni e stati emotivi nei confronti del museo,
che possono essere espressi attraverso il linguaggio (la scelta di determinate
parole) e il contenuto/significato dei messaggi provenienti dal pubblico.
Influenza
L'”influenza” indica la capacità che alcuni individui hanno nel
promuovere il museo ad un pubblico più ampio. Per un museo, quindi, è
importante identificare gli "influenzatori" tra il pubblico e misurare
la portata della loro influenza attraverso la grandezza e la diversificazione delle
loro reti personali e il tipo di azioni svolte
al fine di promuovere il museo. Quantitativamente, l’influenza può essere
evidenziata, dunque, nel numero di tali "influenzatori", nella
frequenza delle loro azioni promozionali a favore del museo, e nel numero di followers
che essi hanno. Qualitativamente, invece, esse si evidenzia nel linguaggio e nel
contenuto dei messaggi che essi sollecitano nell’ambito della più ampia
comunità. L'influenza è una componente determinante dell’engagement perché
indica se il museo, nell’ambito della sua comunità, ha dei sostenitori che agiscono per
conto del museo per attirare nuovi simpatizzanti e in questo modo moltiplicano la
portata e l’efficacia dei messaggi originati dal museo.
[1] The
International Journal of Technology, Knowledge and Society, Volume 7, Issue 4, Champaign,
Illinois, USA, 2012
[2] Questa analisi è stata effettuata dall’autrice
combinando due differenti punti di vista: da una parte il concetto espresso da
Brian Haven, un ricercatore in social computing della Forrester University, (Haven, Brian. 2007, Marketing’s New Key Metric: Engagement. Forrester.
http://www.adobe.com/ engagement/pdfs/marketings_new_key_metric_engagement.pdf
(accessed October 08, 2010); dall’altra il concetto sviluppato da Nina Simon,
autrice del libro The Participatory Museum, (Simon 2007, www.participatorymuseum.org).
Musei e uguaglianza di genere
Lo scorso aprile, la Sesta Conferenza
Internazionale sul Museo inclusivo, svoltasi dal 22 al 24 aprile presso la National
Art Gallery of Denmark, ha affrontato, fra gli altri temi, la questione
del gender mainstreaming.
Come sono rappresentate le donne nei musei?
Le politiche mondiali hanno
iniziato a prendere in considerazione questo aspetto dal 1995, dopo che la questione
fu affrontata nella Quarta Conferenza mondiale sulle Donne, promossa dalle
Nazioni Unite nell’ambito della United Nations Entity for Gender Equality and
the Empowerment of Women. Le prime normative in materia sono state poi tracciate
dall’UE, nel 1997, con il Trattato di Amsterdam sulle pari opportunità, e dal
Regno Unito, nel 2007, con il Gender Equality Duty Act.
La conferenza di Amsterdam ha rilevato
che, apparentemente, nella maggior parte dei musei si può riscontrare il
rispetto della parità di genere. Ma se si approfondisce l’indagine, in
realtà molte delle politiche applicate in ambito museale, hanno ora bisogno di
un aggiornamento. Si è convenuto che il contributo che l’ingegno delle donne ha
donato alla cultura e alla scienza deve essere visibile in ogni ambito pubblico,
non solo nelle narrazioni e nei soggetti delle mostre, ma nelle stesse opere in
mostra, poiché attualmente le opere di artisti di sesso maschile detengono una
prevalenza numerica schiacciante.
C'è stato consenso sul fatto che l’uguaglianza
di genere non dovrebbe essere una preoccupazione soltanto delle donne ma che
dovrebbe essere affare di tutti e questo imperativo è diventato più urgente se si
vogliono raggiungere gli obiettivi che le Nazioni Unite hanno prefissato per il
2015, e cioè la "promozione dell’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile”.
Quali strategie possono adottare i
musei per realizzare questa rinnovata visione della società? E’ stato stilato
un elenco di tre principali sfide da affrontare e di relative proposte per
riuscire a raggiungere l’obiettivo:
• Quali sono gli indicatori
chiave che mettono in luce la rappresentazione dei generi in tutto il settore
culturale? Si consiglia ai musei di monitorare le storie raccontate da
una prospettiva di genere.
• Come possiamo controllare e
valutare la rappresentazione di genere? Si consiglia ai musei di
lavorare con il pubblico, il personale e sui programmi da una prospettiva di
genere.
• Quali politiche potrebbero
individuare eventuali divari di genere e disuguaglianze, ed eliminare questi
fattori? Si consiglia ai musei di affrontare le relazioni tra sesso,
razza, età e gruppi sociali in modo proattivo.
Queste raccomandazioni sono state inviate al consiglio
esecutivo di ICOM e all'Agenzia Culturale danese per l'approvazione; è previsto
un follow-up per garantire lo sviluppo della discussione.21 modi per rendere un museo "straordinario".
Se volete sapere come un bambino di 11 anni vede "il suo museo
straordinario", potete leggere i consigli che Jake McGowan-Lowe (11 anni e che
cura il suo blog da quando ne aveva sette) ha scritto sul suo blog Jake'sBones. Ho riassunto qui alcuni dei punti, 21 in tutto, con i quali Jake
descrive come dovrebbe essere fatto un museo:
- I musei devono essere gratuiti e aperti a tutti.
Jake ricorda che Sir Richard Owen volle musei aperti a tutti e anche
la sera, in modo che i lavoratori potessero frequentarli.
- I musei devono essere adeguatamente finanziati, dato che sono un
bene pubblico.
Ecco una grande verità che capisce un bambino ma che sembra così
difficile da comprendere per la classe politica! "Che schifo!" -
commenta Jake schiettamente! E aggiunge: "Vorrei che i finanziamenti ai
musei cambiassero con la stessa velocità con cui i parlamentari cambiano i loro
stipendi, aumentati del 35% negli ultimi dieci anni". Sei grande, Jake!
- I musei dovrebbero avere un po' più di fattore "wow"
all'interno.
I musei che piacciono ai bambini sono quelli in cui i curatori hanno
speso un sacco di tempo a pensare ciò che potrebbe far esclamare
"wow!" ai bambini. Un aspetto da non sottovalutare!
- Rendere un museo il più pratico possibile.
Jake ricorda quanto è importante per un bambino che non si crei una
barriera tra lui e gli oggetti esposti, altrimenti questo creerà diffidenza. I
bambini, infatti, sono educati fin da molto piccoli a non toccare le cose
pericolose, ma i reperti non sono cose pericolose, tutt'al più sono fragili! E
allora bisogna trovare il sistema per aiutare i bambini a toccare gli oggetti,
per esempio creando delle copie fatte apposta per questo scopo.
- Non nascondere gli esperti!
Nei musei, dice Jake, spesso lavorano tantissime persone, ma sono
chiusi in luoghi che non sono accessibili ai visitatori. Eppure i bambini
potrebbero fare loro tante domande. Come si può fare? Secondo Jake sarebbe
bello se questi esperti lavorassero nel museo, in pubblico, per esempio una
volta alla settimana, così che tutti possano avvicinarsi e far loro delle
domande. In questo modo, secondo Jake, i bambini capirebbero che nei musei c'è
molto di più oltre la sicurezza e il negozio di souvenir!
- Creare collegamenti tra la vita reale e ciò che è esposto nel museo.
Jake fa riferimento ai musei naturalistici, che sono i suoi preferiti,
ma il concetto può essere esteso a tutti i musei. Riporta l'esempio di un museo
in cui, accanto allo scheletro di pulcinella di mare è trasmesso un video che
mostra questo tipo di uccello vivo, nel suo ambiente naturale.
- Disporre di informazioni per tutti i livelli di conoscenza.
In questo possono essere d'aiuto le moderne tecnologie: informazioni
su i-pad o touchscreen nel museo possono differenziare più facilmente le
informazioni a seconda del livello di conoscenza che si desidera avere.
- Avere links per quando si torna a casa.
L'apprendimento non deve fermarsi quando si lascia il museo, scrive
Jake. Un modo semplice per accedere alle informazioni sulle pagine web del
museo, potrebbero essere i codici QR.
- Fare mostre on-line e utilizzare i social media.
Jake lamenta il fatto che non sempre le collezioni sono fruibili
on-line. Inoltre dice di sapere che il lavoro che i musei svolgono sui social
media è importante quanto le altre attività del museo. Purché questo li renda
davvero interagenti e comunicativi!
- Fare in modo che i musei siano molto amici dei bambini.
Si può iniziare a frequentare i musei già in giovanissima età, così
come ha fatto Jake. E fa l'esempio del Perth Museum and Art Gallery, un museo
piccolo ma uno dei migliori per i bambini. Ha intere aree in cui i miei
fratelli possono giocare con i dinosauri giocattolo, vestirsi da fauna
selvatica, utilizzare il microscopio, ecc.
- Trovare il modo migliore di spiegare le cose!
Bisogna essere bravi per spiegare le cose complicate in modo leggero e
immediato. E' un po' come proteggersi gli occhi con un paio di occhiali da
sole, dice Jake!
- Incoraggiare le fotografie.
E qui Jake sembra un po' arrabbiato. Va bene vietare l'uso del falsh e
del treppiedi, ma perché vietare del tutto fotografie e riprese? Ma un modo per
apprendere e per condividere, come è giusto che faccia la scienza.
Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei: una sintesi
Si è concluso il Quarto Convegno Nazionale dell’APM, svoltosi l’11 e
il 12 novembre ad Assisi, presso la Sala della Conciliazione del Palazzo dei
Priori. Segnaliamo con soddisfazione un’ampia partecipazione generale,
nonostante le pessime condizioni meteorologiche; siamo molto gratificati,
inoltre, per il notevole interesse che questo appuntamento riscuote in modo
crescente, ogni anno, tra gli specialisti, i responsabili di piccoli musei e il
grande pubblico.
Tanti i temi discussi: le grandi potenzialità dei piccoli musei, ma
anche le attuali difficoltà, le chiusure, la scarsità delle risorse e gli
evidenti problemi di gestione. Le parole chiave che sono emerse sono state:
esperienza, accoglienza, relazionalità, territorio, comunità locale (intervento
di Giancarlo Dall’Ara). I piccoli musei sono un luogo vicino a noi, dove si
vive un’esperienza leggera, positiva e coinvolgente come parte di un’esperienza
più ampia legata al territorio (Giampaolo Proni); sono istituzioni che lavorano
non solo per la conservazione della memoria culturale collettiva, ma anche per
migliorare le condizioni di vita della comunità (Caterina Pisu). Si è parlato
di come, grazie al web 2.0 e alle tecnologie ad esso legate, si stia affermando
una nuova concezione di “participatory museum” in cui il pubblico può
collaborare alla creazione di contenuti culturali (Elisa Bonacini). Ma un
piccolo museo può esprimere tutte le sue potenzialità soltanto se è aiutato da
una normativa efficace che non lo limita ma che valorizza le sue peculiarità (Anna
Boccioli). Si è quindi focalizzata l’attenzione sul modo di comunicare del
museo anche attraverso le varie forme in cui sono stati progettati il suo
allestimento, alcune parti del suo edificio e l’architettura esterna (Valeria
Minucciani). Come ogni anno, abbiamo dato ampio spazio alle esperienze di
alcuni piccoli musei: dalla Casa Museo di Calimera (Silvano Palamà), che ha
illustrato un museo realmente “diffuso” nel territorio e capace di coinvolgere
i residenti, al Museo delle Necropoli rupestri di Barbarano Romano (Stephan
Steingräber e Roberto Corzani), che promuove il patrimonio archeologico locale
in sinergia con le altre realtà del territorio, a Biddas- Museo dei Villaggi
Abbandonati della Sardegna (Sorso) (Marco Milanese), che non espone oggetti ma
che racconta un problema, quello dello spopolamento, che ha origini antiche, e
lo fa usando parole chiave, cercando di rendere di facile comprensione, anche
per i più piccoli, un contenuto scientifico; infine, i “piccoli” musei di Roma
e i loro problemi, spesso determinati da una normativa non adeguata e dalla
fatica di trovare spazio in una città come Roma che è già un “museo all’aperto”
(Lucrezia Ungaro). Anche quest’anno il nostro socio storico, Giorgio
Gallavotti, ha animato il convegno con un suo intervento sul Museo del Bottone
da lui stesso fondato e che, fin dalla nascita dell’Associazione Nazionale
Piccoli Musei, è stato adottato come modello di piccolo museo accogliente e
dinamico.
Infine, i progetti: il primo, “Angeli per viaggiatori”, ideato da
Stefano Consiglio, è basato sull’idea che i residenti ma, perché no, anche i
piccoli musei locali, possono essere le migliori guide per i turisti; il
secondo, Invasioni digitali, si propone di promuovere il nostro patrimonio
culturale attraverso l’utilizzo di internet e dei social media, e mediante
l’organizzazione simultanea e spontanea di numerosi mini-eventi su tutto il
territorio nazionale (intervento di Fabrizio Todisco e Marianna Marcucci).
Purtroppo, per motivi tecnici, non è stato possibile effettuare il
collegamento via Skype con Pascal Janin, Presidente della Red CIE de Centros de
Interpretaciòn Etnogràfica, finalizzata allo sviluppo della coesione
socio-culturale e al rafforzamento delle economie locali, anche attraverso i
piccoli musei, della provincia di Cadiz, Andalusia, con cui siamo in contatto
per cercare di avviare una collaborazione internazionale.
Il convegno è stato aperto e concluso, come ogni anno, dal nostro Presidente,
Giancarlo Dall’Ara, ed efficacemente coordinato dal Vicepresidente Gennaro
Pisacane.
Un ringraziamento particolare ai rappresentanti dei piccoli musei che sono
giunti ad Assisi per prendere parte al convegno, in particolare Rino Lombardi,
Presidente del'Associazione Museo della Bora di Trieste, Laura Minici Zotti, Direttrice
del Museo del Precinema di Padova e Cristina Vadalà, Responsabile Formazione
della Società Cooperativa Sistema Museo dell'Umbria. Ringraziamo in modo
speciale la Coordinatrice di Icom-Liguria, Fiorangela Di Matteo, che ha voluto
cortesemente essere presente ai lavori del nostro convegno. Ci scusiamo per
eventuali dimenticanze.
Al termine di questa due giorni, ci apprestiamo, ora, ad esaminare le prime
candidature degli enti locali e dei piccoli musei che desiderano ospitare il
Quinto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei, nel 2014, in data da stabilire.
Sottoponeteci le vostre candidature, contattandoci all'indirizzo di posta
elettronica apmusei@gmail.com
E' on line il programma definitivo del Quarto Convegno dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. L'appuntamento è per lunedì prossimo, 11 novembre, ore 15.00, presso la Sala della Conciliazione, Palazzo dei Priori, Assisi.
Ricordo che chi sarà impossibilitato a raggiungerci ad Assisi, potrà seguire il live tweeting (@PiccoliMusei).
Se desiderate intervenire su Twitter, vi preghiamo di utilizzare l'hashtag #piccolimusei2013.
Dal blog dei Piccoli Musei:
Piccoli Musei: L'accoglienza nei musei è un "servizio aggiuntivo"...
"Musei Accoglienti" è il filo conduttore dei Convegni dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. Il prossimo è in programma ad Assisi l'11 novembre pomeriggio, nella sala della Conciliazione nel palazzo del Comune. L'ingresso è gratuito. Vi aspettiamo!
Il live su Twitter del Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei
A distanza di sole tre settimane dall'inizio del Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei, in programma ad Assisi l'11 e il 12 novembre 2013, ci prepariamo al live su Twitter. Chi non potrà essere presente, ci segua su Twitter, attraverso la pagina di @PiccoliMusei.
Raccomando di utilizzare l'hashtag #piccolimusei2013 per partecipare al live e per intervenire con i propri commenti. Vi aspettiamo!
Meet a Museum Blogger: what a good idea!
Ho scoperto una bella iniziativa del blog Museum Minute, leggendo alcune interviste a bloggers italiani, come Marina Lo Blundo e Francesco Ripanti.
L’idea, lanciata nel gennaio di quest’anno, si intitola Meet a Museum Blogger ed è molto accattivante: si tratta di un incontro settimanale con Museum Bloggers da tutto il mondo, i quali si presentano alla comunità del blog attraverso una breve intervista.
Aderire all'iniziativa è semplice, basta essere un blogger, occuparsi a vario titolo di musei e, infine, rispondere ad una serie di domande che ci verranno sottoposte. L’intervista sarà realizzata in inglese.
L’obiettivo, ovviamente, non è
esaltare se stessi, ma creare una rete di contatti tra i bloggers, far
conoscere le buone pratiche, le idee e le singole esperienze professionali di
ogni blogger per un reciproco arricchimento. Gli ideatori sperano che questa
sezione del blog possa diventare anche un luogo per promuovere la discussione
sulle tematiche più attuali che riguardano il mondo dei musei.
Museum Minute è un blog statunitense
che si rivolge ai professionisti museali ma anche agli appassionati di musei. Nasce
da un’idea di Lindsay Smith,
consulente e fondatore della società Exhibitsmith. Con Lindsay Smith collaborano Jamie Glavic ed Heather Stecklein. Dall'estate del 2012, Jamie ha assunto la
responsabilità primaria della gestione del blog.
Notizie dal Museo del Bottone
Dopo l'intervista a Giorgio Gallavotti, direttore del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna, dello scorso 16 giugno, mi piace continuare a seguire questo piccolo, incredibile museo, che è capace di attrarre tanti visitatori da tutto il mondo.
Il direttore, con l'entusiasmo e la passione che lo contraddistinguono, ha scritto un comunicato stampa per far conoscere gli ottimi risultati ottenuti, fino ad oggi, nel corso del 2013, e che mi pregio di pubblicare in questo blog.
MUSEO DEL BOTTONE COMUNICATO STAMPA 10/2013
Il direttore, con l'entusiasmo e la passione che lo contraddistinguono, ha scritto un comunicato stampa per far conoscere gli ottimi risultati ottenuti, fino ad oggi, nel corso del 2013, e che mi pregio di pubblicare in questo blog.
MUSEO DEL BOTTONE COMUNICATO STAMPA 10/2013
Nel mese
di settembre si è interrotta la seria positiva in crescendo delle visite al
Museo del Bottone.
Nel mese
di settembre 2012 con un +37.84% avevamo
toccato la rispettabile cifra di 3395 firme.
Quest’anno ci siamo fermati a 3052: -11,24%.
Sono venuti a mancare numerosi gruppi dei russi dirottati da Rimini a Pisa ed a
Roma.
Nonostante questo, il 2013
continua ad essere un anno d’oro per il Museo. Su base annua abbiamo un +33,58%
di firme ed alla fine di settembre 2013 abbiamo superato con oltre tre mesi di
anticipo tutte le firme del 2012. Le firme totali dal 10-05-2008 sono 110.717.
Provate a fare il conto se teniamo presente che su due persone una solo
firma.
Quest’anno la risonanza internazionale ha raggiunto ottimi livelli, oltre il 55% dei
visitatori sono stranieri.
Con
l’arrivo della stagista Beatrice Morellini siamo ora in grado di fare le visite
guidate gratuite in francese, tedesco ed inglese. Abbiamo le informazioni
cartacee in russo, cinese, bulgaro, oltre ai tradizionali francese, tedesco,
spagnolo ed inglese
Pensate
che siamo a conoscenza che almeno una ventina di persone, europee e non, hanno
conosciuto il Museo attraverso i mass media o internet, nei loro paesi. Le
pubblicazioni tedesche sono diverse; arrivano i tedeschi con il giornale e
chiedono se quello che è scritto sul loro giornale è questo Museo.
La
notorietà internazionale ha fatto sì che anche i reperti siano aumentati, con i bottoni del 1700-1800 arrivati dalla Polonia, dalla Russia, dal Tibet, dal
Giappone e dalla Cina. Dal
Giappone un Netsuké in avorio dei primi del '900, regalato da Marta Leoni di Faenza; la
mia amica giornalista cinese Tian Pingsha mi ha portato i bottoni con fregi da divise di generale dell’esercito cinese. Aspetto la fotografia del generale per farne un quadro ed esporlo al Museo.
Si è
arricchita anche la biblioteca con un catalogo di bottoni dalla Danimarca e due
dalla Polonia.
Ad Assisi, l'11-12 novembre 2013, parteciperò al 4° convegno nazionale dei Piccoli Musei. Io relazionerò alle
9,30 del 12 novembre ed ho a disposizione circa 30
minuti per presentare i piccoli musei ed il Museo del Bottone.
Sullo
schermo, dopo l’immagine di Santarcangelo si vedranno i bottoni con la figura di Maria
Antonietta, Mozart, Giapponesi del 1600, il bottone disegnato da Pablo Picasso negli
anni 1920 per Coco Chanel, i bottoni dei Papi, quello di Maria Luisa D’Austria, la seconda moglie
di Napoleone, e quello del loro figlio l’Aiglon e tanti altri.
Dopo
Castenaso, Battaglia Terme ed Amalfi, questa di Assisi è un’altra vetrina
nazionale per questo piccolo oggetto che incanta i visitatori.
Non è
finita qui, perché nel 2014 vi sono in programma altri avvenimenti.
A Vicenza
al Museo dell’oro, nel 2014-2015
saranno in mostra bottoni gioiello del Museo del Bottone, e un video. Nell’ambito
delle "Attività Didattiche della
Università per la terza età" di Rimini nella sezione "Percorsi del pensiero e razionalità" il 31-01-2014 presenterò una relazione dal titolo "Cosa
può mai dire un bottone".
E' abbastanza per essere soddisfatto, unitamente ai collaboratori, che ringrazio e
che quest'estate si sono impegnati tantissimo. Siamo stati al servizio dei
turisti mattino, pomeriggio e sera per oltre quattro mesi e credo che i
santarcangiolesi, che quando hanno ospiti non mancano di portarli al Museo, ne siano orgogliosi.
Cordiali saluti
Giorgio Gallavotti
Direttore
e fondatore del Museo del Bottone, il
primo ed unico in Italia
Santarcangelo 03-10-2013
MARIO CHAGAS: IL PIÙ GRANDE PATRIMONIO DI UN MUSEO È IL SUO PUBBLICO
Riporto qui un articolo uscito il 27 settembre sul giornale colombiano El
Tiempo.com, a seguito dell’incontro organizzato da Icom Colombia, “Musei e
patrimonio”, lo scorso 18 settembre.
In quella occasione, l’antropologo brasiliano Mario Chagas, asesor museológico del Museo della Repubblica di Río de Janeiro, ha evidenziato la
funzione sociale dei musei (soprattutto dei piccoli musei, quando riescono ad instaurare uno stretto legame con le loro comunità), e l’importanza di favorire l’accesso
democratico alla cultura.
Nel 1972, a Santiago de Chile, in
occasione di una tavola rotonda di esperti in museologia, si discusse della funzione
sociale dei musei. Quarant’anni dopo, si contano numerosi esempi di musei che esprimono la propria vocazione sociale in vari modi. E’ questo il caso del
Ponto de Memória de Terra Firme, Belén
(Brasile), dove un gruppo di donne ha deciso di impegnarsi per recuperare la
gastronomia locale. Iniziando da questo progetto, oggi si può dire che la
comunità locale è cosciente dei propri diritti culturali e che lotta per
questi.
Così afferma Mario Chagas, asesor museológico del Museu da Repùblica di Río de Janeiro, intervenuto ad una conferenza tenutasi a Bogotá
per discutere di come questi spazi culturali possono produrre un cambiamento
sociale.
Un altro caso è il Museu de Favela (Pavão, Pavãozinho e
Cantagalo), a Río de Janeiro. Lì la comunità stessa gestisce il museo e riesce
anche a sopravvivere dignitosamente grazie alle visite e alla vendita di
prodotti dell’artigianato locale.
Per Chagas «il museo non può
essere visto come un qualcosa di statico e distante dalle comunità. È importante democratizzare l’accesso ai
musei esistenti, e usare la democratizzazione del museo come uno strumento»,
commenta.
Tuttavia, il fatto che ci siano
comunità che creano i propri musei e che li fanno vivere, non esonera i governi
dalle proprie responsabilità e dal dovere di sviluppare politiche che
promuovono l’accesso alla cultura e che garantiscano la sopravvivenza dei
piccoli musei.
Memoria e creatività
Un altro argomento che è stato
affrontato durante l’incontro organizzato da Icom Colombia, riguarda una formula proposta da Chagas che include
le variabili museo, patrimonio, memoria e creatività. Per lo studioso
brasiliano, i musei sono una forma di appropriazione del passato e di
proiezione nel futuro, però richiedono un esercizio costante della memoria.
Chagas ribadisce che chi non
conosce la sua storia è destinato a ripeterla. Per l’antropologo, dunque, tutta
la creazione necessita di memoria. «Nello
stesso tempo, chi ha memoria, ma non riesce ad essere creativo, ricorda solo il
passato, cioè un altro tempo rispetto a quello in cui vive. E’ necessario,
invece, che memoria e creatività siano presenti insieme», conclude.
Fonte: http://www.eltiempo.com
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Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...
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Attualmente non esiste in Italia un documento che ripartisca tutti i tipi di musei, anche se una classificazione può essere desunta da un...