Se volete sapere come un bambino di 11 anni vede "il suo museo
straordinario", potete leggere i consigli che Jake McGowan-Lowe (11 anni e che
cura il suo blog da quando ne aveva sette) ha scritto sul suo blog Jake'sBones. Ho riassunto qui alcuni dei punti, 21 in tutto, con i quali Jake
descrive come dovrebbe essere fatto un museo:
- I musei devono essere gratuiti e aperti a tutti.
Jake ricorda che Sir Richard Owen volle musei aperti a tutti e anche
la sera, in modo che i lavoratori potessero frequentarli.
- I musei devono essere adeguatamente finanziati, dato che sono un
bene pubblico.
Ecco una grande verità che capisce un bambino ma che sembra così
difficile da comprendere per la classe politica! "Che schifo!" -
commenta Jake schiettamente! E aggiunge: "Vorrei che i finanziamenti ai
musei cambiassero con la stessa velocità con cui i parlamentari cambiano i loro
stipendi, aumentati del 35% negli ultimi dieci anni". Sei grande, Jake!
- I musei dovrebbero avere un po' più di fattore "wow"
all'interno.
I musei che piacciono ai bambini sono quelli in cui i curatori hanno
speso un sacco di tempo a pensare ciò che potrebbe far esclamare
"wow!" ai bambini. Un aspetto da non sottovalutare!
- Rendere un museo il più pratico possibile.
Jake ricorda quanto è importante per un bambino che non si crei una
barriera tra lui e gli oggetti esposti, altrimenti questo creerà diffidenza. I
bambini, infatti, sono educati fin da molto piccoli a non toccare le cose
pericolose, ma i reperti non sono cose pericolose, tutt'al più sono fragili! E
allora bisogna trovare il sistema per aiutare i bambini a toccare gli oggetti,
per esempio creando delle copie fatte apposta per questo scopo.
- Non nascondere gli esperti!
Nei musei, dice Jake, spesso lavorano tantissime persone, ma sono
chiusi in luoghi che non sono accessibili ai visitatori. Eppure i bambini
potrebbero fare loro tante domande. Come si può fare? Secondo Jake sarebbe
bello se questi esperti lavorassero nel museo, in pubblico, per esempio una
volta alla settimana, così che tutti possano avvicinarsi e far loro delle
domande. In questo modo, secondo Jake, i bambini capirebbero che nei musei c'è
molto di più oltre la sicurezza e il negozio di souvenir!
- Creare collegamenti tra la vita reale e ciò che è esposto nel museo.
Jake fa riferimento ai musei naturalistici, che sono i suoi preferiti,
ma il concetto può essere esteso a tutti i musei. Riporta l'esempio di un museo
in cui, accanto allo scheletro di pulcinella di mare è trasmesso un video che
mostra questo tipo di uccello vivo, nel suo ambiente naturale.
- Disporre di informazioni per tutti i livelli di conoscenza.
In questo possono essere d'aiuto le moderne tecnologie: informazioni
su i-pad o touchscreen nel museo possono differenziare più facilmente le
informazioni a seconda del livello di conoscenza che si desidera avere.
- Avere links per quando si torna a casa.
L'apprendimento non deve fermarsi quando si lascia il museo, scrive
Jake. Un modo semplice per accedere alle informazioni sulle pagine web del
museo, potrebbero essere i codici QR.
- Fare mostre on-line e utilizzare i social media.
Jake lamenta il fatto che non sempre le collezioni sono fruibili
on-line. Inoltre dice di sapere che il lavoro che i musei svolgono sui social
media è importante quanto le altre attività del museo. Purché questo li renda
davvero interagenti e comunicativi!
- Fare in modo che i musei siano molto amici dei bambini.
Si può iniziare a frequentare i musei già in giovanissima età, così
come ha fatto Jake. E fa l'esempio del Perth Museum and Art Gallery, un museo
piccolo ma uno dei migliori per i bambini. Ha intere aree in cui i miei
fratelli possono giocare con i dinosauri giocattolo, vestirsi da fauna
selvatica, utilizzare il microscopio, ecc.
- Trovare il modo migliore di spiegare le cose!
Bisogna essere bravi per spiegare le cose complicate in modo leggero e
immediato. E' un po' come proteggersi gli occhi con un paio di occhiali da
sole, dice Jake!
- Incoraggiare le fotografie.
E qui Jake sembra un po' arrabbiato. Va bene vietare l'uso del falsh e
del treppiedi, ma perché vietare del tutto fotografie e riprese? Ma un modo per
apprendere e per condividere, come è giusto che faccia la scienza.
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