Riporto qui un articolo uscito il 27 settembre sul giornale colombiano El
Tiempo.com, a seguito dell’incontro organizzato da Icom Colombia, “Musei e
patrimonio”, lo scorso 18 settembre.
In quella occasione, l’antropologo brasiliano Mario Chagas, asesor museológico del Museo della Repubblica di Río de Janeiro, ha evidenziato la
funzione sociale dei musei (soprattutto dei piccoli musei, quando riescono ad instaurare uno stretto legame con le loro comunità), e l’importanza di favorire l’accesso
democratico alla cultura.
Nel 1972, a Santiago de Chile, in
occasione di una tavola rotonda di esperti in museologia, si discusse della funzione
sociale dei musei. Quarant’anni dopo, si contano numerosi esempi di musei che esprimono la propria vocazione sociale in vari modi. E’ questo il caso del
Ponto de Memória de Terra Firme, Belén
(Brasile), dove un gruppo di donne ha deciso di impegnarsi per recuperare la
gastronomia locale. Iniziando da questo progetto, oggi si può dire che la
comunità locale è cosciente dei propri diritti culturali e che lotta per
questi.
Così afferma Mario Chagas, asesor museológico del Museu da Repùblica di Río de Janeiro, intervenuto ad una conferenza tenutasi a Bogotá
per discutere di come questi spazi culturali possono produrre un cambiamento
sociale.
Un altro caso è il Museu de Favela (Pavão, Pavãozinho e
Cantagalo), a Río de Janeiro. Lì la comunità stessa gestisce il museo e riesce
anche a sopravvivere dignitosamente grazie alle visite e alla vendita di
prodotti dell’artigianato locale.
Per Chagas «il museo non può
essere visto come un qualcosa di statico e distante dalle comunità. È importante democratizzare l’accesso ai
musei esistenti, e usare la democratizzazione del museo come uno strumento»,
commenta.
Tuttavia, il fatto che ci siano
comunità che creano i propri musei e che li fanno vivere, non esonera i governi
dalle proprie responsabilità e dal dovere di sviluppare politiche che
promuovono l’accesso alla cultura e che garantiscano la sopravvivenza dei
piccoli musei.
Memoria e creatività
Un altro argomento che è stato
affrontato durante l’incontro organizzato da Icom Colombia, riguarda una formula proposta da Chagas che include
le variabili museo, patrimonio, memoria e creatività. Per lo studioso
brasiliano, i musei sono una forma di appropriazione del passato e di
proiezione nel futuro, però richiedono un esercizio costante della memoria.
Chagas ribadisce che chi non
conosce la sua storia è destinato a ripeterla. Per l’antropologo, dunque, tutta
la creazione necessita di memoria. «Nello
stesso tempo, chi ha memoria, ma non riesce ad essere creativo, ricorda solo il
passato, cioè un altro tempo rispetto a quello in cui vive. E’ necessario,
invece, che memoria e creatività siano presenti insieme», conclude.
Fonte: http://www.eltiempo.com