Musei e social networks: i diversi livelli dell’engagement





Un interessante articolo di Natalia Grincheva, “How Far Can We Reach? International Audiences in Online Museums Communities” [1], analizza il metodo per rilevare in che modo i musei, attraverso i social networks, riescono a ottenere il coinvolgimento non solo del pubblico più vicino ma anche di quello internazionale.
Nella sua analisi, l’autrice compie una “scomposizione” del concetto di “engagement” suddividendo questo processo in vari livelli [2]: coinvolgimento, partecipazione, interazione, intimità, e influenza. 
In questa sede si focalizzerà l’attenzione sulla descrizione di tali livelli.

Coinvolgimento

Il “coinvolgimento” è il livello iniziale del rapporto che il pubblico instaura con un museo. In questa fase la partecipazione avviene a livello generale e rappresenta l’interesse che il pubblico esprime riguardo il contenuto, le attività e le collezioni del museo. Il coinvolgimento può essere monitorato e controllato in base ai dati quantitativi offerti dal web, ovvero attraverso il numero delle visite, il numero di pagine viste, il tempo di permanenza su ogni pagina,  la frequenza delle visite e le connessioni stabilite con il museo sui siti di social network (ad esempio Facebook, Flickr, YouTube, e Twitter).

Partecipazione

La “partecipazione” rappresenta un livello più alto dell’engagement e si riferisce a tutte quelle azioni che portano il pubblico a stabilire una relazione o a connettersi con il museo. Si evidenzia in base agli eventi cui le stesse persone danno un loro contributo con propri contenuti creativi, scrivendo commenti o partecipando a sondaggi, richiedendo ulteriori informazioni su mostre o progetti, iscrivendosi ai feed RSS, via newsletter o e-mail, o acquistando biglietti per il museo on-line. La misura della partecipazione si ottiene attraverso la presenza di una serie concreta di azioni che le persone compiono: per esempio conversazioni che si svolgono sui blog, il caricamento di foto e video, i contributi sui social media, compresi quelli di propria creazione, i “like” e i commenti.

Interazione

L'"interazione" è un livello dell’engagement che rappresenta come gli individui all'interno di una comunità sono collegati tra loro e se questi collegamenti sono abbastanza forti per sostenere la comunità online che si è formata intorno al museo. L’ interazione si misura attraverso i dati qualitativi e quantitativi che indicano se gli individui si scambiano informazioni, contenuti e opinioni attraverso attività di collaborazione o interattive. Questi dati si basano sul numero di collaborazioni che si sono create tra i partecipanti, sul numero di contributi realizzati in collaborazione, sul numero e sui contenuti dei messaggi che queste persone si scambiano tra loro, e infine sul numero e sul significato dei commenti lasciati ciascuno sui post degli altri.

Intimità

L'”intimità” rappresenta la componente emotiva dell’engagement ovvero i sentimenti (positivi o negativi) che gli spettatori hanno verso un dato museo. La misurazione dell’”intimità”, dunque, va oltre la quantificazione delle interazioni e misura, piuttosto, lo stato emotivo o il sentimento che il pubblico mostra verso il museo o nei riguardi di eventi specifici, collezioni e progetti. Questa misurazione si basa sulla raccolta e sull'analisi di tali dati qualitativi quali opinioni, sensazioni e stati emotivi nei confronti del museo, che possono essere espressi attraverso il linguaggio (la scelta di determinate parole) e il contenuto/significato dei messaggi provenienti dal pubblico.

Influenza

L'”influenza” indica la capacità che alcuni individui hanno nel promuovere il museo ad un pubblico più ampio. Per un museo, quindi, è importante identificare gli "influenzatori" tra il pubblico e misurare la portata della loro influenza attraverso la grandezza e la diversificazione delle loro reti personali e  il tipo di azioni svolte al fine di promuovere il museo. Quantitativamente, l’influenza può essere evidenziata, dunque, nel numero di tali "influenzatori", nella frequenza delle loro azioni promozionali a favore del museo, e nel numero di followers che essi hanno. Qualitativamente, invece, esse si evidenzia nel linguaggio e nel contenuto dei messaggi che essi sollecitano nell’ambito della più ampia comunità. L'influenza è una componente determinante dell’engagement perché indica se il museo, nell’ambito della sua  comunità, ha dei sostenitori che agiscono per conto del museo per attirare nuovi simpatizzanti e in questo modo moltiplicano la portata e l’efficacia dei messaggi originati dal museo.






[1] The International Journal of Technology, Knowledge and Society, Volume 7, Issue 4, Champaign, Illinois, USA, 2012
[2] Questa analisi è stata effettuata dall’autrice combinando due differenti punti di vista: da una parte il concetto espresso da Brian Haven, un ricercatore in social computing della Forrester University, (Haven, Brian. 2007, Marketing’s New Key Metric: Engagement. Forrester. http://www.adobe.com/ engagement/pdfs/marketings_new_key_metric_engagement.pdf (accessed October 08, 2010); dall’altra il concetto sviluppato da Nina Simon, autrice del libro The Participatory Museum, (Simon 2007, www.participatorymuseum.org).

Musei e uguaglianza di genere



Lo scorso aprile, la Sesta Conferenza Internazionale sul Museo inclusivo, svoltasi dal 22 al 24 aprile presso la National Art Gallery of Denmark, ha affrontato, fra gli altri temi, la questione del gender mainstreaming. Come sono rappresentate le donne nei musei?
Le politiche mondiali hanno iniziato a prendere in considerazione questo aspetto dal 1995, dopo che la questione fu affrontata nella Quarta Conferenza mondiale sulle Donne, promossa dalle Nazioni Unite nell’ambito della United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women.  Le prime normative in materia sono state poi tracciate dall’UE, nel 1997, con il Trattato di Amsterdam sulle pari opportunità, e dal Regno Unito, nel 2007, con il Gender Equality Duty Act.
La conferenza di Amsterdam ha rilevato che, apparentemente, nella maggior parte dei musei si può riscontrare il rispetto della parità di genere. Ma se si approfondisce l’indagine, in realtà molte delle politiche applicate in ambito museale, hanno ora bisogno di un aggiornamento. Si è convenuto che il contributo che l’ingegno delle donne ha donato alla cultura e alla scienza deve essere visibile in ogni ambito pubblico, non solo nelle narrazioni e nei soggetti delle mostre, ma nelle stesse opere in mostra, poiché attualmente le opere di artisti di sesso maschile detengono una prevalenza numerica schiacciante.
C'è stato consenso sul fatto che l’uguaglianza di genere non dovrebbe essere una preoccupazione soltanto delle donne ma che dovrebbe essere affare di tutti e questo imperativo è diventato più urgente se si vogliono raggiungere gli obiettivi che le Nazioni Unite hanno prefissato per il 2015, e cioè la "promozione dell’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile”.  
Quali strategie possono adottare i musei per realizzare questa rinnovata visione della società? E’ stato stilato un elenco di tre principali sfide da affrontare e di relative proposte per riuscire a raggiungere l’obiettivo:

• Quali sono gli indicatori chiave che mettono in luce la rappresentazione dei generi in tutto il settore culturale? Si consiglia ai musei di monitorare le storie raccontate da una prospettiva di genere.
• Come possiamo controllare e valutare la rappresentazione di genere? Si consiglia ai musei di lavorare con il pubblico, il personale e sui programmi da una prospettiva di genere.
• Quali politiche potrebbero individuare eventuali divari di genere e disuguaglianze, ed eliminare questi fattori? Si consiglia ai musei di affrontare le relazioni tra sesso, razza, età e gruppi sociali in modo proattivo.

Queste raccomandazioni sono state inviate al consiglio esecutivo di ICOM e all'Agenzia Culturale danese per l'approvazione; è previsto un follow-up per garantire lo sviluppo della discussione.

21 modi per rendere un museo "straordinario".



Se volete sapere come un bambino di 11 anni vede "il suo museo straordinario", potete leggere i consigli che Jake McGowan-Lowe (11 anni e che cura il suo blog da quando ne aveva sette) ha scritto sul suo blog Jake'sBones. Ho riassunto qui alcuni dei punti, 21 in tutto, con i quali Jake descrive come dovrebbe essere fatto un museo:

- I musei devono essere gratuiti e aperti a tutti.
Jake ricorda che Sir Richard Owen volle musei aperti a tutti e anche la sera, in modo che i lavoratori potessero frequentarli.

- I musei devono essere adeguatamente finanziati, dato che sono un bene pubblico.
Ecco una grande verità che capisce un bambino ma che sembra così difficile da comprendere per la classe politica! "Che schifo!" - commenta Jake schiettamente! E aggiunge: "Vorrei che i finanziamenti ai musei cambiassero con la stessa velocità con cui i parlamentari cambiano i loro stipendi, aumentati del 35% negli ultimi dieci anni". Sei grande, Jake!

- I musei dovrebbero avere un po' più di fattore "wow" all'interno.
I musei che piacciono ai bambini sono quelli in cui i curatori hanno speso un sacco di tempo a pensare ciò che potrebbe far esclamare "wow!" ai bambini. Un aspetto da non sottovalutare!

- Rendere un museo il più pratico possibile.
Jake ricorda quanto è importante per un bambino che non si crei una barriera tra lui e gli oggetti esposti, altrimenti questo creerà diffidenza. I bambini, infatti, sono educati fin da molto piccoli a non toccare le cose pericolose, ma i reperti non sono cose pericolose, tutt'al più sono fragili! E allora bisogna trovare il sistema per aiutare i bambini a toccare gli oggetti, per esempio creando delle copie fatte apposta per questo scopo.

- Non nascondere gli esperti!
Nei musei, dice Jake, spesso lavorano tantissime persone, ma sono chiusi in luoghi che non sono accessibili ai visitatori. Eppure i bambini potrebbero fare loro tante domande. Come si può fare? Secondo Jake sarebbe bello se questi esperti lavorassero nel museo, in pubblico, per esempio una volta alla settimana, così che tutti possano avvicinarsi e far loro delle domande. In questo modo, secondo Jake, i bambini capirebbero che nei musei c'è molto di più oltre la sicurezza e il negozio di souvenir!

- Creare collegamenti tra la vita reale e ciò che è esposto nel museo.
Jake fa riferimento ai musei naturalistici, che sono i suoi preferiti, ma il concetto può essere esteso a tutti i musei. Riporta l'esempio di un museo in cui, accanto allo scheletro di pulcinella di mare è trasmesso un video che mostra questo tipo di uccello vivo, nel suo ambiente naturale.

- Disporre di informazioni per tutti i livelli di conoscenza.
In questo possono essere d'aiuto le moderne tecnologie: informazioni su i-pad o touchscreen nel museo possono differenziare più facilmente le informazioni a seconda del livello di conoscenza che si desidera avere.

- Avere links per quando si torna a casa.
L'apprendimento non deve fermarsi quando si lascia il museo, scrive Jake. Un modo semplice per accedere alle informazioni sulle pagine web del museo, potrebbero essere i codici QR.

- Fare mostre on-line e utilizzare i social media.
Jake lamenta il fatto che non sempre le collezioni sono fruibili on-line. Inoltre dice di sapere che il lavoro che i musei svolgono sui social media è importante quanto le altre attività del museo. Purché questo li renda davvero interagenti e comunicativi!

- Fare in modo che i musei siano molto amici dei bambini.
Si può iniziare a frequentare i musei già in giovanissima età, così come ha fatto Jake. E fa l'esempio del Perth Museum and Art Gallery, un museo piccolo ma uno dei migliori per i bambini. Ha intere aree in cui i miei fratelli possono giocare con i dinosauri giocattolo, vestirsi da fauna selvatica, utilizzare il microscopio, ecc.

- Trovare il modo migliore di spiegare le cose!
Bisogna essere bravi per spiegare le cose complicate in modo leggero e immediato. E' un po' come proteggersi gli occhi con un paio di occhiali da sole, dice Jake!

- Incoraggiare le fotografie.
E qui Jake sembra un po' arrabbiato. Va bene vietare l'uso del falsh e del treppiedi, ma perché vietare del tutto fotografie e riprese? Ma un modo per apprendere e per condividere, come è giusto che faccia la scienza.

Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei: una sintesi



Si è concluso il Quarto Convegno Nazionale dell’APM, svoltosi l’11 e il 12 novembre ad Assisi, presso la Sala della Conciliazione del Palazzo dei Priori. Segnaliamo con soddisfazione un’ampia partecipazione generale, nonostante le pessime condizioni meteorologiche; siamo molto gratificati, inoltre, per il notevole interesse che questo appuntamento riscuote in modo crescente, ogni anno, tra gli specialisti, i responsabili di piccoli musei e il grande pubblico.


Tanti i temi discussi: le grandi potenzialità dei piccoli musei, ma anche le attuali difficoltà, le chiusure, la scarsità delle risorse e gli evidenti problemi di gestione. Le parole chiave che sono emerse sono state: esperienza, accoglienza, relazionalità, territorio, comunità locale (intervento di Giancarlo Dall’Ara). I piccoli musei sono un luogo vicino a noi, dove si vive un’esperienza leggera, positiva e coinvolgente come parte di un’esperienza più ampia legata al territorio (Giampaolo Proni); sono istituzioni che lavorano non solo per la conservazione della memoria culturale collettiva, ma anche per migliorare le condizioni di vita della comunità (Caterina Pisu). Si è parlato di come, grazie al web 2.0 e alle tecnologie ad esso legate, si stia affermando una nuova concezione di “participatory museum” in cui il pubblico può collaborare alla creazione di contenuti culturali (Elisa Bonacini). Ma un piccolo museo può esprimere tutte le sue potenzialità soltanto se è aiutato da una normativa efficace che non lo limita ma che valorizza le sue peculiarità (Anna Boccioli). Si è quindi focalizzata l’attenzione sul modo di comunicare del museo anche attraverso le varie forme in cui sono stati progettati il suo allestimento, alcune parti del suo edificio e l’architettura esterna (Valeria Minucciani). Come ogni anno, abbiamo dato ampio spazio alle esperienze di alcuni piccoli musei: dalla Casa Museo di Calimera (Silvano Palamà), che ha illustrato un museo realmente “diffuso” nel territorio e capace di coinvolgere i residenti, al Museo delle Necropoli rupestri di Barbarano Romano (Stephan Steingräber e Roberto Corzani), che promuove il patrimonio archeologico locale in sinergia con le altre realtà del territorio, a Biddas- Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna (Sorso) (Marco Milanese), che non espone oggetti ma che racconta un problema, quello dello spopolamento, che ha origini antiche, e lo fa usando parole chiave, cercando di rendere di facile comprensione, anche per i più piccoli, un contenuto scientifico; infine, i “piccoli” musei di Roma e i loro problemi, spesso determinati da una normativa non adeguata e dalla fatica di trovare spazio in una città come Roma che è già un “museo all’aperto” (Lucrezia Ungaro). Anche quest’anno il nostro socio storico, Giorgio Gallavotti, ha animato il convegno con un suo intervento sul Museo del Bottone da lui stesso fondato e che, fin dalla nascita dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei, è stato adottato come modello di piccolo museo accogliente e dinamico. 


Infine, i progetti: il primo, “Angeli per viaggiatori”, ideato da Stefano Consiglio, è basato sull’idea che i residenti ma, perché no, anche i piccoli musei locali, possono essere le migliori guide per i turisti; il secondo, Invasioni digitali, si propone di promuovere il nostro patrimonio culturale attraverso l’utilizzo di internet e dei social media, e mediante l’organizzazione simultanea e spontanea di numerosi mini-eventi su tutto il territorio nazionale (intervento di Fabrizio Todisco e Marianna Marcucci).
Purtroppo, per motivi tecnici, non è stato possibile effettuare il collegamento via Skype con Pascal Janin, Presidente della Red CIE de Centros de Interpretaciòn Etnogràfica, finalizzata allo sviluppo della coesione socio-culturale e al rafforzamento delle economie locali, anche attraverso i piccoli musei, della provincia di Cadiz, Andalusia, con cui siamo in contatto per cercare di avviare una collaborazione internazionale.



Il convegno è stato aperto e concluso, come ogni anno, dal nostro Presidente, Giancarlo Dall’Ara, ed efficacemente coordinato dal Vicepresidente Gennaro Pisacane.


Un ringraziamento particolare ai rappresentanti dei piccoli musei che sono giunti ad Assisi per prendere parte al convegno, in particolare Rino Lombardi, Presidente del'Associazione Museo della Bora di Trieste, Laura Minici Zotti, Direttrice del Museo del Precinema di Padova e Cristina Vadalà, Responsabile Formazione della Società Cooperativa Sistema Museo dell'Umbria. Ringraziamo in modo speciale la Coordinatrice di Icom-Liguria, Fiorangela Di Matteo, che ha voluto cortesemente essere presente ai lavori del nostro convegno. Ci scusiamo per eventuali dimenticanze.



Al termine di questa due giorni, ci apprestiamo, ora, ad esaminare le prime candidature degli enti locali e dei piccoli musei che desiderano ospitare il Quinto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei, nel 2014, in data da stabilire. Sottoponeteci le vostre candidature, contattandoci all'indirizzo di posta elettronica apmusei@gmail.com



E' on line il programma definitivo del Quarto Convegno dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. L'appuntamento è per lunedì prossimo, 11 novembre, ore 15.00, presso la Sala della Conciliazione, Palazzo dei Priori, Assisi.
Ricordo che chi sarà impossibilitato a raggiungerci ad Assisi, potrà seguire il live tweeting (@PiccoliMusei). 
Se desiderate intervenire su Twitter, vi preghiamo di utilizzare l'hashtag #piccolimusei2013.


Dal blog dei Piccoli Musei:

Piccoli Musei: L'accoglienza nei musei è un "servizio aggiuntivo"...


"Musei Accoglienti" è il filo conduttore dei Convegni dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. Il prossimo è in programma ad Assisi l'11 novembre pomeriggio, nella sala della Conciliazione nel palazzo del Comune. L'ingresso è gratuito. Vi aspettiamo!

Il live su Twitter del Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei



A distanza di sole tre settimane dall'inizio del Quarto Convegno Nazionale dei Piccoli Musei, in programma ad Assisi l'11 e il 12 novembre 2013, ci prepariamo al live su Twitter. Chi non potrà essere presente, ci segua su Twitter, attraverso la pagina di @PiccoliMusei
Raccomando di utilizzare l'hashtag #piccolimusei2013 per partecipare al live e per intervenire con i propri commenti. Vi aspettiamo!

Meet a Museum Blogger: what a good idea!













Ho scoperto una bella iniziativa del blog Museum Minuteleggendo alcune interviste a bloggers italiani, come Marina Lo Blundo Francesco Ripanti.
L’idea, lanciata nel gennaio di quest’anno, si intitola Meet a Museum Blogger ed è molto accattivante: si tratta di un incontro settimanale con Museum Bloggers da tutto il mondo, i quali si presentano alla comunità del blog attraverso una breve intervista.

Aderire all'iniziativa è semplice, basta essere un blogger, occuparsi a vario titolo di musei e, infine, rispondere ad una serie di domande che ci verranno sottoposte. L’intervista sarà realizzata in inglese.

L’obiettivo, ovviamente, non è esaltare se stessi, ma creare una rete di contatti tra i bloggers, far conoscere le buone pratiche, le idee e le singole esperienze professionali di ogni blogger per un reciproco arricchimento. Gli ideatori sperano che questa sezione del blog possa diventare anche un luogo per promuovere la discussione sulle tematiche più attuali che riguardano il mondo dei musei.

Museum Minute è un blog statunitense che si rivolge ai professionisti museali ma anche agli appassionati di musei. Nasce da un’idea di Lindsay Smith, consulente e fondatore della società Exhibitsmith. Con Lindsay Smith collaborano Jamie Glavic ed Heather Stecklein. Dall'estate del 2012, Jamie ha assunto la responsabilità primaria della gestione del blog.

Notizie dal Museo del Bottone

Dopo l'intervista a Giorgio Gallavotti, direttore del Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna, dello scorso 16 giugno, mi piace continuare a seguire questo piccolo, incredibile museo, che è capace di attrarre tanti visitatori da tutto il mondo.
Il direttore, con l'entusiasmo e la passione che lo contraddistinguono, ha scritto un comunicato stampa per far conoscere gli ottimi risultati ottenuti, fino ad oggi, nel corso del 2013, e che mi pregio di pubblicare in questo blog.


MUSEO DEL BOTTONE COMUNICATO STAMPA 10/2013
Nel mese di settembre si è interrotta la seria positiva in crescendo delle visite al Museo del Bottone.
Nel mese di settembre 2012 con un  +37.84% avevamo toccato la rispettabile cifra di 3395 firme.
Quest’anno ci siamo fermati a 3052: -11,24%. Sono venuti a mancare numerosi gruppi dei russi dirottati da Rimini a Pisa ed a Roma.
Nonostante questo, il 2013 continua ad essere un anno d’oro per il Museo. Su base annua abbiamo un +33,58% di firme ed alla fine di settembre 2013 abbiamo superato con oltre tre mesi di anticipo tutte le firme del 2012. Le firme totali dal 10-05-2008 sono 110.717. Provate a fare il conto se teniamo presente che su due persone una solo firma.
Quest’anno la risonanza internazionale ha raggiunto ottimi livelli, oltre il 55% dei visitatori sono stranieri.
Con l’arrivo della stagista Beatrice Morellini siamo ora in grado di fare le visite guidate gratuite in francese, tedesco ed inglese. Abbiamo le informazioni cartacee in russo, cinese, bulgaro, oltre ai tradizionali francese, tedesco, spagnolo ed inglese
Pensate che siamo a conoscenza che almeno una ventina di persone, europee e non, hanno conosciuto il Museo attraverso i mass media o internet, nei loro paesi. Le pubblicazioni tedesche sono diverse; arrivano i tedeschi con il giornale e chiedono se quello che è scritto sul loro giornale è questo Museo.
La notorietà internazionale ha fatto sì che anche i reperti siano aumentati, con i bottoni del 1700-1800 arrivati dalla Polonia, dalla Russia, dal Tibet, dal Giappone e dalla Cina. Dal Giappone un Netsuké in avorio dei primi del '900, regalato da Marta Leoni di Faenza; la mia amica giornalista cinese Tian Pingsha mi ha portato i bottoni con fregi da divise di generale dell’esercito cinese. Aspetto la fotografia del generale per farne un quadro ed esporlo al Museo.
Si è arricchita anche la biblioteca con un catalogo di bottoni dalla Danimarca e due dalla Polonia.
Ad Assisi, l'11-12 novembre 2013, parteciperò al 4° convegno nazionale dei Piccoli Musei. Io relazionerò alle 9,30 del 12 novembre ed ho a disposizione circa 30  minuti per presentare i piccoli musei ed il Museo del Bottone.
Sullo schermo, dopo l’immagine di Santarcangelo  si vedranno i bottoni con la figura di Maria Antonietta, Mozart, Giapponesi del 1600, il bottone disegnato da Pablo Picasso negli anni 1920 per Coco Chanel, i bottoni dei Papi, quello di Maria Luisa D’Austria, la seconda moglie di Napoleone, e quello del loro figlio l’Aiglon e tanti altri.
Dopo Castenaso, Battaglia Terme ed Amalfi, questa di Assisi è un’altra vetrina nazionale per questo piccolo oggetto che incanta i visitatori.
Non è finita qui, perché nel 2014 vi sono in programma altri avvenimenti.
A Vicenza al Museo dell’oro, nel 2014-2015 saranno in mostra bottoni gioiello del Museo del Bottone, e un video. Nell’ambito delle "Attività Didattiche della Università per la terza età" di Rimini nella sezione "Percorsi del pensiero e razionalità" il 31-01-2014 presenterò una relazione dal titolo "Cosa può mai dire un bottone".
E' abbastanza per essere soddisfatto, unitamente ai collaboratori, che ringrazio e che quest'estate si sono impegnati tantissimo. Siamo stati al servizio dei turisti mattino, pomeriggio e sera per oltre quattro mesi e credo che i santarcangiolesi, che quando hanno ospiti non mancano di portarli al Museo, ne siano orgogliosi.

Cordiali saluti

Giorgio Gallavotti
Direttore e fondatore del Museo del Bottone, il primo ed unico in Italia

Santarcangelo 03-10-2013





Dall'alto:

Netsukè giapponese dei primi del 1900 in avorio per kimono dono di Marta Leoni

Bottoni giapponesi del 1600:  il primo in ebano, avorio e strati di madreperla, con corniola lavorata a buccia d'arancia per il drago

Bottone di Maria Antonietta, del 1800. Miniatura sotto vetro con 8 zaffiri bianchi

MARIO CHAGAS: IL PIÙ GRANDE PATRIMONIO DI UN MUSEO È IL SUO PUBBLICO

Riporto qui un articolo uscito il 27 settembre sul giornale colombiano El Tiempo.com, a seguito dell’incontro organizzato da Icom Colombia, “Musei e patrimonio”, lo scorso 18 settembre.
In quella occasione, l’antropologo brasiliano Mario Chagas, asesor museológico del Museo della Repubblica di Río de Janeiro, ha evidenziato la funzione sociale dei musei (soprattutto dei piccoli musei, quando riescono ad instaurare uno stretto legame con le loro comunità), e l’importanza di favorire l’accesso democratico alla cultura.



Nel 1972, a Santiago de Chile, in occasione di una tavola rotonda di esperti in museologia, si discusse della funzione sociale dei musei. Quarant’anni dopo, si contano numerosi esempi di musei che esprimono la propria vocazione sociale in vari modi. E’ questo il caso del Ponto de Memória de Terra Firme, Belén (Brasile), dove un gruppo di donne ha deciso di impegnarsi per recuperare la gastronomia locale. Iniziando da questo progetto, oggi si può dire che la comunità locale è cosciente dei propri diritti culturali e che lotta per questi.
Così afferma Mario Chagasasesor museológico  del Museu da Repùblica di Río de Janeiro,  intervenuto ad una conferenza tenutasi a Bogotá per discutere di come questi spazi culturali possono produrre un cambiamento sociale.
Un altro caso è il Museu de Favela (Pavão, Pavãozinho e Cantagalo), a Río de Janeiro. Lì la comunità stessa gestisce il museo e riesce anche a sopravvivere dignitosamente grazie alle visite e alla vendita di prodotti dell’artigianato locale.
Per Chagas «il museo non può essere visto come un qualcosa di statico e distante dalle comunità. È importante democratizzare l’accesso ai musei esistenti, e usare la democratizzazione del museo come uno strumento»,  commenta.
Tuttavia, il fatto che ci siano comunità che creano i propri musei e che li fanno vivere, non esonera i governi dalle proprie responsabilità e dal dovere di sviluppare politiche che promuovono l’accesso alla cultura e che garantiscano la sopravvivenza dei piccoli musei.


Memoria e creatività


Un altro argomento che è stato affrontato durante l’incontro organizzato da Icom Colombia, riguarda una formula proposta da Chagas che include le variabili museo, patrimonio, memoria e creatività. Per lo studioso brasiliano, i musei sono una forma di appropriazione del passato e di proiezione nel futuro, però richiedono un esercizio costante della memoria.
Chagas ribadisce che chi non conosce la sua storia è destinato a ripeterla. Per l’antropologo, dunque, tutta la creazione necessita di memoria. «Nello stesso tempo, chi ha memoria, ma non riesce ad essere creativo, ricorda solo il passato, cioè un altro tempo rispetto a quello in cui vive. E’ necessario, invece, che memoria e creatività siano presenti insieme», conclude.



Traduzione dallo spagnolo di Caterina Pisu

Musées (em)portable: ancora tre mesi per partecipare



Il 13 dicembre è il termine ultimo per partecipare alla terza edizione del concorso Musées (em)portable, il concorso francese cui tutti possono partecipare con un filmato della durata di non più di tre minuti, realizzato in un museo o che, in ogni caso, abbia come oggetto un argomento che si riferisce ai musei, alle mostre o ad eventi culturali che si sono svolti nei musei, anche un "dietro le quinte" realizzato da chi in un museo ci lavora.

L'importante è che i filmati siano stati realizzati con un telefono cellulare, uno smartphone, con telecamere e macchine fotografiche portatili oppure con un tablet, e che non superino la durata di tre minuti.
Il concorso è organizzato da Museumexperts. L’evento si svolgerà presso il SIMESITEM,  il Salone Internazionale dei Musei e dei luoghi di cultura, il 28, 29 e 30 gennaio 2014, presso il Carrousel du Louvre, a Parigi. 


La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti, anche ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni.

L’idea di questo concorso è nata dall'osservazione che esiste uno stretto collegamento tra la diffusione dei cellulari e di altri dispositivi mobili e la sempre più estesa modalità "globale" della comunicazione. Sono un miliardo i dispositivi mobili in circolazione in tutto il mondo: perché non utilizzarli per qualcosa di creativo? La proposta, allora, è quella di realizzare un filmato in un museo, perché se è vero, come affermano gli organizzatori, che la sicurezza impone le sue regole e spesso non è concesso filmare o fare fotografie nei musei, si possono rompere schemi troppo rigidi a vantaggio della libertà e di una maggiore soddisfazione dei visitatori, tenendo conto di poche, semplici regole. Sono principi che l'Associazione Nazionale Piccoli Musei riconosce come propri, ed è per questo che abbiamo deciso di dare il nostro supporto per il secondo anno consecutivo al concorso francese Musèes (em)portables, su invito del Presidente di Museumsexpert, Jean François Grunfeld.

Il concorso prevede la selezione dei migliori filmati da parte di una giuria, la quale assegnerà i seguenti premi: 


- il Gran Premio della Giuria: € 2000 

- Secondo e terzo posto: € 1.000 ognuno

- per gli autori di età inferiore ai 18 anni che parteciperanno individualmente o in gruppo (le scuole, per esempio), il Ministero della Cultura francese assegnerà il premio di € 2500 che si articolerà come segue: € 1500 al film primo classificato, € 500 ciascuno al secondo e terzo classificato.


MODALITÁ DI PARTECIPAZIONE:

L’iscrizione al concorso deve essere effettuata compilando il modulo di registrazione (1), l'autorizzazione all'utilizzo del filmato da parte dell'organizzazione (2) e la dichiarazione di titolarità del copyright della colonna sonora utilizzata nel filmato (3).

Questi sono i moduli da scaricare (tutti in lingua francese):


I tre moduli dovranno essere inviati, unitamente alla copia del filmato, in formato .avi, registrato su CD, DVD o su USB, al seguente indirizzo:



Musées (em)portables /Museumexperts

18 rue de la Michodière
Paris 75002
France


L'assegnazione dei premi si svolgerà tra il 29 e il 30 gennaio 2014, a Parigi, presso il Carrousel du Louvre.


Altri documenti da scaricare:

Regolamento in lingua italiana
Regolamento in lingua francese
Locandina ufficiale del concorso





 Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...