Che cosa dobbiamo attenderci dalla riforma Franceschini
E’ quanto mai curioso che uno
Stato decida di risolvere i problemi degli organi periferici dei propri
Ministeri, mi riferisco alle Soprintendenze, non cercando di ridare ad esse
nuova linfa - per esempio favorendo nuove assunzioni, razionalizzando le spese,
migliorando gli strumenti a disposizione dei funzionari - ma, anzi, impoverendole
ancora di più fino a esautorarle del tutto. Sarebbe stato forse più coraggioso
decidere di eliminarle d’un sol colpo, ma evidentemente si vuole prima portare
all’attenzione dei media quelle che vengono giudicate inefficienze (ma che la
maggior parte delle volte sono da attribuire, appunto, alla mancanza di
personale e di risorse) in modo da ingrossare le fila di coloro che sono contro
le Soprintendenze.
In tal modo la loro eliminazione
sarà vista da tutti come il giusto epilogo di una storia fatta di scarsa produttività
e pastoie burocratiche. Recentemente Salvatore Settis si è espresso su questo punto affermando, a proposito del Ddl
Madia e del recente mega concorso per la direzione dei venti più importanti
musei italiani, che “se questa riforma ha
al centro i musei – in particolare i venti scelti come più importanti – dall’altro
lato impoverisce di personale le soprintendenze territoriali. Quelle di Roma,
Firenze e Napoli hanno nove storici dell’arte in tutto: come faranno a tutelare
l’immenso patrimonio a loro affidato? Il vero punto per capire se questo
governo rispetterà l’articolo 9 della Costituzione è se verranno fatte nelle
Soprintendenze territoriali le massicce assunzioni di cui c’è assolutamente
bisogno. Di questo si parla troppo poco”.
Anche per Tomaso Montanari il Ddl Madia rappresenta il "più grave attacco al sistema della tutela del paesaggio e del
patrimonio culturale mai perpetrato da un Governo della Repubblica italiana perché
un potere tecnico (quello delle soprintendenze, una sorta di magistratura del
territorio e del patrimonio) che rispondeva solo alla legge, alla scienza e
alla coscienza da oggi confluisce nel potere esecutivo. Se il governo vuol fare
un’autostrada in un bosco secolare o in un centro storico, lo chiede a qualcuno
che è diretto dai prefetti: cioè sostanzialmente a se stesso”.
A che cosa condurrà questa
operazione di smantellamento delle Soprintendenze? C’è la percezione di ciò che
ci aspetta in un prossimo futuro, anzi, domani stesso, data la velocità con cui
si stanno mettendo in atto questi cambiamenti: già si parla dei Grandi progetti beni culturali approvato dal Consiglio superiore del Mibact. Una parte di
questi progetti è indubbiamente buona, ma ciò che lascia perplessi, per
esempio, sono i 18,5 milioni di euro per il Colosseo e che
riguarderanno un intervento di tutela e valorizzazione volto al ripristino
dell'arena al fine di consentirne un uso sostenibile per
manifestazioni di altissimo livello culturale. I timori sono più che comprensibili, data l'importanza del monumento, anche se il Ministro Franceschini ha dichiarato che non si pensa “alle partite di calcio proposte dal
presidente della Roma o ai concerti rock. Ci saranno solo eventi di altissima
qualità”.
E’ evidente, in ogni caso, che
stiamo assistendo ad una vera e propria corsa alla “valorizzazione”, alla
famosa “messa a reddito” del nostro patrimonio culturale, non vista da tutti
con simpatia. Andrea Emiliani, per esempio, grande studioso, a lungo soprintendente di
Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna, si è espresso piuttosto duramente riguardo
gli ultimi avvenimenti. Gli è stato chiesto se avrebbe partecipato al mega
concorso voluto da Franceschini ed ha così risposto: “No, perché credo nel vecchio concetto italiano di applicare la
competenza al luogo dove l’esperto si è formato. Uno studioso di arte
piemontese non può andare in Sicilia. Io, che ho studiato a Bologna, non me la
sarei sentita di spostarmi a Roma o a Milano. Sa su cosa si basa tutta la
manovra? Sul concetto, falso, idiota, che invero precede Renzi, di
“valorizzazione”. Quando se ne parla, si esce dalla storia dell’arte e si entra
nello spettacolo. Tutto nasce intorno al 1980 dal liberismo sfrenato di Reagan
e della Thatcher. Il mondo si ribalta, e l’Europa va al traino. L’arte-spettacolo
ignora la storia; il museo diventa un magazzino, dove si vanno a prendere pezzi
per le mostre e li si fa viaggiare, in modo tale da distruggerli nel giro di 50
anni. Mandare Piero della Francesca a Tokyo non esiste! Che senso ha
un’esposizione come quella organizzata da Goldin a Vicenza sui notturni da
Tutankhamon a van Gogh? Contro l’operazione omologante del ministro si è
rivoltato perfino Sgarbi, che è facinoroso ma persona intelligente».
Ascoltare le parole di un uomo di
84 anni che ha lavorato a lungo nelle Soprintendenze non può far male alla
politica dei nostri giorni.
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