La Rete dei Musei Municipali dei popoli: un modello attuabile anche in Italia?


La rivista online #emprendecultura (un progetto del portale Recursos Culturales), ha pubblicato un interessante articolo sulla Rete dei Musei Municipali dei popoli (Red de Museos Municipales de los pueblos) una iniziativa nata nel 2007 da un’idea dell’argentina Maribel García, che inverte la logica verticale dei musei classici per concentrarsi sulle persone stesse, interpretando lo spazio del museo come luogo di costruzione di una identità comunitaria. In questo nuovo tipo di museo, i protagonisti non sono le collezioni artistiche o storiche, non sono le opere d’arte o gli oggetti, ma sono le storie che si celano dietro di essi. Questi concetti derivano, in parte, dal pensiero del museologo Ariel Chiérico che è stato il primo a pensare ai “museos de los pueblos”, idea che è stata poi ampliata dall'attuale amministrazione cittadina grazie a Maribel Garcia che dirige la rete museale con il supporto della Subsecretaría de Cultura, Educación y Turismo di Olavarría (provincia di Buneos Aires).

Maribel García
Inizialmente la Garcia ha proposto al Sindaco di Olavarrìa di dare vita ad un progetto museale che prevedesse la partecipazione diretta della cittadinanza, affinché essa si appropriasse del museo per rivalorizzare la propria storia. Ogni comunità possiede caratteristiche proprie e storie che vale la pena conoscere, soprattutto in una nazione, l’Argentina, in cui si è avuta una grande immigrazione che ha portato qui persone di tante nazionalità, in particolare tedeschi, cecoslovacchi, spagnoli e italiani.
Finora la rete conta sette musei: Museo Municipal de sitio Calera la Libertadora de Sierras Bayas, Museo Municipal Ariel Chiérico de Colonia Hinojo, Museo Municipal de la Estación de Sierras Bayas, Museo Municipal Miguel Stoessell Muller de Colonia San Miguel, Museo Municipal de la piedra Ema Occhi de Sierra Chica, Museo Municipal de Espigas, Museo Municipal de Hinojo.
La caratteristica che li differenzia dai musei tradizionali è che  la volontà di creare uno spazio comune parte dagli stessi abitanti. Il progetto del museo, quindi, non è “imposto” dall’istituzione locale, ma è la gente che partecipa al processo di trasformazione del luogo, raccoglie gli oggetti, li crea e li documenta, nomina il direttore.
Non si tratta, quindi, di esperti con specifiche competenze in ambito museologico ma di persone che amano e che difendono il loro spazio e quando svolgono una visita guidata possono attingere alla propria vita e alla propria esperienza.

Foto tratta da: http://www.lu32.com.ar/nota/17622/los-chicos-del-colegio-nuevas-lenguas-visitaron-los-museos-municipales-de-los-pueblos
Per Maribel Garcia, la creazione di un museo vivo è innanzitutto un compito antropologico “in cui occorre fare un lavoro sul campo, vivendo e osservando, senza interferire nelle storie della gente”, perché lo scopo è che le persone capiscano che le proprie storie hanno un valore e che per questo esse saranno in seguito condivise nello spazio del museo.
La museografia di questi spazi è rappresentata, quindi, dalle interviste, dei racconti dei più anziani, dalle testimonianze scritte e dalla donazione di oggetti che vengono classificati in base alle storie dei donatori. Ciascuno è portatore di elementi identitari che sono discussi nel momento in cui si decidono le basi del progetto di allestimento del museo. In un determinato spazio del museo, per esempio, i mestieri possono essere rappresentati come una importante caratteristica identitaria della comunità, come è il caso degli scalpellini che arrivarono dall'Italia a Sierra Chica per estrarre le pietre che furono poi utilizzate nelle strade di tutta Buenos Aires. In questo caso il racconto si è sviluppato attraverso la rivalutazione del lavoro artigianale che facevano questi uomini ed intorno alle abitudini acquisite dalla città in relazione a questo mestiere.
In un altro caso, quello del Museo-Hogar de Villa Fortabat, le storie che vi sono raccontate ruotano intorno alla fabbrica di cemento di Loma Negra (che era quella che dava sostentamento agli immigrati di oltre 20 nazionalità che hanno attraversato l’oceano per trovare lavoro all’inizio del ‘900) e intorno alle case e alle strutture che sono state costruite nei pressi del cementificio.
Questa nuova visione di “museo vivo” ha ricevuto, nel 2011, una menzione nella prima edizione del Premio Iberoamericano de Educación y Museos.

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Perché è importante? Perché questo progetto riflette un fenomeno educativo e partecipativo che sta portando trasformazioni fondamentali a livello mondiale; perché nasce da una ricerca sull'identità e si sviluppa grazie ad un processo partecipativo; perché è una riformulazione dello spazio del museo, inteso non più come un luogo statico, chiuso, ma dove si dà vita a processi sociali di riflessione e soprattutto di comunione, condivisione e inclusione.
La Red de Museos Municipales de los pueblos funziona attivamente tutto l'anno in tutte le sue sedi ed effettua anche eventi itineranti, utilizzando i propri spazi per attività inclusive rivolte a tutte le fasce di età e ai vari gruppi sociali che vivono in questi luoghi. Uno degli eventi annuali più attesi da tutti i musei della rete è quello dei “Cincuenta que Cuentan”. Nel corso di tre giorni, narratori provenienti da tutto il Paese si riuniscono, insieme ad ospiti internazionali, e si recano nelle città vicine a Olavarría raccontando storie non solo nei vari musei, ma anche per le strade e nei locali pubblici.
In questi musei le persone hanno a propria disposizione degli spazi per incontrarsi, per organizzare seminari e vari tipi di attività e, soprattutto, per far conoscere tradizioni che sono state perse e che hanno bisogno di essere rivalorizzate. Per questo motivo il museo esce anche dalle sue mura per raggiungere le persone nelle strade, nei negozi, nei luoghi in cui si trova la gente. E’ questa l'idea di Maribel: avvicinarsi a ciò che è realmente importante nella costruzione della identità del popolo: “I nostri musei sono comunitari perché gli oggetti appartengono alla gente”. I progetti museali, inoltre, si basano molto sulla collaborazione reciproca: nel caso di Loma Negra, per esempio, è stato dato uno spazio ai giovani skaters in cambio della loro cooperazione al ripristino dell’edificio. La cultura, quindi, è intesa come medium e messaggio, come un trasmettitore di valori, come spazio di costante riflessione e di pensiero critico in cui l'esperienza del visitatore crea un dialogo non solo dal punto di vista intellettuale, ma anche affettivo.
 “Si tratta di guardare indietro al nostro passato per capire ciò che siamo stati e ciò che ora siamo. E’ lo stesso procedimento mentale e affettivo che si attivava quando gli anziani, al termine della giornata, si riunivano intorno al fuoco e si raccontavano storie e ricordi” – afferma la direttrice - “Tuttavia non siamo musei che pensano solo al passato. Siamo un presente che mentre ricorda il passato pensa anche al futuro”.
Nei Museos de los pueblos– afferma la García – ciascuno racconta la propria "storia." Ciò riafferma il concetto di "umanizzazione della Storia affinché questa non sia solo una successione di date in cui le persone sono assenti, bensì un ridare alla gente il proprio posto per dimostrare che le nostre personali esperienze sono la cosa più importante".

https://www.facebook.com/RedDeMuseosMunicipalesDeLosPueblos?fref=photo
In Italia non si è ancora affermato niente di simile, ovvero non si è sviluppato un movimento di “riappropriazione di spazi museali” da parte della cittadinanza. I singoli musei possono proporre programmi culturali che prevedono una partecipazione più o meno attiva della cittadinanza, ma si tratta di iniziative sporadiche che non nascono da un apparato teorico ben definito e che, quindi, non sono collegate da un pensiero comune in grado di produrre un cambiamento a più ampio spettro. Anche la filosofia degli ecomusei, sebbene sia quella che più si avvicina alla museologia sociale, affermatasi soprattutto in America Latina a partire dagli anni ’60, pur teorizzando il modello di “museo di comunità” attraverso il trinomio territorio-patrimonio-cittadini che si contrappone al trinomio tradizionale edificio-collezione-pubblico[1], non ha poi sempre trovato riscontri veramente efficaci in una partecipazione diretta della comunità alla creazione del museo oppure sono stati prodotti risultati parziali. In alcuni casi, per esempio, le attività sono risultate più pertinenti a quelle delle Pro Loco, quindi di semplice promozione e animazione locale, mentre sono venuti a mancare i momenti di approfondimento, di confronto e di ricerca che caratterizzano le attività museali anche quando sono gestite da non specialisti. Altre volte non si è riusciti a superare la “logica verticale” dei musei classici, continuando a mettere in atto gestioni di tipo tradizionale.  
I musei che appartengono alla Red de Museos Municipales de los pueblos prima di iniziare questo progetto di “democratizzazione” erano stati organizzati secondo il modello classico di museo, incentrando le attività intorno alle proprie esposizioni permanenti; il problema era che la gente del luogo, dopo averle viste una volta, non sentivano più il bisogno di ritornare. L’unico modo per avvicinare la gente al museo, quindi, era creare innanzitutto un senso di appartenenza e poi una ragione valida per dedicare ad esso il proprio tempo.
Tornando al confronto con l’Italia, la difficoltà di attuare questo modello, nasce da alcuni errori di fondo. Chi gestisce un museo ha bisogno di chiedersi, innanzitutto, a chi vuole rivolgersi. Ai turisti? Agli esperti di una specifica materia? Alla cittadinanza? E’ curioso immaginare che un museo possa volersi rivolgere ad una sola di questa categorie, eppure in molti casi è proprio questo che avviene. Prendiamo ad esempio un piccolo museo di un borgo con un buon afflusso di turisti nel periodo estivo. Il museo funzionerà discretamente nel periodo tra maggio e ottobre, soprattutto se si trova in una località vocata alle vacanze balneari, marine o lacustri. In altri casi, potrà essere attivo, invece, in altri periodi dell’anno, a seconda delle caratteristiche del luogo o degli eventi importanti che vi si svolgono. Ma che cosa succederà negli altri mesi dell’anno? Nella maggior parte dei casi questo genere di musei si ferma, rimane inattivo in attesa di un nuovo periodo di maggiore frequentazione.


Il secondo esempio è quello dei musei che si rivolgono principalmente agli specialisti o alle persone con una cultura medio-alta. Sono facilmente riconoscibili perché generalmente le principali iniziative da questi promosse consistono in conferenze e seminari che hanno come risultato certo quello di tenere fuori dal museo una buona parte di potenziale pubblico.


Queste considerazioni riguardano, in generale, tutti i musei piccoli o periferici. Nel caso, poi, dei piccoli centri che possiedono un solo museo, si può aggiungere una ulteriore riflessione: generalmente si tratta di musei civici, i quali, in base ai contenuti, sono definiti “storici”, “archeologici”, “antropologici” o altro. 


Il problema non è solo nella denominazione ma nel tipo di gestione. Infatti, se è del tutto logico e normale che una grande città, fra i vari musei, abbia necessariamente tali musei specialistici, è incomprensibile come l’unico museo di un piccolo borgo possa essere un museo specialistico con poco o nessun interesse per la vita della propria comunità, totalmente avulso dal luogo in cui risiede. 
E’ necessario, invece, focalizzare l’attenzione su quali possono essere le condizioni migliori da attuare per rendere un museo un luogo “vivo”, usando l’espressione di Maribel García, e questo non è pensabile senza un coinvolgimento della comunità. Non è importante che tipo di collezione permanente contenga il museo, ciò che conta è che esso sia capace di ampliare i propri orizzonti, recependo nuovi stimoli dalla partecipazione collettiva.  




[1] Giovanni Pratesi, Francesca Vannozzi (a cura di), I valori del museo. Politiche di indirizzo e strategie di gestione, Milano 2014, p. 152

ArtLab 15: management e innovazione culturale.




Dal 23 al 26 settembre 2015 torna a Lecce ArtLab 15, l'appuntamento annuale dedicato alla comunità della cultura e organizzato dalla Fondazione Fitzcarraldo con Regione Puglia e Città di Lecce. Incontri, seminari, tavoli di lavoro e pillole formative per una decima edizione focalizzata sulle tematiche dell'innovazione culturale e della valorizzazione del patrimonio pubblico. 
In agenda sono previsti incontri, analisi di casi studio, laboratori formativi su tematiche gestionali e tavoli di lavoro che approfondiranno alcuni temi caldi del dibattito che anima gli operatori della cultura: 

• Innovazioni sociali e culturali: esperienze sul campo e programmi di sostegno
• Il ciclo di Programmazione 2014-2020: grandi attrattori e valorizzazione territoriale, il ruolo delle imprese culturali e creative 
• Allargamento e coinvolgimento di nuovi pubblici: buone pratiche in Italia e in Europa 
• Sviluppo e gestione di spazi e beni culturali: le sfide della costruzione della sostenibilità sociale ed economica 

La partecipazione agli incontri, che si svolgeranno nel centro storico della città salentina, è gratuita e materiali e spazi sono pensati all’insegna dell’accessibilità, tema da sempre centrale per ArtLab.  


Per informazioni contatta artlab@fitzcarraldo.it 

Associazione Nazionale Piccoli Musei e Artribune insieme per dare voce ai piccoli musei




L’APM ha stipulato un accordo con Artribune, importante testata di arte e cultura contemporanea, con la più ampia e diffusa redazione culturale del Paese (conta 250 collaboratori in tutto il mondo), per dare vita ad una partnership che prevede le seguenti azioni:
- Artribune sarà il referente editoriale dell’APM per il Convegno Nazionale del 2015 e per quello del 2016;
- pubblicazione su Artribune di notizie che riguardano l’attività istituzionale dell’APM;
- promozione di ‪#‎smallmuseumtour‬, diffusione delle date e dei nomi dei musei partecipanti;
- pubblicazione settimanale su Artribune di notizie selezionate ed innovative attinenti i piccoli Musei Italiani;
- pubblicazione mensile di un servizio, in esclusiva editoriale, su un piccolo Museo con immagini e con una intervista.
Invitiamo, pertanto, i Piccoli Musei, soci e non soci, che seguono le attività dell’APM, a collaborare, inviandoci settimanalmente notizie che riguardano i propri musei (mostre, convegni ed altre attività culturalmente rilevanti e significative) a questo indirizzo di posta elettronica.
Vi invitiamo, inoltre, a iscrivervi alla Newsletter e a seguire la Pagina Facebook di Artribune per rimanere sempre aggiornati.

Un primato italiano dimenticato o volutamente ignorato?

Una riflessione di Salvatore Settis mentre il Ddl Madia darà un ulteriore colpo di grazia al patrimonio culturale e ambientale del nostro Paese

"L’Italia è stata la prima a integrare la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale nei principi fondamentali della sua Costituzione. La consistenza e la qualità del patrimonio da un lato, la cultura italiana della salvaguardia dall’altro sono le due facce della stessa medaglia. Le regole in merito alla conservazione non avrebbero visto la luce del giorno senza un senso civico risvegliato dalla densità del patrimonio culturale e la presenza di quest’ultimo non sarebbe mai stata così durevole se non fosse stata garantita da regole nel corso dei secoli. Che debbano esistere delle regolamentazioni pubbliche dei principi di tutela non è affatto dimostrato e, in effetti, la maggior parte dei Paesi non ne hanno avute per molto tempo. Nel XX secolo e in particolare all’inizio della seconda guerra mondiale, le leggi di tutela del patrimonio si sono moltiplicate in diversi Paesi (ad esempio in America Latina, in Africa e in Asia) seguendo modelli importati dall’Europa, ma i modelli europei si sono sviluppati a loro volta prendendo esempio dall’Italia".

("Settis: Perché gli italiani sono diventati nemici dell’arte", Il Giornale dell'Arte, numero 324, ottobre 2012)


La considerazione di Salvatore Settis, sopra riportata, dovrebbe sempre essere tenuta presente da tutti noi e dalle Istituzioni in primis, soprattutto ora che il Ddl Madia sancirà il silenzio assenso e la confluenza delle soprintendenze nelle prefetture. "Si tratta del più grave attacco al sistema della tutela del paesaggio e del patrimonio culturale mai perpetrato da un governo della Repubblica" dicono intellettuali, costituzionalisti e associazionicome si legge nell'articolo di Giulio Cavalli.

Questo è il punto cruciale del Ddl Madia:
Con l'art. 3 si introduce il silenzio assenso nei procedimenti autorizzativi delle Soprintendenze, i cui uffici, dotati di poco personale con funzione tecnico-scientifica, dovranno esaminare e provvedere alle migliaia di istanze per autorizzazioni entro 90 giorni per i quali, in difetto, interverrà il silenzio assenso. 




Vedi anche:



Musei e paesaggi culturali 2015

Si è aperto il censimento di ICOM dedicato ai progetti incentrati sul tema "Musei e paesaggi culturali"




Nel 2014 ICOM Italia ha iniziato la prima fase del censimento "Musei e paesaggi culturali" (MeP) per individuare i musei che si sono occupati e si occupano attivamente di paesaggio o che hanno promosso e promuovono attività legate al paesaggio culturale, offrendo una visione d'insieme della situazione attuale, consultabile on line in forma sintetica e analitica.
La seconda edizione 2015 del censimento "MeP" si è aperta da pochi giorni. Fino al 15 ottobre i musei italiani impegnati in progetti legati al tema potranno presentarli attraverso il portale realizzato per ICOM Italia da CINECA. Le indicazioni per la compilazione della scheda, la presentazione del progetto e materiali di approfondimento sul tema sono disponibili sul sito di ICOM Italia.
L'obiettivo principale di questa seconda fase del censimento "MeP" 2015 sarà l'individuazione e la valorizzazione delle "buone pratiche" realizzate dai musei italiani in relazione al tema. Tutti i progetti acquisiti saranno presentati attraverso i siti web di ICOM Italia e di "ICOM Milano 2016". Le iniziative più interessanti saranno valorizzate attraverso diverse occasioni di comunicazione, tra cui il "Premio ICOM 2015-2016" e le iniziative collegate alla Conferenza generale "ICOM Milano 2016".
L'augurio di ICOM Italia è che "MeP" 2015 possa contribuire a promuovere, in ambito nazionale e nei confronti dei professionisti museali stranieri che parteciperanno alla Conferenza internazionale, la qualità dell'offerta culturale proposta dai musei italiani.
L’area tematica
"Musei e paesaggi culturali" è il tema scelto per la 24a Conferenza generale dell'ICOM che si svolgerà a Milano dal 3 al 9 luglio 2016. 
Il tema è stato proposto dal Comitato nazionale italiano di ICOM per individuare in che modo i musei possono contribuire a far riconoscere universalmente l'importanza del patrimonio naturale e culturale.
Il rapporto fra musei e territorio è stato oggetto di ricorrenti dibattiti e di numerosi quanto vani tentativi di integrazione, concettuale e operativa, tra tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e pianificazione territoriale e urbanistica.
Da tempo ICOM Italia si batte per affermare un nuovo modello di "tutela attiva" in cui i musei svolgano il ruolo di presidi territoriali integrandosi all'interno del sistema statale di tutela, come illustrato nella Carta di Siena.
Oggi la riforma dei musei statali e la creazione di un Sistema Museale Nazionale di cui faranno parte musei pubblici e privati, propone un nuovo orizzonte di integrazione fra tutela e valorizzazione e permette di pensare ai musei come centri di responsabilità impegnati nella conservazione e nella valorizzazione non solo delle proprie collezioni, ma del patrimonio e dunque anche del paesaggio culturale.
Le azioni
Acquisizione delle schede (15 luglio-15 ottobre 2015)
I musei interessati a partecipare al Censimento possono iscriversi al portale preparato da CINECA e compilare l'apposita scheda (un solo progetto per ogni museo).
Nella sezione FAQ del sito sono presenti tutte le informazioni necessarie per la compilazione.
Validazione e valutazione delle schede (ottobre-dicembre 2015)
Ogni scheda caricata sul portale verrà registrata nel database e resa visibile al Coordinatore regionale ICOM di competenza che ne accerterà la corretta compilazione. Nel caso siano necessarie modifiche o integrazioni (es. voci di scheda fraintese, incomplete o non risposte) la scheda verrà rinviata al mittente  per l'implementazione e la correzione necessaria. 
Se la Regione in cui opera il museo non possiede un Coordinamento regionale, la scheda sarà assegnata ad uno dei coordinatori di Area. 
Le schede validate saranno valutate da gruppi di lavoro territoriali e successivamente dal Gruppo di Coordinamento nazionale.
Approfondimento e prima valorizzazione dei progetti più interessanti (dicembre 2015-maggio 2016)
I componenti del Gruppo di Coordinamento nazionale verificheranno le modalità di pubblicazione e valorizzazione delle schede più interessanti (conferenze, premi, pubblicazioni, inserimento nelle proposte pre e post conference, etc), tenendo conto delle collaborazioni attivate e delle capacità di comunicazione offerte dai progetti selezionati.
I componenti del Gruppo di lavoro e i contatti
Coordinatori regionali (i contatti sono reperibili sul sito di ICOM Italia)
Paola Di Felice (Abruzzo), Marianella Pucci (Campania), Valentina Galloni (Emilia Romagna), Maria Masau Dan (Friuli Venezia Giulia), Maria Antonella Fusco (Lazio), Fiorangela di Matteo (Liguria), Federica Manoli (Lombardia), Giuliana Pascucci (Marche), Patrizia Petitti (Piemonte, Valle D'Aosta), Raphael Aboav (Puglia), Valeria Patrizia Li Vigni (Sicilia), Serena Nocentini (Toscana), Giovanni Delogu (Umbria), Giuliana Ericani (Veneto).
Coordinatori di Area
Nord Federica Manoli, lombardia@icom-italia.org (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Veneto)
Centro Valentina Galloni, emilia-romagna@icom-italia.org (Emilia Romagna, Lazio, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria)
Sud Raphael Aboav, puglia@icom-italia.org (Basilicata, Puglia, Sicilia); Marianella Pucci, campania@icom-italia.org (Abruzzo, Calabria, Campania, Molise). 
Gruppo di coordinamento nazionale 
Comprende, oltre i Coordinatori d'Area: Annalisa Besso, Stefano Filipponi, Daniele Jalla, Tiziana Maffei, Cecilia Sodano:  coordinamento.mep2015@gmail.com.

Altre informazioni sul sito di ICOM.

Santi ed eroi. Pittura sacra e profana a Civitanova

24 luglio 2015, ore 19.00-Civitanova Marche Alta



"Santi ed eroi. Pittura sacra e profana a Civitanova" non è una delle tante rassegne d'arte, ma una esposizione di significativa importanza, sia per lo studio e la conoscenza degli artisti trattati e dei temi figurati nei dipinti, sia quale modello per altre rassegne del genere che si dovrebbero promuovere in molte città della nostra regione detentrici di un patrimonio di grande qualità, il più delle volte poco conosciuto e poco valorizzato.
La mostra  nasce da un'attenta indagine dell'ingente patrimonio pittorico disseminato nei palazzi pubblici, nelle ex chiese ed ex nei conventi di Civitanova Marche.
Tele di  soggetto sacro e profano, databili fra il XV secolo e i primi anni  dell'Ottocento, per la prima volta vengono offerte al pubblico godimento e studiate da un affermato gruppo di storici dell'arte come: Stefano Papetti, Università di Camerino; Silvia Blasio, Università di Perugia; Mario Alberto Pavone, Università di Salerno; Enrica Bruni, Direttore Pinacoteca civica Marco Moretti; Giuseppe Capriotti, Università di Macerata; Gabriele Barucca, Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Inaugurazione venerdì 24 luglio 2015, ore 19:00
Auditorium di Sant'Agostino
Civitanova Marche Alta (MC)

Ulteriori informazioni sul sito: http://www.pinacotecamoretti.it/santieroi.asp

Master internazionale in "Standards for museum education"




E' uscito il bando per la nuova edizione del master internazionale in "Standards for museum education" organizzato dal Centro di Didattica Museale dell'Università Roma Tre. Si tratta di un'occasione di formazione internazionale sui museum studies. Sono previsti seminari e workshop con docenti da musei e centri di ricerca europei (V&A, Tate Modern, Leicester University, Delft University, University College London) e progetto di stage in un'istituzione museale per svolgere una ricerca sul campo. 
Scadenza 15 gennaio 2016. Maggiori informazioni a questa pagina.

Musées (em)portables: come realizzare un video efficace


Dal 1 luglio è stata lanciata la quinta edizione del concorso Musées (em)portables di cui potete leggere qualche notizia utile in questo post.
Ma come riuscire a creare un video originale? Tutti siamo in grado di realizzare filmati con un cellulare, ma questo non basta; prima di iniziare a filmare c’è bisogno, innanzi tutto, di un’idea originale e poi di qualche conoscenza su come scrivere una piccola sceneggiatura.
Chi è completamente digiuno riguardo queste tecniche, potrà trovare utile qualche semplice consiglio che traggo dal volume di Linda Seger “Come scrivere una grande sceneggiatura” e che cercherò di adattare alla nostra finalità.

- Trovare l’idea
Una parte importante del vostro “training” consiste nel raccogliere indizi, suggerimenti, piccole trame che possono formare la base di una grande sceneggiatura. Molti scrittori pescano idee dagli articoli di giornale, ma si possono trarre indicazioni anche dalla nostra vita quotidiana, dal nostro lavoro, dalla vita famigliare, da sogni, fantasie, speranze, obiettivi, fallimenti, delusioni…
Molte situazioni, se associate ad una buona dose di immaginazione, possono condurre a nuove idee.

- Ordinare le idee
A questo punto bisogna ordinare le idee e ci sono molti modi per farlo. La cosa più semplice è iniziare a scrivere. Piccoli pensieri, anche slegati tra loro, cercando, quando possibile, di trovare un nesso. Buone idee evocano nuove idee. Le idee collegano altre idee e così la storia comincia a prendere forma.
Si può dividere una sceneggiatura in cinque componenti maggiori: la trama, i personaggi, l’idea di base, le immagini e i dialoghi. Ognuno di questi elementi prende forma in momenti diversi dello sviluppo. Alcuni scrittori particolarmente abili con i personaggi, per esempio, partiranno dalla definizione dei caratteri e lasceranno che la storia si evolva a seconda delle decisioni e delle azioni del personaggio.
Altri iniziano con una sequenza di eventi. Altri ancora con una idea da esplorare.
Indipendentemente da dove si desidera cominciare, ad un certo punto tutti questi elementi dovranno confluire nella sceneggiatura.

- Il metodo delle schede
Per raccogliere tutti i brandelli di idee che sommati faranno una sceneggiatura, molti scrittori usano le schede o annotano le loro idee su fogli perforati da mettere in un raccoglitore. Si comincia con cartoncini di diverso colore: a mano a mano che riordinano le idee, ogni colore diventa rappresentativo dei diversi elementi della sceneggiatura: le schede bianche, per esempio, potrebbero contenere note sui personaggi; le schede blu possono riportare annotazioni sulle immagini che faranno da sfondo alla trama (l’ingresso del museo, una sala particolare, etc.).
Gli appunti sulle schede possono essere piccole frasi oppure descrizioni più estese.
Dato che ogni processo creativo si muove dal caos all’ordine, la vostra mente comincerà naturalmente a vedere la correlazione delle schede. Le schede possono anche essere appuntate su un tabellone, per avere uno sguardo d’insieme.

- Il metodo della scaletta
Si utilizza questo metodo scrivendo qualche riga per ogni scena che compone la storia. Si può scrivere sia a mano su dei foglietti che sul computer, come si preferisce.

- Il trattamento
Un altro metodo per buttare giù le prime idee è chiamato “trattamento” e consiste nello scrivere una breve storia sui cui si baserà, poi, la sceneggiatura. E’ un modo per far emergere le idee, da modificare ed elaborare a piacimento.

Oltre quelli appena descritti, altri metodi per far nascere le idee possono essere: tenere un diario, per esempio, in cui riportare stati d’animo, osservazioni e pensieri, oppure parlare al registratore, cioè appena vi vengono le idee non perdere neppure il tempo a scriverle ma registrarle immediatamente per non perdere il momento magico!
In pratica, bisogna trovare il metodo che meglio si adatta al vostro temperamento e alla situazione. Tutto è molto soggettivo proprio perché siamo nel campo della creatività.
Esistono anche programmi gratuiti che aiutano a scrivere una sceneggiatura (v. http://www.sceneggiatori.com/links/software.asp).

La struttura in tre atti
Ogni sceneggiatura, a prescindere dalla sua lunghezza, deve essere strutturata in tre atti: l’inizio, il mezzo, la fine, ovvero: la premessa, lo sviluppo, la risoluzione. E’ importante sapere che l’inizio della storia può essere la parte più importante della nostra opera.  La premessa deve darci subito un’idea chiara della direzione della storia, del suo stile, di che cosa parla, dove è ambientata e che tipo di storia è. 
Di solito la premessa è un’immagine che ci dà subito un forte senso del luogo, dello stato d’animo, dell’ordito e talvolta del tema. Ripensiamo ai tanti film che abbiamo visto nella nostra vita e studiamo qualche premessa.
Dato che stiamo parlando di creare un filmato di tre minuti appena, è chiaro che le tre parti della sceneggiatura dovranno avere una efficacia immediata in quanto il numero di scene sarà estremamente ridotto.

Dopo aver scritto le varie parti della sceneggiatura, si può passare alla creazione dello “storyboard”, ovvero una sceneggiatura disegnata. Lo scopo è quello di rappresentare le inquadrature che si intende realizzare per ogni scena (campi lunghissimi, campi lunghi, campi medi, primo piano, dettaglio, etc.) e anche i movimenti che saranno usati (zoom, panoramica, etc.). Al posto dei disegni si possono utilizzare delle fotografie e allora si realizzerà un photoboard.



Ovviamente questi sono solo pochi suggerimenti, ma spero di aver dato l’idea di come si può creare, in poche, semplici mosse, una sceneggiatura che aiuti a realizzare un ottimo filmato. Buon lavoro!

Musées (em)portables per raccontare i musei in video



Al via la quinta edizione di Musées (em)portables, il festival francese ideato da Museumexperts, che invita chiunque lo desideri a realizzare dei video di non più di tre minuti con un dispositivo mobile (un cellulare, un tablet, qualsiasi strumento di ripresa non professionale).
Perché Musées (em)portables? Perché in un mondo in cui le mode che hanno invaso i nuovi canali di comunicazione sociale (vedi flashmobs, selfies, etc.) sembrano limitare fortemente la creatività personale, indirizzandola verso azioni di gruppo omologate e standardizzate, far emergere la creatività e l’intelligenza dei singoli appare come un autentico rinnovamento culturale.
Negli ultimi decenni, inoltre, si è esaltato molto il ruolo della tecnologia nella nostra vita quotidiana, forse troppo, anche se è vero che molti strumenti, come il telefono cellulare, i tablet e i pc, hanno portato indubbi benefici (e anche qualche effetto negativo). Tuttavia, dobbiamo sempre ricordarci - come si legge nel sito di Museumexperts - che “l’intelligente non è il cellulare, ma la persona che lo utilizza”. Quindi tutto deve essere ricondotto alla persona. Non facciamoci “guidare” dalle tecnologie, ma “guidiamo” noi le tecnologie: questo è il concetto che è alla base di Musées (em)portables, di cui ho il piacere e l’onore di far parte ormai da tre anni in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei, e in cui da due anni faccio anche parte della giuria che seleziona e attribuisce i premi ai migliori video partecipanti.

La quinta edizione – come è stato annunciato dagli organizzatori – vede una importante novità che renderà il festival un evento pubblico mondiale: ICOM, in collaborazione con Louvre pourtous, ha creato un premio speciale, il Premio ICOM-Musée pour tous, destinato alle creazioni audio-visive di quelle fasce sociali che solitamente sono penalizzate a causa di un ridotto accesso alla cultura (fasce sociali deboli, persone con disabilità, nuovi immigrati, residenti nelle zone rurali, etc.). Una decisione di grande importanza che aumenterà il già alto valore di Musées (em)portables.

Le modalità di partecipazione al festival restano le stesse degli anni passati. Il concorso è aperto a tutti, ai singoli come ai gruppi, senza alcun limite. Possono partecipare coloro che semplicemente amano i musei, coloro che vi lavorano o semplicemente coloro che desiderano trarre spunto da un museo per lanciare il proprio messaggio per immagini e suoni.
Invito vivamente a partecipare anche dall’Italia con le vostre creazioni, ma ricordo che i video (chi ha seguito il festival negli anni passati, se ne è reso conto) non dovrebbero avere la finalità di promuovere un museo, o almeno non dovrebbero farlo in un modo privo di originalità, ma essere, piuttosto, delle opere veramente creative, cioè dei piccoli film che raccontano delle storie, che trasmettono dei messaggi. 
Prima di cimentarvi in qualsiasi realizzazione suggerisco di vedere qui i video che sono stati presentati negli anni scorsi. 





Qui, invece, per chi è profano in materia di sceneggiatura, qualche consiglio su come realizzare un video efficace.

Il regolamento è disponibile in inglese e in francese. Il termine per l’invio dei filmati quest’anno è il 1 Dicembre 2015. Attenzione, perché dopo questa data i video non saranno più presi in considerazione!

Come ogni anno, tutti i film selezionati dalla giuria saranno proiettati ininterrottamente durante il Sitem, il salone internazionale dei musei, delle esposizioni e delle tecniche museografiche, in programma dal 12-14 gennaio 2016, a Parigi, presso il centro di moda e design Les Docks. Saranno poi resi disponibili, in tutto o in parte, sul sito di Museumexperts.

Non è necessaria alcuna registrazione preventiva. E’ sufficiente unire il modulo http://www.museumexperts.com/pdf/BulletinInscription2016.pdf al vostro video e inviarlo al seguente indirizzo:

Museumexperts
18 rue de la Michodière - 75002 Paris

Ricordarsi di unire anche i moduli firmati per le autorizzazioni relative ai diritti d’autore:

La cerimonia di consegna dei premi avverrà il 13 gennaio 2016.

Il Grand prix du jury ammonta a €2000. Il secondo e terzo classificato avranno ciascuno un premio di €1000.

Il premio speciale di ICOM-Musée pour tous, che godrà, tra l’altro, di una vasta distribuzione attraverso i vari canali internazionali di ICOM, ammonterà a €1000 per il miglior film e €500 per il secondo e terzo classificato.

Concorso #Unit4Heritage: mostriamo il patrimonio culturale che amiamo!



Scatta una foto di un patrimonio culturale cui sei particolarmente legato e postala su Facebook o su Instagram usando l’hashtag #Unite4Heritage, insieme a una breve descrizione del motivo per cui è importante per voi. Può essere un luogo, un oggetto, una pratica culturale, una tradizione,  tocca a voi scegliere!

Il miglior post vincerà una Canon EOS DSLR, e la top 20 verrà descritta in una speciale galleria di immagini #Unite4Heritage che sarà pubblicata sul sito http://www.unite4heritage.org/ e nella rivista Patrimonio dell'Umanità.

Il termine ultimo è il 18 agosto 2015, ore 17 (orario di Parigi). Qui è pubblicato il regolamento: http://www.unite4heritage.org/contest.php

E’ importante sapere che la descrizione delle immagini potrà essere postata nelle seguenti lingue: inglese, francese, spagnolo, russo, arabo e cinese. Possono essere postate anche più foto, ovviamente tutte con la relativa descrizione. I testi devono essere originali, cioè nessun copia e incolla!

Dopo il termine del 18 luglio 2015, i primi cinquanta (50) partecipanti saranno contattati (tramite il profilo del social media utilizzato per postare la/le foto)  e verrà loro chiesto di fornire le seguenti informazioni:

- nome del partecipante;
- luogo ritratto dalla foto;
- data della foto;
- titolo;
- nome e cognome della persona o delle persone che appaiono sulla foto, se possibile.


L’UNESCO selezionerà i vincitori sulla base dei seguenti criteri: l'originalità, la qualità tecnica e artistica, l'efficacia del testo descrittivo come strumento per promuovere il valore del patrimonio culturale, l'universalità (ovvero la capacità di essere compreso da un pubblico eterogeneo in tutto il mondo). La foto e il testo saranno considerati entrambi importanti - una foto bella e significativa senza un testo adeguato non sarà presa in considerazione.

 Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...