- una progettazione condivisa condotta
da Luisa Moser, responsabile dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni
archeologici, e da Roberto Maestri, Alberta Faes ed Emanuela Trentini, animatori,
fisioterapista e educatori della APSP di Povo;
- sei interventi dell’educatore
museale presso la sede della APSP M. Grazioli di Povo;
- un’uscita presso il Museo delle
palafitte di Fiavé.
Hanno partecipato al progetto,
dodici pazienti residenti presso l’APSP, di cui sette provenienti dal Nucelo
Alzheimer il Girasole e cinque da altri reparti della struttura.
Sono state proposte diverse
attività, cercando di variarle per tenere sempre alta l’attenzione e la
partecipazione. Sono state utilizzate anche copie di reperti archeologici per favorire
l’osservazione, la manipolazione e la discussione, in modo da mettere in atto
la stimolazione cognitiva e la valorizzazione delle abilità residue. In
particolare si è cercato di sollecitare lo scambio di idee e l’emergere dei
ricordi e delle esperienze personali, cercando di mettere in relazione il
proprio vissuto con i materiali e gli oggetti archeologici presi in esame.
Le attività proposte, soprattutto
quelle pratiche, non solo hanno suscitato grande interesse, ma è stato constatato
anche un miglioramento dell’attenzione e della concentrazione, nonché una
maggiore facilità a socializzare e a interagire con gli altri.
I pazienti affetti da Alzheimer
possono ottenere grandi benefici da questo tipo di esercizi, svolti in un
ambiente socievole e culturalmente stimolante. La partecipazione attiva ne
aumenta l’autostima e allontana i malati di Alzheimer dall’isolamento, una
delle condizioni che spesso si associa a questa patologia e che di frequente è causa
di un rapido peggioramento.
Quando i professionisti museali hanno
la capacità di elaborare una strategia inclusiva e, prima ancora, si dimostrano
consapevoli delle potenzialità dei musei in senso sociale, i musei possono
andare oltre le proprie funzioni tradizionali per diventare un punto di
riferimento ancora più importante per la propria comunità e per la
società in generale. E’ entusiasmante constatare che un museo “piccolo” ma
molto significativo ed estremamente attivo come il Museo delle Palafitte di Fiavé, sia stato messo al centro di un progetto così importante grazie alle
competenze e alla sensibilità di Luisa Moser, responsabile dei Servizi
Educativi dell’Ufficio Beni Archeologici (Soprintendenza Beni Culturali) della
Provincia Autonoma di Trento.
Mi auguro che tali iniziative
divengano sempre più frequenti e che ricevano una giusta e meritata attenzione
a tutti i livelli.
Decenni di ricerche archeologiche in
tutta la penisola hanno permesso di raccogliere una notevole quantità di
informazioni che, integrate con dati scientifici, ci consentono oggi di
ricostruire, in buona parte, i gesti della vita di ogni giorno e le
disponibilità alimentari durante la preistoria.
Nella mostra di Valentano si presenta,
in particolare, quanto è emerso a riguardo dagli studi preliminari e ancora in
corso nell'insediamento palafitticolo dell'età del Bronzo del Lago di Mezzano,
oggi completamente sommerso dalle acque.
Saranno presentati quindi particolari
reperti ceramici e vasellame, fin'ora inedito, legati alle attività di cucina,
si conosceranno le varietà agricole attestate, i sistemi di coltivazione
ipotizzati, le strategie di sussistenza e altre attività legate al cibo.
La mostra è accompagnata anche da una
istallazione sensoriale, tattile e olfattiva, e da alcune curiosità e ricette
da riprodurre a casa propria, cogliendo spunto da quello che mangiavano gli
antichi abitanti del Lago di Mezzano circa 4.000 anni fa!
Mostra
a cura di:
Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese - Valentano (VT)
Soprintendenza
Archeologia del Lazio e dell'Etruria Meridionale - Roma
Luogo:
Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese
Piazza
della Vittoria, 11 01018 Valentano (VT)
Periodo:
20
giugno 2015 - 31 ottobre 2015
Inaugurazione:
Sabato
20 giugno 2015, ore 17.00
Informazioni:
Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese
Dopo "Stanotte al Museo Egizio", il nuovo progetto televisivo di Alberto Angela avrà un seguito
"Stanotte al Museo Egizio", il programma di Alberto Angela andato in onda lo scorso 28 maggio in prima serata su Rai 1, non sarà l'unica serata speciale, lo ha dichiarato Giancarlo Leone, direttore della rete. Si prevedono altri appuntamenti, probabilmente i Musei Vaticani e la Galleria degli Uffizi.
La prima puntata ha avuto uno share del 15,16%, pari a 3.415.000 spettatori. Molto suggestivo il racconto, il cui filo conduttore, la visita notturna del Museo Egizio, è stata inframezzata dalle riflessioni di alcuni ospiti, ciascuno dei quali ha portato il contributo del proprio ambito di specializzazione: dal maestro Riccardo Muti al navigatore Giovanni Soldini, dalla pluripremiata costumista Gabriella Pescucci alla storica Eva Cantarella e al matematico Piergiorgio Oddifreddi. Un intelligente mix di divulgazione culturale e intrattenimento che ha catturato l'attenzione dei telespettatori.
Alberto Angela è stato accompagnato in questo viaggio dal direttore del Museo Egizio, Christian Greco, e da un custode d'eccezione, l'attore Alessio Boni.
NEMO’s LEM Working Group (Learning Museums)
is happy to present its recently published study on Young People in
Museums.
“Learning in Museums and Young People” focuses on museums informal and non-formal
learning opportunities for young people, particularly aged 14-25. It was
conducted in the context of current issues for young people in Europe and the
challenges they are faced with, in the social field, as well as concerning their
employment opportunities. Based on an outline of this "frame" the more-than-ever
important role of museums is discussed.
In the course of this 4 sections deal
with the following related topics:
the relation between museums and young people with regard to
motivationsand methodologies to improve and increase access
and engagement in culture
the role of museums in the digital era and use and
particularly potential of new technologies
the challenges of social exclusion, especially for those
considered NEET.
the multi-facetted concept of accessibility and disadvantage
referred to young people with disabilities
In order to give
specific references to EU context, all themes are introduced related to some of
the Europe 2020 priorities, targets and flagship
initiatives.
The study is
avalaible on NEMO’s website. NEMO and the LEM Working Group hope that you will find the study
useful in your further work and are looking forward to discuss these topics
further with you.
Julián López Gómez, euronews: “Come vedere ciò che è invisibile in un oggetto d’arte, in modo preciso e non invasivo?”. I ricercatori dell’Università di Oviedo, nel nord della Spagna, sono convinti di avere trovato la risposta grazie al grafene: “Il grafene agisce come un moltiplicatore di frequenza – spiega Samuel Ver Hoeye, esperto di telecomunicazioni – Partendo da frequenze basse, genera segnali ad alta frequenza in modo relativamente facile. Con il grafene, possiamo effettuare un’analisi approfondita dell’opera, identificando la composizione chimica dei materiali”. Le immagini ottenute con gli scanner al grafene vengono poi elaborate e immesse in uno scanner 3D ad alta risoluzione per generare modelli grafici tridimensionali che rivelano i segreti contenuti nell’opera originale. “Ciò che vediamo è il colore reale dell’opera, che viene virtualmente illuminato e registrato – sostiene Yannick Francken, informatico presso 4DDynamics – Tecnicamente, l’aspetto più difficile è combinare le diverse scansioni: queste devono essere allineate automaticamente. Se il risultato non è perfetto, con un margine di accuratezza di 0,2 millimetri, ne va della possibilità di ricostruire i colori”. Lo scanner nasce dal progetto di ricerca europeo Insidde ed è stato ideato per studiare sia gli oggetti tridimensionali che le opere pittoriche con superfice piatta. Una versatilità che potrebbe essere molto apprezzata da conservatori e restauratori d’arte, sostiene Javier Gutiérrez Meana, esperto di telecomunicazioni e coordinatore del progetto: “Gli scanner con cui vengono abitualmente studiate le opere d’arte sono molto costosi. La nostra tecnologia è molto più economica: si tratta di uno scanner leggero e compatto, che si può trasportare facilmente in musei e laboratori”. Il Museo di Belle Arti delle Asturie ha messo a disposizione dei ricercatori diverse opere sulle quali testare lo scanner. Le prove effettuate su alcuni dei pezzi più importanti delle collezione museale ha dato risultati che i ricercatori ritengono incoraggianti. Marta Flórez Igual, conservatrice museale: “Possiamo scoprire quanto è spesso lo smalto o quanti sono gli strati di colore. Possiamo identificare eventuali disegni preparatori sotto il dipinto e capire come sono stati realizzati. Stiamo anche cercando di capire se lo scanner può identificare i diversi materiali nel dipinto, come smalti, fissativi e pigmenti”.
In occasione dell'edizione speciale di #smallmuseumtour, dedicata al tema "I musei, il cibo, l'alimentazione", patrocinata da Expo Milano 2015, Maurizio Pellegrini, responsabile del Laboratorio di Didattica e Promozione visuale della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell'Etruria meridionale ci ha fatto omaggio del suo documentario "Vinum, Storia del vino nell'Italia antica", espressamente ridotto e adattato per la visione su Twitter durante #smallmuseumtour.
Ieri, venerdì 15 maggio, un drappo nero in segno di lutto è stato posto su molti luoghi di interesse storico, artistico e archeologico del nostro Paese, rispondendo all'appello dell'UNESCO. L'iniziativa ha avuto lo scopo di testimoniare lo sconcerto e lo sgomento conseguente alla sistematica e brutale distruzione di beni storico-culturali in Medio Oriente – molti dei quali peraltro inclusi nella Lista del Patrimonio dell’Umanità – ad opera delle falangi armate dell’Isis.
In Italia l'iniziativa è sostenuta e promossa dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO che ha voluto così rendere pubblico il cordoglio per le vittime civili e lo sdegno per lo scempio dei cimeli artistici, invitando gli associati a manifestare la propria partecipazione a questa simbolica ma significativa protesta, designando un monumento di particolare valore storico a simbolo del dolore che unisce la comunità internazionale di fronte a questa incivile e insensata barbarie.
Intanto in Medio Oriente, dopo le antiche città assire di Nimrud, Hatra e Ninive in Iraq, anche le rovine romane di Palmira, in Siria, rischiano di essere distrutte dall'Isis. Protestiamo contro questa barbarie che colpisce non solo i luoghi fisici ma soprattutto le radici storiche e l'anima profonda della storia di tutta l'umanità.
L'Arena di Verona con il drappo nero per UNITE4HERITAGE
Musei, teatri, parchi, eventi e molto altro a portata di click
Kid Pass è una piattaforma web gratuita
che, grazie ad un proprio motore di ricerca, permette di trovare facilmente le attività
culturali e ricreative rivolte ai bambini, fornendo indicazioni in base alla località,
al settore di riferimento (ospitalità, commercio, sport e tempo libero, servizi
e utilità, cultura e spettacolo, ristorazione) e ad altri termini di ricerca
liberi. Kid Pass è anche in grado di rilevare automaticamente la posizione dell’utente.
In pratica, si tratta di una guida per
scoprire i luoghi e gli eventi kid e family-friendly nelle principali città
italiane.
Dopo aver scelto i parametri di
ricerca, la prima schermata offre una panoramica di tutti i luoghi di
interesse. Ogni scheda presenta una descrizione sintetica e le icone che sono poste in basso
permettono immediatamente di rilevare la presenza di alcuni servizi riservati
ai bambini, per esempio un’area giochi esterna o interna, la culla, il
babysitting, il fasciatoio, l’area allattamento, il seggiolone, la possibilità
di scegliere menù adatti ai bambini e altre forme di accoglienza a misura di
bimbo.
Al di sotto delle icone è
riportato il voto assegnato a quella struttura dagli stessi utenti, da 0 a
cinque cuori.
Se si desidera avere maggiori
informazioni, cliccando sulla scheda si accede ad una pagina più dettagliata provvista
anche di mappa.
Con questa procedura è possibile
avere informazioni su un notevole numero di strutture: dai ristoranti agli
alberghi, dai cinema ai musei, dai parchi alle strutture commerciali, ecc. ecc.
Il progetto opera per promuovere
la qualità del tempo fuori casa vissuto dagli adulti assieme ai bambini da 0 a 12 anni.
"La finalità di questo progetto è
non solo quella di offrire un sistema di informazione e di promozione di
strutture e attività, ma cercare anche di diffondere “la cultura
dell’accoglienza verso i bambini nei luoghi “dei grandi”, promuove la crescita
degli standard di accoglienza in tutti i settori in un’ottica family-friendly,
valorizzando anche le piccole attenzioni da parte di negozi, studi medici,
uffici pubblici e altri servizi dotati ad esempio di un’area gioco nella sala
d’attesa o di un kit da tavolo per colorare o giocare”, come si legge nel sito
Kid Pass.
A questo scopo, il sito dispone
di una testata giornalistica online e di una newsletter, attraverso le quali,
insieme ai propri canali social, si diffondono le news, i racconti degli utenti,
gli approfondimenti su tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’accoglienza a
misura di bambino.
Trovare un museo (e non solo) kid-friendly non sarà
più un problema!
Invitiamo i musei a segnalare a Kid Pass le proprie attività.
Après la conclusion de #MuseumWeek 2015 il y a un mois, il me semble opportun
de faire un bilan de cet important événement qui, comme beaucoup d’experts et
de médias ont largement souligné, a connu un plus grand essor par rapport à la
première édition de 2014, intéressant plus de 2800 musées dans 77 pays
différents. Voire 259 adhésions sont arrivées de l’Italie, soit quatre fois
plus qu’en 2014. Dès la première édition de #MuseumWeek on avait relevé un
intérêt accru des musées italiens pour la communication 2.0 et les données de
cette année ont confirmé cette tendance. Il s’est agi d’une présence remarquable
non seulement numériquement mais aussi, bien souvent, très incisive. Les
données diffusées par les organisateurs de #MuseumWeek au cours de cette
manifestation ont mis en évidence les dix musées qui ont tweeté, rétweeté et
répliqué le plus ; parmi ceux-ci il y a quatre musées italiens : à la
première place le Site Archéologique de Massaciuccoli Romana, à la deuxième
place l’Antiquarium de Porto Torres, à la huitième place le Musée de l’Horlogede Bergallo, à la dixième place le Musée Archéologique du District Minier de Rio nell’Elba. L’Association Nationale des Petits Musées (APM – qui l’année
dernière était l’une des trois premières institutions culturelles les plus
actives de cette manifestation), cette année, grâce au dédoublement de son compte
en @piccolimusei et @piccolimusei2, a joué également un rôle important, surtout
d’impulsion et de dialogue, pour s’établir même comme l’un des comptes les plus
mentionnés (http://www.socialmeteranalysis.it/museum-week-2015-twitter-contagia-i-musei/).
Il est intéressant de remarquer que trois des quatre musées du top dix, c’est-à-dire
le Site Archéologique de Massaciuccoli, l’Antiquarium de Porto Torres et le
Musée Archéologique du District Minier de Rio nell’Elba, avec d’autres musées
très productifs durant la semaine des musées sur Twitter ou avec ceux qui ont
également fait remarquer leur présence, ont été les protagonistes des deux
éditions de #smallmuseumtour, une
initiative qui a été conçue par l’APM l’année dernière pour Twitter et qui a eu,
parmi ses meilleurs résultats, celui d’avoir donné naissance à une communauté
virtuelle de musées, de professionnels des musées, d’experts et d’amateurs, qui
est encore très dynamique.
Lors de #MuseumWeek il n’a fallu donc mettre en place aucune stratégie
commune. Le dialogue entre les musées s’est déclenché spontanément grâce à
l’existence de ce « réseau » virtuel déjà consolidé. L’APM s’est
donné comme objectif de jouer un rôle actif dans le dialogue en introduisant
d’une part ses propres contenus et en relançant, d’autre part, les contenus
produits par les musées eux-mêmes. Dans une manifestation de longue durée comme
#MuseumWeek, à laquelle ont participé plus de 76.000 utilisateurs avec un flux
d’environ 270.000 tweets, obtenir une visibilité était important. Sur les
réseaux sociaux il ne suffit pas de poster des contenus, mais il faut interagir
aussi. Cette forme de communication n’a de sens que si elle est
bidirectionnelle/multidirectionnelle, sinon on risque de transférer sur les
réseaux sociaux le même « modèle de gestion autoritaire » qui empêche
la « communication et l’interaction culturelle et sociale » et surtout
« la participation collective à la production d’une valeur
culturelle » (Elisa Bonacini, v.
http://piccolimusei.blogspot.it/2013/11/il-museo-partecipativo-sintesi-della.html).
Par conséquent, à mon avis et à la lumière de ces considérations, le type
de communication adopté par les petits musées italiens a été bien conçu car il
a favorisé le dialogue musée-musée et musée-followers, il a renforcé la
communauté virtuelle préexistante et l’a élargie en incluant de nouveaux
musées. Comme cela a été dit ici, la participation de beaucoup de followers
aussi a été intense ; il s’est agi, pour la plupart, d’experts/connaisseurs
de cette matière ou, quand même, de personnes qui sont très actives dans le
domaine culturel et, en particulier, dans le secteur des musées.
J’ai déjà mis en évidence que les tweets et les répliques ont été vraiment
nombreux, ainsi que les retweets, une fonction de Twitter qui n’est tout à fait
pas banale et qui est extrêmement nécessaire dans une manifestation comme celle
de #MuseumWeek, où l’on voulait d’un côté « amplifier » l’importance
d’un tweet et, de l’autre côté, maintenir l’union et la participation de tout
le réseau dans le dialogue en cours. La visibilité obtenue a été récompensée
par l’attention de nouveaux followers qui se sont ajoutés au réseau existant.
Il a été important de maintenir constant le flux de tweets et de retweets ;
cela a entraîné un engagement considérable, puisqu’il a fallu couvrir jusqu’à
14 heures par jour. Des contenus, des dialogues informels, des images et des
activités variées ont été distribués dans ce laps de temps considérable ;
on a toujours maintenu un haut niveau d’intérêt général, la conversation a été
agréable et jamais ennuyeuse, parfois amusante ; et il doit d’ailleurs en
être ainsi dans un événement ayant les caractéristiques de #MuseumWeek, qui a obtenu, en effet, une
grande popularité auprès de ses followers. Les musées ont donné une nouvelle
image de soi, plus proche des personnes, plus capable de dialoguer et donc
moins « encadrée » dans leur rôle institutionnel.
Il est important de souligner que l’avantage des petits musées par rapport
aux grandes institutions muséales (qui confient souvent la communication aux
sociétés internes), c’est que la gestion des médias sociaux est mise en place,
dans de nombreux cas, par le personnel des musées sans aucun type de médiation
extérieure. Cela entraîne une communication plus libre, plus familière et plus
immédiate dans l’interaction. Par conséquent, on peut affirmer que cette année
un résultat exceptionnel a été atteint, non seulement en termes de
participation mais surtout pour le grand changement que les petits musées en
particulier sont en train d’apporter dans le but de s’ouvrir vers l’extérieur
et de devenir des lieux de production culturelle et d’exploitation active et
interactive.
L’aspect qu’on devra essayer d’améliorer, c’est la participation du public
qui est plus en dehors du monde des musées : il s’agit d’un défi qui n’est
pas facile, mais que les petits musées sont capables de relever par les
stratégies appropriées, en commençant, par exemple, par une utilisation accrue
des réseaux sociaux dans les relations avec les écoles.
Compte tenu de la grande ouverture des musées vers la communication des réseaux
sociaux, comme l’édition 2015 de #MuseumWeek a montré, les perspectives pour
l’avenir sont sans aucun doute prometteuses.
Caterina Pisu
coordinatrice national de l'Association nationale des petits musées
italiens
Domenica 24 maggio, dalle 16 alle 18, laboratorio didattico per bambini e ragazzi presso l'Area archeologica di Massaciuccoli Romana, in collaborazione con Zebrart.it.
Dal 9 maggio 2015 al 17 gennaio 2016 al Museo di Santa Giulia di Brescia, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo, Regione Lombardia, Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, che attraverso 500 eccezionali reperti esposti, racconta della grande vicenda che ha portato, tra il III e il I secolo a.C., all'unione tra la Roma repubblicana e le genti del Po. Con l'obiettivo di illustrare questo processo di unione, in un racconto per immagini della straordinaria trasformazione storica e culturale che fu qui attuata tra fasi di conflitto e integrazione, la mostra Roma e le genti del Po
Un incontro di culture III-I sec. a.C. ricostruisce, sullo sfondo della pianura del Po, area estesa tra gli Appennini e le Alpi e favorita in antico da una posizione privilegiata e dalla presenza di un grande fiume, la fisionomia sorprendente di un luogo d’Italia, che divenne vero laboratorio di integrazione tra etnie e culture diverse e cassa di risonanza del confronto fra cultura romana ed ellenismo. La mostra sarà anche un viaggio emotivo, con installazioni interattive e multimediali, adatte al pubblico adulto e giovane, che faranno rivivere situazioni e atmosfere di quei tempi lontani.
Insieme verrà inaugurato Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, il più esteso parco archeologico a nord di Roma: su un'area di circa 4.200 mq, esso comprende gli edifici più antichi e significativi della città: il Santuario di età repubblicana (I sec. a.C.) - che dal 9 maggio sarà aperto per la prima volta al pubblico -, il Capitolium (73 d.C.), il teatro (I-II sec. d.C.), il tratto di lastricato del decumano massimo, la vista su piazza del Foro, che conserva vestigia della piazza di età romana (I sec. d.C.). Nel parco archeologico il visitatore avrà modo di fare un incredibile viaggio nel tempo, dall’età preromana al rinascimento, partendo dai livelli più antichi al di sotto del Capitolium, sino ai palazzi nobili che, reimpiegando i resti degli antichi edifici, cingono ancora oggi la zona.
Il Parco archeologico da maggio sarà completato da tutti i servizi necessari, come una nuova area di accoglienza dedicata, con biglietteria, bookshop, guardaroba. Oltre ai consueti servizi didattici forniti dal Museo, l’area - già dotata di una suggestiva istallazione interattiva realizzata, all’interno del Capitolium, da Studio Azzurro - metterà a disposizione dell'utente un innovativo sistema di video e ricostruzioni immersive che grazie al 3D e alle più avanzate wearable technology propone un'esperienza unica. Novità unica nel panorama delle aree archeologiche italiane, è infatti la possibilità di vivere un’esperienza di visita in realtà aumentata grazie a dispositivi indossabili Epson messi a punto dalla società Art Glass, che permetteranno di rivedere, dopo 2000 anni, gli edifici e la città come si presentavano dal III secolo a. C. al I secolo d. C. Il visitatore, muovendosi liberamente nell’area, avrà la possibilità di vedere ricostruiti i suoi monumenti più antichi e le trasformazioni avvenute dopo il suo abbandono.
LA MOSTRA
Nel 295 a.C. a Sentino, in una vallata nel cuore delle Marche, l’esercito di Roma e dei suoi alleati sconfiggeva in una battaglia incerta fino all’ultimo la coalizione di popoli italici guidata da Sanniti e Galli Senoni. Con quella vittoria Roma non solo affermava il suo dominio incontrastato sulla penisola, ma si apriva la via per la valle Padana. E’ di pochi anni dopo la sottomissione del territorio senone e la fondazione della colonia latina di Rimini. Nei due secoli successivi si avrà prima la definitiva conquista militare, nei primi decenni del II secolo, poi il graduale inserimento dell’Italia settentrionale nel sistema politico romano, concluso nel 49 a.C. con la concessione della cittadinanza.
La mostra di Brescia vuole narrare questa vicenda uscendo dallo schema tradizionale dello scontro tra Roma e popolazioni locali considerate semibarbare e da integrare nella civiltà classica per mostrare invece la realtà di un confronto che aveva molteplici sfaccettature. Le popolazioni che abitavano la valle Padana avevano alle spalle storie molto diverse.
Le tribù celtiche (Insubri, Cenomani, Boi.) avevano ereditato le civiltà dei popoli che abitavano i territori sui quali dominavano: Etruschi, Umbri, Liguri, Celti di ceppo ancora più antico; ne avevano assimilato i costumi e costituivano un’élite politico-militare organizzata. I Veneti erano di provenienza assai antica, con una cultura urbana elaborata e comuni origini con i Latini; al contrario i Liguri, che si consideravano a ragione una stirpe autoctona, erano ancora organizzati sul modello tribale. Ciascuna di queste popolazioni ebbe una propria politica nei confronti di Roma: alcuni furono alleati stabili (Veneti, Cenomani) altri ostili (Boi, Insubri) o divisi al proprio interno (Liguri). Ma neppure la strategia della Repubblica nei loro confronti fu mai univoca: a seconda che prevalessero le ragioni del partito “popolare” o di quello “senatorio” fu attuata una politica aggressiva per guadagnare nuove terre da assegnare a coloni italici disposti a trasferirsi o di collaborazione “amichevole” con i ceti dirigenti e aristocratici locali. Sono i reperti archeologici presenti nei musei dell’Italia del nord, rinvenuti negli scavi anche recentissimi che ci consentono di ricostruire un quadro così complesso e vivace, di cui le fonti antiche ci illustrano soltanto gli elementi essenziali.
Il filo dell’esposizione segue il racconto secondo una sequenza cronologica e rispettando la logica del confronto. Vengono presentate le diverse popolazioni padane nel IV e III secolo a.C.: i reperti significativi e simbolici dei corredi funerari e anche ciò che esce dagli scavi delle loro città. Ne esce l’immagine di civiltà complesse, con capi che esaltano ora il loro livello culturale ora il ruolo guerriero e un’organizzazione politica avanzata, con l’uso della scrittura e l’introduzione della moneta. A fronte sono esposti i reperti contemporanei della colonia di Rimini e di centri come Ravenna sotto il controllo diretto di Roma. Seguono gli anni delle guerre. L’imponente frontone di Talamone celebra la disfatta dell’ultima offensiva celtica nel 225 avvenuta sul promontorio toscano; la risposta di Roma porta alla prima conquista della val Padana e alla vittoria di Casteggio. Infine Annibale passa le Alpi e attraversa la pianura nell’incendio dell’insurrezione di Boi e Insubri, che appoggiando la sua impresa mettevano in gioco la loro indipendenza. Di quegli anni sono esposte le armi degli eserciti contrapposti recuperate nei corredi funerari e rappresentate nei monumenti e nei reperti votivi, ma anche l’esito della penetrazione culturale e politica di Roma, con l’impianto di santuari di tipo italico già alla fine del III secolo, i cui reperti si confrontano con quelli dei contemporanei luoghi di culto locali.
Con il II secolo le principali colonie latine e romane così come le città alleate presentano da Rimini a Bologna o Piacenza, così come a Aquileia, Padova, Brescia o Milano, caratteristiche comuni. Si illustrano le mura, le porte urbiche, le strade, gli edifici civili, come il foro, le basiliche o, nel caso di Bologna, uno dei più antichi teatri stabili. I grandi templi come il Capitolium, i santuari urbani e del territorio sono testimoniati da resti architettonici fittili figurati di tipo italico ed ellenistico e da statue di culto, per lo più acroliti in marmo. Vengono introdotti nuovi culti, italici e orientali, che spesso riflettono gli orientamenti delle diverse personalità politiche romane, ma vengono anche confermati e assimilati i culti locali, come ben dimostra il caso emblematico di Brescia. La ricchezza crescente della Cisalpina in età repubblicana è verificabile non solo negli edifici pubblici e religiosi, ma anche nel livello delle case private. In mostra sono esposte soprattutto le pavimentazioni, che evolvono da modesti laterizi e semplici battuti in cementizio a pavimenti decorati con motivi geometrici e a mosaico, ma non mancano decorazioni parietali e reperti di lusso rinvenuti negli scavi a seguito di episodi di abbandono o di tesaurizzazione. Le planimetrie mostrano nel I secolo l’adesione delle classi dirigenti al modello della casa ad atrio.
Tutto riflette l’aumento progressivo di ricchezza dell’Italia settentrionale, dovuto certamente allo sfruttamento agricolo del territorio, ben organizzato grazie al controllo delle acque e alla distribuzione funzionale delle terre (la centuriazione), ma, come dimostrano i resti archeologici, dalla nascita di manifatture locali (vasellame bronzeo, tessuti, laterizi, ceramiche, carpenteria) e dallo sfruttamento di risorse naturali, come le riserve aurifere della Bessa. Il confronto tra le popolazioni locali e i coloni è affidato in questa fase soprattutto alle sepolture; per la prima volta vengono esposti insieme reperti (corredi ma anche stele funerarie) dello stesso periodo attribuibili a romani (in Emilia Romagna e Aquileia) a Veneti, Cenomani, Insubri, Liguri. E’ così possibile confrontare l’apparato funerario di un notabile romano sepolto presso Piacenza con il letto funerario in osso di fattura centro-italica e tradizione ellenistica, con la sepoltura del capo cenomane di Zevio con resti del carro e vasellame bronzeo della medesima provenienza. Così dall’intesa tra le classi dirigenti e da un confronto virtuoso tra le diverse aree culturali nasceva la provincia della Gallia Cisalpina, centro propulsore delle conquiste di Cesare e futuro baluardo della civiltà classica contro le invasioni germaniche (testo a cura di Luigi Malnati).