Scrive Luca Caminati in "Roberto Rossellini documentarista. Una cultura della realtà" (2012):
"Possiamo invece affermare che, a conclusione della sua attività, si riaccende un lampo propriamente documentaristico nelle due sue ultimissime opere: Concerto per Michelangelo (1977) e Le Centre Georges Pompidou (1977). Entrambi i film sono riflessioni su due "macchine artistiche", luoghi istituzionali di esibizione dell'arte. Il primo, commissionato dalla RAI e dal Vaticano per il Sabato Santo pasquale, è interessante, oltre che per l'autoritratto forse involontario che diventa per lui Michelangelo, come esperimento: l'unico in cui Rossellini intrecci cinema e video, o meglio ripresa elettronica in diretta; il secondo è, invece, un tentativo esemplare in una direzione nuova: quella della "constatazione" documentaristica. Avvolta dai radi suoni dei visitatori, in assenza di voce over, la macchina da presa si aggira fra il "contenitore" - l'architettura ultramoderna di Renzo Piano e altri - e il "contenuto" - le opere d'arte esposte - con una curiosità descrittiva che non nasconde un velato scetticismo di fondo (siamo ben lontani da qualsiasi "celebrazione"). Da una parte Rossellini riflette sul rapporto classico fra arte e Chiesa, dall'altra su quello moderno fra arte e istituzione laica. In entrambi i casi identifica l'arte come processo di produzione, al di là o prima dei suoi risultati espressivi.
Come non vedere in queste opere involontariamente una riflessione di Rossellini sulla propria arte? Intreccio di politica, di economia, di tecnica, di documentario e di finzione, nei cui limiti, ma influenzato anche dagli stimoli di tali limiti, egli si esprime".