Visualizzazione post con etichetta Nemo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Nemo. Mostra tutti i post

Learning in Museums and Young People

a NEMO - LEM Working Group study



NEMO’s LEM Working Group (Learning Museums) is happy to present its recently published study on Young People in Museums.
Learning in Museums and Young People” focuses on museums informal and non-formal learning opportunities for young people, particularly aged 14-25. It was conducted in the context of current issues for young people in Europe and the challenges they are faced with, in the social field, as well as concerning their employment opportunities. Based on an outline of this "frame" the more-than-ever important role of museums is discussed.

In the course of this 4 sections deal with the following related topics:

  • the relation between museums and young people with regard to motivations and methodologies to improve and increase access and engagement in culture
  • the role of museums in the digital era and use and particularly potential of new technologies
  • the challenges of social exclusion, especially for those considered NEET.
  • the multi-facetted concept of accessibility and disadvantage referred to young people with disabilities
In order to give specific references to EU context, all themes are introduced related to some of the Europe 2020 priorities, targets and flagship initiatives.

The study is avalaible on NEMO’s website. NEMO and the LEM Working Group hope that you will find the study useful in your further work and are looking forward to discuss these topics further with you.

Un museo tutto nuovo




Riflessione sull’importanza dell’innovazione in ambito museale. Il ruolo fondamentale della divulgazione per una percezione più corretta del mondo museale

di Caterina Pisu (Archeonews, settembre 2012)

 

Nel numero di Nemo, la newsletter del Network of European Museum Organisations, del febbraio 2009, Massimo Negri ha analizzato l’importanza del rinnovamento dei musei nell’ambito di un percorso di miglioramento continuo. Questo processo ha caratterizzato notevolmente l’evoluzione dei musei in ambito occidentale e soprattutto in Europa, dove oltre il 50% risale a un periodo precedente la seconda guerra mondiale. Gli anni del dopoguerra, pertanto, hanno visto la maggioranza dei musei modificarsi, “svecchiare” i propri allestimenti, adottare nuove strategie museologiche e museografiche, aprirsi alle forme di comunicazione più innovative, ovviamente tenendo presenti i ritardi che hanno penalizzato alcuni Paesi più di altri, o determinati musei rispetto ad altri. Secondo Negri, oggigiorno non siamo certo di fronte all’immagine del “museo polveroso” che tuttavia sembra ancora voler rimanere radicata nell’immaginario collettivo. Non si può negare che ancora esistano esempi di musei ancorati ai modelli ottocenteschi ma, in generale, i musei moderni si sono molto evoluti e si può affermare che siano il risultato della portata e dell’effetto di alcuni eventi che sono da considerarsi vere pietre miliari nella storia degli studi museologici/museografici: dall’affermazione dei Science Centers (che certamente più di altre categorie museali hanno incentivato l’interazione con il pubblico) al boom dell’archeologia industriale che tanto ha concorso alla nascita di teorie innovative in ambito museologico (ricordiamo il fondatore dell’archeologia industriale, Kenneth Hudson, uno dei maggiori museologi europei), senza dimenticare lo sviluppo del concetto di “ecomuseo” - teorizzato dai museologi George Henry Rivière e Hugues de Varine - o di “museo senza collezione”, che ha completamente rielaborato l’archetipo del museo tradizionale ed ha rafforzato la “vocazione sociale” dei musei.
L’innovazione, quindi, in quanto sviluppo essenziale per qualsiasi organizzazione che voglia mantenere alti gli standard di qualità, ha avuto un progresso costante in questi ultimi trent’anni, suscitando ampi dibattiti, soprattutto in relazione a quelle che possono essere le difficoltà che i musei hanno incontrato lungo questo percorso. Negri ha isolato dieci temi centrali che più frequentemente hanno animato la discussione sull’innovazione in ambito museale e che, in molti casi, sono rimasti tuttora problemi in attesa di soluzioni:
1. la difficile coesistenza del vecchio con il nuovo, uno dei problemi legati all’innovazione ambienti obsoleti, come possono essere le grandi istituzioni museali del mondo occidentale;
2. le sfide architettoniche: le trasformazioni dello spazio architettonico museale, che tanto hanno caratterizzato l’epoca contemporanea, possono interferire con il messaggio che il museo intende trasmettere e, in ogni caso, lo condizionano?
3. in che modo tali trasformazioni possono coniugarsi con il miglioramento del comfort del visitatore, una questione che coinvolge necessariamente il processo di rinnovamento del museo e il suo rapporto con il pubblico?
4. il museo come palcoscenico di un teatro, in cui gli “attori” interagiscono con i visitatori in un modo totalmente nuovo;
5. la presenza intrigante di robot, avatar, talking heads, ecc. in ambito museale.
6. il ruolo cruciale svolto dagli schermi; un nemico invadente nell’ambiente museale?

7. la rivoluzione del wireless; fino a che punto è possibile plasmare il comportamento dei visitatori
e la loro percezione del museo durante l’esperienza di visita?
8. la proliferazione di dispositivi di orientamento, sempre più conformi alla crescente segmentazione del pubblico, può rendere la vita dei visitatori più facile o più complicata?
9. la sperimentazione dell'accesso del pubblico, in varie forme e modalità, nell’organizzazione e nella gestione delle collezioni museali;
10. il dilemma dei vari modi di interpretazione dell’esperienza museale: saper bilanciare il compito informativo e quello evocativo.
Le dieci tematiche riassunte da Negri possono apparire nuove e forse insolite per i non specialisti che sono indotti, soprattutto dai media, a limitare le problematiche inerenti il mondo dei musei quasi esclusivamente alla necessità di attrarre visitatori e di far quadrare i bilanci, temi che sono senza dubbio importanti ma non centrali. In realtà, come si è appena dimostrato, la discussione in ambito museologico è ampia e diversificata e pone sempre al centro dei propri interessi il visitatore e il contesto urbano e territoriale in cui i musei operano. Ma se l’impulso al rinnovamento da parte dei musei è poco percepito all’esterno e continua ad imporsi l’immagine del “museo polveroso”, non sarà utile, ma soprattutto necessario, far sì che il dibattito interno sia maggiormente divulgato e che non si continuino a mostrare solo gli aspetti ritenuti “notiziabili” dai media? Se, come recita un noto proverbio orientale “fa più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce”, ecco che i lettori saranno più impressionati dai musei che chiudono i battenti piuttosto che dai musei che si innovano, ma solo perché di questi ultimi si parla poco e, soprattutto, non si conoscono bene o non si comprendono gli impulsi teorici che sono all’origine di tali cambiamenti. Questo, dunque, è l’undicesimo punto che mi permetto di aggiungere all’elenco stilato da Negri e che ritengo ugualmente fondamentale per il processo di rinnovamento dei musei: la comprensione critica del dibattito museologico da parte dei “comunicatori” (giornalisti tradizionali, comunicatori telematici, ecc.) e la corretta divulgazione al pubblico, da parte di questi, di un’immagine dei musei più aderente alla realtà.

 Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...