Piccoli Musei: Sistemiamoci! I musei della provincia di Viterbo, ...: Riporto qui il link all'articolo di Francesca Ceci, apparso su La Loggetta nel mese di dicembre 2013.
Un grande premio per un piccolo museo irlandese, ma in Italia ci si dimentica dei piccoli musei
The Little Museum of Dublin ha ottenuto, quest'anno, il David Manley Emerging Entrepreneur Award, premio sponsorizzato dalla Camera di Commercio di Dublino. Il museo, fondato da circa tre anni dallo scrittore Trevor White e dal compositore Simon O'Connor, dispone di una collezione di 5.000 oggetti, tutti frutto di donazioni. Lo scorso anno è stato visitato da 45.000 visitatori e si sta affermando anche a livello internazionale grazie ad una politica particolarmente lungimirante e razionale dei propri fondatori e amministratori, la quale prevede visite guidate ogni ora, lezioni di educazione civica "I love Dublino" per gli scolari delle scuole primarie e post-primarie, una serie di conferenze mensili e l'ingresso gratuito, previsto in alcuni giorni. Il museo, inoltre, incoraggia attivamente i visitatori a raccontare le loro storie, cercando di allacciare uno stretto rapporto con la comunità. Il quotidiano australiano The Sidney Morning Herald ha scritto a proposito di questo museo: "La cosa migliore da fare nel tempo libero, in Europa".
Devo dire che il mio pensiero è corso subito ad alcuni nostri eccellenti piccoli musei, e vorrei qui citare, in rappresentanza di tutti, il Museo del Bottone di Santarcangelo di Romagna, fondato e diretto da Giorgio Gallavotti. Lo abbiamo già scritto varie volte su queste pagine: il piccolo Museo del Bottone, conosciuto anche a livello internazionale, ormai un punto di riferimento per gli studiosi e i collezionisti di questo accessorio così comune, ha avuto, nel 2013, oltre 25.000 visitatori, ma il problema è che qui in Italia questi risultati sembrano passare inosservati. Sarebbe bello se ci si accorgesse che la realtà dei piccoli musei è un motore importante per il Paese, prima di tutto perché il 90% dei musei italiani è di piccola e piccolissima dimensione, come ci ripete Giancarlo Dall'Ara, fondatore e presidente dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei, e quindi salvaguardare, promuovere e valorizzare i piccoli musei significa amare la nostra cultura e conservarla nella sua interezza per le generazioni future. Ma vorrei anche aggiungere che i riconoscimenti, i premi, le targhe, hanno la loro utilità: servono a incentivare le buone pratiche, a incoraggiare coloro che, spesso senza alcun riscontro economico ma solo per pura passione e per uno straordinario spirito di dedizione, si impegnano quotidianamente per salvare questo patrimonio comune. Ogni tanto non sarebbe sbagliato ricordarsi di loro.
Sime Sitem: un premio all'Italia
Dal blog dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei
Piccoli Musei: Sime Sitem: Un premio all'Italia: Un museo italiano vince il premio al Sime Sitem di Parigi. Nell'ambito della importante manifestazione Sime Sitem la nostra Associazi...
Piccoli Musei: Sime Sitem: Un premio all'Italia: Un museo italiano vince il premio al Sime Sitem di Parigi. Nell'ambito della importante manifestazione Sime Sitem la nostra Associazi...
Tutti insieme appassionatamente…un giorno dedicato ai musei su Twitter: Follow a Museum Day
Torna il Follow a Museum Day, domani 1 febbraio
tutti sintonizzati su twitter con l’hashtag #followamuseum
Basta esserci, usare l’hashtag e
tutti possiamo promuovere il nostro museo preferito, oppure i musei possono
auto-promuoversi, dire qualcosa sulle loro iniziative o sulle loro
collezioni. Domani 1 febbraio sarà l’occasione
giusta per essere tutti insieme su Twitter, non mancate! Soprattutto voi,
piccoli musei, o voi che amate i piccoli musei!
Che cos’è il Follow a Museum Day
L’idea è di Jim Richardson e lo scopo è quello di
favorire la comunicazione dei musei attraverso i social network, in particolare
Twitter. Pensiamo, afferma Richardson, che oltre un milione di persone seguono
i musei su Twitter. Ognuna di queste persone può, a sua volta, attrarre
altri seguaci per il museo solo con il passaparola. Che cosa potrebbe succedere
se qualcuno che non visita i musei da anni, si sentisse improvvisamente
ispirato da Twitter a scrivere qualcosa sui musei? E che cosa potrebbe succedere
se più persone usassero Twitter per raccontare che cosa ne pensano dei musei
che visitano e delle loro mostre? Dati i numeri di Twitter, non è
difficile immaginare che il contagio sarebbe imponente! Con questo stratagemma,
dunque, una iniziativa sociale di grande impatto mediatico, Richardson si
propone di dimostrare che l’utilizzo di Twitter può fare molto bene al mondo
dei musei. Provare per credere!
Musei in video
In attesa di conoscere i
vincitori del concorso Musées (em)portables che quest'anno vede una cospicua
presenza italiana (lasciamo un po' di suspense fino al 29 gennaio), vorrei
sottolineare quanto in questi giorni a livello internazionale il mezzo visivo sia
diventato un argomento di grande interesse. Oltre alla Francia e al suo Musées
(em)portables, anche la rivista specialistica inglese Museum Practice ha
dedicato un intero speciale a questo tema. Il mezzo cinematografico viene usato
spesso in ambito museale e per differenti motivi: per esempio per offrire una
interpretazione di una mostra o di una collezione museale; per creare
esperienze immersive; come esperienza di apprendimento; infine, soprattutto nei
paesi anglosassoni, ciò avviene anche per scopi di marketing o di raccolta
fondi. Grazie al mezzo cinematografico in connubio con l'impiego delle realtà
virtuali e delle realtà aumentate, poi, è possibile riportare alla vita le
antiche civiltà, ricreando esperienze sensoriali che non potrebbero essere ottenute
senza l'impiego di queste tecniche. Il cinema può essere anche un mezzo ideale
per far vivere esperienze di apprendimento soprattutto se si coinvolgono
direttamente i ragazzi (o anche gli adulti) nella realizzazione di video
all’interno del museo. Non sono necessari grandi investimenti: bastano una
piccola telecamera, un cavalletto e un microfono; ma, in ogni caso, i costi di
produzione molto bassi, sostenibili dalla maggior parte delle scuole, sono
ricompensati dal valore di un’esperienza molto costruttiva basata sull'impegno
e sulla creatività. Non è difficile ed è a costo zero creare un canale You Tube
del museo in cui si possono caricare anche i video creati dai propri
visitatori: può essere semplicemente il racconto della propria visita oppure il
museo può suggerire dei temi, per esempio in determinate occasioni che
riguardano o il museo stesso o altri avvenimenti culturali di portata nazionale
o locale, invitando a contribuire, usando liberamente la propria creatività.
Diverso è il caso in cui i musei decidano di investire
in produzioni video create da professionisti per promuovere il museo o una
specifica mostra. Questo può creare timori nei responsabili dei musei perché si
teme che i costi necessari possano non produrre i benefici sperati. Uno dei
problemi è cercare di creare dei video che possano durare nel tempo, ovvero
fare in modo che l’investimento sia anche a lungo termine. Secondo gli esperti,
come regola generale i film creati per il web o proiettati lungo il percorso
espositivo dovrebbero avere una durata ottimale di tre minuti. Apparentemente
si tratta di un tempo molto ridotto in cui può sembrare difficile raccontare
molte cose (ma all'occorrenza si possono creare vari film ciascuno di tre
minuti). In realtà in tre minuti si possono ottenere dei veri e propri mini-fim
(basta andare a visionare i filmati dei musei che hanno partecipato in questi
anni a Musées (em)portables); in secondo luogo, è una buona strategia fare in
modo che il pubblico abbia voglia di saperne di pù; terzo, se è vero che in tre
minuti non si possono raccontare storie complicate, è possibile, però, riuscire
a suscitare emozioni e a stimolare il pensiero degli spettatori in modo
efficace. E questo, forse, è l'aspetto più importante e che rende utile un
investimento di questo tipo.
Dans le yeux de Mona Lisa,
il film vincitore della edizione 2013 di Musées (em)portables.
La nuova caffetteria del Museo Correr
La scorsa primavera il Museo Correr ha inaugurato la sua nuova caffetteria, uno spazio ampio e accogliente che è aperto a tutti, visitatori del museo e clienti esterni. La caffetteria vuole essere il "salotto" di Venezia anche grazie alla sua esclusiva vista sulla Basilica di San Marco, ma, soprattutto, intende diventare un nuovo punto di incontro e di socializzazione per i veneziani e non solo per i numerosi turisti che ogni giorno visitano la meravigliosa città lagunare che tutto il mondo ci invidia.
Le immagini sono tratte dal sito web del Museo Correr
Vedi anche:
http://museumsnewspaper.blogspot.it/2012/11/ancora-sulla-colazione-al-museo.html
http://museumsnewspaper.blogspot.it/2012/11/un-caffe-al-museo.html
Vedi anche:
http://museumsnewspaper.blogspot.it/2012/11/ancora-sulla-colazione-al-museo.html
http://museumsnewspaper.blogspot.it/2012/11/un-caffe-al-museo.html
Aggiungi un senso all'arte: doniamo la gioia di "vedere" un capolavoro!
Particolare de La Fornarina di Raffaello |
In vista della Giornata Internazionale dei diritti delle persone con disabilità (3 dicembre) vorrei invitarvi a contribuire alla campagna di raccolta fondi “Aggiungi un senso all’Arte”, promossa dalla Fondazione CittàItalia per realizzare il bassorilievo tattile del dipinto La Fornarina di Raffaello, che permetterà ai non vedenti e ipovedenti di ammirare questo capolavoro.
Il bassorilievo sarà collocato
accanto all'opera originale nella Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo
Barberini a Roma. Un’idea meravigliosa e un gesto di grande generosità e
civiltà da parte di chi vorrà contribuire. Il miglior dono che si possa fare a
chi non ha la gioia di godere dell’arte con il bene della vista. Ma possiamo
fare qualcosa per permettere loro di “vedere” con il tatto. E non è poco. E' importante fare in modo che i musei possano dotarsi di modelli tattili dei grandi capolavori affinché una parte del pubblico non ne sia esclusa dalla fruizione.
L'esperienza tattile aiuta non vedenti e ipovedenti a "vedere" con l'opera d'arte con le proprie mani. |
Per riuscire nell’intento è necessario
raccogliere la cifra di 15.000 euro. Finora ne sono stati raccolti 7.467. C’è
bisogno, quindi, di altri gesti generosi! “L’Arte è di tutti e deve essere di
tutti!" Si legge nella pagina di Retedeldono dedicata al progetto e non si può non essere d'accordo.
Per
inviare le vostre donazioni potete utilizzare il conto corrente bancario
intestato a Fondazione CittàItalia presso Monte dei Paschi di Siena - codice
IBAN IT69C0103003200000015000089 oppure potete collegarvi al sito
www.fondazionecittaitalia.it nella sezione dona
on line. Per informazioni: Numero verde 800 00 17 22
Grazie!!!L'inchiesta di Repubblica è davvero pessima? Una replica a Federico Giannini
Sulla pagina Facebook dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei ho pubblicato la nota seguente tentando di replicare con gli argomenti che sono di mia competenza all'articolo di Federico Giannini, "La (pessima) ricerca di Repubblica sui siti web dei musei. E una proposta". Lo "scambio" di vedute è scaturito da un'inchiesta di Repubblica, curata da Giuseppe Borello.
Ho esaminato con attenzione il
post di Federico Giannini su Finestre sull'Arte. La critica che è
stata rivolta ai giornalisti di Repubblica è stata quella di superficialità, ma
leggendo la sua disamina posso dire che quello che ho letto ha un’impostazione
troppo tecnica e una visione prevalentemente “accademica”. Giannini, infatti, è
laureato in Informatica umanistica ed è specializzato in tecnologie web per i
beni culturali. E’ logico che lui abbia preso in considerazione quasi
esclusivamente gli aspetti tecnici, addirittura sminuendo altri aspetti della
visita museale che per noi museologi non sono affatto marginali. Da parte mia,
quindi, io posso esprimere un parere da museologa e da comunicatrice, mentre
non entro in ambito tecnico. Dal mio punto di vista, io giudico un sito per la
sua capacità di attrarre l’attenzione e di instaurare subito, già attraverso lo
stile della comunicazione, un rapporto amichevole con i lettori. Ci sono delle
regole per riuscire in questo intento e basta studiare i siti web di musei
inglesi e americani per capire quali sono, dato che in Italia gli esempi del
genere sono davvero pochi; cerco, qui, di riassumerle, ricordando che si stanno
prendendo in considerazione gli aspetti connessi alla comunicazione: evitare lo
stile “freddo”, da trattato accademico; evitare la staticità delle immagini
nell’intestazione; ovviamente aggiornare in continuazione le news; creare la
possibilità di interazione non solo attraverso i social network collegati al
sito ma, per esempio, anche creando dei blog nel sito stesso.
Posso fare tre esempi pratici di
siti stranieri di musei “importanti” che rispettano queste regole, intendendo
con il termine “importanti” musei noti a livello internazionale, e li metterò a
confronto con il sito web del Polo museale degli Uffizi, così come ha fatto
Giannini.
Primo esempio: Victoria & Albert Museum. Innanzitutto
l’intestazione è dinamica e colpisce subito l’attenzione del lettore; il corpo
della pagina è occupato interamente dal menù delle varie mostre in corso, cui
si accede cliccando sulle immagini che già introducono al tema dell’esibizione
corrente. In basso, il “piede” della pagina consente di accedere a tutte le
altre informazioni possibili e immaginabili che permettono al visitatore di
avere un quadro chiarissimo di tutti i servizi di cui potrà usufruire: dagli
orari di apertura alla possibilità di usufruire di fasciatoi per i bambini
piccoli, orari del bar in cui è specificata perfino la possibilità di usare i
seggioloni, la riduzione a metà prezzo dei pasti per i bambini, la presenza di
un distributore d’acqua gratuita, la presenza di una mappa che indica come
visitare il museo con passeggino al seguito sapendo già quali sono le sezioni
dove non sarà possibile entrare, ecc.; sono indicati anche i servizi per i
disabili, in particolare i colloqui per i non vedenti, i servizi per non
udenti, ecc. La precisione di queste informazioni è veramente eccellente. Vi
sono poi: mappe interattive con possibilità di accedere alle schede di singoli
oggetti, fotografie o altro delle varie mostre. Nella sezione Eating &
Drinking, il visitatore saprà in anticipo anche quali sono le specialità
proposte. Ci sono, poi, tutte le informazioni sulla biblioteca, sui dipartimenti,
sulle Study Rooms, ecc. e si può
accedere anche ad ulteriori contenuti in base alle tematiche.
Un’altra caratteristica importante è la presenza dei blog amministrati
dai curatori del museo. Questo è un aspetto fondamentale perché il visitatore può
entrare in contatto con chi lavora nel museo, il quale non rimane una figura
per lo più nascosta, che opera nell’ombra, dietro le quinte, ma una persona
riconoscibile che instaura un dialogo con il pubblico.
Secondo esempio: The Metropolitan Museum of Art. Come si può
vedere, anche in questo sito si evita la staticità e si sceglie l’impostazione
dei testi e delle figure sullo stile di un magazine. La sidebar di sinistra riunisce
tutte le informazioni pratiche e la possibilità di acquistare i biglietti on
line. La traduzione è possibile in ben dieci lingue. Nella sezione centrale
sono raccolte le informazioni sugli eventi, sulle mostre in corso, sui
programmi speciali per disabili, per i sostenitori del museo e per le famiglie;
la sidebar di destra permette di accedere ai blogs: ancora una volta si
sottolinea la scelta da parte dei curatori di non restare dietro le quinte o di
non essere conosciuti solo in un ristretto ambito accademico, ma da tutto il
pubblico.
Il footer del sito permette di
accedere ad altre risorse: materiale audio e video nella sezione Met Media, una
sezione dedicata ai programmi speciali per i bambini e le famiglie, la sezione
Community che introduce alle attività del Met sui social media. A proposito,
hanno raggiunto un milione di like su Facebook!
E infine la sezione dedicata all’offerta
del Museum Shop, che secondo Giannini sarebbe paccottiglia, ma che in realtà ha
anch’essa la sua importanza. L’acquisto, lo sappiamo, serve per conservare il
ricordo della visita, crea un legame affettivo con quel luogo e con quella
esperienza. C’è, ovviamente una differenza tra un museum shop e l’altro per
quanto riguarda la qualità, ma è comunque giusto che il sito web del museo
metta in evidenza anche la presenza di un museum shop e la possibilità di
effettuare gli acquisti anche on line.
Terzo esempio: National Museums Liverpool. Mi è già capitato di citare questo sito web forse perché
sono una grande estimatrice del lavoro di David Fleming. Il riferimento mi è molto
utile per il confronto con il sito web del Polo museale fiorentino, in quanto
anche in questo caso si tratta di un sito unico che riunisce tutti i musei
nazionali di Liverpool. Per la terza volta si può notare che l’aspetto della
home page è molto simile a quella di un magazine a colori. L’intestazione è,
anche in questo caso, dinamica, con immagini che scorrono e attirano
l’attenzione del lettore sulle varie mostre in corso. Anche da questo sito si
può accedere al materiale video e ai blogs, ma l’aspetto più interessante è che
cliccando sui nomi dei vari musei di Liverpool non si accede ad una schermata
con le principali informazioni sul singolo museo di nostro interesse, ma si viene
introdotti ad un altro sito web completo, in cui si può accedere, poi, ad altre
risorse, al blog, a tutte le informazioni necessarie e che, naturalmente, è
collegata con i vari social network.
Vediamo ora il sito del Polo museale fiorentino.
L’aspetto che mi colpisce
maggiormente di questo sito web è la parte che riguarda le informazioni. Abbiamo
appena visto che i musei inglesi e americani cercano di facilitare in ogni modo
la visita, informando sui minimi dettagli e predisponendo ogni tipo di servizio
per tutte le categorie di pubblico. Guardiamo come il sito web del Polo museale
fiorentino accoglie i “potenziali” visitatori. Leggo l’intera sezione inerente la Galleria degli Uffizi, sono 14
righe:
ORARI
Da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
Da martedì a domenica, ore 8,15-18,50
Chiusura: tutti i lunedì,
Capodanno, 1° maggio, Natale.
La biglietteria chiude alle 18.05
Le operazioni di chiusura iniziano
alle 18.35
REGOLAMENTO
Si pregano i visitatori di attenersi ad alcune regole di
comportamento (vedi di seguito il pdf scaricabile) e si ricorda alle guide
turistiche e agli insegnanti che i gruppi non possono superare le 25 unità.
E qui è data la possibilità di scaricare le regole di
comportamento. Un pessimo modo di accogliere i propri visitatori! Per quanto
riguarda la conoscenza del personale responsabile, dal sito è possibile
scaricare l’intero curriculum del direttore che, per carità, può essere
interessante ed è in linea con le norme sulla trasparenza, ma certamente è
insufficiente per conoscere una persona e il lavoro che questi svolge
all’interno del museo, e non è di certo paragonabile ai blog gestiti dai
curatori dei musei stranieri appena esaminati.
I disabili sono informati che
esiste un ascensore, e questo è l’unico servizio che possono permettersi. Ora
qualcuno potrà obiettare che questo non è un giudizio sul sito web. E’ vero,
però evidentemente se i siti web dei musei stranieri esaminati hanno così tante
informazioni, risorse e materiali è perché dietro quel sito web c’è un museo
che è attento innanzitutto alla soddisfazione del proprio pubblico. Ciò che
salta agli occhi è che in quei siti è il pubblico ad avere una posizione
centrale e tutto ruota intorno al suo bisogno di informazioni, che vengono
fornite con uno stile amichevole e rassicurante, ma anche di conoscenza, perché
quei siti hanno anche un alto valore didattico in quanto sono attenti che i
contenuti siano comprensibili per tutti. Non si può pretendere, però, che un
sito web esprima ciò che in realtà non c’è! Ed evidentemente la scarsità di
informazioni è direttamente proporzionale alla scarsità di servizi. Passiamo,
poi, ai singoli musei che fanno parte del Polo museale. Se proviamo a cliccare,
non compare un altro sito web come succedeva cliccando sui singoli musei di
Liverpool, ma compare una pagina di informazioni, statica, senza altre risorse,
se non l’acquisto dei biglietti on line. Gli archivi digitali sono senza dubbio
una risorsa importantissima ma riguardano gli studiosi e il pubblico con un
grado di specializzazione più avanzato. Linguaggio tecnico, stile accademico,
schede descrittive che sono state lasciate così come erano negli archivi della
soprintendenza senza alcun tentativo di semplificazione: tutto questo è una
barriera posta tra il museo e il grande pubblico. Non mi meraviglia che la
pagina Facebook del Polo museale degli Uffizi conti 3055 like e che quello del
Met ne conti un milione! La causa sarà il diverso modo di comunicare?
Se vogliamo che i siti web dei musei italiani siano più soddisfacenti,
dobbiamo fare in modo che prima di tutto i musei stessi siano più accoglienti.
Non entro nel merito dello stile di comunicazione utilizzato nei social
network, che quasi sempre sono pagine niente affatto “social” ma esattamente
come i siti web: istituzionali e distanti, senza possibilità di interazione. Ma
questo è un altro argomento e lo si potrà affrontare in una differente
occasione.
Caterina Pisu
Lavorare con i bambini di età inferiore ai cinque anni
In un articolo pubblicato da
Rebecca Atkinson su Museum Practice (15/11/2013), si affronta un tema di grande interesse: i musei possono accogliere i bambini di età inferiore ai cinque
anni? Il preconcetto, tuttora duro a morire, è che i musei siano luoghi
polverosi dove non si può fare nulla, dice Jo Graham, fondatrice di Learning unlimited,
un’organizzazione che aiuta i musei e altre istituzioni culturali a creare
servizi visitor-friendly, mostre, programmi ed altre risorse anche per bambini
piccoli", in modo da ottenere relazioni più a lungo termine con i
visitatori e, in particolare, con le famiglie. Il Museum of London lavora con i bambini al di sotto dei
5 anni, dal 2007. Come molti altri musei, il museo londinese si è reso
conto che l'offerta di programmi per bambini al di sotto dei 5 anni, e per i
loro genitori, è una buona occasione per affezionare un pubblico, quello delle
famiglie, che quando entra in un museo cerca attività che si possano svolgere
insieme con i bambini. "E così si anima anche il museo", dice
Claire Haywood, responsabili dei servizi educativi per i più piccoli. "Ci
siamo allontanati dall'idea che i musei non sono luoghi per i bambini piccoli. Dobbiamo raggiungere e coinvolgere tutti”. La speranza è che i bambini che
visitano i musei già in età così giovane, diventino affezionati visitatori dei
musei per tutta la vita, e che poi, a loro volta, vi conducano i propri figli o
addirittura i nipoti. Molti musei pianificano già programmi di visite
regolari per famiglie con bambini. Bisogna far capire che il museo è un luogo
che chiunque può visitare, dove si può imparare, impegnarsi e divertirsi.
Purtroppo c’è ancora la convinzione che
la presenza di bambini piccoli possa disturbare gli altri visitatori. Secondo Jo
Graham, invece, i musei devono essere condivisi da tutti come qualsiasi altro
spazio pubblico, e se un museo è uno spazio pubblico, bisogna trovare un modo
per consentire che questo spazio sia correttamente condiviso.
I musei usano vari tipi di
approccio quando si tratta di lavorare con bambini al di sotto i 5 anni. Alcune
istituzioni, come la Whitechapel Gallery di Londra, pianificano visite o
programmi di attività per i genitori ed i loro figli al di fuori dei normali
orari di visita. Altri, come il Museum of London, fanno in modo che i
visitatori siano informati del fatto che sono in corso visite e attività con
bambini piccoli. Al Museum
of East Anglian Life (Meal), il learning officer Jo Rooks
riserva un settore del museo alle attività con i bambini, in modo che gli altri
utenti lo possano evitare, se vogliono. "Ma non abbiamo mai avuto una
sola lamentela" dice. "Le persone sono felici, invece, di vedere i
bambini che si divertono".
E’ chiaro che lo staff cui sono
affidati questi programmi di intrattenimento, deve essere adeguatamente
preparato anche ad affrontare eventuali imprevisti. Non ci si può aspettare che
i bambini abbiano lo stesso auto-controllo degli adulti sul loro comportamento.
E’ importante, per esempio, che non vi siano spazi in cui i bambini possono
uscire dal controllo a vista degli operatori. Quando i bambini sono stanchi e
si dimostrano più inclini a svolgere giochi in libertà, meglio lasciarli fare.
E’ importante anche assicurarsi che ci sia abbastanza materiale o giochi per
tutti, in quanto i bambini non sanno condividere le cose tra di loro". Una
volta capito come funzionano le loro menti, è possibile costruire attività specifiche
adatte al loro grado di apprendimento.
L'attuale clima di crisi e il
taglio dei bilanci avrà sicuramente un impatto negativo anche su questo tipo di
progetti. Questa è la preoccupazione dei responsabili dei musei inglesi. E
infatti si è già notato che sta diminuendo il numero di programmi per i bambini
piccoli perché visti non come attività principale dei musei. "Ciò è
comprensibile ", dice Joe Graham. Come sempre tutto si basa sulla
passione e l'impegno dei singoli ma è importante capire che se i musei saranno
più amici dei bambini in tutti gli spazi disponibili - dall'ingresso, al caffè, al museum-shop - ci saranno più possibilità che i genitori tornino a visitare
il museo anche individualmente e che così si avvii un rapporto duraturo con l’istituzione.
E in Italia? Da un primo esame sembra che le attività
didattiche siano prevalentemente proposte per la fascia d’età dai 5/6 anni fino
agli 11/12, quindi già in età scolare, ma ci sono anche molti musei che prevedono
programmi per bambini più piccoli (da non confondersi con altri tipi di servizi, come gli spazi nursery), come il Museo Civico di Storia Naturale di
Milano, in cui opera l’Associazione Didattica Museale che svolge attività anche
per bambini di 2-3 anni; e poi ancora, il Museo Diocesano di Milano (3-5 anni),
il Galata-Museo del Mare di Genova (3-5 anni, ma anche 2-3 anni), il Planetario
di Torino (3-5 anni), la Pinacoteca di Forlì (3-5 anni) ed altri ancora.
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Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...
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From: http://chasingaphrodite.com/2012/02/08/robert-e-hecht-jr-leading-antiquities-dealer-over-five-decades-dead-at-92/ Robert ...
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Attualmente non esiste in Italia un documento che ripartisca tutti i tipi di musei, anche se una classificazione può essere desunta da un...