Il pubblico è morto, parliamo invece di partecipanti

di Jim Richardson


Il pubblico è fondamentale per gran parte di ciò che un museo fa, ed i sondaggi sui visitatori e la segmentazione del pubblico, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno migliorato la nostra comprensione delle persone che varcano le nostre porte di ingresso. Se definiamo pubblico i destinatari di una prestazione o un servizio, allora ‘pubblico’ non sembra il modo migliore per descrivere il consumatore moderno di un museo. Queste sono persone che vivono una vita sempre più digitale, in cui non sono spettatori, ma partecipanti attivi, positivamente impegnati attraverso programmi e progetti di sensibilizzazione. Anche se è improbabile che l’uso della parola ‘pubblico’ cambierà, penso che sia utile per noi pensare delle persone che scelgono di interagire con i musei in modo digitale o facendo una visita come ‘partecipanti’. Sia che stiate progettando una nuova mostra, sito web o piano di marketing, pensare a come interagire con i ‘partecipanti’ del museo piuttosto che con il ‘pubblico’ vi darà una mentalità diversa.

Marketing per i partecipanti

Nel febbraio del 2011, un gruppo di musei e gallerie nello Yorkshire, in Inghilterra, ha lanciato una campagna di marketing per promuovere le collezioni d’arte esposte in 35 sedi in tutta la loro contea. La campagna ha scelto di non puntare su quanto sia grande l’arte in questi musei e gallerie, ma ha invece chiesto al pubblico di partecipare alla campagna, condividendo le loro storie sui dipinti preferiti. La campagna Yorkshire’s Favourite Painting ha offerto un premio unico, l’opportunità di vincere una copia del dipinto preferito, e in sei settimane oltre 400 persone hanno avuto l’opportunità di partecipare al concorso. Le storie sul perché la gente amava questi dipinti sono state diverse, da un commovente racconto di una madre che aveva perso suo figlio nel conflitto in Afghanistan e un dipinto di Lowry gli faceva venire alla mente il figlio, ad un bambino di sei anni a cui ‘piacevano le belle ragazze ‘in un dipinto di sirene e una signora che voleva vincere una copia di un’opera di suo padre, un famoso artista. Mentre 400 persone hanno scritto racconti, molti altri hanno partecipato in altri modi, condividendo le storie attraverso i social media, lasciando commenti e votando per le storie. Il sito web ha attratto decine di migliaia di visitatori, ma la campagna ha avuto una risonanza ulteriore, con i partecipanti online che sono diventati i visitatori del mondo reale.

Siti web per i partecipanti

Mentre i musei stanno creando opportunità per il pubblico per partecipare online attraverso il loro uso di Facebook e Twitter, la maggior parte di loro non ha integrato questo tipo di interazione nei loro siti web. Il Teylers Museum, il più importante ed antico museo olandese è uno di questi. Il suo sito web offre al pubblico tutte le informazioni pre-visita di cui potrebbero avere bisogno, ma non sembra dare al pubblico la possibilità di partecipare in modo significativo. Tuttavia, il Museo Teylers ha un altro sito, costruito con lo strumento di social network NING , che rompe i confini e da al museo una nuova vita, al contrario del suo sito principale. Il sito invita chiunque a partecipare, iscrivendosi a questo mini social network di curatori, soci e amici del museo. Herman Voogd del Museo Teylers spiega ‘Abbiamo iniziato ad utilizzare NING per dare a tutti i fans del museo Teylers ed al nostro personale l’opportunità di lasciare foto e messaggi sul museo. ‘Ci piace l’idea di avere un sito web tradizionale ed un’altro che è più aperto. Un blog, un foto-album in cui ogni membro del personale ha più libertà. Sul nostro sito NING non importa se una foto non è limpida o se il filmato è amatoriale. ‘La regola è di non spendere un sacco di tempo ma condividere un sacco di conoscenza sul museo e sulle collezioni’. L’utilizzo di NING come piattaforma dà al pubblico l’opportunità di partecipare non solo commentando il contenuto aggiunto al sito web del museo, ma anche avviando delle conversazioni e condividendo il suo punto di vista sul museo. In definitiva, credo che tutti i siti web dei musei debbano dare al pubblico la possibilità di partecipare in questo modo. Questo approccio richiede più tempo e fatica di un sito tradizionale, e molti possono preoccuparsi delle risorse che una tale comunità online richiederebbe. Ma se un museo non ha il tempo di partecipare a conversazioni con il suo pubblico (anche online) allora penso che deve ristabilire le sue priorità.

Mostre per i partecipanti

Un altro modo per coinvolgere il nostro pubblico in maniera partecipativa è attraverso la co-creazione di una mostra. Penso che questa sia una straordinaria opportunità che alcuni musei stanno appena iniziando ad esplorare. Questo tipo di co-creazione può assumere molte forme; potrebbe essere una mostra storiografica plasmata dai contributi di persone che hanno vissuto l’evento; una mostra d’arte pubblica creata con i visitatori oppure chiedendo ai visitatori di scrivere nuove etichette per i dipinti. Un esempio recente viene dal CCCB di Barcellona , dove una mostra di fotografia del 20° secolo del fotografo spagnolo Josep Brangulí è stata affiancata da un vero progetto del 21° secolo. Dei Fotografi contemporanei sono stati invitati a rispondere ai temi della mostra (ed al lavoro di Josep Brangulí) attraverso un bando che ha attirato la fiorente comunità Flickr di Barcellona che ha fornito oltre 2.000 contributi in un mese. Un’immagine che riflette i diversi temi della mostra sarà esposta insieme all’opera di Josep Brangulí, mentre tutte le altre immagini inviate verranno visualizzate in una proiezione. In questo caso i social media non vengono utilizzati per sfruttare una tendenza, ma per fornire uno spettacolo migliore attraverso la partecipazione pubblica, e facendo questo CCCB fa in modo che gli individui che vogliono essere coinvolti pensino profondamente ai temi della mostra e al mondo che cambia, per come viene percepito sia nelle immagini di Brangulí che in quelle contemporanee. Questo tipo di partecipazione riconosce che il pubblico ha una voce valida all’interno del museo, e che questi individui hanno un contributo da dare.

In conclusione

Quello che queste forme di partecipazione hanno in comune è che riconoscono che il pubblico ha una voce valida all’interno del museo, e che questi individui hanno qualcosa con cui contribuire, rendendo spesso le mostre migliori di come potrebbero essere senza la partecipazione del pubblico. E’ forse ingenuo pensare che le migliori competenze esistano sempre e solo all’interno di un museo. Il nostro pubblico non è composto da spettatori passivi. Essi si aspettano sempre di più che i musei offrano loro esperienze di partecipazione e questa dovrebbe essere riflessa dal modo in cui il museo moderno si avvicina a loro. Non considerare le persone che entrano all’interno del museo o interagiscono con te on-line come un semplice pubblico; pensa a ciò che puoi può fare per i tuoi partecipanti.
 Tratto da MuseumNext

Robert E. Hecht Jr., leading antiquities dealer over five decades, dead at 92

photo by Ed Alcock/NYT
Robert E. Hecht Jr. 1919 - 2012

Bob Hecht died quietly at home in Paris at about noon on Wednesday, according to his wife Elizabeth. He was 92 years old. Here’s my obituary in the LA Times.
When Robert E. Hecht Jr. arrived at the loading platform of the Metropolitan Museum of Art in New York in the fall of 1972, he was carrying a large wooden box and was escorted by an armed guard.
Inside the box was perhaps the finest Greek vase to survive antiquity, a masterpiece that would soon be making headlines around the world.
The Met had agreed to pay a record $1 million for the ancient work. Hecht said it had been in the private collection of a certain Lebanese gentleman.
But when Met director Thomas Hoving heard the story, he scoffed: “I bet he doesn’t exist.”
Indeed, as Hecht later revealed in his unpublished memoir, he had just bought the vase from “loyal suppliers” who had dug it up from ancient tombs outside Rome and smuggled it out of Italy.


Robert Hecht poses in front of the famous looted
Greek vase he sold the museum in 1972 for $1 million.

The ensuing controversy over the so-called Euphronios krater marked a turning point in the art world, opening the public’s eyes to the shady side of museums. It also solidified Hecht’s reputation as the preeminent dealer of classical antiquities, driving him underground — but not out of business.
He became a legendary but mysterious figure, one whose passion for ancient art overcame any questions about the destruction wrought by its illicit origins.
That career ended Wednesday, when Hecht died at his home in Paris at age 92.
His death comes less than three weeks after the ambiguous end of his criminal trial in Rome on charges of trafficking in looted antiquities. Since the 1990s, Hecht had been at the center of an Italian investigation that traced objects looted from tombs in Italy through a network of smugglers, dealers and private collectors to museums across the United States, Europe and beyond.


This chart showing the key players in the illicit antiquities trade was seized by Italian police in the 1990s.

Hecht was accused of being a key player in that illicit trade, along with his alleged co-conspirators, former J. Paul Getty Museum antiquities curator Marion True and Italian dealer Giacomo Medici. Medici, who supplied Hecht with the Met’s famous vase after buying it from looters, was convicted in 2004. The trial of Hecht and True began in 2005, but the statute of limitations expired before the court could reach a verdict for either.
In a phone interview after his trial ended, Hecht sounded frail but characteristically coy about the source of his remarkable inventory of ancient vases, statues and frescoes, which now reside in museums around the globe.
“I have no idea of where an object was excavated,” he said. “It could have been excavated 100 years ago; it could have been excavated an hour ago.”
Hecht was born in Baltimore in 1919, heir to the Washington, D.C.-area department store chain that bore his family name. He served in the Navy Reserve in World War II, then accepted a scholarship to study classics and archaeology at the American Academy in Rome.
It was there that he began buying ancient art. At the time, ancient artifacts were sold openly to tourists in the city’s piazzas. But Hecht soon learned that his passion carried risks.
In 1962, he was barred from reentering Turkey after being accused of trying to smuggle out ancient coins. Not long after, he was accused in Italy of trafficking in looted antiquities. Italy’s highest court eventually exonerated him for lack of evidence.
That case was still working through Italy’s legal system when Hecht was offered the Euphronios krater by Medici, who had grown up near the Etruscan necropolis where the vase was illegally excavated.
The deal cemented Hecht’s relationship with Medici, whom he describes in his memoir as “a faithful purveyor” who “rose early each morning [and] toured the villages … visiting all the clandestine diggers.”
The ensuing scandal forced Hecht to relocate to Paris and do business through a series of front men, one of whom was a precocious ancient coin dealer named Bruce McNall.
“He was like a father,” said McNall, who first met Hecht in 1970 while buying ancient coins at an auction in Basel. “He was one of the most fascinating characters I’ve met in my life — a man of mystery, a genius, a family man.”
Soon after meeting, McNall and Hecht became partners, and according to McNall began selling recently looted antiquities to museums and collectors out of McNall’s Rodeo Drive storefront gallery. They also created an elaborate tax fraud scheme with former Getty antiquities curator Jiri Frel, arranging for Hollywood figures to donate looted antiquities to the Getty in exchange for inflated tax write-offs.
“I found him to be without question the most knowledgeable person I’d met in the business, much more of an academic than a dealer,” said McNall, who went on to produce Hollywood films and buy the Los Angeles Kings hockey team before going to jail on unrelated bank fraud charges.
Among Hecht’s top clients was the J. Paul Getty Museum, which was aggressively building its collection of ancient art in the 1980s and ’90s. In a deposition, True said Hecht could be “charming, very, very intelligent, but he could also turn, be very hostile, very sarcastic, very sinister.”
It was Hecht’s ties to the Getty that landed him on trial with True in Rome. In addition to Hecht’s memoir, which was seized in 2001, investigators found correspondence in which the two appeared to openly discuss the illicit origin of objects the Getty was buying.
Confronted with the evidence, the Getty and other leading American museums agreed to return more than 100 antiquities to Italy, including dozens that came through Hecht. Among them was the Met’s Euphronios krater, which was returned to Italy in 2008.
Ultimately, Italian prosecutors could not win a criminal conviction in the case before the allotted time elapsed.
“He was not able to be proven guilty, so he was innocent,” Hecht’s wife, Elizabeth, said Wednesday.
In addition to his wife, Hecht is survived by his daughters Daphne Hecht Howat of Paris, Andrea Hecht of Brooklyn, N.Y., and Donatella Hecht of Westchester, N.Y.


American art dealer Robert Hecht, 86, center, is approached by reporters as he leaves a Rome court for a break Friday Jan. 13, 2006

Una lettera aperta al direttore del Museo che non punta al sociale

di Jim Richardson

tratto dal blog di MuseumNext  il sito dedicato alla grande conferenza europea sui social e digital media nel settore dei musei (Barcelona on May 23 - 25 2012).

‘Io non sono su Facebook e non credo che dovremmo sprecare tempo e denaro per questo genere di cose’, questo era il messaggio di un direttore di museo al termine di una mia presentazione su come le loro istituzioni dovrebbero usare i social media.
Avevo già sentito prima questo genere di commenti, e spesso ricevo email da persone che lavorano in musei con direttori o manager che hanno una simile mentalità, qualcuno cioè che non capisce il potere dei social media.
Per tutti coloro che lavorano nei musei che pensano che i social media non sono importanti per il nostro settore, ecco u elenco dei motivi per cui si sbagliano.
1. Solo perché non sei su Facebook non significa che i tuoi visitatori non ci siano, per esempio la ricerca mostra come nel Regno Unito il 79% delle persone sono attive sui siti web di social media. L’unico modo per sapere se Facebook, Twitter, YouTube o anche il tuo sito web sono importanti per il tuo pubblico è quello di chiederglielo.
2. Se si perde un po di tempo a guardare questi siti, si scopre che la gente sta parlando proprio del tuo museo. Ignorando questi spazi di social media, ignori i pareri del pubblico locale, la possibilità di reagire e migliorare in base ai loro pensieri.
3. I Social Media possono essere un ottimo strumento di marketing. Sappiamo che il TATE fa una ampia pubblicità, e Facebook è la seconda più grande fonte di traffico per il loro sito web. E’ anche più economico di una campagna pubblicitaria nella metropolitana di Londra.
4. Il Social Media non dovrebbero essere solo visti come uno strumento di marketing. Questi siti e servizi web hanno il potenziale per aiutare i musei in diversi modi, compresa la ricerca, raccolta fondi, co-creazione di contenuti ed educazione.
5. I siti di Social media come Facebook e Twitter creano delle comunità intorno a marchi, interessi e luoghi. Questa può essere una piattaforma molto potente attraverso la quale il museo coinvolge la sua comunità.
6. Molti professionisti museali usano Twitter; questa piattaforma di social media offre l’opportunità di connettersi con gli altri professionisti del settore, dando la possibilità, inoltre, di scoprire ciò che le altre istituzioni stanno facendo.
7. I social media offrono anche alla più piccola istituzione l’opportunità di lavorare con altri operatori del settore per aumentare la visibilità dei musei e promuovere ciò che offriamo. Cerca # temidicultura per scoprire che cosa la comunità dei musei sta facendo sui social media questo mese.
8. I social media consentono di portare il pubblico dietro le quinte, collegando i membri del pubblico con gli appassionati esperti che lavorano nel vostro istituto. Nel settembre 2011 un evento chiamato “Chiedi a un Curatore” ha generato oltre 10.000 messaggi su Twitter, la maggioranza di coloro che hanno posto delle domande ha detto che intendevano visitare le istituzioni che avevano avuto il tempo di rispondere alle loro domande.
9. innumerevoli musei e gallerie d’arte stanno facendo uso di questi siti web di grande effetto; chiedi ai tuoi colleghi come i social media stanno cambiando il modo in cui lavorano oppure osserva il modo in cui stanno usando Twitter, Facebook, YouTube e Flickr.
10. Basta provare i social media, non ci vuole molto per farlo, e molto probabilmente troverai che la vibrante comunità di nicchia presente su questi siti ti sarà di ispirazione.

Festa dei Mezzi Musei


I mezzi direttori e le mezze direttrici

di alcuni mezzi Musei del Lazio

hanno il mezzo piacere di invitarvi,

il 3 e il 4 marzo 2012,

dalle 10 e mezza alle 18 e mezza,

alla


Festa dei Mezzi Musei

del Lazio



Appuntamento il 3 e 4 Marzo 2012 nei mezzi Musei del Lazio che aderiranno, naturalmente dalle ore 10,30 in avanti. Grazie al dimezzamento dei fondi Regionali, durante le giornate di festa vedrete le opere d’arte per metà, vi verrà offerta una mezza comunicazione, potrete finalmente leggere la sola metà destra dei libri, le luci si accenderanno per metà del tempo, verranno letti brani dal Visconte Dimezzato e dal Sapiente Giudizio di Salomone, e proveremo, naturalmente con ogni mezzo, a sorprendervi e a ripagarvi con un doppio impegno di tutti gli operatori culturali.
Aderiscono:
 
Musei:

Museo del Fiume - Nazzano - Roma
Ferrovia-Museo Stazione Colonna - San Cesareo - Rm
 
 
Associazioni culturali e liberi professionisti:

Associazione culturale musicale Mousikè, 
Centro per l’educazione musicale
"Crescere con la musica" 


Messaggi:

"E' una reazione, la vostra, che mi piace molto: spero che questo esempio sia seguito.
Un caro saluto, Salvatore Settis"


L'organizzazione e l'Ufficio Stampa sono curati da Valeria Bacci e Silvia Sordini SabinArte - Montopoli di Sabina - Rieti
 
La mail per le adesioni e le comunicazioni è: info@mezzimusei.it

Il sito è www.mezzimusei.it e sarà attivo dal 2 febbraio 2012.

Kids in Museums - Manifesto 2012

 

 

The Kids in Museums Manifesto 2012 is compiled entirely from visitors’ comments. It’s a practical and powerful tool to encourage and support museums and galleries around the country to make children, young people and family visits more enjoyable. Already over 300 museums have signed up in its support, pledging to work towards putting the 20 points into practice.


1. Tell tales together with children and families. Share each other’s stories. Listen. Families and museums each have their own expertise.
2. Be welcoming and greet each visitor. Tell visitors what they can do at the door, don’t pin up a list of things they can’t. Curators, volunteers, front of house and those who work in the café should all be involved.
3. Play the generation game. Grandparents are increasingly important, and many families are more than two generations. Conversations between generations should be at the heart of what you do.
‘Mums dressed as frogs and grandads dressed up as Daddy Bear while their grandaughters stole their porridge!’
4. Invite teenagers into your gang. Provide a place for them to hang out. Set up youth panels. Ask them how they want to be involved. Museums can lead the way in letting people know the contribution teenagers make.
5.  Be flexible in your activities, events and family tickets. Families come in all shapes and sizes. Design your pricing and programmes with all sorts of families in mind.
6. Reach beyond your four walls. Ask families how you can help make a visit possible. Take responsibility for the hurdles outside, even if they’re not put up by you.
7. Create a safe place for children and families. Museums can be havens and provide an opportunity for families to talk.
‘One of the pieces displayed said how a girl felt alone and my stepson opened up about all the bullying he had been through.’
8. Be the core of your community, with spaces where families can meet.
 ‘It’s one of my son’s favourite places to go, partly because he likes to run round finding all the rats, partly because that’s where we learnt how to make bread and butter, and partly because that’s where we made lots of friends that we see all over town.’
9. Don’t say ssshhhush! If kids are being noisy, ask yourself ‘Why?’ is it because they’re excited? Great! Then capture this excitement. Is it because they’re bored? then give them something meaningful to do.
10. Say ‘Please touch!’ as often as you can. Everyone finds real objects awesome. Direct kids to things that can be handled. Teach respect by explaining why others can’t.
‘It was really fun wearing the white gloves so we could pick things up.’
11. Give a hand to grown-ups as well as children. Sometimes it isn’t the kids who are shy – parents need your support too. Produce guides, trails and activities for families to enjoy together.
12. Be height and language aware. Display things low enough for a small child to see. Use your imagination with signs, symbols and words understood by all ages.
13. Make the most of your different spaces, outside as well as inside. Cafés, gardens, stairways and reception areas are valuable parts of the museum too.
‘Even the lift was fun.’
14. Consider different families’ needs, with automatic doors, decent sized lifts, wheelchair-user friendly activities and Braille descriptions. Design your activities and events for everyone.
15. Keep an eye on visitors’ comfort. Make sure the toilets are always pleasant, with room for pushchairs and baby changing facilities. It’s the one place every family will visit. Provide somewhere to leave coats, bags, pushchairs, scooters and skateboards. 
16. Provide healthy, good-value food, high chairs and unlimited tap water. Your café should work to the same family friendly values as the rest of the museum.
17. Sell items in the shop that aren’t too expensive and not just junk, but things kids will treasure and will remind them of their visit.
18. Look after your website – keep it up to date. Be honest. Let families know what’s available (and what isn’t) so they can prepare for their visit.
19. Use social media to chat to families. Don’t just post messages about what you’re doing – have a conversation.
20. Make the visit live on. Build relationships with your family visitors and let them know you want to keep in touch. involve them in long-term decision making at the museum, not just on the day. invite them back.

Inaugurate le nuove sale dedicate a Veio, ai centri del Latium Vetus e dell’Umbria nel polo museale di Villa Giulia/Villa Poniatowski a Roma

Sono state inaugurate oggi, 19 gennaio 2012, le nuove sale dedicate a Veio, ai centri del Latium Vetus e dell’Umbria presso la storica sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e la contigua Villa Poniatowski, acquisita nel 1988. Il progetto museale ha avuto inizio nel 1995 ma è stato necessario attendere la fine dei restauri della villa, realizzati tra il 1997 e il 2010.
Accanto alle esposizioni dell'ala sinistra, dedicate ai centri di Vulci, Cerveteri e Tarquinia, oggi è stato inaugurato il percorso topografico nell'ala destra, dove sono state collocate le testimonianze restituite da Veio: tra queste il ciclo delle statue del tempio di Portonaccio con la famosa statua dell’Apollo.
Nella Villa Poniatowski hanno trovato sede anche le antichità dei centri del Latium Vetus e dell'Umbria: i corredi principeschi di Palestrina, la tomba degli Ori di Todi, i bronzi e le ambre di Satricum, la sepoltura in tronco di quercia da Gabi e altre testimonianze provenienti dai santuari del Latium Vetus quali Nemi, Segni, Alatri e Satricum.
La Biblioteca dell'Istituto, qui trasferita dopo essere stata ospitata per anni nell’attigua Villa Giulia, si è ora arricchita da fondi Maria Santangelo e Mario Moretti e dalla ricca biblioteca che, già appartenuta a Massimo Pallottino, è stata depositata presso la Soprintendenza dall'Istituto di Scienze Italiche e del Mediterraneo antico del CNR. Si tratta, quindi, della più importante biblioteca specializzata in studi etruschi.

Villa Poniatowski sarà accessibile al pubblico dal 20 gennaio, con accesso dalla usuale biglietteria di Villa Giulia, solo su prenotazione telefonando al numero (+39) 06.44239949.



























Musei accoglienti:


una nuova cultura gestionale
per i piccoli musei

 




Giovedì 27 ottobre 2011 si è svolto il secondo Convegno Nazionale dei Musei Accoglienti a Battaglia Terme nel Castello del Catajo.
Seguono gli atti ed il programma del convegno.

Gli atti del 2° Convegno Nazionale (scarica i pdf relativi alle relazioni)

'Il bottone all'attacco! Una buona prassi nella gestione di un piccolo Museo'

Il piccolo museo 2.0

Progettazione strategica: 'L'esperienza del Piano strategico del Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme'

L'esperienza della Rete Museale Alto Vicentino: aspetti gestionali e di coordinamento

Territorio e piccoli Musei: il ruolo dell'Università tra formazione e promozione



Programma:

ore 9.45
Saluti
Daniele Donà, Sindaco del Comune di Battaglia Terme
Leandro Comacchio, Assessore alla Cultura della Provincia di Padova
Marino Zorzato, Vice Presidente e Assessore alla Cultura della Regione Veneto
Giorgio Tonelli, Assessore alla Cultura del Comune di Castenaso


Introduce e coordina Stefan Marchioro, Direttore Turismo Padova Terme Euganee


ore 10.15 Prima Sessione: le Problematiche dei Piccoli Musei

“Piccoli Musei, Scenario attuale e prospettive” Giancarlo Dall’Ara – consulente e docente di Marketing del turismo presso CST Assisi

“Lo stato attuale dei sistemi museali veneti” (?) Aurora di Mauro, funzionario P.O. Musei – Direzione Beni Culturali della Regione Veneto

“Il piccolo museo 2.0” Giampaolo Proni, docente di semiotica, Dipartimento di scienze per la qualità della vita, Università di Bologna

ore 12.00 Seconda Sessione: le Esperienze e le Buone Prassi

1.GESTIONE
“Il bottone all'attacco! Una buona prassi nella gestione di un piccolo museo”, Ilaria Picardi e Chiara Marziani, ZoneModa Rimini

2.PROGETTAZIONE STRATEGICA
“L'esperienza del Piano strategico del Museo della Navigazione Fluviale di Battaglia Terme” Manuela Allegro, esperta in gestione museale;

3.RETE
“Come nasce e si sviluppa una rete di piccoli musei: l'esperienza della rete museale della Provincia di Modena” Lauretta Longagnani, "funzionario eventi e reti turistiche della Provincia di Modena"

Ore 13.30 Buffet

ore 15.00 Terza Sessione: le Proposte

1.“Territorio e piccoli Musei: il ruolo dell’Università tra formazione e promozione” Paola Zanovello, Presidente del Corso di Laurea “Progettazione e gestione del turismo culturale” presso l'Università di Padova e Direttrice del Master in Governance delle Risorse Turistiche Territoriali

2.“L'esperienza della Rete Museale Alto Vicentino: aspetti gestionali e di coordinamento” Ivana De Toni responsabile Centro Servizi Rete Museale Alto Vicentino

4.”Piccoli Musei: una campagna di comunicazione e di promozione coordinata: l'esperienza dei Musei della Valdera” Roberto Cerri, coordinatore Rete Museale dell'Unione Valdera (Pontedera)

CONCLUSIONI
Lucia Boaretto, Assessore alla Cultura del Comune di Battaglia Terme
Flavio Manzolini, Presidente Turismo Padova Terme Euganee

Per maggiori informazioni scrivi a: giancarlodallara.com

La SOCIETÀ ITALIANA PER LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI



La SOCIETÀ ITALIANA PER LA PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI ONLUS (SIPBC ONLUS), fondata il 18 aprile 1996 a Viterbo, è un'organizzazione d'interesse nazionale, non governativa, politicamente neutrale, costituita esclusivamente da volontari che, gratuitamente, dopo aver adempiuto ai propri doveri civici e di stato, si pongono a disposizione della comunità per:
  • diffondere,attraverso convegni, seminari, incontri, in sinergia con analoghi organismi e riferimenti istituzionali, i principi contenuti nelle Convenzioni per il rispetto e la salvaguardia dei Beni Culturali, da qualsiasi rischio, in tempo sia di pace sia di conflitti armati, secondo il quadro sancito dall'UNESCO e ratificato dall'Italia;
  • adottare le iniziative possibili per qualificare la coscienza collettiva culturale e sensibilizzare l'opinione pubblica nella tutela del patrimonio dell'Umanità, per evitarne il depauperamento ed il degrado ed assicurarne il trasferimento, integro, alle future generazioni;
  • promuovere l'educazione in materia di tutela e valorizzazione dei Beni Culturali;
  • sostenere le strutture competenti, a livello nazionale e locale, attraverso raccomandazioni ed interventi, nello svolgimento dei loro compiti, nell'ambito della salvaguardia dei Beni Culturali;
  • assicurare al Dipartimento della Protezione Civile la massima collaborazione in caso di calamità;
  • garantire i collegamenti con analoghe associazioni estere per confronti su esperienze tecniche e pratiche.
La Società  si sostiene con le quote dei soci e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività  Culturali ai sensi della L.534/96.
Fa parte, insieme ad altre Società Europee, della Lega Internazionale per la Protezione dei Beni Culturali con lo scopo di indirizzare lo sforzo di tutti verso comuni obiettivi.
Ha la sua Sede presso l'Istituto Internazionale di Diritto Umanitario (IIDU) - International Institute of Humanitarian Law (IIHL) di Sanremo.

La politica dei prestiti contro l’acquisto illegale delle antichità


Grazie ai nuovi accordi tra Italia e USA, mostre e collaborazioni con musei e università americane
In prestito l’Ermafrodito dormiente al Museum of Fine Arts di Boston fino al 2012


Un anno fa, su queste pagine, ci siamo occupati del processo contro Marion True, la curatrice del Paul Getty Museum di Los Angeles, la cui carriera è stata compromessa dalle pesanti accuse di ricettazione aggravata e associazione a delinquere con diversi noti mercanti d’arte, italiani e stranieri. Il caso True è certamente il più noto, non solo perché ha coinvolto un grande museo ma anche perché le indagini dell’autorità giudiziaria italiana hanno fatto emergere solo la punta di un iceberg, l’affioramento di ciò che, si è capito subito, era un’imponente organizzazione internazionale finalizzata alla ricettazione e al traffico internazionale di opere d’arte e di reperti archeologici. Le proporzioni di tale mercato criminale era tale che, nell’arco di quarant’anni, il nostro patrimonio archeologico ha subito la sottrazione di centinaia di migliaia di oggetti. L’atteggiamento inflessibile dell’Italia nei confronti di tali illeciti, ha indotto i musei americani ad adeguare il più possibile le politiche di acquisizione delle antichità alla Convenzione UNESCO del 1970, concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali, ma c’è ancora molto da fare. Ad un anno dalla fine del processo True (che, ricordiamo, purtroppo non ha portato a nessuna condanna a causa della decorrenza dei termini), i direttori e i curatori dei musei americani cominciano a porsi delle domande per cercare di capire come uscire da una situazione di ambiguità che per anni è stata tacitamente accettata da alcuni di loro e che ha arrecato un danno a tutta la categoria. E’ stata messa a rischio, infatti, la questione della stessa sopravvivenza dei musei, perché la pubblicità negativa dovuta alla restituzione dei manufatti illecitamente acquisiti, ha avuto delle conseguenze anche sull’interesse degli investitori a finanziare i musei. I direttori e i curatori americani, inoltre, non vogliono più lavorare in un clima di paura a causa degli errori compiuti in passato; temono per la loro stessa reputazione professionale che potrebbe essere compromessa da eventuali azioni penali messe in atto contro di loro da parte di paesi esteri. In ogni caso, il loro stesso lavoro rischia delle ripercussioni: le collezioni di antichità che hanno al loro interno elementi di dubbia provenienza potrebbero rimanere bloccate per anni e quindi sarebbe più difficile continuare a svolgere le normali attività di curatela. La speranza, pertanto, è che si assicurino al più presto condizioni favorevoli di cooperazione internazionale per tornare alla normalità. Alcuni passi sono stati compiuti: già nel 2001 è stato redatto il Memorandum d’intesa tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana circa l’imposizione di limitazioni all’importazione ed esportazione di categorie di materiale archeologico databile ai periodi italiani preclassico, classico e della Roma imperiale (MOU). Il MOU è stato poi rinnovato nel 2006 e nel 2011, ed ha incluso anche la prolungabilità di prestiti di lunga durata di beni del patrimonio culturale nazionale a Istituzioni museali degli Stati Uniti, estendendola, in casi particolari, dai quattro agli otto anni. In questa circostanza sono stati stipulati anche molti accordi di collaborazione con i maggiori musei e università americane. Al momento è in corso la grande mostra “Aphrodite and the Gods of Love”, presso il Museum of Fine Arts di Boston, che espone capolavori come L’Ermafrodito dormiente ed altri provenienti dal nostro Paese, che resteranno in prestito negli Stati Uniti fino all’estate del 2012. La mostra è stata organizzata grazie ad un accordo che ha previsto la restituzione di tredici manufatti, esportati illegalmente negli USA. Parallelamente anche il Paul Getty Museum ha firmato, nel febbraio 2010, un importante accordo di collaborazione culturale a lungo termine con la Sicilia. Sia il Getty che il Cleveland Museum of Art hanno in programma una mostra, nel 2013, sull’arte classica ed ellenistica della Sicilia. Le premesse per un miglioramento dei rapporti tra Italia e Stati Uniti sul fronte della lotta al traffico di antichità, sembrano buone, sperando che i curatori americani non si facciano sedurre nuovamente dal desiderio di acquistare ad ogni costo con l’alto rischio di attrarre mercanti d’arte senza scrupoli: il timore viene ascoltando le parole del curatore della sezione di arte greca e romana del Cleveland Museum of Art, Michael Bennett, il quale ha asserito: “loans are wonderful, but ownership is better”, “i prestiti sono meravigliosi, ma la proprietà è ancora meglio”. In ogni caso ormai sarà più difficile continuare a percorrere la via delle acquisizioni a tappeto senza prudenti verifiche, grazie alla stessa opinione pubblica americana che ha disapprovato queste condotte, ampiamente criticate anche da buona parte della stampa; a questo proposito, ricordiamo il successo del libro dossier “Chasing Aphrodite” dei due reporters del Los Angeles Times, Jason Felch e Ralph Frammolino, incentrato sul recupero della famosa Venere di Morgantina, contesa dall’Italia al Paul Getty Museum. Il lavoro dei magistrati italiani è stato molto apprezzato dagli americani: il magistrato Paolo Ferri, cui si devono tutte le indagini giudiziarie contro i trafficanti d’arte degli ultimi vent’anni, è stato premiato la scorsa estate dall’associazione americana ARCA (Association for Research into Crimes against Art). Un riconoscimento che premia il rigore italiano e che fa sperare in un futuro di più ampie e migliori collaborazioni nella lotta al traffico di antichità.

Caterina Pisu (ArcheoNews, Editore Magna Graecia, dicembre 2011)

National Museums: New Studies from Around the World

Edited by Simon Knell, Peter Aronsson, Arne Amundsen



This book is the outcome of Eunamus and the NaMu program's six international workshops.
From the publishers presentation:
"National Museums is the first book to explore the national museum as a cultural institution in a range of contrasting national contexts. Composed of new studies of countries that rarely make a showing in the English-language studies of museums, this book reveals how these national museums have been used to create a sense of national self, place the nation in the arts, deal with the consequences of political change, remake difficult pasts, and confront those issues of nationalism, ethnicity and multiculturalism which have come to the fore in national politics in recent decades.
National Museums combines research from both leading and new researchers in the fields of history, museum studies, cultural studies, sociology, history of art, media studies, science and technology studies, and anthropology. It is an interrogation of the origins, purpose, organisation, politics, narratives and philosophies of national museums." 

From: Eunamus

 Cari amici, in questi anni in cui ho svolto l’incarico di direttore scientifico del Museo Civico “Ferrante Rittatore Vonwiller”, dal 2019 a...