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Un museo tutto nuovo
Riflessione sull’importanza dell’innovazione in ambito museale. Il ruolo
fondamentale della divulgazione per una percezione più corretta del mondo
museale
di Caterina Pisu (Archeonews, settembre 2012)
di Caterina Pisu (Archeonews, settembre 2012)
Nel numero di Nemo, la newsletter del Network of
European Museum Organisations, del febbraio 2009, Massimo Negri ha analizzato
l’importanza del rinnovamento dei musei nell’ambito di un percorso di
miglioramento continuo. Questo processo ha caratterizzato notevolmente
l’evoluzione dei musei in ambito occidentale e soprattutto in Europa, dove
oltre il 50% risale a un periodo precedente la seconda guerra mondiale. Gli
anni del dopoguerra, pertanto, hanno visto la maggioranza dei musei modificarsi,
“svecchiare” i propri allestimenti, adottare nuove strategie museologiche e
museografiche, aprirsi alle forme di comunicazione più innovative, ovviamente
tenendo presenti i ritardi che hanno penalizzato alcuni Paesi più di altri, o
determinati musei rispetto ad altri. Secondo Negri, oggigiorno non siamo certo
di fronte all’immagine del “museo polveroso” che tuttavia sembra ancora voler
rimanere radicata nell’immaginario collettivo. Non si può negare che ancora
esistano esempi di musei ancorati ai modelli ottocenteschi ma, in generale, i
musei moderni si sono molto evoluti e si può affermare che siano il risultato
della portata e dell’effetto di alcuni eventi che sono da considerarsi vere pietre
miliari nella storia degli studi museologici/museografici: dall’affermazione
dei Science Centers (che certamente più di altre categorie museali hanno incentivato
l’interazione con il pubblico) al boom dell’archeologia industriale che tanto
ha concorso alla nascita di teorie innovative in ambito museologico (ricordiamo
il fondatore dell’archeologia industriale, Kenneth Hudson, uno dei maggiori
museologi europei), senza dimenticare lo sviluppo del concetto di “ecomuseo” -
teorizzato dai museologi George Henry Rivière e Hugues de Varine - o di “museo
senza collezione”, che ha completamente rielaborato l’archetipo del museo
tradizionale ed ha rafforzato la “vocazione sociale” dei musei.
L’innovazione, quindi, in quanto sviluppo essenziale
per qualsiasi organizzazione che voglia mantenere alti gli standard di qualità,
ha avuto un progresso costante in questi ultimi trent’anni, suscitando ampi
dibattiti, soprattutto in relazione a quelle che possono essere le difficoltà che
i musei hanno incontrato lungo questo percorso. Negri ha isolato dieci temi
centrali che più frequentemente hanno animato la discussione sull’innovazione
in ambito museale e che, in molti casi, sono rimasti tuttora problemi in attesa
di soluzioni:
1. la difficile coesistenza del vecchio con il nuovo, uno
dei problemi legati all’innovazione ambienti obsoleti, come possono essere le
grandi istituzioni museali del mondo occidentale;
2. le sfide architettoniche: le trasformazioni dello
spazio architettonico museale, che tanto hanno caratterizzato l’epoca
contemporanea, possono interferire con il messaggio che il museo intende
trasmettere e, in ogni caso, lo condizionano?
3. in che modo
tali trasformazioni possono coniugarsi con il miglioramento del
comfort del visitatore, una questione che coinvolge
necessariamente il processo di rinnovamento del museo e il suo rapporto con il
pubblico?
4. il museo come palcoscenico di un teatro, in
cui gli “attori” interagiscono con i visitatori in un modo
totalmente nuovo;
5. la presenza intrigante di robot, avatar, talking
heads, ecc. in ambito museale.
6. il ruolo cruciale svolto dagli schermi; un nemico invadente nell’ambiente museale?
7. la rivoluzione del wireless;
fino a che punto è possibile plasmare
il comportamento dei visitatori
e la loro percezione del museo durante l’esperienza
di visita?
8. la proliferazione di dispositivi di orientamento, sempre più conformi alla
crescente segmentazione del pubblico,
può rendere la vita dei visitatori
più facile o più complicata?
9. la
sperimentazione dell'accesso del pubblico, in varie forme e
modalità, nell’organizzazione e nella gestione delle collezioni museali;
10. il dilemma dei vari modi di interpretazione
dell’esperienza museale: saper bilanciare il compito informativo e quello evocativo.
Le
dieci tematiche riassunte da Negri possono apparire nuove e forse insolite per
i non specialisti che sono indotti, soprattutto dai media, a limitare le
problematiche inerenti il mondo dei musei quasi esclusivamente alla necessità
di attrarre visitatori e di far quadrare i bilanci, temi che sono senza dubbio
importanti ma non centrali. In realtà, come si è appena dimostrato, la
discussione in ambito museologico è ampia e diversificata e pone sempre al
centro dei propri interessi il visitatore e il contesto urbano e territoriale
in cui i musei operano. Ma se l’impulso al rinnovamento da parte dei musei è
poco percepito all’esterno e continua ad imporsi l’immagine del “museo
polveroso”, non sarà utile, ma soprattutto necessario, far sì che il dibattito
interno sia maggiormente divulgato e che non si continuino a mostrare solo gli
aspetti ritenuti “notiziabili” dai media? Se, come recita un noto proverbio orientale “fa più rumore
un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce”, ecco
che i lettori saranno più impressionati dai musei che chiudono i battenti
piuttosto che dai musei che si innovano, ma solo perché di questi ultimi si
parla poco e, soprattutto, non si conoscono bene o non si comprendono gli
impulsi teorici che sono all’origine di tali cambiamenti. Questo, dunque, è
l’undicesimo punto che mi permetto di aggiungere all’elenco stilato da Negri e
che ritengo ugualmente fondamentale per il processo di rinnovamento dei musei:
la comprensione critica del dibattito museologico da parte dei “comunicatori” (giornalisti
tradizionali, comunicatori telematici, ecc.) e la corretta divulgazione al
pubblico, da parte di questi, di un’immagine dei musei più aderente alla realtà.
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