Option Culture, il blog di Jean Michel Tobelem, docente dell'École du Louvre, ha accolto un mio contributo che tenta di analizzare la contraddizione del momento attuale in materia di fruizione dei musei: da un lato si aboliscono finalmente alcuni divieti, come quello di fotografare, e si cerca di attrarre il maggior numero di visitatori in poche occasioni speciali; dall'altra, molti musei continuano ad essere luoghi isolati, lontani dalla comunità, capaci di ravvivarsi solo per un giorno, per una Notte al Museo o per una Invasione Digitali, in qualche modo "imposta" dall'esterno o dettata dalle "mode". Come fare affinché i musei possano diventare davvero "democratici", propositivi e aperti alla società, per usare un'espressione di David Fleming?
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Ancora a proposito di #no18maggio
Prosegue il dibattito sull'opportunità o meno di dare vita ad una protesta degli archeologi collegata alla Notte dei Musei del prossimo 18 maggio.
Per leggere l'inizio della discussione vi rimando al link:
Caro Alessandro, è un piacere avere l’opportunità di discutere questi temi così importanti che purtroppo spesso sono ignorati dall’opinione pubblica. Questo è anche il motivo per cui sono dispiaciuta che queste energie siano state bruciate per una occasione che a mio parere non riuscirà a mettere in evidenza i problemi reali della nostra professione e che, come ho già scritto, potrebbe dimostrarsi fuorviante per i media e per il pubblico in generale.
In questi giorni mi è capitato di leggere alcuni articoli postati su blog o sui giornali locali in cui l’appello del MiBAC è interpretato da tutti come rivolto ai professionisti che sarebbero stati invitati a prestare il proprio lavoro gratuitamente. Non è così, perché il MiBAC si è rivolto alle associazioni di volontariato e non ha certo indetto un bando per chiamare archeologi, storici dell’arte, ecc., a prestare la propria opera a titolo volontario e gratuito. Questo il testo dell’appello del 23 aprile: «Apriamo alla collaborazione del mondo del volontariato per migliorare la fruizione del patrimonio culturale durante la Notte dei Musei 2013. Per maggiori dettagli potete chiamare al numero di tel. 06/67232197». Non si cercano professionisti e questo è il punto. Come poter innestare una protesta efficace su un comunicato che, in concreto, non richiede alcuna prestazione professionale altamente specializzata? Il ricorso ai volontari in queste occasioni, continuo a ripeterlo, è una consuetudine che non scandalizza nessuno in ogni parte del globo. Ho fatto una ricerca su internet in inglese e, se non mi è sfuggito qualcosa (potrebbe anche essere naturalmente), non ho trovato casi di contrasto tra volontari e professionisti in altre parti del mondo. Probabilmente perché compiti e competenze sono ben chiare e distinte.
Nessuno impedisce a uno studente di archeologia o anche ad un neo-laureato di fare un po’ di esperienza mediante il volontariato, anzi, in alcuni casi può anche essere una opportunità formativa interessante, ma questo non vuol dire farsi sfruttare. Lo diventa se il laureato, una volta acquisita coscienza della sua professionalità continua a prestare la propria opera gratuitamente. Ma questa, allora, è una responsabilità personale.
Credo che siano molto più diffusi e molto più gravi, piuttosto, i casi di archeologi sfruttati, questo sì che è un termine che si può usare, da cooperative che sottopagano i propri collaboratori o che talvolta si dimenticano perfino di remunerarli. Questo non è volontariato, è sfruttamento del lavoro professionale, ed è contro queste realtà che bisogna reagire con forza, per esempio cercando di organizzarsi sindacalmente, dato che, se non mi sbaglio, per ora il lavoro dell’archeologo nei cantieri di scavo è regolato dalle norme che riguardano il comparto edile, e forse bisognerebbe pensare a proteggere la categoria con norme più specifiche e adeguate. E se ci fosse una tutela sindacale specifica si potrebbe anche impedire alle associazioni di volontariato archeologico di svolgere compiti che esulano dagli ambiti del puro volontariato e che sottraggono occasioni di lavoro ai professionisti.
Tutto questo per sottolineare che la questione degli archeologi è molto complessa e non può essere banalizzata con un slogan sbagliato che penalizza ulteriormente la dignità della nostra professione, paragonandola a occupazioni molto meno specializzate. Non si tratta di creare dei “compartimenti stagni”, ma di definire correttamente il ruolo e le competenze di un archeologo. Faccio un esempio: un medico se vuole, per necessità o per stravaganza, può anche fare il portantino, ma ciò non significa che questa “anomalia” determini un’estensione delle funzioni del medico alle pulizie degli ambulatori, che diventano conseguentemente un compito suo di diritto. Questo non significa essere “elastici”, vuol dire creare il caos.
E chi scrive è una persona che ha vissuto il disagio essere stata sottostimata per la propria professione, sentendosi dire perfino da un sindaco che “quella dell’archeologo è una professione curiosa”. Puoi ben immaginare se io non sono indignata quanto voi per la poca stima che circonda la nostra categoria. Proprio per questo considero #no18maggio un’occasione sprecata in cui non c’è stata ponderazione ed è mancata una vera pianificazione che lanciasse una protesta comprensibile e capace di colpire nel segno. A me è sembrato che sia prevalsa soprattutto l’emotività e forse anche un po’ di improvvisazione. Una protesta incisiva necessita di altre premesse e, soprattutto, la circostanza in cui svolgerla deve essere scelta con la massima cura perché sarà questa a caratterizzare il movimento di protesta. Per me #no18maggio continua ad essere una scelta infelice e non un’occasione colta al volo.
Se vogliamo davvero che “il Paese si riappropri della sua Storia e anche del Valore economico che questo, di fatto, costituisce per restituirli ai Cittadini tutti”, non possiamo impedire che i volontari offrano il loro contributo soprattutto in queste occasioni, proprio perché la cultura deve essere partecipativa. E i musei, se non hanno bisogno di dieci custodi perché durante il resto dell’anno possono conteggiare solo un numero esiguo di visitatori, devono per forza ricorrere ai volontari in occasioni straordinarie.
E’ necessario un maggior controllo istituzionale questo sì, perché, all’opposto, è inammissibile che musei che hanno due visitatori al giorno, abbiano uno staff di 20 custodi, come è stato messo in rilievo dalla stampa riguardo il caso dei musei della Regione Sicilia, nel 2011. A volte il ricorso ai volontari, quindi, rappresenta anche un risparmio di denaro pubblico. Si può obiettare, invece, quando musei di una certa importanza (chiaramente non mi riferisco ai piccoli musei civici o ai musei privati) utilizzano continuativamente i volontari, ma qui si entra in questioni che riguardano la gestione dei musei che sono troppo complesse per poter essere affrontate in poche battute. In questi giorni ho letto affermazioni estreme quali: “se i musei non possono assumere personale (riferendosi alla Notte dei Musei!) allora che restino chiusi”. Ma ci si dimentica che la guardiania è spesso affidata alle società che gestiscono i servizi aggiuntivi ed è da queste che bisognerebbe pretendere l’assunzione di personale, cosa che non sarà facile dato che queste società devono necessariamente far quadrare i propri bilanci. E’ molto recente, per esempio, la notizia delle difficoltà di Zétema che, pur essendo a rischio di scomparire, “vittima” della spending review, è stata criticata proprio per aver assunto 22 custodi in questo clima di incertezza. Personale che a breve resterà senza lavoro.
E’ molto difficile, quindi, dar vita ad una protesta che riguarda la categoria degli archeologi, facendola poggiare su un terreno ancora più complicato e insidioso, come quello museale. Mi concentrerei, piuttosto, sui problemi che riguardano molto più direttamente l’ambito archeologico e che sono già sufficienti per avanzare lamentele più che fondate.
Non intendo, con questo, convincere nessuno di coloro che entusiasticamente aderiscono a #no18maggio, ma spero almeno di aver fornito qualche spunto per ampliare il dibattito e pensare ad azioni future maggiormente mirate.
Grazie per l'opportunità che mi hai dato di replicare e di dare vita a questo interessante dibattito!
Caterina
Una risposta al collega Alessandro D'Amore
Rispondo qui alla replica del collega Alessandro D'Amore al mio articolo "Muoia Sansone con tutti i Filistei". Il post di Alessandro può essere letto nel suo interessantissimo blog Le parole in archeologia.
Caro Alessandro, ho appena letto
il tuo intervento, molto articolato, e che necessita, quindi, di una altrettanto
compiuta risposta, anche per chiarire alcuni concetti che, soprattutto nel mio
articolo pubblicato su ArcheoNews lo scorso autunno, citato nel mio precedente post, credo di aver in parte già focalizzato.
Io non ho
mai negato che possa esserci un impiego improprio del volontariato, e proprio
perché il problema esiste, in occasione del IX Congresso Internazionale degli
Amici dei Musei, tenutosi a Oaxaca, in Messico, dal 21 al 25 ottobre 1996 si
evidenziò con particolare attenzione questo rischio: “Evitare
sovrapposizioni. Gli amici e i volontari possono trovare negli ambiti
d’intervento non affidati al personale permanente del museo un terreno
privilegiato in cui esercitare le loro iniziative e devono prestare attenzione
onde evitare che le loro attività non si sovrappongano a quelle esercitate dal personale
responsabile”.
Nel caso in cui questa clausola non venga
rispettata, allora si è in pieno diritto di protestare e di esigere l’adempienza
delle norme che regolano il lavoro dei volontari.
Ora, il fatto che il MiBAC si
sia appellato ai volontari per aiutare a tenere aperti i musei il 18 maggio,
fornendo assistenza ai visitatori, significa invadere qualche specifico campo
professionale?
Si tratta di una funzione da archeologo o da storico dell’arte o
da museologo o da antropologo? Non mi sembra.
Il fatto, come tu dici, che nell’ultimo concorso MiBAC per assistenti
alla vigilanza, il 90% dei partecipanti alla selezione fossero “archeologi specializzati, dottori di
ricerca, parlanti fluentemente due o tre lingue”, non significa che quello
sia diventato all’improvviso un lavoro da archeologo.
E' la necessità di
lavorare che costringe le persone non solo ad accontentarsi di fare i custodi nei
musei, ma anche di fare i commessi nei supermercati o i venditori porta a porta, ma nessuno direbbe che quelli sono lavori che devono fare gli archeologi, e il fatto che il lavoro di custode si svolga in un museo non modifica questa realtà. In un museo si lavora anche nelle caffetterie o si fanno le pulizie o si gestisce il bookshop. Ma l'archeologia è un'altra cosa.
Perciò, bisogna assolutamente evitare, innanzitutto, di creare confusione tra i
vari ruoli, e i primi a farlo dobbiamo essere noi se non vogliamo che la nostra
professione sia considerata inferiore ad altre che sono ritenute
indispensabili per la società, e quindi molto più rispettate.
Noi siamo
archeologi, non custodi di museo, questo è il primo punto da mettere bene in
chiaro. Quanto al significato del termine “volontario” rispetto all'altro termine “reclutato”, scusami, ma è una sottigliezza che non comprendo: i
volontari devono essere informati della necessità del
loro servizio e mi sembra che utilizzare i social networks sia un modo per
raggiungere rapidamente un’ampia platea di persone. Niente di più, niente di
meno.
L’unico appunto che si può fare
al MiBAC è che, forse, impauriti dalla reazione dei professionisti al loro
appello, non sono riusciti a mantenere la lucidità necessaria per fornire le
corrette giustificazioni e hanno dato l’impressione di “annaspare” in acque
agitate.
Il vostro errore, invece, a mio
parere, è stato quello di organizzare una protesta che si fonda su argomentazioni
sbagliate, perché in realtà la Notte dei Musei non c’entra proprio niente con i
nostri problemi, che non sono certo legati all’impiego dei volontari in questa
circostanza.
C’è il rischio, come ho già detto, di creare confusione e
contrapposizioni che non saranno comprese, perché è inutile che lo si neghi, ma
se lanciamo un hashtag #no18maggio, significa che non vogliamo la Notte dei
Musei perché il lavoro dei volontari abbiamo diritto di farlo noi!
Questo è il
messaggio che stiamo dando. E poi pretendiamo che la gente capisca che cos’è l’archeologia?
Perché non fare una protesta
altrettanto vigorosa quando un concorso di dottorato si rivela non molto “trasparente” o quando in un concorso universitario per una docenza, la scelta cade sul candidato
meno preparato? Perché si tace quando talvolta si viene trattati da “piccoli servitori”
da alcuni docenti che sfruttano anche il nostro lavoro durante un dottorato?
Io
penso che tutto ciò sia molto grave, molto più grave di un volontario che viene
chiamato a fare il custode in aiuto del personale strutturato. Eppure non si
muovono le folle per questo tipo di ingiustizie che costringono tanti a
lasciare la professione o a emigrare all’estero.
Ma certo, se noi, dopo tanto studio e tanti sacrifici,
ci accontentiamo di contendere il lavoro di custode nei musei ai volontari,
allora vuol dire che forse noi stessi non abbiamo capito bene quali sono i reali problemi
della professione.
Caterina Pisu
BENI CULTURALI: GALAN, CRESCE DEL 29,31% PUBBLICO 'NOTTE DEI MUSEI'
(ASCA) - Roma, 16 mag - ''Grande successo per la III edizione della Notte dei Musei''. E' quanto ha dichiarato il Ministro per i Beni e le Attivita' Culturali, Giancarlo Galan secondo il quale, stando ai primi dati, ha visto protagonisti oltre 110.000 visitatori nei musei e nei siti archeologici statali aperti gratuitamente al pubblico in orario serale e notturno per l'occasione, con un incremento straordinario dell'29,31% rispetto al 2010.
Di particolare rilevanza sono i risultati ottenuti al MAXXI, di recente inaugurazione (6.878 presenze); al Barberini che entro il 2013 verra' integralmente restaurato (3.280 presenze); alla Galleria degli Uffizi e Corridoio Vasariano (+62,61%); alla Galleria dell'Accademia di Firenze (+38,10%); al Museo di Capodimonte (+35,95%); al Museo di Palazzo Ducale (+46,77%); alla Galleria Nazionale delle Marche (+159,28%); alla Galleria Sabauda (+18,06%); al Castello Svevo (+12,78%).
''Questi dati - ha detto Galan - confermano quanto sia amato il nostro patrimonio culturale e al contempo incoraggia noi tutti nella scrupolosa opera di tutela della straordinaria eredita' storico artistica del nostro Paese''.
com-gc/
Di particolare rilevanza sono i risultati ottenuti al MAXXI, di recente inaugurazione (6.878 presenze); al Barberini che entro il 2013 verra' integralmente restaurato (3.280 presenze); alla Galleria degli Uffizi e Corridoio Vasariano (+62,61%); alla Galleria dell'Accademia di Firenze (+38,10%); al Museo di Capodimonte (+35,95%); al Museo di Palazzo Ducale (+46,77%); alla Galleria Nazionale delle Marche (+159,28%); alla Galleria Sabauda (+18,06%); al Castello Svevo (+12,78%).
''Questi dati - ha detto Galan - confermano quanto sia amato il nostro patrimonio culturale e al contempo incoraggia noi tutti nella scrupolosa opera di tutela della straordinaria eredita' storico artistica del nostro Paese''.
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