di Caterina Pisu
Leggendo un post di
David Greenfield dal suo blog View from a Blog,
mi sono molto interessata all’applicazione degli ultimi sviluppi dell’e-learning
all’ambito museale. David Greenfield inizia con la considerazione che le visite
ai musei sono sempre un’esperienza molto coinvolgente. Che si tratti della
visita di una mostra temporanea o di una galleria, che si segua un percorso
proposto dai curatori o dagli operatori didattici, o che si compia autonomamente,
costruendo, in tal modo, un nostro personalissimo modo di vedere quella esposizione,
in ogni caso ne trarremo sempre grandi vantaggi. Quando si ha la possibilità di
vedere i luoghi e gli oggetti nelle proprie reali dimensioni, dal vivo, potendo
osservare materiali e dettagli, l’intelletto e la curiosità dei visitatori sono
catturati e affascinati molto più che dall’osservazione sul web di immagini
ridimensionate. In ogni caso, per facilitare l’esperienza di visita, i
professionisti museali cercano di progettare e ottimizzare i siti web anche per
la realizzazione di pre-visite, che aiuteranno poi la visita reale, offrendo dei
punti di riferimento e delle conoscenze preliminari.
Ma non tutti potranno
prendere parte alla visita reale: costi e distanze possono creare ostacoli
difficili da superare a molti potenziali visitatori dei musei. Questo
rappresenta uno dei punti critici da risolvere.
Un aiuto può venire dai
recenti progressi del web: il continuo sviluppo e l'integrazione dei media digitali,
ovvero l’uso del web e dei social network, possono fornire alcune soluzioni interessanti
e innovative a questo problema o almeno possono cercare di ricreare alcune
delle condizioni che si verificano durante lo svolgimento di una visita
guidata. Durante queste visite, per esempio, coloro che vi partecipano creano delle
comunità temporanee nelle quali viene condivisa la prospettiva di interpretazione
delle opere o, più in generale, dell’allestimento, così come proposto dalla
guida, aggiungendo, però, anche il proprio punto di vista o sollevando
questioni. Si crea, così, un dialogo tra la guida e i visitatori che consente
lo scambio di informazioni, osservazioni e la ricerca di risposte alle proprie
curiosità.
La domanda è: può
essere attuato il trasferimento di un tipo di esperienza analogo anche alle
visite on-line? Si è accennato al fatto che alcuni musei stanno già sviluppando
strumenti web che funzionano come pre-visita. Sebbene questo sia un importante servizio
messo a disposizione dei migliori siti web dei musei, bisogna dire che in
realtà questo non supera tutte le limitazioni alla fruizione del museo che
penalizzano i potenziali visitatori impossibilitati a raggiungere fisicamente
il museo.
La proposta, dunque, è
quella di utilizzare le possibilità offerte dai MOOCs (Massive Open On-line
Course) che consentono la partecipazione interattiva su larga scala e l’open
access attraverso il web. In pratica i MOOCs sono capaci di integrare i
punti di forza dei social media (web 2.0) e del web semantico (3.0).
Per comprenderne meglio
l’utilizzo, dobbiamo collocare questo strumento nell’ambito dell’e-learning, di
cui il MOOC è l’ultima frontiera che si traduce,
appunto in “massive open online course”, cioè corsi online gratuiti e aperti a
tutti. Da poco tempo è possibile accedere a questi corsi gratuiti, online, da
molte università in tutto il mondo. Su You Tube è disponibile un video che
spiega molto chiaramente il funzionamento dei MOOCs:
In Italia, l’Università
La Sapienza di Roma è il primo ateneo ad essere entrato nel progetto Coursera,
lo spin off universitario nato nell’aprile del 2012 su iniziativa di due
docenti dell’Università di Stanford, Daphne Koller e Andrew Ng, con l’obiettivo
di creare uno spazio sul web dove chiunque possa partecipare a corsi on-line
gratuiti su diverse materie.
Rispetto a corsi online di tipo tradizionale, un MOOC si basa sul presupposto che il grande numero di partecipanti costituisca il punto di partenza per lo sviluppo di elevate connessioni e interazioni, elemento fondamentale per la divulgazione dell’apprendimento. Inoltre i MOOCs, che sono gratuiti, richiedono una partecipazione attiva nella produzione e nel repackaging di contenuti. E questo richiama moltissimo il funzionamento degli attuali social media.
Rispetto a corsi online di tipo tradizionale, un MOOC si basa sul presupposto che il grande numero di partecipanti costituisca il punto di partenza per lo sviluppo di elevate connessioni e interazioni, elemento fondamentale per la divulgazione dell’apprendimento. Inoltre i MOOCs, che sono gratuiti, richiedono una partecipazione attiva nella produzione e nel repackaging di contenuti. E questo richiama moltissimo il funzionamento degli attuali social media.
E i musei? In ambito
museale si possono utilizzare le potenzialità del MOOC per creare un ponte tra
le esperienze reali e quelle on-line: in tal senso, esso può essere usato come
sito stand-alone (cioè capace di funzionare in modo indipendente) per emulare l’esperienza
di una visita guidata. I visitatori connessi on-line avrebbero la possibilità
di esplorare, condividere, interpretare e creare dei contenuti all'interno di
una comunità di persone con i loro stessi interessi.
Il MOOC può anche essere
utilizzato come piattaforma per la creazione di mostre virtuali che, oltre agli
evidenti vantaggi economici, permetterebbe, per esempio, di mostrare quelle
opere che sono conservate nei magazzini, offrendo ai visitatori ulteriori
approfondimenti della produzione di un artista, di uno stile o di un determinato
periodo. Si possono creare, inoltre, mostre di opere d’arte o manufatti che
sono disseminati in tanti musei, in varie parti del mondo, che altrimenti
difficilmente potrebbero essere viste simultaneamente. Si possono anche formare
dei sotto-gruppi, all’interno di una comunità, per coloro che sono interessati
a discutere argomenti ancora più specifici, per esempio determinate opere o movimenti
artistici, storici, ecc. ecc. Le possibilità di utilizzo sono veramente
illimitate.
Forse la visita di una mostra
on-line potrebbe non essere così appagante come l'esperienza reale, ma le
funzioni del MOOC, per mezzo delle connessioni e delle interazioni su cui si
basa il sistema, sono in grado di ricreare ciò che avviene durante una visita
reale, quando si formano comunità temporanee tra le persone che vi partecipano;
e questo è il primo passo per rendere la visita on-line più vicina a quella on-site.
Mi viene in mente l’esempio
citato da Umberto Eco nel suo articolo “Il
museo nel terzo millennio”: l’idea di un museo trasportabile, fatto non di
opere originali, ma di immagini proiettate dei capolavori dei più importanti musei
del mondo, per permettere a tutti di vedere ciò che probabilmente non potranno
mai raggiungere fisicamente. Un’idea concepita dall’architetto Konrad Wachsmann,
condivisa da Eco, per il quale il museo del terzo millennio sarà “sempre inedito, sempre capace di offrirmi
nuove sorprese”. E forse questo è l’obiettivo che si potrà raggiungere con
le nuove tecnologie, grazie al superamento delle distanze e alla possibilità di
mettere in connessione tra loro milioni di persone.