Musei e disabilità nel periodo post-pandemia

 Un riassunto dell’analisi di Rafie R. Cecilia, “Pandemia COVID-19: svantaggi oppure opportunità per i visitatori del museo non vedenti e ipovedenti?”, Journal of Conservation and Museum Studies, 19(1), p.5. 

 

Le nuove misure attuate in risposta alla pandemia COVID-19 hanno avuto un impatto significativo sui musei e sul settore culturale nel Regno Unito e in tutto il mondo. L'attuale crisi ha dato impulso a dibattiti sull'accesso alle collezioni museali sia fisiche che digitali. I musei stanno rivalutando le proprie politiche di accessibilità e stanno cercando nuovi modi per raggiungere e coinvolgere il pubblico con disabilità. Questo articolo presenta i risultati di interviste semi-strutturate condotte da aprile a luglio 2020 (durante il primo lock-down nel Regno Unito) con persone non vedenti e ipovedenti sulle loro preoccupazioni e aspettative alla luce della riapertura dei musei. Si discute di come la pandemia ha cambiato il modo in cui le istituzioni pensano e forniscono accessibilità e inclusione. Infine, include una riflessione sull'esperienza maturata durante la pandemia.

Negli ultimi 30 anni, diversi progetti di ricerca e pubblicazioni hanno analizzato in che modo gli ambienti museali siano accessibili per le persone disabili e, in particolare, per i visitatori non vedenti e ipovedenti. Diversi progetti hanno esaminato l'esperienza delle persone cieche e ipovedenti per identificare sfide e opportunità al fine di creare ambienti museali fisici e digitali più inclusivi. Gli studi hanno riconsiderato il ruolo del tatto nella comprensione sia dei ciechi/ipovedenti che dei visitatori vedenti come parte del cambiamento nel valore della cultura materiale e nella comunicazione del patrimonio culturale. I ricercatori hanno esaminato risorse come modelli tattili, stampe 3D, calchi e repliche per comunicare le caratteristiche degli oggetti esposti, in particolare la consistenza, il peso, la temperatura, la forma e le dimensioni, al fine di creare anche una comprensione alternativa degli oggetti e dei valori intangibili che rappresentano.

In un quadro socioculturale, alcuni studiosi sostengono come la possibilità di visitare i musei faccia parte del processo di normalizzazione sperimentato dalle persone cieche o ipovedenti, in quanto consente loro di rimanere in contatto con la realtà che forse conoscevano prima di perdere la vista e con i propri interessi precedenti. Inoltre, ciò assicura il mantenimento di un normale livello di coinvolgimento da parte delle persone vedenti, senza esclusioni. Sebbene negli ultimi anni lo sviluppo di risorse accessibili e servizi inclusivi sia stato significativo, il processo per superare l'esclusione e creare parità di pratiche di accesso nei musei è ancora in corso e richiede un impegno maggiore a livello istituzionale.

L'attuale pandemia di Coronavirus (COVID-19) sta avendo un effetto diretto sul modo in cui le persone con cieche e ipovedenti accedono agli spazi museali fisici e alle esperienze museali digitali. Da un lato si assiste a un impatto negativo dovuto alle limitazioni alla mobilità, alle nuove barriere fisiche, all'impossibilità di toccare gli oggetti, alla mancanza di assistenza dedicata e alla difficoltà di mantenere il distanziamento sociale. D'altra parte, stanno emergendo segnalazioni di esperienze positive generate da nuove possibilità di lavorare, studiare, socializzare e partecipare alle opportunità culturali da casa, superando le barriere di accesso fisico.

Oltre alla riapertura dei musei nel luglio 2020, dopo il primo lockdown nel Regno Unito, il governo ha rilasciato una guida dettagliata per assistere le istituzioni in questa fase. Questa linea guida considera l'accessibilità come un problema di mobilità e fornisce principalmente consigli generali per "considerare e soddisfare le esigenze di accesso" quando si sviluppano nuovi percorsi e sistemi di distanziamento sociale. Tuttavia, poco viene offerto in termini di come attuare praticamente tali misure. Diverse organizzazioni hanno, a loro volta, rilasciato proprie linee guida e messo in atto risorse per coinvolgere il pubblico sia da remoto che di persona, nell'era post-lockdown. Sebbene queste risorse siano state costantemente aggiornate per tutto il 2020 e abbiano iniziato a considerare la risposta dei visitatori agli sforzi di riapertura, non sono ancora altro che una soluzione temporanea. I professionisti dei musei devono intensificare il proprio impegno per misurare l'impatto a lungo termine della pandemia e per garantire che non pregiudichi gli sforzi per rendere i musei spazi inclusivi, accessibili e accoglienti.

Ci si chiede quanto tempo ci vorrà per tornare a un'esperienza pre-pandemia "normale". Per esempio, una grande preoccupazione per le persone cieche e ipovedenti riguarda il mantenimento di una corretta distanza dalle altre persone. I problemi di vista rendono difficile (se non impossibile) misurare indicativamente una distanza di 2 metri dalle persone che sono intorno. Inoltre, i cani guida non sono addestrati né in grado di valutare la nuova distanza "corretta". Le difficoltà aumentano se lo spostamento avviene in spazi museali complessi e non lineari. Tali ostacoli, quindi, sono dovuti in egual misura alla disabilità visiva e alle complesse modalità di progettazione e organizzazione degli spazi museali.

Diversi studi hanno dimostrato come il tatto sia una risorsa preziosa per il coinvolgimento dei visitatori con disabilità visiva. Le esperienze tattili, insieme ad altre forme di coinvolgimento multisensoriale, sono tradizionalmente considerati i principali strumenti per rendere accessibili le esposizioni. Purtroppo, la maggior parte dei musei ha sospeso tutte le attività pratiche e le installazioni tattili a seguito della pandemia. Sebbene sia difficile prevedere quando sarà considerato di nuovo sicuro toccare superfici non igienizzate, queste esperienze non possono essere sospese per sempre in attesa che la pandemia finisca. La comunità scientifica sta già iniziando a riflettere sul rischio che il contatto con le superfici può comportare. A seguito di questi recenti sviluppi scientifici, i professionisti museali, in particolare i conservatori, devono prepararsi a sperimentare materiali e tecniche di pulizia per essere pronti a ricominciare a offrire opportunità tattili non appena sarà possibile. Mentre alcuni fattori legati alla conservazione (ad esempio i danni agli oggetti causati dall'igienizzante per le mani, la difficoltà di pulire e disinfettare regolarmente gli oggetti, ecc.) rendono difficile l'accesso tattile agli oggetti originali, è possibile iniziare a pensare di utilizzare delle repliche più facili da pulire, come stampe 3D in plastica o repliche di carta monouso.

È probabile, quindi, che le nuove regole di distanziamento sociale produrranno un effetto sul comportamento delle persone e un impatto sul loro coinvolgimento nei musei, con potenziali effetti a lungo termine. Siamo diventati più consapevoli della necessità di igienizzare le mani prima di toccare i nostri volti o altre superfici. Le nostre strategie di movimento sono cambiate, così come la nostra risposta al contatto con gli oggetti. La pandemia e il senso di incertezza a lungo termine rischiano di minare i livelli di indipendenza e fiducia sviluppati dai visitatori con disabilità visive. Ancora più preoccupante è che si possano creare barriere insormontabili che potrebbero scoraggiare definitivamente le persone disabili ad entrare nei musei. La pandemia non può diventare l'ennesimo pretesto per non offrire esperienze inclusive alle persone con disabilità.

Quindi la domanda che dovremmo porci ora è: cosa possono fare i musei per garantire che le nuove pratiche in presenza e digitali diventino un'opportunità per migliorare l'accessibilità, piuttosto che creino un'altra barriera per le persone disabili? Tutti i professionisti museali sono ora tenuti ad agire rapidamente per elaborare strategie che garantiscano un grado di accessibilità sicuro. È tempo di sperimentare diversi materiali, tecniche di pulizia, tecnologie e risorse digitali. È tempo di raggiungere un pubblico tradizionalmente emarginato e comunicare in modo efficace che i musei sono "luoghi per tutti", dove possono sentirsi accolti, rappresentati, inclusi e al sicuro. I musei hanno la responsabilità sociale di guardare e agire oltre la crisi.

 

Link originale: https://www.jcms-journal.com/articles/10.5334/jcms.200/

 

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