La definizione di museo nelle varie aree del mondo

Una interessante analisi sulla definizione di museo nel mondo è stata proposta da François Mairesse e Olivia Guiragossian nel numero 48-2 2020 dell’Icofom Study Series, di cui si riporta qui la traduzione: 

L’approfondimento segue i dibattiti che si sono svolti intorno alla nuova proposta di definizione del museo da parte di ICOM, a partire da Kyoto 2019; poi, da diversi anni si sta svolgendo un dibattito generale significativo per comprendere l'evoluzione del fenomeno museale nel mondo i diversi modi di definirlo. Dai 269 contributi depositati sulla piattaforma partecipativa aperta da ICOM nel gennaio 2019 e ricorrendo ai metodi di analisi dei dati testuali (software Sphinx), si è cercato di oggettivare la diversità delle concezioni museali nel mondo e di verificare se le modalità di concepire questa istituzione differisce tra i vari continenti. Nell’articolo di Mairesse e Guiragossian emergono importanti differenze all'interno del campo museale, in particolare in America Latina, dove il museo è sempre più associato al suo ruolo sociale. 

I dibattiti sulla nuova definizione di museo proposta da ICOM nel 2019, a Kyoto (Maczek, 2019), hanno in parte cancellato il fondamentale lavoro precedente sull'evoluzione del fenomeno museale nel mondo e i modi talvolta diversi di definire il museo. ICOFOM ha ampiamente contribuito a queste riflessioni, organizzando una decina di simposi e giornate di studio in tutto il mondo e pubblicando diverse monografie sull'argomento (Brulon Soares, Brown & Nazor, 2018, Chung, Leshchenko & Brulon Soares, 2019, Mayoress, 2017). Questo lavoro è stato oggetto di una prima analisi, evocando in particolare il rafforzamento del ruolo sociale dei musei negli ultimi anni (Brown & Mairesse, 2018). Desiderando dar vita ad un processo partecipativo (Sandahl, 2019), Museum Definition, Prospects and Potentials, presieduto da Jette Sandahl, ha creato due database. Il primo di questi, coordinato da Lauran Bonilla-Merchav, è il risultato degli atti di una quarantina di tavole rotonde organizzate dai comitati nazionali e internazionali di ICOM attorno alla definizione di museo, che hanno riunito quasi 900 partecipanti (Bonilla- Merchav, 2019), ma che non è stato reso pubblico. Il secondo, allestito da ICOM dal proprio sito web durante la prima metà del 2019, è il risultato dell’invito, rivolto ai suoi membri, ai comitati, ai partner e a tutte le altre persone interessate a partecipare, a immaginare la nuova definizione del museo. Al termine di questo processo sono state suggerite 269 definizioni, disponibili sul sito ICOM. Poiché le proposte sono state presentate in forma anonima, alla definizione sono stati aggiunti solo i dati del paese di origine del suo autore.

Le modalità di raccolta delle informazioni utilizzate da questo database non garantiscono né l'esaustività né la perfetta rappresentatività delle risposte dei paesi membri dell'ICOM (che conta più di 130 comitati nazionali) né dei professionisti che ne fanno parte (non sono disponibili dati). I contributori potrebbero essere professionisti museali ma anche studenti, consulenti, docenti-ricercatori, ecc. Tuttavia è stato possibile rilevare la diversità delle concezioni del museo nel mondo e verificare se i modi di concepire questa istituzione differiscono da regione a regione. Ipotizziamo, infatti, che se ICOM presentasse un'unica definizione di museo, valida per tutti i comitati nazionali e per tutti i membri, resterebbero però i diversi modi di intendere questa istituzione nel mondo, sui quali sarebbe comunque utile compiere una riflessione. Tale osservazione è già stata formulata per esempio rispetto alle tendenze del mondo anglosassone e quelle dell’area mediterranea o latina, di cui è stato possibile evidenziare i diversi approcci in termini di gestione amministrativa o di rapporti con il pubblico e con le collezioni (Gómez Martínez, 2006 ; Mairesse, 2012).

METODO DI ANALISI

Lo studio si basa sull'utilizzo del software Sphinx, specializzato nell'analisi di dati testuali (Boughzala, Moscarola, & Hervé, 2014). Il corpus comprende 269 definizioni presentate nella lingua originale del loro autore e tradotte in inglese. Ciascuno dei paesi è stato localizzato in un territorio geografico. Ai fini dell'analisi, sono state formate cinque regioni: Africa e Stati Arabi, Asia e Pacifico, Europa (Est e Ovest), America Latina e Caraibi, Nord America. Le risposte codificate provengono da 68 paesi diversi e sono distribuite in modo davvero diversificato in tutto il mondo (Tab. 1). Quasi la metà delle risposte proviene dall'Europa e un quarto dall'America Latina.


Le 269 risposte codificate offrono una gamma molto diversificata di proposte; sono tuttavia solo in parte rappresentative del mondo museale così come lo si può intendere per mezzo di altri indici. Se li confrontiamo con il numero di comitati nazionali di ICOM, le risposte possono essere considerate sufficientemente rappresentative delle diverse regioni del mondo (rapporto tra numero di paesi presentati e numero di Comitati Nazionali ICOM). Tuttavia, questi dati possono anche essere interpretati come non rispecchianti l'importanza della rete museale europea rispetto al numero dei membri di ICOM, che sono per quasi l'85% di questo continente. Le risposte dell'America Latina sono, d'altra parte, in questa stessa prospettiva, sovrarappresentate. Infine, se ci riferiamo alla distribuzione dei musei nel mondo (Mairesse & Unesco, 2020), il campione è molto sfavorevole per il posto dei musei nordamericani nel mondo - ma questi sono scarsamente rappresentati all'interno di ICOM, in quanto sono essenzialmente raggruppati all'interno della propria associazione nazionale, l'American Alliance of Museums. Le risposte dei paesi africani o arabi ma anche dell'America latina sono invece abbastanza sovrarappresentate.

UN PRIMO APPROCCIO AI RISULTATI

Le 269 definizioni costituiscono un insieme di oltre 950 nomi comuni e oltre 400 verbi diversi. La maggior parte di queste parole sono state usate in modo molto episodico (da una a tre volte). Emergono molto più regolarmente un certo numero di sostantivi e verbi, sui quali è opportuno soffermarsi (l'esercizio potrebbe essere svolto anche per aggettivi ed espressioni) (Tab. 2).


L'analisi dei termini utilizzati per definire il museo mostra l'uso di un vocabolario comune, ma anche, a seconda delle parole o delle espressioni sovrarappresentate in determinate aree, lo sviluppo delle specificità regionali (Fig. 1). 

                                       Fig. 1. Specificità del vocabolario utilizzato secondo le regioni

Il vocabolario utilizzato in tutte le regioni (che permetterebbe di sviluppare una definizione abbastanza consensuale del museo) include, ovviamente, termini come "museo", "istituzione", "culturale", "patrimonio", "sociale" o “ricerca”. I verbi più utilizzati sono legati alle funzioni museali: “comunicare”, “preservare”, “conservare”, “acquisire”, “esporre”, ecc. In questa prospettiva, il museo può essere visto come un luogo istituzionale e culturale, a vocazione sociale, ma incentrato sullo studio e la conservazione del patrimonio: una visione che ricorda le definizioni sviluppate da ICOM ai tempi di Georges Henri Rivière (1989), cioè “un'istituzione al servizio della società, aperta al pubblico”. Le parole usate più specificamente in Nord America, da un lato, e nei paesi arabi e africani, sembrano offrire una visione altrettanto classica dell'istituzione: “oggetto”, “ambiente”, “cultura” ed “esperienza” sono gli elementi che ricorrono più regolarmente in Nord America, mentre i paesi arabi e africani usano i termini “istituzione”, “culturale”, “comunità”, “preservare” e “patrimonio”.

Due regioni presentano una visione nettamente diversa dalle precedenti: i paesi dell'Asia-Pacifico, da un lato, e quelli dell'America Latina, dall'altro. Troviamo, nella prima regione, i termini “persone” piuttosto che "pubblico", più astratto, poi "materiale" e "intangibile". L'importanza attribuita al duplice carattere del patrimonio è una caratteristica dei paesi di queste regioni, a cui si deve gran parte della promozione della Convenzione UNESCO sul Patrimonio Culturale Immateriale (2003). Ma è senza dubbio a livello dell'America Latina che le differenze appaiono più evidenti: i termini direttamente associati a questa regione sono: “culturale”, “sociale”, “spazio” e “memoria”. Questi termini danno subito al museo una visione molto più aperta di quanto previsto in Europa.

Sulla base di un'analisi delle corrispondenze, effettuata utilizzando le parole utilizzate nelle definizioni, troviamo questa significativa differenza tra l'America Latina e le altre regioni (Fig. 2)


Fig. 2. MapFpa delle corrispondenze dalle parole del corpus. 
I due assi riassumono il 71,7% delle informazioni, incluso il 50% per l'asse orizzontale

Secondo questi dati, il modo di definire il museo appare relativamente simile tra Europa, Nord America, le regioni dell'Asia-Pacifico e gli stati africani e arabi. Vi sono raccolte le espressioni più classiche, in particolare quella di "società e suo sviluppo", "patrimonio dell'umanità", "tangibile" e "intangibile", "istituzione", ecc. Decisamente diversi sono invece i termini più direttamente legati all'America Latina: comprendono quelli di “memoria”, “esperienza”, “valore” e “virtuale”.

Un saggio sulla tipologia museale

Si è quindi cercato di classificare tutte le risposte in base alla somiglianza statistica delle parole incluse nelle definizioni. L'analisi gerarchica (Reinert, 1983) suggerisce di stabilire quattro categorie, ciascuna delle quali presenta una certa omogeneità ed è sufficientemente distinta dalle altre. Tali categorie - qualificate secondo le parole ad esse associate - sono le seguenti:

 

Il museo classico (28,5% del campione) raggruppa definizioni comprendenti le parole: 'culturale', 'umano', 'luogo', 'persone'. Si possono associare a termini come 'comunità', 'oggetto', 'società', 'sapere' (è indicato dai termini Museo, Umano, Luogo in Fig. 3).

 

Il museo della comunità (27,7%) incorpora definizioni leggermente diverse, ponendo un po' più di enfasi sugli aspetti comunitari. I termini più frequentemente citati sono 'spazio', 'comunità', 'istituzione' e 'culturale' (indicati dai termini Spazio, Comunità in Fig. 3).

 

Il museo-mostra (26,4%) presenta un profilo che raggruppa un maggior numero di termini legati alle funzioni del museo, in particolare quello espositivo, ma anche istituzionale. I termini più frequentemente citati sono 'istituzione', 'pubblico', 'non profit' (indicato dai termini Istituzione, Pubblico, Esposizione in Fig. 3).

 

Il museo sociale (17,4%) è una categoria leggermente più ristretta, che sottolinea una logica ancorata alla società. I termini più utilizzati sono 'culturale', 'sociale', 'istituzione', 'patrimonio', 'pubblico' (è indicato dai termini Culturale, Sociale in Fig. 3).


Fig. 3. Mappa delle corrispondenze dei quattro gruppi secondo i termini del corpus. 
I due assi riassumono il 76,8% delle informazioni, di cui il 44,2% per l'asse orizzontale

La figura 3, in base all’analisi delle corrispondenze, presenta la distanza tra le diverse parole utilizzate nelle definizioni e le quattro tipologie di musei proposte. Notiamo subito la vicinanza tra i primi due gruppi (classico e comunitario), che condividono un gran numero di parole, come 'spazio', 'presentazione', 'persone', 'visitatore', ecc. Questi primi due gruppi sono piuttosto distinti dagli altri due.

Il terzo gruppo include termini più tecnici come “obiettivo”, “organizzazione”, “funzione”, “bene”, ma è anche vicino alla funzione di esposizione (display, esposizione, interpretazione). A questo gruppo viene attribuito il termine 'museologico'. Il quarto gruppo - il museo sociale - è vicino a termini parzialmente legati a principi di ricerca ("ricerca" e "studio"), ma anche a valori che fanno appello alle nozioni di accessibilità, impegno, servizio o sviluppo sostenibile.

Queste quattro categorie sono presenti in tutte le regioni, ma alcune di esse sono chiaramente più rappresentate nell'una o nell'altra area geografica (Tab. 4 e Fig. 4).




Fig. 4. Le quattro categorie di definizioni individuate dal modello


La rappresentazione grafica di queste quattro categorie, a seconda delle regioni, rivela un certo numero di connessioni che è interessante analizzare, anche se è opportuno relativizzare ogni analisi troppo frettolosa, tenendo presente che tutte e quattro le categorie sono rappresentate quasi in tutte le regioni del mondo. Ci sono, tuttavia, alcune connessioni interessanti: il modello del museo sociale è sovrarappresentato in America Latina, e sottorappresentato o inesistente in Asia-Pacifico e Nord America; il modello museale-espositivo appare invece sovrarappresentato in Asia-Pacifico e in Europa.

 

Discussione

Da un lato è opportuno ricordare che la banca dati stessa non offre tutte le garanzie di rappresentatività e che si hanno poche informazioni sulla natura dei contributori. Dall’altro, tuttavia, sappiamo che le proposte che ne derivano provengono da diverse regioni del mondo. Tali dati sono piuttosto circoscritti dato che la maggior parte delle analisi si concentra su una o due regioni specifiche. Possiamo ovviamente rammaricarci della mancanza di contributi in alcune regioni del mondo (in particolare in Nord America): la diversità museale di queste regioni è indubbiamente ridotta. Le risposte del Nord America sembrano presentare un quadro abbastanza simile a quello dell'Europa - fatta eccezione per il rapporto con la comunità, che lì appare più marcato anche se, curiosamente, mostra l'assenza di qualsiasi legame con il museo sociale. In tale prospettiva, i quattro gruppi di definizioni, suggeriti dal software, non possono essere presi alla lettera, come una nuova tipologia museale rigoroso-sensu. D'altra parte, però, consentono di oggettivare l'esistenza di differenze nella percezione del museo in tutto il mondo - e all'interno della stessa regione. Tali differenze non sembrano, peraltro, irrilevanti.

Si noterà, innanzitutto, la comparsa di un vocabolario comune che emerge attraverso le occorrenze più utilizzate nel corpus. Non sorprende che si disegnino i contorni di un museo abbastanza classico - si pensi alla definizione ICOM del 2007 - con nomi come 'istituzione', 'patrimonio', 'ambiente', 'pubblico', 'cultura', 'ricerca', 'società', 'collezione' e verbi come 'comunicare', 'conservare', 'conservare', 'acquisire', 'esibire', 'raccogliere', 'creare', 'ricercare'. E’ anche utile rilevare l'importanza di alcune parole, come 'comunità' o l'aggettivo 'sociale', che non compaiono nelle definizioni attuali, ma sono comunque utilizzate in un gran numero di definizioni.

Due delle categorie - quelle presentate qui come il museo classico e il museo comunitario - sono talvolta difficili da distinguere l'una dall'altra. Le altre due categorie sembrano presentare un'immagine singolare, particolarmente interessante da analizzare.

Per quanto riguarda il modello museale-espositivo, sovrarappresentato nelle definizioni dell'Asia-Pacifico (ma che si ritrova in modo importante anche in Europa), parte della trasformazione del mondo museale è avvenuta a partire dall'idea del museo come medium (a parziale scapito della collezione), cioè come spazio di operazione sociale (Davallon, 1992). Questa dimensione è stata notevolmente rafforzata negli ultimi anni, attraverso il ruolo sociale del museo, di cui si discuterà di seguito, ma anche da sviluppi più tecnologici o economici nel museo. L'epifenomeno della costituzione di filiali di alcuni celebri musei, storia di successo degli anni '90, ha trasformato gradualmente l'immagine del museo, non più basata sulle sue collezioni o sul suo ruolo educativo, ma sulle sue mostre, sulla sua immagine architettonica e sul suo ruolo economico all'interno della regione (Tobelem, Arana & Ockman, 2014). Molti nuovi edifici museali costruiti in Asia, soprattutto in Cina dove il fenomeno è notevolmente aumentato negli ultimi anni (Jacobson, 2014), sono stati progettati senza collezioni. Molti stabilimenti, che si definiscono "musei", giocano così di fatto un ruolo di centro espositivo (Morishita, 2010). Questo fenomeno è accentuato dallo sviluppo di nuove tecnologie, che vede - in Corea del Sud, ma anche in Francia, con l'Atelier des Lumières - la comparsa di strutture che presentano solo dispositivi immersivi basati sulla multimedialità, particolarmente spettacolari (Ji, 2018, p. 317-330). Si intuisce, attraverso il rafforzamento della dimensione espositiva, l'emergere di un nuovo tipo di edificio culturale, dedito essenzialmente ad attività destinate al pubblico, e poco se non affatto incentrato sulla costituzione o sulla conservazione delle collezioni.

Questa tendenza può essere osservata allo stesso modo attraverso la dimensione sociale del museo. Indubbiamente uno dei dati più imponenti di questa analisi riguarda l'identificazione di un gruppo abbastanza coerente e in particolare sovrarappresentato in America Latina, legato alla dimensione sociale del museo. Questa tendenza era già chiara dalle prime conferenze organizzate da ICOFOM intorno alla definizione del museo, e in particolare quelle organizzate a Parigi, Buenos Aires, Rio e St Andrews (Brulon Soares, Brown & Nazor, 2018, Mairesse, 2017). Secondo i circa sessanta contributi presentati durante questi primi convegni, i termini che sarebbero stati aggiunti per modernizzare la definizione del museo erano quasi per metà legati al suo ruolo sociale.

Tale tendenza, ancora una volta, non è recente. La storia del ruolo sociale del museo ha radici lontane, rafforzandosi in particolare con le crisi economiche (Capart, 1930). La fine del primo decennio degli anni 2000, segnati dalle crisi , in tal modo ha dato luogo a un gran numero di pubblicazioni sul modo in cui il museo organizza la sua funzione sociale (Silverman, 2010), ma anche sui modi di sviluppare questo ruolo per adattarsi, negli anni a venire, ai cambiamenti della società (Black, 2010; Associazione Musei, 2012).

Questo fenomeno è in gran parte globale, ma sembra aver trovato un terreno particolarmente fertile in America Latina, dove le dimensioni sociali e politiche del museo sono molto presenti sin dalla Dichiarazione di Santiago del Cile (Teruggi, 1973). Ciò che i risultati sembrano illustrare, in questo contesto, è l'emergere di un'originale forma di concetto museale, fortemente radicato in America Latina. Questa ipotesi è ampiamente corroborata dall'importantissima attività del mondo museale in America Latina (Castilla, 2010), in particolare sul piano teorico, come si evince dall'attività svolta dal sottocomitato per la museologia operante in America Latina (ICOFOM LAM) da un quarto di secolo. Un concetto originale che si è formato nel continente latinoamericano sulla scia di pensatori come Paulo Freire (1992), molto impegnato socialmente, e attraverso gli scritti di autori come Waldisa Rússio, Felipe Lacouture, Norma Rusconi, Teresa Scheiner, ecc. (Escudero, 2019). Diversi di questi autori si sono ribellati a una certa egemonia del pensiero museologico globale, dominato dalle lingue dei vecchi imperi (inglese, francese) (Brulon Soares & Leshchenko, 2018; Scheiner, 2016), evocando implicitamente l'importanza di un pensiero originario, non sufficientemente riflesso dal pensiero museologico su scala mondiale. Va riconosciuto che la rete latinoamericana rimane relativamente piccola rispetto a quella presente in Nord America e in Europa: ci sono un totale di 7.810 musei in America Latina sui quasi 95.000 diffusi nel mondo, ovvero l'8,3% del patrimonio museale o 12, 2 musei per milione di abitanti (contro i 52 dell'Europa). Tuttavia, questa rete appare particolarmente dinamica, in particolare per quanto riguarda il suo impegno sociale e lo sviluppo di nuove forme museali, come Pontos de Memoria (IBRAM, 2016).

Se tale dinamica sembra essere presente soprattutto nel continente latinoamericano, sembra ancora troppo presto per parlare di un movimento simile in Asia, in Africa o nei paesi del mondo arabo che potrebbe altrettanto legittimamente pretendere l'affermarzione di un pensiero originale sul concetto di museo. È anche vero che queste regioni hanno senza dubbio conosciuto uno sviluppo più recente delle loro reti, rispetto al movimento museale già di vecchia data in America Latina (il primo insegnamento di museologia risale al 1932, a Rio de Janeiro in Brasile).

In generale, la percentuale di parole che erano già contenute nella definizione Icom del 2007 (Vienna) è dell'11,5% all'interno del corpus qui analizzato (Tab. 6); la percentuale di parole usate collegate alla definizione Icom del 2019 (Kyoto) è del 6,6% (contro il 3,7% delle parole comuni). Ciò significa, da un lato, che i termini legati a queste due definizioni ICOM sono molto più probabili nelle definizioni rispetto ad altre parole usate nella vita di tutti i giorni.

È particolarmente interessante notare, invece, che le proposte di definizione di museo provenienti dall'Europa utilizzano un numero maggiore di parole della definizione Icom del 2007 e significativamente meno quelle della definizione del 2019, mentre gli altri continenti presentano proposizioni nella media. A questo livello, invece, spicca l'America Latina: le proposte di questa regione sono infatti molto meno influenzate dalla definizione del 2007 e contengono significativamente più parole identiche a quelle che si trovano nella proposta presentata a Kyoto.

 

Conclusioni

Sebbene richieda una certa cautela nell'interpretazione dei risultati, il database formato dalle 269 proposte di definizione dei musei, risultanti dalla consultazione dei membri dell'ICOM, costituisce un campo di analisi particolarmente interessante.

Dalle prime analisi, infatti, sembra emergere una regione del globo che presenta una visione originale e parzialmente diversa del museo: l'America Latina. C'è certamente un vocabolario comune utilizzato nella maggior parte delle definizioni, che ricorre in tutto il mondo (e che ricorda molti dei termini usati nella definizione Icom del 2007), ma una certa visione del museo, essenzialmente centrata sulla sua dimensione sociale, sembra emergere attraverso l'uso di alcune parole, oltre che attraverso la tipologia calcolata dal software Sphinx. Se infatti esaminiamo le quattro categorie - qui identificate come museo classico, museo comunitario, il museo-mostra e il museo sociale - quello che più spicca è infatti legato a nozioni legate al ruolo sociale del museo. Non si può non collegare questi risultati con l'emergere, negli ultimi decenni, e con maggiore intensità negli ultimi anni, del pensiero museologico latinoamericano contemporaneo. Le idee discusse in quell’ambito, in gran parte basate su questioni politiche e sociali, sembrano corroborare questa analisi.

Ciò non impedisce, ovviamente, che questi primi risultati possano essere affinati mediante la costituzione di una banca dati più ampia, costituita in modo tale da rafforzare la rappresentatività dei risultati, includendo anche maggiori informazioni sugli autori delle definizioni - che non sono state oggetto di alcuna analisi in questa sede. Comunque sia, i metodi utilizzati in questo articolo sembrano auspicare risultati promettenti nell'analisi del pensiero museologico e del modo in cui si sviluppa nel mondo.

Per la bibliografia si veda l’articolo originale: https://journals.openedition.org/iss/2630 


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