Il patrimonio culturale, storico e architettonico brasiliano è in vendita?

Che cosa sta succedendo in Brasile? Tutto ha avuto inizio lo scorso anno, con la  promulgazione della legge 14.011/2020, in base alla quale è stato stabilito che qualsiasi persona fisica o giuridica ha la possibilità di presentare una proposta di acquisto per un edificio o un bene di proprietà statale. 

La successiva regolamentazione della legge, avvenuta quest’anno, ha apportato delle modifiche per facilitare ulteriormente la vendita dei beni. Il fine di questa decisione è da un lato il beneficio per lo Stato brasiliano dei potenziali ricavi che potrebbero arrivare a raggiungere il trilione di real, dall’altro liberarsi di immobili che non hanno utilità burocratica o di profitto. Il problema di questa nuova legge è che rischia di mettere in vendita in modo indiscriminato, senza alcun criterio i beni dello Stato, soprattutto senza che i cittadini brasiliani possano esprimere il proprio parere. Così, a seguito della notizia che alcuni importanti luoghi di cultura di Rio, come il Palácio Capanema, la Biblioteca Nazionale, il Centro Cultural Correios, il Mercadinho São José, l'edificio Rua São José 50 (che ospita la collezione Funarte) e il Teatro Cacilda Becker, rischiano di essere messi in vendita, stanno crescendo le proteste in tutto il Paese.

Nella sola Rio de Janeiro, ci sono più di 2.000 edifici appartenenti alla Secretaria de Coordenação e Governança do Patrimônio da União – SPU e all’Instituto Nacional do Seguro Social – INSS, che il governo federale ha messo in vendita. In tutto il Brasile il numero è tra le 50 e le 55mila proprietà.

Come ha rilevato l’architetto brasiliano Miriam Danowski, le critiche nascono non tanto dalle proposte di vendita in sé quanto dall’arbitrarietà di mettere sullo stesso piano immobili sottoutilizzati, detti “beni economici”, e i beni culturali veri e propri, rischiando l’impoverimento del patrimonio culturale e storico nazionale.

Qualche giorno fa è stata lanciata una petizione per impedire la vendita del Centro Cultural Correios di Rio de Janeiro, situato al centro di Rio e opsitato all’interno di un edificio inaugurato nel 1922, come mostrano le linee architettoniche della facciata, in stile eclettico. Inizialmente il progetto era quello di destinarlo a scuola della Compagnia di Navigazione Brasiliana (Lloyd Brasileiro o Companhia de Navegação Lloyd Brasileiro), poi ciò non avvenne e per circa cinquant’anni divenne sede delle Poste, fino agli anni Ottanta, quando cessò la sua funzione. Fu riaperto soltanto il 2 giugno 1992, dopo un restauro parziale, per divenire uno spazio culturale e accogliere da subito la "Mostra Ecologica 92", evento che fece parte del calendario della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente - RIO 92.




Il Centro Culturale Correios

Dopo l'Esposizione Mondiale della Filatelia – Brasiliana, nel ‘93, il Centro Culturale Correios è diventato un importante luogo di produzione culturale per la città, grazie alla promozione di eventi in vari ambiti, come teatro, video, musica, arti plastiche, cinema e altre attività artistiche. Gli spazi del Centro ricoprono una superficie di ben 3.480 mq disposti su tre piani, collegati da un ascensore, anch'esso risalente all’inizio del secolo. 


L'ascensore di inizio secolo del Centro Culturale Correios

Al piano terra è ubicato un teatro di 320 m² e con una capacità di 200 persone. Sempre al piano terra è presente una Pinacoteca per piccole mostre. Al secondo e terzo piano si trovano dieci sale espositive. Nei suoi ventotto anni di attività ha ricevuto diversi attestati come istituzione di riferimento nel settore culturale rilasciati da rappresentanti di varie nazioni, tra cui l’Italia, oltre alle stesse Nazioni Unite.

Quando cesserà di essere bene statale per divenire bene privato, a questo punto si potrà garantire che il Centro Culturale Correios continui a svolgere la propria funzione culturale e sociale? I cittadini brasiliani vogliono, giustamente, delle risposte. 

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