Un museo spontaneo nato dalla disperazione dei poveri
Il Brasile sta attraversando una fase
storica particolarmente difficile, resa ancora più complicata dalle ultime vicende
politiche che sono sfociate nell'impeachment di Dilma Rousseff. Anche il mondo
dei musei brasiliani è in prima linea nel dibattito politico e questo è
naturale in un Paese in cui la visione dei musei, così come accade in generale
in America Latina, ha un’impronta decisamente sociologica e un carattere partecipativo.
E’ accaduto, così, che lo scorso
18 maggio, Giornata Internazionale dei Musei, si è scelto di inaugurare il Museu das Remoções di Vila Autódromo. Vila Autodromo è un quartiere povero situato
nella zona ovest di Rio de Janeiro, ai margini di Barra da Tijuca (lussuoso
quartiere di Rio), Qui è in fase di ultimazione la costruzione del parco olimpico
per i Giochi che avranno inizio il prossimo agosto. Il Vila Autodromo, ora sgomberato, accoglieva
circa 580 famiglie e ora solo venti di queste resistono contro la speculazione
immobiliare e i “traslochi politici” promossi dal Comune di Rio de Janeiro. Il Museu
das Remoções è diventato così uno strumento di lotta.
Concepito come un museo a cielo
aperto, si compone di sette sculture:
1. “Luz que não apaga”, è vicino
al muro di San Giuseppe Lavoratore, la Chiesa nei cui locali si svolgono le attività
e dove sono stati depositati i mobili delle case demolite;
2. “Suporte dos Males”, è
dedicata ad una ex residente del villaggio, Jane D., che aveva qui la sua casa che
poi è stata abbattuta;
3. “A Associação Sou Eu”: questa
scultura vuole rappresentare la resistenza dell’associazione dei residenti alla
demolizione delle proprie case;
4. “Doce Infância” è il parco
giochi, il luogo dove le idee vengono impostate in maniera partecipativa e dove
i residenti svolgono le varie attività di festa e di resistenza;
5. “Espaço Ocupa/Casa da
Conceição”, ricorda il luogo in cui si svolgevano le attività culturali di Vila
Autodromo, accanto alla casa D. Conceição, la quale metteva il bagno della sua
casa a disposizione dei partecipanti, preparava e vendeva i pasti nei giorni
dell’occupazione, prima dello sgombero. Nella scultura di fondo sono state
dipinte varie mani che rappresentano l'unione tra i residenti e tutti gli altri
sostenitori della causa, tutti coloro che hanno lavorato per ricostruire lo
spazio occupato;
6. “Vila de Todos os Santos” è un
omaggio alla casa di D. Eloisa che qui risiedeva e in cui aveva un “Terreiro de
Candomblé” (luogo dove si svolgono alcuni riti religiosi afro-brasiliani), conosciuto
come Casa de Nanã, anch’esso demilito il 24 febbraio 2016;
7. “Penha de Muitas Faces”,
rappresenta un simbolo femminista in onore di D. Penha, una dei leader della
comunità di Vila Autodromo la cui casa è stata abbattuta l'8 marzo di
quest'anno, giornata internazionale della donna.
Il percorso espositivo è stato
presentato da Sandra Maria, un’abitante del quartiere, con la collaborazione
dei professori Diana Bogado, Universidade Anhanguera/Niterói, e Mário Chagas, UNIRIO.
Fachada da casa da moradora Sandra Regina: “Associação de Moradores da Vila Autódromo”. Todas as casas se chamam “associação”. l Foto: Miriane Peregrino / Fonte: http://jornalocidadao.net/ |
Davanti alla scultura che ricorda
l’associazione degli abitanti, Sandra Maria ha dichiarato che le autorità hanno
demolito degli edifici, ma l’associazione continuerà a lottare ugualmente: “Scriveremo
a tutte le associazioni di residenti affinché ci aiutino a dare visibilità alla
nostra dimostrazione. L’associazione degli abitanti non è un edificio e va ben
al di là di quattro mura. E’ un’organizzazione e finché vi saranno abitanti
organizzati, che discutono e combattono, l'associazione è viva”.
Gli abitanti di Vila Autódromo,
in questi lunghi anni di lotta contro la speculazione settore immobiliare, hanno
creato continuamente iniziative di resistenza e hanno messo in piedi un’azione
energica che ha rinforzato il legame tra gli abitanti. Thainã de Medeiros,
museologa, ha affermato che "la creazione del Museu das Remoções è, in primo
luogo, un mezzo per riflettere sulle dinamiche politiche che provocano sfratti
e demolizioni a Rio de Janeiro. E’ un modo per costruire la memoria della
città, una memoria collettiva di Rio de Janeiro dove i più poveri si estinguono
e vengono dimenticati". "Qui si sta creando un altro progetto di città.” – ha
continuato Thainã, la cui famiglia ha subito anch’essa un’azione di sgombero
– “Si vuole mostrare quello che è il processo storico di rimozione di una parte
della città, un processo che è sempre molto crudele perché è un atto di forza
contro i più deboli”.
Il museologo Mario Chagas,
docente presso la Unirio, ha commentato così la nascita del Museu
das Remoções: “È un museo di resistenza, di lotta. Questo museo non celebra la
lotta, celebra la potenza della memoria, la memoria creativa, la memoria che progetta
il futuro, ed è anche una specie di museo removibile che può appartenere anche
ad altre Comunità nel senso che non tratterà soltanto degli spostamenti
contemporanei, ma anche della storia degli spostamenti. Ma la cosa più
importante in questo momento è che il Museo evidenzia la forza degli abitanti
di Villa Autódromo impegnata a resistere decisioni delle autorità che hanno
prodotto qui una terra rasata in nome delle mega imprese, senza prendere in
considerazione la memoria, la vita, la socialità delle persone". Mario Chagas
ha inoltre ricordato che l'argomento della Giornata Internazionale dei Musei quest'anno
è stato “museo e paesaggio” e questo ha una relazione diretta con il Museu das
Remoções: “In questo paesaggio di terra rasata, in questo paesaggio culturale
che è stato distrutto, si costruiscono nuove possibilità. Qui si vuole
rappresentare come il potere pubblico interviene nel paesaggio, ma facendolo in
modo distruttivo. Costruisce nuovi paesaggi per il suo interesse ma non
rispetta i paesaggi costruiti qui dai loro vecchi abitanti.” Continua Chagas: “Il
concetto che ha determinato il progetto espositivo è che la memoria non si distrugge.
Le case possono essere demolite, ma la memoria continua a pulsare. In questo
luogo si manifesta un potere poetico e politico“.