Visualizzazione post con etichetta musées. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta musées. Mostra tutti i post

Musei senza identità

Riporto qui l’intervista a Jean Clair: "I manager sono la rovina dei musei", pubblicata su Repubblica lo scorso 21 agosto, il quale si esprime a proposito della Riforma Franceschini e della cultura del marketing che si sta affermando sempre di più nel settore dei musei.  “Ho paura che la riforma” – afferma lo storico e critico d’arte francese – “non rispetti l'identità di un museo, la specificità della cultura locale che vi è custodita e che va tutelata. (…) Un direttore di un museo non deve fare grandi mostre, ma far conoscere il patrimonio spirituale di una nazione”.


Jean Clair è lo pseudonimo dello storico e critico d'arte francese Gérard Régnier (n. Parigi 1940). Laureatosi alla Sorbona di Parigi, ha studiato alla Harvard University e presso la National Gallery di Ottawa. A Parigi è stato conservatore al Musée national d'art moderne (dal 1982) e redattore capo dei Cahiers del museo, da lui fondati nel 1978; dal 1989 direttore del Musée Picasso. Direttore del settore arti visive della Biennale di Venezia dal 1994, ne ha diretto la 46ª edizione (1995); dal 2008 è membro dell'Académie française. Ha redatto monografie di artisti contemporanei (Bonnard, 1975; Marcel Duchamp ou le grand fictif, 1975, trad. it. 1979; Delvaux, 1975) e ha curato numerose mostre, tra le quali Last paradise: symbolist Europe (1995) e Cosmos (1999-2000). Ha pubblicato vivaci scritti polemici e critici sull'arte contemporanea, sulla teoria dell'arte e sul ruolo delle istituzioni: Considérations sur l'état des beaux-arts (1983; trad. it. Critica della modernità, 1984); Le nu et la norme: Klimt et Picasso en 1907 (1988); Méduse: contribution à une anthropologie des arts du visuel (1989; trad. it. 1992); La responsabilité de l'artiste: les avant-gardes entre Terreur et Raison (1997; trad. it. 1998); La barbarie ordinaire (2001); si segnalano, inoltre, le raccolte di saggi Éloge du visible: fondements imaginaires de la science/">science (1996); Malinconia. Motifs saturniens dans l'art de l'entre-deux guerres (1996); Le voyageur égoïste (1999); De immundo (2004); Lait noir de l'aube (2007); Malaise dans les musée (2007); Journal atrabilaire (2008); Zoran Music: apprendre à regarder la mort comme un soleil (con C. Juliet e I. Barbarigo, 2009); L'hiver de la culture (2011); Dialogue avec les morts (2011).

(Biografia tratta da Enciclopedia Treccani)

Immagine tratta da http://www.lefigaro.fr/


Di seguito, l'intervista realizzata da Raffaella De Santis: 

In questi giorni Jean Clair è a Venezia, in giro con la moglie per calli e mostre. Vent'anni fa curò una Biennale dedicata al volto e al corpo umano, ma oggi è deluso. Non gli piacciono le esposizioni affollate di turisti e quando gli si chiede di commentare la nuova riforma dei musei, all'inizio sembra possibilista, ma poi di fronte all'idea di una nuova figura di direttore-manager si accalora:

"Un direttore di un museo non deve fare grandi mostre, ma far conoscere il patrimonio spirituale di una nazione. È la fine. L'arte ha perso ogni significato".

L'argomento lo appassiona. Risale ormai a qualche anno fa un suo saggio intitolato "La crisi dei musei", mentre nel più recente "L'inverno della cultura" ha disseminato pagine durissime contro i musei-luna park ridotti a magazzini di opere preziose. Per il grande critico e storico dell'arte, il sistema museale è ormai asservito alla logica mercantile, come qualsiasi altro prodotto. Nel suo ultimo libro, intitolato Hybris. La fabbrica del mostro nell'arte moderna (Johan & Levy), studia la morfologia dell'arte moderna, le sue deformazioni morbose, il suo progressivo allontanamento dalla bellezza. Il fatto che Jean Clair sia stato anche direttore del Centre Pompidou e del museo Picasso, lo spinge a guardare con curiosità a quanto sta accadendo nel nostro paese.

Che cosa non la convince nella riforma italiana dei musei?
"Prima di tutto ho paura che non si rispetti l'identità di un museo, la specificità della cultura locale che vi è custodita e che va tutelata".

Un direttore straniero potrebbe essere inadatto a questo compito?
"Un direttore di un museo deve per prima cosa essere un critico e uno storico dell'arte. Da questo punto di vista, scorrendo la lista dei nomi selezionati, mi pare che ci siano professionalità di rilievo. Conosco Sylvain Bellenger, che a Capodimonte farà un ottimo lavoro. Ma il problema è un altro. È un problema spirituale e culturale più ampio. Si stanno trasformando i musei in fondi bancari, in macchine finanziarie, hedge fund specializzati in speculazioni. Non abbiamo più idea di che cosa sia l'arte, di quale sia il suo compito".

Non pensa sia anacronistico tentare di arginare l'internazionalizzazione della cultura?
"Sono curioso di vedere cosa accadrà in Italia. Il fatto che molti dei prescelti siano stranieri è in sé un fatto positivo, se non fosse che dovranno operare dentro musei ridotti a macchine per incassare soldi. Io stesso prima di essere nominato al Beaubourg e al museo Picasso ho studiato in America. Ricordo il sorriso del direttore del Louvre quando decisi di partire. Mi disse: "Che vai a fare in America?" Non lo ascoltai. Sono rimasto ad Harvard tre anni. Era il 1966. Da lì sono poi andato in Canada, al museo nazionale".

Nei suoi scritti ha però attaccato più volte il sistema museale contemporaneo. Mercato e cultura sono forze antagoniste?
"Molti musei sono in mano a mercanti senza cultura. Il compito di un museo dovrebbe invece essere educare e dilettare. Il direttore dovrebbe preoccuparsi di tutelare il patrimonio d'arte che gli è affidato senza venderlo. Prenda l'idea di portare il Louvre ad Abu Dhabi. Una follia".

Crede si arriverà a questo anche in Italia?
"Ho l'impressione che tra un po' di tempo ci sarà l'esigenza di mettere sul mercato qualche opera per rimpinguare le casse della macchina-museo. Nel 2006, Françoise Cachin, che è stata la prima donna a essere eletta direttrice dei musei di Francia, scrisse un articolo contro l'idea di vendere i musei e venne allontanata dal suo incarico. Invece aveva ragione. Le opere d'arte sono ormai ridotte a merce senza qualità, senza identità".

Immagino che l'idea di affittare un museo per eventi privati non le piaccia affatto...
"L'idea del neo direttore tedesco degli Uffizi, Eike Schmidt, di dare in affitto delle stanze della galleria segna l'inizio della fine. O piuttosto la continuazione di una decadenza della quale lui stesso sarà il responsabile finale".

Lei ha guidato grandi musei. Ora ai direttori si richiede di essere anche dei manager. Quali possono essere dal suo punto di vista le conseguenze di un tale cambiamento?
"Guardi cosa succede al Centre Pompidou, dove si è chiusa da poco una retrospettiva dedicata a Jeff Koons. La mostra è stata appaltata a privati. Duemila metri quadrati di esposizione per mettere in scena una buffoneria. Una buffoneria che prende però autorevolezza dalle collezioni del Beaubourg, che sono il vero patrimonio del museo, come l'oro conservato nei caveau delle banche. Sono Cézanne e Picasso a dare valore a Koons. I musei sono utilizzati come riserve auree per dar credito a operazioni di manipolazione finanziaria, forniscono quel deposito che dà pregio alle proposte del mercato privato. Quella di Koons è chiaramente un'operazione fraudolenta, un falso, una bolla speculativa. È quanto accade quando si preferiscono direttori manager. Come nel caso di Alain Seban, alla guida del Pompidou".

Ma per far funzionare il sistema museale servono soldi, dove trovarli?
"Il costo per mantenere un museo è ridicolo rispetto a quello della sanità o dei trasporti".

Al centro della riforma c'è l'idea di "valorizzazione"? Le piace?
"È un termine delle banche. Si valorizzano i soldi non le opere d'arte. Leggo che nei musei si apriranno ristoranti e bookshop. C'è bisogno di un manager per aprire un ristorante?"

Ha visitato la Biennale Arte?
"Tantissimi padiglioni da tutto il mondo, tutti uguali. Sono a Venezia da qualche settimana e quello che vedo mi spaventa. I musei sono molto frequentati, come le spiagge, ma non sono più frequentabili".

Come ridare significato all'arte?
"L'opera d'arte non significa più nulla, è autoreferenziale, un selfie perpetuo. I jihadisti dell'Is hanno decapitato l'archeologo Khaled Asaad. Da una parte abbiamo paesi che credono nell'arte al punto da uccidere e dall'altra pure operazioni di mercato".

Meglio tornare al passato?

"Non è possibile. Viviamo nel tempo dell'arte cloaca. Il museo è il punto finale di un'evoluzione sociale e culturale. È una catastrofe senza precedenti. Il crollo della nostra civiltà".

Musées (em)portables: come realizzare un video efficace


Dal 1 luglio è stata lanciata la quinta edizione del concorso Musées (em)portables di cui potete leggere qualche notizia utile in questo post.
Ma come riuscire a creare un video originale? Tutti siamo in grado di realizzare filmati con un cellulare, ma questo non basta; prima di iniziare a filmare c’è bisogno, innanzi tutto, di un’idea originale e poi di qualche conoscenza su come scrivere una piccola sceneggiatura.
Chi è completamente digiuno riguardo queste tecniche, potrà trovare utile qualche semplice consiglio che traggo dal volume di Linda Seger “Come scrivere una grande sceneggiatura” e che cercherò di adattare alla nostra finalità.

- Trovare l’idea
Una parte importante del vostro “training” consiste nel raccogliere indizi, suggerimenti, piccole trame che possono formare la base di una grande sceneggiatura. Molti scrittori pescano idee dagli articoli di giornale, ma si possono trarre indicazioni anche dalla nostra vita quotidiana, dal nostro lavoro, dalla vita famigliare, da sogni, fantasie, speranze, obiettivi, fallimenti, delusioni…
Molte situazioni, se associate ad una buona dose di immaginazione, possono condurre a nuove idee.

- Ordinare le idee
A questo punto bisogna ordinare le idee e ci sono molti modi per farlo. La cosa più semplice è iniziare a scrivere. Piccoli pensieri, anche slegati tra loro, cercando, quando possibile, di trovare un nesso. Buone idee evocano nuove idee. Le idee collegano altre idee e così la storia comincia a prendere forma.
Si può dividere una sceneggiatura in cinque componenti maggiori: la trama, i personaggi, l’idea di base, le immagini e i dialoghi. Ognuno di questi elementi prende forma in momenti diversi dello sviluppo. Alcuni scrittori particolarmente abili con i personaggi, per esempio, partiranno dalla definizione dei caratteri e lasceranno che la storia si evolva a seconda delle decisioni e delle azioni del personaggio.
Altri iniziano con una sequenza di eventi. Altri ancora con una idea da esplorare.
Indipendentemente da dove si desidera cominciare, ad un certo punto tutti questi elementi dovranno confluire nella sceneggiatura.

- Il metodo delle schede
Per raccogliere tutti i brandelli di idee che sommati faranno una sceneggiatura, molti scrittori usano le schede o annotano le loro idee su fogli perforati da mettere in un raccoglitore. Si comincia con cartoncini di diverso colore: a mano a mano che riordinano le idee, ogni colore diventa rappresentativo dei diversi elementi della sceneggiatura: le schede bianche, per esempio, potrebbero contenere note sui personaggi; le schede blu possono riportare annotazioni sulle immagini che faranno da sfondo alla trama (l’ingresso del museo, una sala particolare, etc.).
Gli appunti sulle schede possono essere piccole frasi oppure descrizioni più estese.
Dato che ogni processo creativo si muove dal caos all’ordine, la vostra mente comincerà naturalmente a vedere la correlazione delle schede. Le schede possono anche essere appuntate su un tabellone, per avere uno sguardo d’insieme.

- Il metodo della scaletta
Si utilizza questo metodo scrivendo qualche riga per ogni scena che compone la storia. Si può scrivere sia a mano su dei foglietti che sul computer, come si preferisce.

- Il trattamento
Un altro metodo per buttare giù le prime idee è chiamato “trattamento” e consiste nello scrivere una breve storia sui cui si baserà, poi, la sceneggiatura. E’ un modo per far emergere le idee, da modificare ed elaborare a piacimento.

Oltre quelli appena descritti, altri metodi per far nascere le idee possono essere: tenere un diario, per esempio, in cui riportare stati d’animo, osservazioni e pensieri, oppure parlare al registratore, cioè appena vi vengono le idee non perdere neppure il tempo a scriverle ma registrarle immediatamente per non perdere il momento magico!
In pratica, bisogna trovare il metodo che meglio si adatta al vostro temperamento e alla situazione. Tutto è molto soggettivo proprio perché siamo nel campo della creatività.
Esistono anche programmi gratuiti che aiutano a scrivere una sceneggiatura (v. http://www.sceneggiatori.com/links/software.asp).

La struttura in tre atti
Ogni sceneggiatura, a prescindere dalla sua lunghezza, deve essere strutturata in tre atti: l’inizio, il mezzo, la fine, ovvero: la premessa, lo sviluppo, la risoluzione. E’ importante sapere che l’inizio della storia può essere la parte più importante della nostra opera.  La premessa deve darci subito un’idea chiara della direzione della storia, del suo stile, di che cosa parla, dove è ambientata e che tipo di storia è. 
Di solito la premessa è un’immagine che ci dà subito un forte senso del luogo, dello stato d’animo, dell’ordito e talvolta del tema. Ripensiamo ai tanti film che abbiamo visto nella nostra vita e studiamo qualche premessa.
Dato che stiamo parlando di creare un filmato di tre minuti appena, è chiaro che le tre parti della sceneggiatura dovranno avere una efficacia immediata in quanto il numero di scene sarà estremamente ridotto.

Dopo aver scritto le varie parti della sceneggiatura, si può passare alla creazione dello “storyboard”, ovvero una sceneggiatura disegnata. Lo scopo è quello di rappresentare le inquadrature che si intende realizzare per ogni scena (campi lunghissimi, campi lunghi, campi medi, primo piano, dettaglio, etc.) e anche i movimenti che saranno usati (zoom, panoramica, etc.). Al posto dei disegni si possono utilizzare delle fotografie e allora si realizzerà un photoboard.



Ovviamente questi sono solo pochi suggerimenti, ma spero di aver dato l’idea di come si può creare, in poche, semplici mosse, una sceneggiatura che aiuti a realizzare un ottimo filmato. Buon lavoro!

Musées (em)portables per raccontare i musei in video



Al via la quinta edizione di Musées (em)portables, il festival francese ideato da Museumexperts, che invita chiunque lo desideri a realizzare dei video di non più di tre minuti con un dispositivo mobile (un cellulare, un tablet, qualsiasi strumento di ripresa non professionale).
Perché Musées (em)portables? Perché in un mondo in cui le mode che hanno invaso i nuovi canali di comunicazione sociale (vedi flashmobs, selfies, etc.) sembrano limitare fortemente la creatività personale, indirizzandola verso azioni di gruppo omologate e standardizzate, far emergere la creatività e l’intelligenza dei singoli appare come un autentico rinnovamento culturale.
Negli ultimi decenni, inoltre, si è esaltato molto il ruolo della tecnologia nella nostra vita quotidiana, forse troppo, anche se è vero che molti strumenti, come il telefono cellulare, i tablet e i pc, hanno portato indubbi benefici (e anche qualche effetto negativo). Tuttavia, dobbiamo sempre ricordarci - come si legge nel sito di Museumexperts - che “l’intelligente non è il cellulare, ma la persona che lo utilizza”. Quindi tutto deve essere ricondotto alla persona. Non facciamoci “guidare” dalle tecnologie, ma “guidiamo” noi le tecnologie: questo è il concetto che è alla base di Musées (em)portables, di cui ho il piacere e l’onore di far parte ormai da tre anni in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei, e in cui da due anni faccio anche parte della giuria che seleziona e attribuisce i premi ai migliori video partecipanti.

La quinta edizione – come è stato annunciato dagli organizzatori – vede una importante novità che renderà il festival un evento pubblico mondiale: ICOM, in collaborazione con Louvre pourtous, ha creato un premio speciale, il Premio ICOM-Musée pour tous, destinato alle creazioni audio-visive di quelle fasce sociali che solitamente sono penalizzate a causa di un ridotto accesso alla cultura (fasce sociali deboli, persone con disabilità, nuovi immigrati, residenti nelle zone rurali, etc.). Una decisione di grande importanza che aumenterà il già alto valore di Musées (em)portables.

Le modalità di partecipazione al festival restano le stesse degli anni passati. Il concorso è aperto a tutti, ai singoli come ai gruppi, senza alcun limite. Possono partecipare coloro che semplicemente amano i musei, coloro che vi lavorano o semplicemente coloro che desiderano trarre spunto da un museo per lanciare il proprio messaggio per immagini e suoni.
Invito vivamente a partecipare anche dall’Italia con le vostre creazioni, ma ricordo che i video (chi ha seguito il festival negli anni passati, se ne è reso conto) non dovrebbero avere la finalità di promuovere un museo, o almeno non dovrebbero farlo in un modo privo di originalità, ma essere, piuttosto, delle opere veramente creative, cioè dei piccoli film che raccontano delle storie, che trasmettono dei messaggi. 
Prima di cimentarvi in qualsiasi realizzazione suggerisco di vedere qui i video che sono stati presentati negli anni scorsi. 





Qui, invece, per chi è profano in materia di sceneggiatura, qualche consiglio su come realizzare un video efficace.

Il regolamento è disponibile in inglese e in francese. Il termine per l’invio dei filmati quest’anno è il 1 Dicembre 2015. Attenzione, perché dopo questa data i video non saranno più presi in considerazione!

Come ogni anno, tutti i film selezionati dalla giuria saranno proiettati ininterrottamente durante il Sitem, il salone internazionale dei musei, delle esposizioni e delle tecniche museografiche, in programma dal 12-14 gennaio 2016, a Parigi, presso il centro di moda e design Les Docks. Saranno poi resi disponibili, in tutto o in parte, sul sito di Museumexperts.

Non è necessaria alcuna registrazione preventiva. E’ sufficiente unire il modulo http://www.museumexperts.com/pdf/BulletinInscription2016.pdf al vostro video e inviarlo al seguente indirizzo:

Museumexperts
18 rue de la Michodière - 75002 Paris

Ricordarsi di unire anche i moduli firmati per le autorizzazioni relative ai diritti d’autore:

La cerimonia di consegna dei premi avverrà il 13 gennaio 2016.

Il Grand prix du jury ammonta a €2000. Il secondo e terzo classificato avranno ciascuno un premio di €1000.

Il premio speciale di ICOM-Musée pour tous, che godrà, tra l’altro, di una vasta distribuzione attraverso i vari canali internazionali di ICOM, ammonterà a €1000 per il miglior film e €500 per il secondo e terzo classificato.

Les petits musées italiens durant la #MuseumWeek: un modèle de communication active et interactive



 Après la conclusion de #MuseumWeek 2015 il y a un mois, il me semble opportun de faire un bilan de cet important événement qui, comme beaucoup d’experts et de médias ont largement souligné, a connu un plus grand essor par rapport à la première édition de 2014, intéressant plus de 2800 musées dans 77 pays différents. Voire 259 adhésions sont arrivées de l’Italie, soit quatre fois plus qu’en 2014. Dès la première édition de #MuseumWeek on avait relevé un intérêt accru des musées italiens pour la communication 2.0 et les données de cette année ont confirmé cette tendance. Il s’est agi d’une présence remarquable non seulement numériquement mais aussi, bien souvent, très incisive. Les données diffusées par les organisateurs de #MuseumWeek au cours de cette manifestation ont mis en évidence les dix musées qui ont tweeté, rétweeté et répliqué le plus ; parmi ceux-ci il y a quatre musées italiens : à la première place le Site Archéologique de Massaciuccoli Romana, à la deuxième place l’Antiquarium de Porto Torres, à la huitième place le Musée de l’Horlogede Bergallo, à la dixième place le Musée Archéologique du District Minier de Rio nell’Elba. L’Association Nationale des Petits Musées (APM – qui l’année dernière était l’une des trois premières institutions culturelles les plus actives de cette manifestation), cette année, grâce au dédoublement de son compte en @piccolimusei et @piccolimusei2, a joué également un rôle important, surtout d’impulsion et de dialogue, pour s’établir même comme l’un des comptes les plus mentionnés (http://www.socialmeteranalysis.it/museum-week-2015-twitter-contagia-i-musei/).

Il est intéressant de remarquer que trois des quatre musées du top dix, c’est-à-dire le Site Archéologique de Massaciuccoli, l’Antiquarium de Porto Torres et le Musée Archéologique du District Minier de Rio nell’Elba, avec d’autres musées très productifs durant la semaine des musées sur Twitter ou avec ceux qui ont également fait remarquer leur présence, ont été les protagonistes des deux éditions de #smallmuseumtour,  une initiative qui a été conçue par l’APM l’année dernière pour Twitter et qui a eu, parmi ses meilleurs résultats, celui d’avoir donné naissance à une communauté virtuelle de musées, de professionnels des musées, d’experts et d’amateurs, qui est encore très dynamique.

Lors de #MuseumWeek il n’a fallu donc mettre en place aucune stratégie commune. Le dialogue entre les musées s’est déclenché spontanément grâce à l’existence de ce « réseau » virtuel déjà consolidé. L’APM s’est donné comme objectif de jouer un rôle actif dans le dialogue en introduisant d’une part ses propres contenus et en relançant, d’autre part, les contenus produits par les musées eux-mêmes. Dans une manifestation de longue durée comme #MuseumWeek, à laquelle ont participé plus de 76.000 utilisateurs avec un flux d’environ 270.000 tweets, obtenir une visibilité était important. Sur les réseaux sociaux il ne suffit pas de poster des contenus, mais il faut interagir aussi. Cette forme de communication n’a de sens que si elle est bidirectionnelle/multidirectionnelle, sinon on risque de transférer sur les réseaux sociaux le même « modèle de gestion autoritaire » qui empêche la « communication et l’interaction culturelle et sociale » et surtout « la participation collective à la production d’une valeur culturelle » (Elisa Bonacini, v. http://piccolimusei.blogspot.it/2013/11/il-museo-partecipativo-sintesi-della.html).

Par conséquent, à mon avis et à la lumière de ces considérations, le type de communication adopté par les petits musées italiens a été bien conçu car il a favorisé le dialogue musée-musée et musée-followers, il a renforcé la communauté virtuelle préexistante et l’a élargie en incluant de nouveaux musées. Comme cela a été dit ici, la participation de beaucoup de followers aussi a été intense ; il s’est agi, pour la plupart, d’experts/connaisseurs de cette matière ou, quand même, de personnes qui sont très actives dans le domaine culturel et, en particulier, dans le secteur des musées.

J’ai déjà mis en évidence que les tweets et les répliques ont été vraiment nombreux, ainsi que les retweets, une fonction de Twitter qui n’est tout à fait pas banale et qui est extrêmement nécessaire dans une manifestation comme celle de #MuseumWeek, où l’on voulait d’un côté « amplifier » l’importance d’un tweet et, de l’autre côté, maintenir l’union et la participation de tout le réseau dans le dialogue en cours. La visibilité obtenue a été récompensée par l’attention de nouveaux followers qui se sont ajoutés au réseau existant. Il a été important de maintenir constant le flux de tweets et de retweets ; cela a entraîné un engagement considérable, puisqu’il a fallu couvrir jusqu’à 14 heures par jour. Des contenus, des dialogues informels, des images et des activités variées ont été distribués dans ce laps de temps considérable ; on a toujours maintenu un haut niveau d’intérêt général, la conversation a été agréable et jamais ennuyeuse, parfois amusante ; et il doit d’ailleurs en être ainsi dans un événement ayant les caractéristiques de  #MuseumWeek, qui a obtenu, en effet, une grande popularité auprès de ses followers. Les musées ont donné une nouvelle image de soi, plus proche des personnes, plus capable de dialoguer et donc moins « encadrée » dans leur rôle institutionnel.

Il est important de souligner que l’avantage des petits musées par rapport aux grandes institutions muséales (qui confient souvent la communication aux sociétés internes), c’est que la gestion des médias sociaux est mise en place, dans de nombreux cas, par le personnel des musées sans aucun type de médiation extérieure. Cela entraîne une communication plus libre, plus familière et plus immédiate dans l’interaction. Par conséquent, on peut affirmer que cette année un résultat exceptionnel a été atteint, non seulement en termes de participation mais surtout pour le grand changement que les petits musées en particulier sont en train d’apporter dans le but de s’ouvrir vers l’extérieur et de devenir des lieux de production culturelle et d’exploitation active et interactive.

L’aspect qu’on devra essayer d’améliorer, c’est la participation du public qui est plus en dehors du monde des musées : il s’agit d’un défi qui n’est pas facile, mais que les petits musées sont capables de relever par les stratégies appropriées, en commençant, par exemple, par une utilisation accrue des réseaux sociaux dans les relations avec les écoles.  

Compte tenu de la grande ouverture des musées vers la communication des réseaux sociaux, comme l’édition 2015 de #MuseumWeek a montré, les perspectives pour l’avenir sont sans aucun doute prometteuses.

Caterina Pisu
coordinatrice national de l'Association nationale des petits musées italiens

Musée-Oh!

Claire Casedas, autrice del seguitissimo blog francese Musée-Oh! ha pubblicato il mio articolo "Libre de photographier mais pas de "participer", dandomi l'opportunità di continuare il confronto tra la situazione italiana e quella francese su questo tema.
"Questa è la prima volta" - scrive Claire -  "che il blog pubblica un contributo esterno. L'opportunità non si era ancora presentata! Grazie a Caterina Pisu per questa bella iniziativa e per questo articolo molto istruttivo sull'annoso dibattito: le foto al museo, in questo caso con riferimento soprattutto all'Italia".
In fondo al mio scritto, Claire ha inserito il link a un articolo di Marlèn Duretz, "Clics et déclic photographiques", pubblicato su Le Monde lo scorso 10 luglio.
Si tratta di un tema che inizia a diventare "caldo": lo scorso luglio Salvatore Settis scrive a questo proposito il suo articolo "Se troppo successo fa male al museo", Nina Simon lo ha fatto dal suo blog, Museum 2.0. Il dibattito è ancora aperto e sicuramente si avrà l'opportunità di tornare ancora sull'argomento.
Foto Le Monde

Sime Sitem: un premio all'Italia

Dal blog dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei



Piccoli Musei: Sime Sitem: Un premio all'Italia: Un museo italiano vince il premio al Sime Sitem di Parigi. Nell'ambito della importante manifestazione Sime Sitem la nostra Associazi...

Musei in video



In attesa di conoscere i vincitori del concorso Musées (em)portables che quest'anno vede una cospicua presenza italiana (lasciamo un po' di suspense fino al 29 gennaio), vorrei sottolineare quanto in questi giorni a livello internazionale il mezzo visivo sia diventato un argomento di grande interesse. Oltre alla Francia e al suo Musées (em)portables, anche la rivista specialistica inglese Museum Practice ha dedicato un intero speciale a questo tema. Il mezzo cinematografico viene usato spesso in ambito museale e per differenti motivi: per esempio per offrire una interpretazione di una mostra o di una collezione museale; per creare esperienze immersive; come esperienza di apprendimento; infine, soprattutto nei paesi anglosassoni, ciò avviene anche per scopi di marketing o di raccolta fondi. Grazie al mezzo cinematografico in connubio con l'impiego delle realtà virtuali e delle realtà aumentate, poi, è possibile riportare alla vita le antiche civiltà, ricreando esperienze sensoriali che non potrebbero essere ottenute senza l'impiego di queste tecniche. Il cinema può essere anche un mezzo ideale per far vivere esperienze di apprendimento soprattutto se si coinvolgono direttamente i ragazzi (o anche gli adulti) nella realizzazione di video all’interno del museo. Non sono necessari grandi investimenti: bastano una piccola telecamera, un cavalletto e un microfono; ma, in ogni caso, i costi di produzione molto bassi, sostenibili dalla maggior parte delle scuole, sono ricompensati dal valore di un’esperienza molto costruttiva basata sull'impegno e sulla creatività. Non è difficile ed è a costo zero creare un canale You Tube del museo in cui si possono caricare anche i video creati dai propri visitatori: può essere semplicemente il racconto della propria visita oppure il museo può suggerire dei temi, per esempio in determinate occasioni che riguardano o il museo stesso o altri avvenimenti culturali di portata nazionale o locale, invitando a contribuire, usando liberamente la propria creatività.
Diverso è il caso in cui i musei decidano di investire in produzioni video create da professionisti per promuovere il museo o una specifica mostra. Questo può creare timori nei responsabili dei musei perché si teme che i costi necessari possano non produrre i benefici sperati. Uno dei problemi è cercare di creare dei video che possano durare nel tempo, ovvero fare in modo che l’investimento sia anche a lungo termine. Secondo gli esperti, come regola generale i film creati per il web o proiettati lungo il percorso espositivo dovrebbero avere una durata ottimale di tre minuti. Apparentemente si tratta di un tempo molto ridotto in cui può sembrare difficile raccontare molte cose (ma all'occorrenza si possono creare vari film ciascuno di tre minuti). In realtà in tre minuti si possono ottenere dei veri e propri mini-fim (basta andare a visionare i filmati dei musei che hanno partecipato in questi anni a Musées (em)portables); in secondo luogo, è una buona strategia fare in modo che il pubblico abbia voglia di saperne di pù; terzo, se è vero che in tre minuti non si possono raccontare storie complicate, è possibile, però, riuscire a suscitare emozioni e a stimolare il pensiero degli spettatori in modo efficace. E questo, forse, è l'aspetto più importante e che rende utile un investimento di questo tipo.



Dans le yeux de Mona Lisa, 
il film vincitore della edizione 2013 di Musées (em)portables.



Musées (em)portable: ancora tre mesi per partecipare



Il 13 dicembre è il termine ultimo per partecipare alla terza edizione del concorso Musées (em)portable, il concorso francese cui tutti possono partecipare con un filmato della durata di non più di tre minuti, realizzato in un museo o che, in ogni caso, abbia come oggetto un argomento che si riferisce ai musei, alle mostre o ad eventi culturali che si sono svolti nei musei, anche un "dietro le quinte" realizzato da chi in un museo ci lavora.

L'importante è che i filmati siano stati realizzati con un telefono cellulare, uno smartphone, con telecamere e macchine fotografiche portatili oppure con un tablet, e che non superino la durata di tre minuti.
Il concorso è organizzato da Museumexperts. L’evento si svolgerà presso il SIMESITEM,  il Salone Internazionale dei Musei e dei luoghi di cultura, il 28, 29 e 30 gennaio 2014, presso il Carrousel du Louvre, a Parigi. 


La partecipazione è gratuita ed è aperta a tutti, anche ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni.

L’idea di questo concorso è nata dall'osservazione che esiste uno stretto collegamento tra la diffusione dei cellulari e di altri dispositivi mobili e la sempre più estesa modalità "globale" della comunicazione. Sono un miliardo i dispositivi mobili in circolazione in tutto il mondo: perché non utilizzarli per qualcosa di creativo? La proposta, allora, è quella di realizzare un filmato in un museo, perché se è vero, come affermano gli organizzatori, che la sicurezza impone le sue regole e spesso non è concesso filmare o fare fotografie nei musei, si possono rompere schemi troppo rigidi a vantaggio della libertà e di una maggiore soddisfazione dei visitatori, tenendo conto di poche, semplici regole. Sono principi che l'Associazione Nazionale Piccoli Musei riconosce come propri, ed è per questo che abbiamo deciso di dare il nostro supporto per il secondo anno consecutivo al concorso francese Musèes (em)portables, su invito del Presidente di Museumsexpert, Jean François Grunfeld.

Il concorso prevede la selezione dei migliori filmati da parte di una giuria, la quale assegnerà i seguenti premi: 


- il Gran Premio della Giuria: € 2000 

- Secondo e terzo posto: € 1.000 ognuno

- per gli autori di età inferiore ai 18 anni che parteciperanno individualmente o in gruppo (le scuole, per esempio), il Ministero della Cultura francese assegnerà il premio di € 2500 che si articolerà come segue: € 1500 al film primo classificato, € 500 ciascuno al secondo e terzo classificato.


MODALITÁ DI PARTECIPAZIONE:

L’iscrizione al concorso deve essere effettuata compilando il modulo di registrazione (1), l'autorizzazione all'utilizzo del filmato da parte dell'organizzazione (2) e la dichiarazione di titolarità del copyright della colonna sonora utilizzata nel filmato (3).

Questi sono i moduli da scaricare (tutti in lingua francese):


I tre moduli dovranno essere inviati, unitamente alla copia del filmato, in formato .avi, registrato su CD, DVD o su USB, al seguente indirizzo:



Musées (em)portables /Museumexperts

18 rue de la Michodière
Paris 75002
France


L'assegnazione dei premi si svolgerà tra il 29 e il 30 gennaio 2014, a Parigi, presso il Carrousel du Louvre.


Altri documenti da scaricare:

Regolamento in lingua italiana
Regolamento in lingua francese
Locandina ufficiale del concorso





OLTRE LE MURA

di Caterina Pisu





Nessun museo può limitare i confini della missione di cui è depositario al perimetro delle mura del proprio edificio. Oltre alla conservazione delle collezioni è di vitale importanza conoscere bene il proprio territorio, capire quali realtà convivono con la propria e cercare di interagire con esse. E se un territorio, che si tratti di quello di una grande città o di un piccolo centro, ospita un carcere, chi è responsabile di un museo non può ignorare questa presenza, al cui interno vive una comunità che non deve essere trascurata.
Il Louvre è stato il primo museo al mondo ad aver stipulato, nel 2011, una convenzione con un carcere, nello specifico con l'amministrazione penitenziaria del Carcere di Poissy, a Parigi, che ospita 230 detenuti, di cui l’80% condannato a più di 20 anni di reclusione. 
Il progetto, denominato "Au-delà des murs", aveva permesso a 10 detenuti di partecipare alla creazione di una mostra di 10 riproduzioni di opere esposte nel Museo del Louvre, con l'obiettivo di portare l'arte all'interno del carcere, solitamente escluso dalle manifestazioni culturali pubbliche.  
Il rapporto del Louvre con le carceri risale già al 2007: fino ad oggi sono state organizzate più di 120 attività cui hanno preso parte professionisti del settore culturale. Nel caso del progetto "Au-delà des murs", che ha rafforzato l'impegno del Louvre per le attività sociali e culturali nelle carceri, ogni detenuto che ha preso parte al progetto ha scelto autonomamente il proprio modo di contribuire alla realizzazione della mostra, dedicandosi alla pittura, alla progettazione grafica o ai testi, ma lavorando sempre avendo come punto di partenza le opere visionabili nel catalogo del Museo, tra le quali i curatori del Louvre hanno preventivamente scelto 26 opere. 
I volontari sono stati scelti non per le loro capacità artistiche ma per la forte motivazione interiore che hanno dimostrato.
La mostra ha avuto la supervisione dello scrittore Luc Lang, membro della Maison des écrivains et de la littérature, e dell'architetto-scenografo Philippe Maffre (che ha già collaborato con il Louvre e che ha realizzato lo storyboard della mostra) i quali hanno lavorato al progetto con il gruppo di detenuti, con il personale del carcere e con quello del Louvre. 

Per circa sei mesi il cortile dell'istituto penitenziario ha ospitato l'esposizione delle riproduzioni realizzate dai detenuti mentre il Louvre esponeva, nello stesso tempo, una "mostra-specchio" con le copie delle stesse opere. Il cortile è stato scelto come spazio espositivo non perché non si disponesse di altre soluzioni, ma perché, in questo modo, tutti i detenuti, ogni giorno, avrebbero potuto osservare quelle opere e trarne un beneficio.
L'iniziativa ha suscitato grande emozione non solo nell'ambito della comunità carceraria e dello staff di curatori e collaboratori del Louvre, ma anche dell'intera cittadinanza parigina. 
Iniziative analoghe sono state proposte, successivamente, anche dalla National Gallery di Londra, ma per ora il Louvre resta l'unico museo ad aver trasformato i detenuti non solo in artisti ma anche in curatori.

Prende il via la terza edizione di Musées (em)portables

Si attendono tanti filmati italiani!





Torno a scrivere di Musées (em)portables di cui mi sono occupata anche lo scorso anno, il festival francese dedicato agli short film realizzati con i cellulari, lo strumento più semplice che ciascuno di noi porta sempre con sé. Eppure, con i cellulari c'è chi è riuscito a realizzare delle piccole opere d'arte, come dimostrano i filmati che hanno vinto la passata edizione e che possono essere visionati a questo link
Ognuno di essi è un vero e proprio piccolo film, è una storia, un modo molto personale di interpretare quel museo o quella mostra...un bel modo per esprimere noi stessi e il nostro rapporto con i musei. 
I filmati non devono superare i tre minuti, in base al regolamento pubblicato sul sito ufficiale,  www.simesitem.fr, che sarà presto aggiornato con tutte le informazioni relative alla terza edizione. 

Quest'anno la novità, a detta degli organizzatori, è l'internazionalizzazione della giuria con il mio ingresso, in rappresentanza dell'Associazione Nazionale Piccoli Musei. Oltre alla sottoscritta saranno presenti in giuria insieme a Jacqueline Eidelman, Chef du département de la politique des publics, Direction générale des patrimoines, Ministère de la culture et de la Communication, Jérôme Enrico, Cinéaste, Directeur de l’ESEC, École Supérieure d’Études Cinématographiques, Jean François Grunfeld, Président de Museumexperts SAS, Christophe Vital, Président de l’Association Générale des Conservateurs des collections publiques de France, George-Philippe Vallois, Président du Comité professionnel des galeries d’art, Jean-Christophe Castelain, Rédacteur en chef du Journal des Arts, Lionel Ollier, Rédacteur en chef de Sonovision Broadcast.

Spero che quest’anno, tra i vincitori del concorso possa esserci anche un film italiano, realizzato, forse, in uno dei nostri tanti piccoli musei!

Aurélie Filippetti: la cultura è libertà


Madame Culture, il nuovo ministro francese della Cultura e delle Comunicazioni, porta una ventata di rinnovamento e nuove energie per superare il difficile momento della cultura in Francia

di Caterina Pisu


La Francia di Hollande saprà dare nuovo impulso alla cultura nazionale? Non è ancora possibile saperlo con certezza ma la scelta del nuovo ministro della cultura, la giovane Aurélie Filippetti, sembra indicare un orientamento verso lo svecchiamento e l’innovazione, sempre che si riescano a superare le difficoltà di budget che limiteranno sicuramente i grandi progetti culturali anche in Francia (sono previsti consistenti tagli al settore cultura). La buona dose di entusiasmo e di combattività della giovane Filippetti, nipote di un immigrato italiano di Gualdo Tadino, potrà essere la ricetta giusta. Laureata all’École normale supérieure de Fontenay-Saint-Cloud, la Madame Culture francese è stata insegnante di Lettere classiche prima di dedicarsi alla politica. Per lei, come ha dichiarato in una recente intervista a L’Unità, «la cultura è un investimento e non una spesa» in quanto, continua, «la cultura, le arti, lo spettacolo possono essere creatori di ricchezza. La crescita, poi, non può essere misurata solo su parametri economici»; ma non solo, la cultura deve essere considerata soprattutto per la sua valenza etico/sociale: «la cultura è libertà collettiva», afferma.
Stupisce l’età del ministro: appena 39 anni. Se pensiamo all’età media dei nostri ministri della cultura, non solo ora che ci siamo affidati ad un governo tecnico, ma anche in precedenza (fatta eccezione per Giovanna Melandri che però non ha lasciato un segno indelebile nella politica culturale italiana), è scoraggiante constatare che la politica culturale del nostro paese è sempre stata guidata da politici “anziani”, forse non solo in senso anagrafico ma anche per la mancanza di un “fervore” più tangibile che conducesse a reali e coraggiosi cambiamenti. Certo, a parte la scelta della Filippetti, non tutte le idee di inizio insediamento di Hollande sono state eccezionali e per fortuna è stato scongiurato il progetto di unione dei ministeri dell’istruzione e della cultura che probabilmente avrebbe rischiato di appesantire tutto il sistema culturale francese. E’ ancora presto, in ogni caso, sia per poter esprimere un giudizio sul governo Hollande sia sul ministro della cultura. Alcuni passi fatti finora sembrano non deludere, specialmente la proposta che la Storia dell’Arte sia insegnata dall’”asilo all’università” perché, secondo la Filippetti, bisogna superare quella barriera psicologica che separa la gente dall’arte, soprattutto dall’arte contemporanea. In tal senso anche la sua politica museale prevederà strategie volte a richiamare l’interesse dei visitatori verso i musei, in collaborazione con le associazioni culturali e gli enti locali. L’obiettivo è attirare tutti i pubblici, perché per Aurélie non basta che i musei siano gratuiti dai 18 ai 25 anni (disposizione in vigore dal 2009), è necessario fare di più.  La nuova ministra  è preoccupata anche per il degrado dei beni culturali, causato dai tagli ai finanziamenti degli ultimi anni. C’è bisogno di nuovi investimenti ma un ostacolo non facile da superare è già sulla strada della Filippetti: è proprio dei giorni scorsi la notizia di una sua opposizione al progetto di ridimensionamento del meccanismo fiscale a favore delle sponsorizzazioni alla cultura; la riduzione del beneficio fiscale porterebbe automaticamente, secondo la Filippetti, a «una drammatica interruzione del finanziamento di associazioni, musei, ricerca». Sarebbe un passo falso per la cultura francese ma speriamo che la giovane Aurélie abbia l’energia e l’influenza necessaria per scongiurarlo.
tratto da ArcheoNews, luglio/agosto 2012

Musei nel cellulare: parte la seconda edizione di Musées (em) portables




L’Associazione Nazionale Piccoli Musei ha accolto con entusiasmo l’invito rivolto da Museumexperts, ad essere partner internazionale della manifestazione Musées (em)portables, il grande evento che ha lo scopo di avvicinare i visitatori ai musei attraverso i più usuali strumenti di comunicazione: i cellulari.
La comunicazione globale dei nostri tempi, infatti, passa attraverso mezzi tecnologici come i telefoni cellulari, gli smartphone o altro, che ci accompagnano in molti momenti della nostra vita e, perché no, anche durante una visita al museo. Possiamo affermare che i musei stanno cambiando velocemente di pari passo con l’evoluzione della società e quindi anche dei suoi progressi tecnologici. Oggi i musei stanno iniziando ad essere più aperti e sensibili verso le esigenze delle persone; il visitatore è al centro dell’attenzione e tutto è orientato al suo benessere. Come affermava il grande museologo Kenneth Hudson: «Visitando un museo, ci si deve sentire liberi, liberi di esplorarlo a proprio piacimento, liberi di scegliere le cose che si giudicano interessanti, e di ignorare tutto il resto. Non ci si deve sentire costretti a vedere tutto, o a seguire un particolare percorso che attraversa tutta l’esposizione». Questo è il concetto che, in qualche modo, è anche alla base di Musées (em)portables. E’ vero, come affermano, gli organizzatori, che la sicurezza impone le sue regole e spesso non è concesso filmare o fare fotografie nei musei, ma si possono rompere schemi troppo rigidi a vantaggio della libertà e di una maggiore soddisfazione dei visitatori, tenendo conto di poche, semplici regole.
La proposta lanciata da Museumexperts, dunque, è invitare i visitatori dei musei a realizzare un filmato della durata di non più di tre minuti con il proprio cellulare, in un museo a loro scelta. Attraverso questo filmato i partecipanti potranno esprimere il loro “modo” di vedere il museo. Nella scorsa edizione, che si è svolta dal 24 al 26 gennaio 2012, quasi tutti i filmati sono stati realizzati da giovani, soprattutto studenti, e le università di Poitiers e La Rochelle si sono particolarmente distinte. La giuria ha assegnato quattro premi alle opere che hanno mostrato la maggiore originalità. Questi quattro film e tutti quelli preselezionati possono essere visionati collegandosi a questa pagina http://www.simesitem.fr/musees_em_portables/video/. La giuria ha apprezzato l'originalità, l’entusiasmo, il talento dei vincitori; due di loro hanno anche creato la colonna sonora del loro filmato, ma naturalmente non si pretende questo da tutti!
La seconda edizione è attualmente in fase di lancio dallo scorso maggio 2012 e tutti i filmati selezionati saranno presentati in occasione del prossimo SIMESITEM (Salone dei Musei e dei Luoghi di cultura), il 29-31 gennaio 2013, al Carrousel du Louvre. La nuova giuria sarà molto prestigiosa come quella della scorsa edizione e vedrà anche qualche riconferma.
Invitiamo anche i musei italiani ad aderire a questa bella manifestazione e a pubblicizzarla il più possibile. Sul sito web ufficiale di Museumexperts si possono trovare informazioni anche in lingua italiana.
Forniamo qui qualche indicazione di base tratta dal Regolamento che può essere visionato alla pagina http://www.simesitem.fr/musees_em_portables/reglement/:
I filmati possono essere realizzati con il cellulare ma è consentito anche l’uso di una macchina fotografica o di una telecamera compatta. Il soggetto dovranno essere soltanto i musei, ovvero collezioni, mostre, attività culturali o “i dietro le quinte”, cioè tutto ciò che è inerente il funzionamento dei musei nelle varie forme. Come già detto, la durata massima dei filmati è di tre minuti.
La partecipazione è libera e gratuita. Tutti possono inviare un loro filmato e i partecipanti avranno i diritti di utilizzo esclusivi del loro filmato. E’ possibile iscriversi al concorso tramite il modulo disponibile nel sito web: http://www.simesitem.fr. I filmati devono essere inviati in formato CD o DVD per posta all’indirizzo che sarà indicato sul sito web.
Tutti i film selezionati dalla giuria saranno proiettati in continuazione, senza alcun costo per gli spettatori, durante la fiera SimeSitem 2013 al Carrousel du Louvre. Essi saranno poi pubblicati per la visualizzazione sul sito web. La giuria assegnerà premi in denaro ai primi tre.
Vi daremo presto notizia dell’inizio ufficiale del concorso e ulteriori dettagli.
Ci auguriamo che anche i visitatori italiani partecipino numerosi grazie alla disponibilità e alla cortesia dei musei che vorranno promuovere questa manifestazione. Grazie a tutti in anticipo!

Il caso dell’Art Institute of Chicago: fuori tutti i volontari bianchi dal museo

Fonte dell'immagine: The Federalist Negli Stati Uniti, presso l’Art Institute of Chicago (AIC) si è aperto un caso che potrebbe essere d...