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#MuseumWeek 2016: dialogare con musei vicini e lontani


Si è conclusa da una settimana la MuseumWeek 2016 e i risultati di quest’ultima edizione dimostrano che l’evento sta diventando di anno in anno una straordinaria occasione d’incontro e di confronto soprattutto tra i professionisti museali e gli analisti del settore. I dati statistici rilevati durante la settimana di svolgimento della MuseumWeek sono eccezionali: 3.500 i musei partecipanti da 75 paesi nel mondo (di cui 355 musei italiani), 664 mila i tweet con hashtag #museumweek, visti 294 milioni di volte. Un traguardo notevole se si considera che lo scorso anno a partecipare erano in 2800 e che i musei italiani erano 259, numero peraltro quadruplicato rispetto al 2014.

Ogni giorno della settimana (dal 28 marzo al 3 aprile) è stato contraddistinto da un hashtag diverso corrispondente ad un tema da seguire: l’hashtag che ha raccolto il maggior numero di commenti è #LoveMW (domenica 3 aprile) con un totale di 22.5k post pubblicati su Twitter. Al secondo posto c’è #ZoomMW (sabato 2 aprile).
Ben cinque i musei presenti nella top ten mondiale dei musei più attivi durante la #MuseumWeek: l’account dell'area archeologica di Massaciuccoli romana(@MassaciuccoliRo), il Museo Corona Arrubia (@Coronarrubia), il Museo Bergallo (@museobergallo), il Museo Tattile di Varese (@museotattile_VA) e il Museo Archeologico del Distretto Minerario Rio nell'Elba (@MuseoRioElba).

In Italia, oltre agli account già presenti nella classifica mondiale, gli altri musei più attivi sono stati il Museo Archeologico di Cagliari (@MuseoArcheoCa), l’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Trento (@BeniArcheo), Musei in Comune Roma (@museiincomune), il Museo della Navigazione nelle Acque Interne (@MuseoPiroga), il Museo del Setificio Monti (@Museo_Setificio), Trasimeno Lake (@TrasimenoLake) e il Museo e Pinacoteca Civica Palazzo Mazzetti (@PalazzoMazzetti).

Al di là di questi dati, l’aspetto più importante è sicuramente il coinvolgimento di un così elevato numero di musei nel mondo e, in particolare, in Italia. 

MuseumWeek non è una gara, non è una vetrina per i musei che vi partecipano, sebbene non si possa negare che la visibilità guadagnata sia un grande vantaggio, ma è soprattutto un dialogo. 

Personalmente considero di fondamentale importanza insistere su questo aspetto perché nei giorni scorsi ho avuto occasione di leggere critiche soprattutto nei confronti di musei più piccoli che spesso hanno maggiori difficoltà ad organizzarsi ed anche a produrre contenuti con maggiore frequenza rispetto ai grandi musei. 


Dovrebbe essere chiaro che un piccolo/medio museo non può vantare la collezione del Louvre né avere il suo repertorio fotografico, ma se i dati statistici servono a qualcosa, sicuramente sono utili per dimostrare che le competenze, l’entusiasmo e il desiderio di comunicare non sono mancati nemmeno a quei musei italiani che, pur potendo contare su pochi mezzi e risorse, abbiamo poi visto affiancare il British Museum, il Louvre, il Prado e l’Hermitage nella classifica mondiale dei musei più attivi. 

Se la MuseumWeek può essere considerata un dialogo - o meglio ancora, un insieme di dialoghi - allora è ragionevole immaginare che in una manifestazione che è durata dalle 6 alle 10 ore giornaliere, se non di più, durante l’arco di un’intera settimana, il registro formale abbia dovuto ogni tanto cedere il passo a quello colloquiale. 
Se nei dialoghi sono sortiti dei “buongiorno” o “buonanotte” ai colleghi dei musei co-partecipanti e ai propri followers, o qualche frase rimarcante l’entusiasmo di essere parte di una grande manifestazione, questo non dovrebbe essere disapprovato, ma visto, piuttosto, come l’espressione di un coinvolgimento reale e appassionato. Sarebbe ingiusto, però, non vedere il grande lavoro che i musei italiani hanno compiuto durante la MuseumWeek, twittando contenuti di grande interesse. 
E’ stato molto bello leggere i dialoghi, osservare la formazione di piccole “reti” e di collegamenti sia con realtà vicine che con quelle più lontane. Ciascuno ha cercato di trovare un modo di essere nella MuseumWeek nel modo più adatto alle proprie esigenze, al tipo di istituzione, ai risultati che si è cercato di ottenere. 


Se ad un osservatore esterno la MuseumWeek è sembrata caotica è perché non ha recepito che questo tipo di manifestazione non si può vivere da “osservatori” ma solo da partecipanti. Non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di un evento mondiale che coinvolge milioni di voci, ma lo scopo della MuseumWeek, lo ripeto, non è la produzione collettiva di un contenuto, ma piuttosto la creazione di dialoghi basati sui contenuti, sullo scambio di opinioni e sul confronto, a beneficio prima di tutto del settore dei musei e della categoria dei professionisti museali che, senza alcun dubbio, da questa manifestazione hanno ottenuto un rafforzamento del senso di appartenenza alla categoria. Mi è sembrato ottimo anche il dialogo con i followers e con gli analisti del settore che hanno partecipato all’evento. Non ci si può aspettare che al di fuori di questo ambito ci possa essere una partecipazione di massa. Mi sembra improbabile che questo possa avvenire e quindi si dovrebbe anche smettere di ripetere ogni anno che è mancata la partecipazione del pubblico. Non è questo il tipo di manifestazione che può catturare una platea di non specialisti, prima di tutto per la sua durata: nessuno che non sia professionalmente coinvolto avrebbe la costanza di seguire un evento lungo un’intera settimana per molte ore al giorno. Inoltre Twitter è considerato ancora un social network di nicchia che, tra l’altro, è in continuo calo e ultimamente gli accessi sono scesi del 28%. E’ normale che non si riesca a intercettare il “cittadino medio” che probabilmente preferisce altre piattaforme social.

E’ necessario, piuttosto, utilizzare tutte le potenzialità della MuseumWeek per creare reti virtuali tra i musei, così come è avvenuto soprattutto a partire dalla scorsa edizione, migliorando notevolmente la comunicazione, un settore che solo fino a tre anni fa ci vedeva tra i musei meno attivi d’Europa. Ora possiamo con orgoglio dimostrare che la situazione è decisamente cambiata!

Piccoli musei e #MuseumWeek: un modello di comunicazione attiva e interattiva

Alcune considerazioni a margine della manifestazione internazionale che ha riunito su Twitter 2800 musei di tutto il mondo

di Caterina Pisu

1- Analisi grafica de La Magnetica inerente l'attività dei musei italiani durante la #MuseumWeek 2015




A circa dieci giorni dalla conclusione di #MuseumWeek 2015 mi sembra opportuno tirare le somme di questo importante avvenimento social che, come è stato ampiamente divulgato da molti specialisti e da vari organi di informazione, è molto cresciuta rispetto alla prima edizione del 2014, coinvolgendo più di 2800 musei di 77 Paesi. Ben 259 delle adesioni sono arrivate dall’Italia, numero quadruplicato rispetto al 2014. Già dopo la prima edizione di #MuseumWeek si era avvertito un aumento di interesse da parte dei musei italiani per la comunicazione 2.0 e i dati di quest’anno ne sono stati la conferma. Si è trattato di una presenza non solo numericamente rilevante ma, in molti casi, anche molto incisiva. I dati diffusi dagli organizzatori di #MuseumWeek nel corso della manifestazione hanno evidenziato i dieci musei che hanno twittato, ritwittato e replicato di più (fig. 2); tra questi sono presenti quattro musei italiani: al primo posto l’Area archeologica di Massaciuccoli Romana, al secondo l’Antiquarium di Porto Torres, all’ottavo il Museo dell’Orologio di Bergallo, al decimo il Museo Archeologico del Distretto Minerario di Rio nell’Elba. L’Associazione Nazionale Piccoli Musei / APM – che lo scorso anno era tra le prime tre istituzioni culturali più attive della manifestazione – quest’anno, con lo sdoppiamento dell’account in @piccolimusei e @piccolimusei2, ha svolto ugualmente un ruolo rilevante, soprattutto di impulso al dialogo, risultando essere anche tra gli account più menzionati (http://www.socialmeteranalysis.it/museum-week-2015-twitter-contagia-i-musei/)
2 - I dieci musei più attivi durante la #MuseumWeek (dal sito http://museumweek2015.org/en/twitter-space/)

E’ interessante notare che tre dei quattro musei della “top ten”, Area archeologica di Massaciuccoli, Antiquarium di Porto Torres e Museo Archeologico del Distretto Minerario di Rionell’Elba, insieme ad altri musei molto produttivi durante la settimana dei musei su Twitter o a quelli che comunque hanno fatto sentire la propria presenza (tanti i musei che hanno interagito tra loro e con l'APM: il Museo della Fondazione Querini di Venezia, il Museoarcheologico virtuale di Ercolano/MAV il Museo Civico di Fucecchio, il Museodelle Palafitte di Fiavè, il Museo Civico di Maglie, il Museo della Memoria Locale di Cerreto Guidi/MuMeLoc, il Museo della Centuriazione Romana, il Museo della Bora, il Museo del Carbone, il Museo Ceriodi Capri, il Museo dei Tasso e della Storia Postale, il Museo della Ceramica di Montelupo, il Museo di Villa Bighi, il Castello Cavour di Santena, il Museo “G.Filangieri”) sono stati protagonisti delle due edizioni di #smallmuseumtour, una iniziativa ideata lo scorso anno dall’APM per Twitter e che ha avuto, tra i suoi migliori risultati, quello di aver dato vita ad una comunità virtuale di  musei, di professionisti museali, di specialisti e di followers, tuttora molto dinamica. Il Museo Archeologico Nazionale “G. A. Sanna”, Poli Museo della Grappa e il Parcoarcheologico di Poggio La Croce, che non hanno ancora partecipato a #smallmuseumtour ma che saranno tre dei musei presenti nelle prossime edizioni, sono già ben inseriti sin da ora in questa comunità. Infine, è proseguita l’interazione anche con altri musei che seguono i nostri account pur non avendo ancora preso parte direttamente ad iniziative collegate con l’APM: tra questi il Museo dell’Orologio di Bergallo, il Museo Etno Antropologico e dell'Emigrazione Valguarnerese, il Museo Civico di Belriguardo, il Museo CarloZauli, il Museo Civico di Belluno, il Museo Etrusco di Populonia, il Museo Tattile di Varese, il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah/MEIS, il Museo d'Arte e Scienza di Gottfried Matthaes, il Parco Rupestre Lama D'Antico e il Palazzo Civico delle Arti di Agropoli, per citarne solo alcuni.

In occasione di #MuseumWeek, dunque, non è stato necessario concordare alcuna strategia comune. Il dialogo tra i musei si è attivato spontaneamente grazie all’esistenza di questa “rete” virtuale già consolidata. L’APM si è posta come obiettivo quello di essere parte attiva del dialogo utilizzando da un lato l’immissione di contenuti propri, dall’altro il rilancio di quelli prodotti dai musei. In una manifestazione come #MuseumWeek, di lunga durata e che ha visto coinvolti più di 76.000 utenti con un flusso di circa 270.000 tweet, ottenere visibilità era importante. Sui social network è necessario non solo postare contenuti ma anche interagire. Questa forma di comunicazione ha un senso se è bidirezionale/multidirezionale o si rischia di trasferire sui social lo stesso “modello gestionale autoritario” che impedisce  la “comunicazione e l’interazione culturale e sociale” e soprattutto la “partecipazione collettiva alla produzione di valore culturale” (Elisa Bonacini, v. http://piccolimusei.blogspot.it/2013/11/il-museo-partecipativo-sintesi-della.html).

Pertanto, a mio parere e alla luce di queste considerazioni, il tipo di comunicazione adottato dai piccoli musei italiani è stato ben concepito in quanto ha favorito il dialogo museo/museo e museo/followers, ha rafforzato la comunità virtuale preesistente e l’ha ampliata includendo nuovi musei, quali il Sistema museale di Ugento, il Museo Civico del Setificio Monti e il Museo della Vita contadina Cjase Cocèl. Intensa, come si è detto, anche la partecipazione di molti followers, per la gran parte specialisti/cultori della materia o comunque persone attive in ambito culturale e in particolare nel settore dei musei, come Valerio Deidda (@ArT9it),  Massimiliano Zane (@mz_arte), Luisa Moser (@MoserLluisa), Leontina Sorrentino (@LeontinaDAB), Daniele Cei (@danielecei), Rossella Luciano (@Rossella_l2014), Veronica Ramos (@ramosveronica86), Concetta Lapomarda (@conclapo), Valentina Caffieri (@ValenCaffieri), Anna Marras (@annamao), Marta Coccoluto (@MartaCoccoluto), Maria Stella Bottai (@Stellissa), Marzia Dentone (@MarziaDentone), Silvia Andreozzi e Monica Palmeri (fondatrice e caporedattore di Zebrart.it: @silviaandreozz1, @MonicaPalmeri, @zebrartit).

Si è detto che tantissimi sono stati i tweet e le repliche, numerosissimi anche i retweet, una funzione affatto banale di Twitter e quanto mai necessaria in una manifestazione come #MuseumWeek in cui si voleva da una parte “amplificare” la portata di un tweet e dall’altra mantenere tutta la propria rete unita e partecipe del dialogo in corso. La visibilità ottenuta è stata ricambiata dall’attenzione di nuovi followers che si sono aggiunti alla rete già esistente. E’ stato importante anche mantenere costante il flusso di tweet e retweet; ciò ha comportato un impegno notevole, dovendo coprire fino a 14 ore giornaliere. Contenuti, dialoghi informali, immagini e attività varie sono stati distribuiti in questo lungo arco di tempo, mantenendo sempre alto il livello di interesse generale, piacevole e mai noiosa la conversazione, a tratti divertente come è giusto che sia in un evento con le caratteristiche di #MuseumWeek e come dimostra, in effetti, il gradimento manifestato più volte dai followers. I musei hanno dato di sé una nuova immagine, più vicina alle persone, più dialogante e quindi meno “ingessata” nel ruolo istituzionale.

E’ importante rilevare che il vantaggio dei piccoli musei rispetto alle grandi istituzioni museali (le quali spesso affidano la comunicazione alle società in house), è che la gestione dei social media in molti casi è operata direttamente dallo staff dei musei senza alcun tipo di mediazione esterna. Ciò determina una comunicazione più libera, colloquiale e più immediata nell’interazione. Quest’anno si può affermare che sia stato raggiunto un risultato eccezionale, quindi, non solo in termini di partecipazione ma soprattutto per il grande cambiamento che in particolare i piccoli musei stanno operando per aprirsi all’esterno e per essere luoghi di produzione culturale e di fruizione attiva e interattiva.

L’aspetto che si cercherà di migliorare riguarda la partecipazione del pubblico più lontano dal mondo dei musei: si tratta di una sfida non facile ma che i piccoli musei sono in grado di affrontare con le giuste strategie, iniziando, per esempio, da un maggior uso dei social nei rapporti con le scuole. Le prime sperimentazioni di questo tipo sono già state fatte per esempio dal Museo Civico di Maglie nel corso di #MuseumSchool.
Tenendo conto della grande apertura dei musei nei confronti della comunicazione social, come ha dimostrato l’edizione 2015 di #MuseumWeek, le prospettive per il futuro sono senza dubbio molto promettenti.

Di seguito, una selezione di tweet postati durante la #MuseumWeek appena conclusa:




Countdown per #MuseumWeek 2015: da lunedì via ai cinguettii!




Ancora pochissimi giorni e avrà inizio MuseumWeek 2015. Da lunedì 23 fino al 29 marzo 2015, avremo sette giorni da vivere in total immersion in uno spazio virtuale, quello di Twitter, in cui confrontarci, discutere, dialogare e anche giocare e divertirci con i professionisti museali, gli specialisti, i comunicatori e gli appassionati.

Questo è il sito web ufficiale della manifestazione: http://museumweek2015.org/en/

L'account Twitter è https://twitter.com/MuseumWeek
L'Associazione Nazionale Piccoli Musei sarà presente con i suoi due account: @piccolimusei (Caterina Pisu) e @piccolimusei2 (Ilenia Atzori). Il nostro compito sarà quello di dare sostegno ai piccoli musei che parteciperanno a #MuseumWeek, rilanciare i loro tweet e cercare di animare le giornate della #MuseumWeek dei piccoli musei italiani!

I musei che non si fossero ancora iscritti possono farlo da qui.

Ricordo che nei giorni feriali i vari temi incoraggeranno la comunicazione online, mentre nel week-end si darà maggiore risalto alla partecipazione attiva dei visitatori.  Ogni giorno i cinguettii si scateneranno su temi differenti, ecco l'elenco completo:

Lunedì 23 marzo
#secretsMW
Lunedì fate scoprire al pubblico la vita quotidiana delle vostre istituzioni, il “dietro le quinte” e magari anche qualche segreto ben custodito.

Martedì 24 marzo
#souvenirsMW
Martedì invitate il vostro pubblico a condividere i ricordi che hanno di una loro visita al museo, ad esempio attraverso un oggetto (foto, magnete, mug, libro, cartolina) o un incontro o un momento che ha lasciato il segno. Per i bookshop interni sarà l’occasione ideale per presentare i propri prodotti di punta.

Mercoledì 25 marzo
#architectureMW
Mercoledì raccontate la storia del vostro edificio, dei suoi giardini, del suo quartiere e dei suoi luoghi emblematici. Un modo per presentare la vostra istituzione da un’altra prospettiva.

Giovedì 26 marzo
#inspirationMW
Giovedì invitate il pubblico a catturare, intorno a sé, dei contenuti correlati alle specializzazioni delle vostre istituzioni! L'arte, la scienza, la storia, l’etnografia... sono dappertutto intorno a noi. E con gli smartphone ormai tutti noi possiamo inventare e creare.

Venerdì 27 marzo
#familyMW
Venerdì presentate al pubblico tutto ci  che offre la vostra istituzione per rendere una visita in famiglia o con la scuola un’esperienza indimenticabile: in loco (contenuti online, aree dedicate, audioguide, laboratori, visite guidate…) o online (materiale didattico, opuscoli, giochi). E incoraggiate il pubblico a condividere la sua esperienza.

Sabato 28 marzo
#favMW
Sabato sarà il giorno dei colpi di fulmine! Incoraggiate i visitatori a condividere - con una foto, un video o un Vine - ci  che hanno amato di più del museo. Approfittatene per mettere in evidenza i fiori all’occhiello delle vostre istituzioni (opere, dispositivi, spazi…) e utilizzate Twitter come strumento per orientare la visita!

Domenica 29 marzo
#poseMW
Domenica invitate i vostri visitatori a considerare il museo come un set e a mettersi al centro della scena. Pose, memi, selfie, … lasciate che il pubblico occupi lo spazio a modo suo. Stimolate la partecipazione con l’aiuto del personale dell’istituzione!

Sceneggiare i musei: esercizi di creatività

I video vincitori della quarta edizione del festival Musèes (em)portables


di Caterina Pisu












Lo scorso 4 febbraio presso lo spazio espositivo del Carrousel du Louvre, a Parigi, è avvenuta la premiazione degli short film che hanno partecipato alla quarta edizione di Musées(em)portables, il festival ideato dalla società Museumexperts, presieduta da Jean-François Grunfeld.

L’idea di base è quella di trasmettere un’emozione, un messaggio, una semplice riflessione, nello spazio di tre minuti di un video realizzato in un museo o avente come filo conduttore un tema legato ai musei. Bisogna riconoscere che in questi tre anni sono stati presentati anche dei veri e propri mini-film, con delle belle immagini e sceneggiature, anche quando erano realizzati da non professionisti o dagli studenti delle scuole (per i quali è previsto un apposito premio).












Da due anni faccio parte della commissione giudicatrice in rappresentanza dell’ Associazione Nazionale Piccoli Musei, unica giurata non francese, il che mi rende particolarmente orgogliosa, soprattutto quando mi capita di consegnare un premio a un mini-film italiano come è successo l’anno scorso con “Vesuvius making of” di Raffaele Gentiluomo, MAV-MuseoArcheologico Virtuale di Ercolano (ma non dimentico anche gli altri video italiani che sono stati preselezionati, come “La vita è un pendolo che oscilla tra dolore e noia” di Maria Grazia Mangiullo, Museo Cavoti di Galatina, ma anche quello dei ragazzi del Liceo “Michele Laporta” che hanno presentato un video realizzato da Simona Cataldo, “Entre histoire et modernité”, sempre nel Museo Cavoti di Galatina).

Quest’anno, purtroppo, non ho avuto questo piacere perché non sono pervenuti video dall’Italia, ma posso dire che la qualità generale dei film è stata davvero molto alta. Insieme agli altri membri della giuria di Musées (em)portables, abbiamo selezionato tre film, ma sarebbe stato giusto assegnare qualche altro premio perché altri si sono dimostrati meritevoli.

Il film che ha ottenuto il Grand Prix è  heART” di Marine Dupe, realizzato nel Bristish Museum. Un bel connubio di immagini e parole in cui la visitatrice ci comunica le sue riflessioni, le sue domande, le sue curiosità. Il video inizia con la ragazza che dice che le piace togliere gli occhiali quando è nel museo, "così la bellezza si raddoppia" (problemi di vista, a quanto pare!). Poi si chiede come è possibile passare delle ore nel museo quando non si può stare fermi in un posto per più di venti minuti: "senz'altro per avere l'aria di essere intelligenti". Prova a leggere tutti i pannelli che nessuno legge mai. È sicura che per solidarietà gli autori di questi pannelli leggono quelli scritti dai loro colleghi in altri musei. “La gente preferisce le audio-guide.” – afferma la ragazza – “E’ come se gli stessero raccontando una storia all'orecchio”. La ragazza si preoccupa anche degli aspetti pratici legati al museo, soprattutto quando passa di fronte alla vetrina di libri antichi; forse le stesse domande che tutti noi ci poniamo quando visitiamo un museo: - “Chi fa le pulizie? Ci vuole un diploma speciale per spolverare le opere?”. "I musei sono meglio dei siti d’incontro", pensa tra sé e sé. Il British Museum è uno dei più grandi musei del mondo, è enorme, come trovare qualcosa che non si sa cosa sia? "Sì, trovare un'opera è facile, basta utilizzare una piantina, come una caccia al tesoro, ma il British ha sei milioni di oggetti. Tutti vanno a vedere le stesse cose, soprattutto le cose già viste in foto. La maggior parte della gente viene al museo non per scoprire ma per riconoscere. La gente intellettualizza troppo l'arte, cerca di comprendere e non capisce che l'essenziale è la bellezza. Come nell'amore". “È incredibile quante cose hanno in comune l'arte e l'amore”, conclude la ragazza.

Il premio speciale della Giuria è stato assegnato al film “Êtrange Musée” di  Benoit Batard, ambientato nel Musée Robert Tatin. Anche in questo caso nel video si uniscono le immagini a un commento vocale che esprime delle impressioni interiori, uno stato d’animo. Inizia descrivendo il luogo, uno spazio espositivo che esiste solo dal XIX secolo e che prima era un luogo di studio consacrato ai libri. “Quando si parla di artisti” – “afferma la voce narrante - si parla di ispirazione, ma si dovrebbe anche parlare di respirazione. Respirare è vita”.


Qui, di seguito, le immagini della premiazione di Benoit Batard, effettuata dalla sottoscritta:













Quest’anno, a seguito dei tragici fatti relativi alla strage nella redazione parigina del giornale satirico Charlie Hebdo, Museumexperts ha deciso di intitolare un premio a Charlie. Il Prix Charlie è stato assegnato al video di Laurence Vauthier “Video13”, realizzato presso gli Champs libres di Rennes (un progetto culturale molto interessante della città di Rennes, in Bretagna, formato da una biblioteca dallo Spazio delle Scienze e dal Museo di Bretagna). Il video lascia piuttosto sconcertati perché è composto da una sola scena: una ragazza entra nella sala di un museo, prende il vaso collocato su un sostegno e lo scaglia a terra, riducendolo in mille pezzi. Un gesto liberatorio e provocatorio, qualcosa che rompe le consuetudini e l’ordine prestabilito. Quale filmato poteva adattarsi meglio al ricordo di Charlie?


Infine la sezione giovani con due video premiati: “Le secret de l’Apothicairerie”, Musées de Troyes, realizzato dal Lycée Saint François de Salles, e il video delle giovani Zoe Cassaveti, Johanna Salazar, Camille Lubin e Barbara Tamayo dedicato alla mostra di Niki de Saint Phalle al Grand Palais.



 

Concludo con qualche considerazione sul SimeSitem, la manifestazione all’interno della quale si svolge ogni anno la premiazione dei filmati partecipanti a Museés (em)portables. Si tratta di una delle maggiori esposizioni d’Europa dedicate alle nuove tecnologie, ai servizi, alla conservazione e a molte altre tematiche relative al settore dei musei, degli archivi, delle biblioteche e degli altri luoghi di cultura. Circa 140 gli espositori (http://www.museumexperts.com/exposants/2014/) e tra questi anche un paio di aziende italiane. Ho avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con i rappresentanti di Asteria, azienda specializzata in progetti multimediali per musei, imprese e istituzioni internazionali che da circa due anni si sta affermando anche in Francia. E’ stato interessante parlare con loro delle differenze tra il panorama italiano e quello francese in questo settore: in Francia le aziende solitamente sono specializzate nella fornitura di singole prestazioni, mentre in Italia si tende ad offrire servizi completi che, nel caso dei musei di nuovo allestimento, per esempio, accompagnano il committente dal brainstorming all'apertura del museo. Questo, secondo Asteria, è un punto di forza delle aziende italiane.








Nel complesso, ho constatato un notevole aumento delle aziende che si occupano di applicazioni per smartphone e tablet, di interattività ed anche di gestione informatizzata delle collezioni. I musei si stanno orientando sempre di più verso le nuove tecnologie o, almeno, si cerca di portare i musei verso questa direzione. Vedremo quali saranno gli sviluppi futuri.

Rivolgo un ringraziamento particolare al Presidente di Museumexperts, Jean-François Grunfeld, che ha voluto instaurare questa collaborazione tra l'Associazione Nazionale Piccoli Musei e la società da lui presieduta, e Antonio Ca' Zorzi, fondatore di Blue Lion, che mi ha generosamente assistito nei colloqui in francese durante la premiazione.

Comunicazione vera o apparente?



Quando parliamo di musei e di comunicazione sui social media, "non è sempre tutto oro quel che luccica", soprattutto se la comunicazione e il rapporto sul web con il pubblico sono affidati totalmente a società in house

Se non c'è alcun coinvolgimento da parte dello staff del museo, in realtà il dialogo è solo apparente, e se non si può dire che si tratta di un bluff però è evidente che tra il museo e i visitatori virtuali è stata posta una barriera.

Nel settore del marketing la questione è già stata approfondita e uno degli aspetti fondamentali di una buona strategia è la capacità di interagire in prima persona.

A tale proposito, così si è espressa Carlotta Petracci, esperta italiana di storytelling e di comunicazione, fondatrice dello studio creativo White

La prima cosa che facciamo noi, quando un marchio ci affida la gestione della sua pagina o dei suoi profili, è fare un piano editoriale che sia contemporaneamente di approfondimento (anche se in pillole) e di intrattenimento. Raramente ci sostituiamo ai marchi nelle risposte perché riteniamo che quello sia un lavoro molto personale e che un marchio, come una persona fisica, debba prendersi la responsabilità della costruzione della propria reputation online. E' una questione di autenticità. Noi possiamo sviluppare piani, campagne, contenuti visivi e di copy, ma non possiamo e non vogliamo sostituirci alle persone. Le conversazioni sono una cosa preziosa e devono essere vere".
(Dal magazine "Uomini e donne della comunicazione")

Forse è per questo che i piccoli musei (o i grandi musei che dimenticano di essere tali) raggiungono il cuore delle persone più in fretta? 

Raccontare il museo che nasce

Quando la comunicazione 2.0 aiuta il dialogo tra musei e comunità: il Museo San Paolo di Monselice


Nel mio post del 4 maggio scorso, "Quando il museo chiude per restauri: i tanti vantaggi del buon uso dei social media" avevo descritto il caso del Museo di Storia Naturale di Oxford i cui responsabili, in concomitanza con il periodo di chiusura per restauri, si erano ingegnati per non interrompere il dialogo con la propria comunità e con i visitatori, realizzando un apposito blog e mantenendosi attivi sui social media. 
Un altro caso studio, questa volta tutto italiano, è quello del Museo San Paolo della città di Monselice, in provincia di Padova. Per raccontare giorno per giorno i lavori di allestimento dell'area degli scavi dell'ex chiesa di San Paolo e del Museo della città, è stato creato un blog. Non solo, è stato messa a disposizione di chiunque desideri rivolgere delle domande allo staff, un indirizzo di posta elettronica. Al blog è associata, inoltre, l'attività su Facebook, su Pinterest e su You Tube
Attraverso i social media, lo staff potrà raccontare e spiegare le scelte museologiche ed espositive che saranno fatte e la comunità potrà partecipare attivamente. Un museo che si può definire realmente "of the city, by the city, for the city" (David Fleming).

Il caso dell’Art Institute of Chicago: fuori tutti i volontari bianchi dal museo

Fonte dell'immagine: The Federalist Negli Stati Uniti, presso l’Art Institute of Chicago (AIC) si è aperto un caso che potrebbe essere d...