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I musei in Russia: presente e futuro

Intervista a Vladimir Ilytch Tolstoj nell’anno della Cultura e Lingua Russa in Italia e della Cultura e Lingua Italiana in Russia


Il 2011 è dedicato alla Cultura e Lingua Russa in Italia e viceversa. In Italia il primo evento è quello che si è aperto a Firenze, presso la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, lo scorso 8 febbraio, e che durerà fino al 30 aprile, dal titolo “Dall’icona a Malevich. Capolavori dal Museo Russo di San Pietroburgo”. E’ con grande piacere, quindi, che ho rivolto alcune domande a Vladimir Ilytch Tolstoj, presidente dell’ICOM-Russia e direttore della casa-museo di Lev Nikolaevich Tolstoj, a Jasnaja Poljana, il quale ha concesso questa intervista in esclusiva per ArcheoNews.


- Dott. Tolstoj, in occasione dell’apertura dell’anno della cultura Italia-Russia, è avvenuto l’incontro tra il Ministro della Cultura italiana, Sandro Bondi, e il Ministro della Cultura della Federazione Russa, Alexander Avdeev. In questa occasione, Avdeev ha ricordato gli stretti rapporti tra le nostre due culture e, in particolare, il ruolo degli architetti italiani negli edifici di prestigio delle principali città russe. Secondo lei, in che modo l’Italia, ancora oggi, è presente nella cultura russa?


E’ un tema vastissimo perché la cultura italiana si intreccia con quella russa da secoli, anzi, possiamo dire che è parte di essa. Se parliamo dell’architettura di Mosca e di San Pietroburgo, noi russi la percepiamo assolutamente come nostra anche se sappiamo benissimo che gli autori di questi capolavori sono di origine italiana.  Lo stesso si può dire sia per la musica classica, soprattutto per l’opera - nessun russo colto può immaginare la sua vita senza Verdi, Rossini, Puccini, etc. -  che per la pittura italiana - la quale annovera grandi personaggi come Leonardo da Vinci, Michelangelo – e infine per la letteratura italiana, pensiamo a Dante, Boccaccio etc. La cultura italiana è una parte importante della cultura mondiale e pertanto essa è percepita come la propria da ogni popolo. Oltre alla cultura nazionale, infatti, esiste anche una cultura più ampia, che supera tali confini ed è altrettanto importante per ciascuno di noi. Tornando al caso specifico della Russia, così come abbiamo detto che la cultura italiana ha avuto una particolare influenza sull’arte russa e su altri aspetti del patrimonio culturale russo, d’altra parte ci auguriamo che personaggi russi come Tolstoj, Dostoevskij, Čechov, Čajkovskij, abbiano influito ugualmente sulla cultura italiana, immaginando, in tal modo, un’originale forma di reciproca interconnessione. Ora, quando è stato dato avvio all’anno degli scambi tra le culture russe e italiane, sono sorti numerosissimi progetti interessanti che hanno coinvolto, tra gli altri, anche la tenuta di Jasnaja Poljana (la casa del grande scrittore russo Leo Nikolaevich Tolstoj), e ciò mi ha fatto molto piacere. La mostra Tolstoj e Leopardi”, che è uno di questi progetti, si svolgerà in entrambi i Paesi - prima in Italia, dopo in Russia, proprio a Jasnaja Poljana. Giacomo Leopardi forse non è una figura molto presente nella coscienza culturale russa, così come lo sono sicuramente Dante e Boccaccio, ma scoprire una personalità così brillante sarà senza dubbio interessante per noi Russi e produrrà sviluppi affascinanti: già sono emersi paralleli straordinari con le vite di scrittori russi come, per esempio, Puškin. Siamo molto lieti, pertanto, di aver promosso tale progetto e ci auguriamo che gli italiani, ai quali porteremo, invece, gli oggetti appartenuti a Tolstoj, lo trovino ugualmente interessante. Oltre a questo, realizzeremo insieme agli italiani anche altri progetti: per esempio, abbiamo proposto di organizzare due mostre di pittori italiani contemporanei a Jasnaja Poljana.


- Il patrimonio museale russo è immenso e lei, in qualità di Presidente dell’ICOM-Russia, può illustrarci l’attuale situazione. In Italia, come in tutta Europa, i musei stanno attraversando un momento di crisi legato soprattutto alla mancanza di risorse economiche. In che misura i musei russi stanno vivendo questo problema, se esiste anche nel vostro Paese e, in questo caso, quali soluzioni avete adottato per garantire il buon funzionamento dei vostri musei?


La domanda è molto attuale perché in tutto il mondo i processi di trasformazione delle istituzioni museali, nel corso degli ultimi decenni, hanno raggiunto anche la Russia e, oggi, si può parlare di difficoltà comuni sebbene permangano le peculiarità che distinguono i vari Paesi. Generalmente il problema, anche per noi, riguarda i finanziamenti: lo Stato taglia i fondi alla cultura e, in particolare, al settore museale, “spingendo” sempre di più i musei verso attività concorrenziali tipiche del mercato libero e verso il settore dei servizi, ma non verso la conservazione dei beni culturali. Anche noi, in questo senso, soffriamo la pressione dello Stato, il quale si allontana sempre di più dalle sue precise responsabilità di tutela del patrimonio culturale. Nonostante ciò i musei russi stanno cercando di reagire. L’unione dei musei russi, l’ICOM-Russia, sta cercando di rafforzare le sue posizioni per contrastare i cambiamenti giuridici in atto. A differenza di quanto avviene in Europa, però, un problema tipicamente russo è la questione che riguarda il patrimonio culturale di carattere religioso, il quale, in base alle nuove leggi previste, dovrà essere restituito alle organizzazioni religiose. Si tratta di una situazione senza precedenti che fa sì che lo Stato, attuale proprietario dei beni immobili - edifici e dei monumenti - e dei beni mobili – collezioni museali - perderà la proprietà di tale patrimonio (per ora si parla solo dei beni immobili), denazionalizzandolo e trasformandolo in proprietà privata delle organizzazioni religiose, in primis della Chiesa ortodossa russa. Ciò sta avvenendo massicciamente e non si tratta di singoli casi ma di una disposizione generale fondata su una base normativa e realizzata secondo la legge. Per ora è stato possibile salvare soltanto la proprietà mobile, inoltre il patrimonio museale conservato nei depositi della Federazione Russa non è soggetto alla restituzione, ma non sono sicuro che tale situazione resterà immutata. Quando la Chiesa chiede di riavere le icone che fanno parte delle collezioni museali, a volte si possono trovare dei compromessi, mediante cessioni temporanee, ma oltre alle icone, le collezioni a carattere religioso comprendono anche gli abiti sacri ed altri oggetti di culto. Ciò rappresenta un grande problema per alcuni musei perché non di rado le collezioni sono composte esclusivamente da oggetti di carattere religioso, come i musei storici della religione, per esempio il Museo Etnografico di San Pietroburgo, il Museo Statale di Storia a Mosca e il Museo del Cremlino. Possiamo dire, infatti, che la storia della cultura russa ha molto spesso origini religiose. Per esempio, è difficile stabilire se le icone di Andrej Rublev sono da considerarsi solo opere d’arte oppure anche oggetti sacri ai quali spetta un posto all’interno di una chiesa. Forse per i colleghi italiani è più facile comprendere tale problema se si fa un paragone con le opere di tanti maestri rinascimentali che sono tuttora conservati nelle vostre chiese. Mentre in Russia la questione si sta risolvendo a favore delle organizzazioni religiose, sarebbe difficile immaginare che la Chiesa cattolica richiederà mai indietro le opere a carattere religioso che sono nei musei italiani. Un altro problema dei musei russi riguarda la conservazione del patrimonio museale: non sempre i musei sono adeguati allo svolgimento di questa funzione - a parte i musei più grandi, come l’Ermitage – ma, in generale, la situazione da noi è allarmante e, purtroppo, non sono adeguate anche le soluzioni adottate dal Ministero della Cultura, dal Ministero delle Finanze e dal Ministero dello Sviluppo Economico. Mi riferisco, in particolare, al progetto di creazione di grandi depositi centralizzati nei quali saranno concentrate tutte le opere d’arte che attualmente sono collocate nei magazzini dei singoli musei. Il piano prevede l’allestimento di otto grandi depositi, uno per ciascuna delle otto regioni federali nelle quali è divisa la Federazione Russa. La costruzione di ogni deposito costerà un miliardo di rubli. Immaginate la situazione in cui si verrà a trovare Novosibirsk, il capoluogo del distretto federale della Siberia, in cui saranno raccolti i fondi museali di  tutte le altre città della propria regione, Irkutsk, Krasnojarsk, Omsk, Tomsk, Kemerovo, etc., per non parlare dei piccoli musei, in cui resteranno soltanto le esposizioni permanenti. Tutto sarà concentrato in questi moderni depositi, i quali, però sono anche difficilmente accessibili: ciò significherà privare del proprio patrimonio culturale la popolazione di vastissime regioni. Inoltre, per trasportare, accompagnare, salvaguardare, assicurare e organizzare il personale che dovrà spedire e ricevere gli oggetti dai musei a questi magazzini, saranno necessari altri miliardi di rubli. Ritengo, pertanto, che l’idea sia disastrosa.  Il problema è, a mio avviso, così serio che vorrei tentare di organizzare un incontro dell’Icom-Russia con il Presidente russo Dmitri Medvedev per chiedergli di bloccare l’attuazione di tali decisioni. C’è anche da dire che per tanti russi – soprattutto per gli abitanti delle piccole città – i musei locali sono notevolmente più importanti dei musei della capitale. La maggior parte della gente, infatti, non può permettersi di muoversi all’interno del paese, di viaggiare dalla Siberia e dal lontano Oriente per raggiungere i musei di San Pietroburgo o di Mosca – solo  pochi possono superare distanze così lunghe. Inoltre non tutti sono attrezzati all’uso di internet e quindi non possono accedere ai siti web dei musei per vedere le collezioni museali – considerando sempre che, comunque, questo tipo di “visita” ha caratteristiche differenti da una visita reale. Noi, pertanto, cercheremo di contrastare in ogni modo l’applicazione di questi provvedimenti. I finanziamenti stanziati potrebbero essere distribuiti non tra le sole otto regioni ma, almeno, tra tutti i musei federali che esistono all’interno della Federazione Russa e, in questo modo, potranno essere costruiti non otto, ma ottanta depositi adeguati. I governatori, infatti, non potranno che essere d’accordo: è assurdo che il governatore di Krasnojarsk, per esempio, sia favorevole all’invio a Novosibirsk dei fondi museali dei propri magazzini. Eppure è questo il provvedimento stabilito dalle proposte di legge, ed esistono lobbies molto potenti che trovano la loro convenienza in questa operazione. Prima di tutto ne avrebbero dei vantaggi i collezionisti privati di Mosca, di San Pietroburgo e di altre grande città, i quali hanno investito grosse somme per acquistare le opere d’arte e per questa ragione non possono e non vogliono conservarli a casa. Per loro questa è una soluzione ideale perché tali depositi saranno costruiti a carico dello Stato e in essi si permetterà di collocare anche le collezioni private in base a precisi accordi.  Ciò è conveniente anche ad alcuni funzionari di stato per vari motivi, tra cui la corruzione e l’avidità. Sarà molto difficile contrastare tale stato di cose. Comunque, le associazioni museali russe sono abbastanza forti. L’autorità dell’ICOM-Russia è notevole; abbiamo non solo il diritto di esprimerci, ma le nostre opinioni hanno il loro peso sia a livello del Ministero della Cultura sia a livello governativo. In ogni caso, non è possibile non considerare che i musei russi stanno attraversando un periodo di transizione che includerà vari cambiamenti normativi, indirizzati soprattutto alla riduzione degli oneri da parte dello Stato. Riguardo i piccoli musei municipali, lo Stato è orientato a garantire loro un minimo finanziamento, ma nello stesso tempo essi saranno privati della propria creatività e della possibilità di agire liberamente. Ai musei più grandi, invece, che devono necessariamente essere attivi, si propongono due modalità, dal finanziamento preventivo, assicurato dallo Stato, al finanziamento tramite un sistema dei sussidi e sovvenzioni, dove lo Stato stesso stabilisce quale parte finanziare. Per ogni altra necessità i musei dovranno provvedere a sé stessi autonomamente.


- In base alle vostre indagini sul tipo di visitatori che frequentano abitualmente i musei russi, mi può dire qual è il profilo del “visitatore tipo”? La visita al museo è una prassi diffusa presso tutte la categorie sociali oppure vi è una prevalenza di determinate categorie? In che modo cercate di promuovere i vostri musei?


Come in ogni società, anche noi abbiamo alcune categorie di persone che non s’interessano dei musei e che non li hanno mai frequentati nella loro vita. Ovviamente i nostri visitatori sono costituiti, prima di tutto, dall’intellighenzia, cioè da persone che sono coinvolte in attività culturali, laureati, insegnanti, etc., ed anche da persone semplicemente attratte dalla cultura. Tra le fasce di età più giovane sono presenti sia gli adolescenti che i bambini più piccoli, di età pre-scolastica, ma la  percentuale più alta è rappresentata dal pubblico liceale e universitario.  Se ci riferiamo più specificatamente al nostro museo, abbiamo registrato un aumento del numero di visitatori dall’estero. E’ abbastanza difficoltoso lavorare con gruppi specifici di visitatori – noi cerchiamo semplicemente di essere sempre interessanti per tutti. Il nostro museo, la tenuta storica di Jasnaja Poljana, ha il problema delle visite a numero chiuso ma senza tale limitazione sicuramente avremmo un maggior numero di visitatori.


- Qual è il rapporto tra i musei e le scuole russe? La didattica museale è una pratica educativa diffusa?


La didattica museale rappresenta una parte essenziale delle attività dei musei russi. Ci sono diversi programmi formativi nei vari musei ed esistono dipartimenti di didattica museale. Possiamo anche dire che da noi si svolge un’esperienza abbastanza interessante e in qualche modo unica, quella dell’asilo di Jasnaja Poljana. La nostra sezione di pedagogia museale ha una collaborazione fissa annuale con le scuole elementari, che permette ai bambini di venire a contatto con le tradizioni del podere e del villaggio russo. Per i ragazzi più grandi, invece, abbiamo il movimento “Fraternità delle formiche” entro la quale i giovani vengono a Jasnaja Poljana ogni anno e partecipano ai  campeggi estivi. La mia personale convinzione, non condivisa da tutti i miei colleghi, consiste nell’idea che alcuni musei siano in grado di gestire in modo indipendente anche delle vere e proprie scuole. Per esempio, presso il Museo Russo funziona un ottimo liceo. Si potrebbe anche far rinascere la tradizione del liceo di Carskoe Selo (palazzo imperiale a 25 km da San Pietroburgo), il quale diventerebbe una parte importante del museo. Esattamente come il ginnasio di Jasnaja Poljana, fondato dalla figlia di Leo Tolstoj, Alessandra – che secondo il mio parere potrebbe funzionare assai più efficientemente come istituzione formativa se facesse parte dell’intera struttura di Jasnaja Poljana. Non abbandono questa idea e sto tentando di trovare delle soluzioni per realizzarla. Purtroppo ciò si scontra con l’atteggiamento burocratico e la mentalità chiusa che ancora esiste nell’ambito della Federazione Russa, per la quale le istituzioni formative appartengono al Ministero e ai Dipartimenti dell’Istruzione, mentre i musei devono fare capo al Ministero e ai Dipartimenti della Cultura. Ci sono anche altri ostacoli e barriere connessi con i finanziamenti federali, con i rapporti con i soggetti burocratici della Federazione e con quelli dei municipi. Non sarà facile individuare il giusto sistema per unire i musei e le scuole, ma personalmente lo proporrò di nuovo, almeno come sperimentazione. Ciò permetterebbe di modificare permanentemente tutto il sistema della formazione russa dall’età prescolastica fino al livello universitario.


- Il problema dell’accessibilità dei musei oggi può essere in parte migliorato grazie alle moderne tecnologie. Come si stanno attrezzando i musei russi per venire incontro alle esigenze dei portatori di handicap?


Purtroppo la maggior parte dei nostri musei non è adeguata alle necessità dei portatori di handicap. Quando si costruiscono nuovi edifici museali, questo aspetto è preso in considerazione e, talvolta, anche le vecchie strutture vengono adattate a tali esigenze. I piccoli musei, invece, spesso risentono della mancanza di finanziamenti. Riguardo il nostro caso specifico, per le particolarità architettoniche e monumentali della casa di Tolstoj, i portatori di handicap non hanno la possibilità di visitare il secondo piano e nessuna innovazione tecnologica ci può aiutare. L’unica soluzione è la costruzione di edifici speciali dove esporre gli oggetti della casa; questi tipi di strutture possono e devono essere adeguate alle esigenze dei portatori di handicap. Riguardo alla tecnologia – se in ciò intendiamo i mezzi multimediali moderni - allora si può dire che i musei più avanzati tendono a rispondere alle esigenze del tempo. Tanti musei sono dotati di siti web di alta qualità, della possibilità di svolgere visite virtuali ed altre tecniche moderne. Certamente i musei russi sono più indietro rispetto ai musei cinesi o, generalmente, a quelli del Sud-Est asiatico, dove è assai diffuso l’impiego delle tecnologie moderne in ambito museale. Uno dei nostri obiettivi futuri è creare un catalogo digitale; sarà un lavoro lungo, ma stiamo cercando di superare il ritardo rispetto ad altri paesi.


- Durante l’anno della cultura Italia-Russia, dieci regioni russe saranno coinvolte negli scambi culturali con altrettante regioni italiane; in questa circostanza i giovani di entrambi i paesi, soprattutto giovani attori, pittori, poeti e scrittori potranno partecipare a stages formativi in cui esprimeranno la propria creatività. Gli italiani saranno accolti nella residenza del grande romanziere Lev Tolstoj, Jasnaja Poljana, la casa-museo da lei diretta. Lei è uno dei discendenti di Tolstoj. Che cosa rappresenta per lei questa importante eredità famigliare?


Sì, in realtà abbiamo pianificato qualcosa di simile alla scuola estiva per scrittori e traduttori italiani a Jasnaja Poljana – lo faremo insieme con il nuovo Istituto della Traduzione e all’Agenzia Federale dei Media e Comunicazione di Massa. Stiamo per organizzare diversi progetti di scambio e ne sono molto lieto. Come discendente di Lev Nikolaevich Tolstoj, tengo molto al fatto che negli ultimi decenni è stato possibile stringere definitivamente i contatti con i discendenti dello Scrittore abitanti in Italia. Sono molto felice che questi legami famigliari, per esempio, abbiano portato i discendenti di Tolstoj ad imparare la lingua russa. In questo periodo la pronipote di Tolstoj, Chiara Albertini, sta svolgendo un tirocinio annuale in Russia, a Jaroslavl’. Anche le generazioni più vecchie si stanno impegnando seriamente nell’apprendimento della lingua russa e, ovviamente, ciò non può che farci piacere.  Probabilmente, è proprio grazie a Jasnaja Poljana che la famiglia di Tolstoj non si è dissolta, e tutti noi lo apprezziamo molto.


- La ringrazio per la sua cortese disponibilità e mi congedo da lei augurandomi che i rapporti tra Italia e Russia siano sempre più stretti, amichevoli e proficui.


Senza dubbio, l’Italia è uno dei paesi più amati da me per tanti motivi. Mi piacciono molto le varie regioni del Paese, le diverse città, la gente. Ho contatti molto amichevoli con l’Italia, i quali si accrescono e si rafforzano ogni anno di più. Ho un rapporto molto piacevole con la regione Marche con la quale stiamo organizzando la mostra “Tolstoj e Leopardi” – però non vorrei offendere le altre splendide regioni. Per me, come per tante persone, l’Italia rappresenta un paese continuamente affascinante e meraviglioso. Amo tutto dell’Italia: la gente, la natura, la cultura, lo stile di vita, il carattere. Studiavo l’italiano all’università, ne capisco la lingua, la leggo, ma non so parlarla molto bene; però, quando sono in Italia per un certo periodo, sento che potrei anche iniziare a parlarla. A questo proposito, quando ho incominciato a lavorare a Jasnaja Poljana come direttore, organizzavamo brevi visite di gruppi di collaboratori museali nelle città e nei musei d’Italia. Purtroppo, abbiamo dovuto interrompere questa consuetudine, anche se ricomincerei molto volentieri.


Caterina Pisu, Konstantin Vekua (ArcheoNews, aprile 2011)

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